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Builders of the future

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Museo

Dalle Nogare


Antonio dalle Nogare, con una famiglia di costruttori altoatesini alle spalle, ha con caparbietà voluto, nel corso del tempo, questa Fondazione, per metà casa privata  e per metà museo, dove collocare la propria collezione d’arte – https://fondazioneantoniodallenogare.com/ . L’edificio, scavato nella roccia, nel porfido, è stato progettato in modo sostenibile da Walter Angonese ed Andrea Marastoni, e completato nel 2017. È, la Fondazione, nell’ idea di chi l’ha voluta, un luogo d’incontro internazionale, di lavoro e d’ispirazione per l’attività creativa.

Lo scavo nel terreno, ha permesso di reperire parecchia roccia, che, opportunamente lavorata, è stata fatta diventare parte dell’ edificio stesso, soprattutto per i rivestimenti esterni. La struttura si dipana su cinque livelli, con degli interni caldi ed accoglienti, pavimentati in legno lasciato al naturale. Sapienti finestre e lucernari, consentono un’ illuminazione particolarmente adatta all’arte contemporanea, ed implementano la natura ed il paesaggio circostante.

Un luogo d’incontro tra Arte, Architettura e Paesaggio.

Ingresso gratuito, ampio materiale documentale a disposizione, compresa una biblioteca consultabile di oltre 1300 volumi dedicati all’ arte contemporanea. Visite guidate gratuite, il sabato mattina alle ore 11,00.

All’ ingresso esterno, della Fondazione, vi accoglie una pregevole installazione sonora

Modello realizzato dallo Studio Angonese dell’edificio della Fondazione Antonio Dalle Nogare

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GHOST DREAMS


Sono stato alla fondazione Beyeler di Riehen (Basilea), decine di volte, ed ogni volta una sorpresa nei criteri di allestimento, nella qualità della proposta museale. Ma questo “fuori/dentro” dal museo al giardino, che ho potuto apprezzare oggi, ha qualcosa di sorprendente, di meraviglioso, che lega l’arte intimamente con le regole della Natura planetaria di questa parte di Universo…..Sogni fantasma – https://www.fondationbeyeler.ch/en/exhibitions/ghost-dreams

Per la prima volta nel quarto di secolo della Fondation Beyeler gli spazi di tutto il museo e del parco vengono ripensati da artisti e curatori ma anche scienziati, filosofi, architetti, musicisti e poeti per un’esperienza espositiva sperimentale stimolante, innovativa e dinamica.

In effetti è difficile immaginare una mostra museale che muta in continuazione, che invita a leggere un libro, mentre le opere d’arte intorno vengono cambiate ogni tanto. Una patata dolce cuoce nel microonde, puoi dormire in un letto che interpreta i tuoi sogni,  e ogni tanto sei avvolto da una fitta nebbia che dà un senso di spaesamento surreale.

Sembra di partecipare ad un esperimento, incluso il titolo della mostra che cambia nelle dodici settimane di esposizione. Invece il tutto è un colto meccanismo per rendere l’arte concettuale accessibile, titillante, meravigliosa, senza ricorrere a un intrattenimento “facile” e banalmente spettacolare, come spesso succede di questi tempi, ad uso dei media. Quì al centro vi è lo spettatore/visitatore/esploratore che deve “conquistarsi” la sua personale interpretazione della mostra.

Il tutto ad iniziare dalla guida criptica della mostra  “All my love spilling over” (Tutto il mio amore si riversa), che costringe il visitatore a fare lavorare il cervello per comprendere il titolo e l’autore dell’opera che ha davanti. Spetta al visitatore creare Liaison tra opere visivamente accostate con sapienza per stimolarlo, per fare lavorare la memoria (visiva e non solo) di ognuno.

