La prima volta che andai al complesso Monte Amiata al quartiere Gallaratese di Milano, la nebbia fitta, sanava così l’isolamento ed il degrado in cui questo edificio insisteva. L’atmosfera era quella tipica dei racconti di Sir Arthur Conan Doyle, e chi si aggirava allora per il “Galla” rischiava anche la vita. Spesso i residenti venivano aspettati al ritorno dal lavoro “a Milano”, alla stazione di Lampugnano della Metropolitana (che galleggiava nel nulla) e quì, nella fitta nebbia serale, accompagnati da malintenzionati, sotto la minaccia di pistole, sino alla loro abitazione, che una volta aperta veniva accuratamente svaligiata. Ti andava bene se portavi a casa la vita. Era l’inizio degli anni ottanta, ed io giovane studente di architettura ero “stato mandato” a studiare, in loco, questo enorme complesso, da alcuni docenti del Politecnico di Milano (di cui non farò i nomi). Il complesso era allora incensato, come un esempio dell’architettura residenziale di scuola italiana. La cosa che di più mi colpì, e che ancora oggi ricordo, è stata la violenza con cui i residenti accolsero la mia visita. Tutti coloro che incontrai, evidenziarono, portandomici, l’assurdità di alcuni spazi interni e degli spazi esterni, la pochezza di soluzioni tecniche che palesavano già allora, a soli 10 anni dal termine dei lavori : infiltrazioni, perdite, crepe, ecc.. Non vi sto a raccontare gli insulti a carico dei progettisti e degli architetti in genere, che raccolsi allora. I residenti soprattutto non capivano l’assurdità dell’esperimento sociale imposto da un’architettura dai lunghissimi ballatoi, che rendevano “introvabile” qualunque appartamento. Eppure ancora oggi la nebbia diventa parte integrante ed indispensabile di questo complesso, ormai elemento integrante del quartiere Gallaratese (totalmente completato); quasi essa fosse un “elemento” architettonico indispensabile, che addolcisce i contorni e le volumetrie assurde, nonchè le tragiche e metafisiche ripetitività, che poco hanno a che fare con la vita degli esseri umani. Dobbiamo ad interventi come questo del Gallaratese, la definitiva sconfitta dell’architettura moderna in Italia, che non è mai diventata un’opzione veramente praticabile, lasciando così il passo ad una visione dell’architettura e del paesaggio italiano, assolutamente idealizzata e falsa, incapace di proporsi quale elemento “reale” di continuità tra la “memoria del passato” ed il futuro. Infatti anche le architetture contemporanee del Gallaratese, come ad esempio il social housing del gruppo MAB Arquitectura, palesano, pur in una spazialità volumetrica diversa ed accattivante, soprattutto negli spazi esterni, la necessità di un confronto con la “nebbia architettonica” che pervade il nostro paese e soprattutto Milano. L’Olanda è ancora moooooooooooooooolo lontana e forse ormai irragiungibile.

Complesso residenziale Monte Amiata (Gallaratese – Milano) Progetto : Carlo Aymonino, Aldo Rossi, Sachim Massarè – Realizzazione 1970-72

Complesso residenze sociali di via Gallarate  (Gallaratese – Milano) Progetto : MAB Arquitectura  Floriana Marotta e Massimo Basile – Realizzazione 2006 -2009

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