Ecco che Koo Jeong A (un giovane artista sudcoreano specializzato in installazioni e tecniche miste), con una scultura nera sospesa (Boolgasaeu Boolgasali del 2024), viene messo in relazione con il famosissimo (ed enorme) quadro ad olio su tela di Claude Monet ‘Lo stagno delle ninfee’ (1917-20); mentre fuori (basta chiedere e si può uscire), nel giardino, vicino ad un laghetto incombe la grande scultura “Hase” un’opera di Thomas Schütte che fa parte della Collezione Beyeler dal 2014. Nel laghetto Fujiko Nakaya fa vibrare con un sistema di onde d’urto, il pelo dell’acqua.

L’architettura di Renzo Piano aiuta con le grandi vetrate, l’illuminazione naturale, ed i setti in porfido, a dare un legame intimo con l’esterno, con il paesaggio circostante arricchito da “presenze” artistiche.

La spettacolare e stimolante mostra collettiva estiva della Fondation Beyeler sta riscuotendo un notevole successo, tanto da essere legittimamente definita “l’argomento principe di conversazione del mondo dell’arte 2024”.

Fondation Beyeler è uno dei più importanti musei della Svizzera, e stà per diventare uno spazio espositivo vastissimo. Alla sede principale di Piano, si aggiungeranno, tra il 2025 ed il 2026, tre edifici dell’architetto/guru svizzero, Peter Zumthor (una sede espositiva di 1500 metri quadri, un padiglione e un edificio di servizio) che sono in costruzione nel parco paesaggistico di impostazione ottocentesca in stile inglese (acquisito dai confinanti per duplicare l’estensione dei giardini, facendoli diventare una “piccola” riserva naturale).

https://www.fondationbeyeler.ch/en/museum/new-museum-building

SOTTO – Stralci dalla guida della mostra

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Atmosfere


Visitare il Messner Mountain Museum, all’ingresso della Val Senales, vuol dire abbandonarsi alle atmosfere che il luogo e le varie “stanze” del castello, restituiscono al visitatore. Stanze tutte arredate con i reperti dei viaggi del grande esploratore, collocati con sapienza e maestria per “comunicare”. Vuol dire fare un’immersione nel paesaggio, nel tempo e nello spazio. Al visitatore meno accorto, che si perde nelle illustrazioni dei singoli oggetti, viene restituito un progetto didattico che istruisce sui paesaggi, reali, fantastici, sognati….Un viaggio fantastico che inizia su un piccolo autobus, che da Naturno, porta in pochi minuti, grazie ad una “mitica” guidatrice scavezzacollo, all’ingresso di Castel Juval.

Un non- museo quindi, ma una bellissima abitazione/teatro/laboratorio in cui rappresentare la vita di un luogo e di un uomo – https://bit.ly/3nXEgtn . Di una famiglia – https://bit.ly/3ZOmPsx . Una grande architettura di paesaggio (fisico e mentale) che suscita empatia. Assolutamente da non perdere – https://bit.ly/3UpVqvY

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DEL PERIMETRARE


Se vi capita di andare a Verona, non potete mancare una visita alla Casa Museo – Palazzo Maffei (https://bit.ly/3FXSVKg – in affaccio a Piazza delle Erbe).

Su Piazza delle Erbe, una delle piazze più belle del mondo e la più importante di Verona, insiste un palazzo seicentesco che, dopo un lungo lavoro di restauro ed allestimento, concepito dallo studio Baldessari e Baldessari (http://www.baldessariebaldessari.it/) ha aperto le sue porte per ospitare la raccolta d’arte del collezionista veneto Luigi Carlon. La Casa Museo Palazzo Maffei, è stata inaugurata nel febbraio del 2020.

Il Palazzo Maffei, accoglie la collezione d’arte dell’imprenditore veronese Luigi Carlon, e racconta una storia che risale al XV secolo. All’epoca, la famiglia Maffei fece edificare il palazzo su Piazza delle Erbe, laddove sorgeva una loggia a uso pubblico che venne appositamente demolita.

Il palazzo, con una bella facciata principale, di ottima fattura barocca, ovviamente seicentesca, è caratterizzato all’interno, dalla magnifica scala elicoidale, che conduce alla terrazza da cui si ha una spettacolare vista del centro storico veronese.

Il palazzo acquisito da Luigi Carlon (https://www.mattinodiverona.it/2020/02/19/carlon-da-imprenditore-a-mecenate/), che ne fece la sua residenza, quando era proprietario della INDEX impermeabilizzazioni, è stato “aperto” al pubblico; esso contiene 350 opere, che testimoniano, di fatto, tutta la Storia dell’Arte.

Il Carlon iniziò a fare il collezionista più di 50 anni fa, e fin da subito, con lungimiranza, “fiuto innato”, ed attenzione, si caratterizzò, per la particolarità delle sue acquisizioni. Oggi, superati gli ottanta anni, si è riconvertito a mecenate.

L’allestimento, molto intelligente, propone un percorso museale con un “perimetro aperto”. Nelle stanze, si ha sempre la possibilità di confrontare “pezzi d’arte” del passato, con esempi altissimi dell’arte moderna e contemporanea (Picasso, Magritte, Schifano, Burri, ecc.). Il visitatore, di fatto è accompagnato, e mentalmente titillato, a godere di sapienti contrasti, che consentono sempre di avere, con il gesto artistico, un rapporto didattico alla maniera di Aby Warburg (https://www.treccani.it/enciclopedia/aby-warburg) “Atlante Mnemosyne”. Ogni gesto artistico umano, ogni immagine realizzata dalla specie Homo Sapiens, è volenti o nolenti, il frutto del rapporto (palese o meno) con il passato (https://www.artribune.com/arti-visive/2020/11/atlante-mnemosyne-aby-warburg-mostra-online/).

Ecco, quindi, disvelarsi per tutti, quasi magicamente, in questo sapiente “gioco di contrasti”, non solo la bellezza delle opere d’arte, ma la stessa essenza progettuale, del pensiero e dell’immaginazione, che ha portato l’artista a produrre quel tipo di opera d’arte, e non altro.

Non fatevi mancare, se andate a Verona, una simile esperienza, veramente totalizzante.

Uno dei conosciutissimi “tagli” di Fontana (Concetto Spaziale, Attese, 1964-65), messo in relazione con due pitture su tavola per altari da viaggio

Un busto “cromatico” romano, anteposto ad una scultura in pietra di Vicenza di Mimmo Paladino (Testimone, 1991)

Quadri paesaggistici veronesi, accanto ad un quadro dal titolo “Composizione di Paesaggi” realizzato da Mario Sironi nel 1950

Il quadro di Mario Sironi, ed un suo dettaglio

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CTONIO


In Corso Venezia 52 a Milano, ha aperto al pubblico il 7 settembre 2022, un nuovo museo etrusco con nuovi spazi espositivi ricavati nella vecchia sede, appositamente restaurata e ampliata, della Fondazione Luigi Rovati. Il progetto, molto complesso per i rigorosi criteri di sostenibilità (ha il suo appeal architettonico massimo, nella parte ipogea, ispirata alle tombe di Cerveteri), è dello studio MCA Mario Cucinella Architects.

La scala che dall’Atrio, conduce agli spazi espositivi sotterranei
I ricorsi in pietra serena che caratterizzano soprattutto i sotterranei

Agli spazi sotterranei si accede direttamente dall’ingresso principale: attraverso una scala rivestita completamente di pietra serena (pietra delle cave tosco-emiliane), si arriva così allo spazio espositivo composto da tre sale circolari e una grande ellittica. In pianta la forma che ne risulta è “organica”, quasi “biologica”. Questo spazio ctonio è modellato da ricorsi di pietra che, generano uno spazio dinamico, mosso. Come puntualizza lo studio Associato di Mario Cucinella (MCA): «La scelta di una unica pietra, quella serena, racconta di una materia estratta da profonde cave di Firenzuola, che dà un senso di uno spazio scavato sottratto proprio come nelle cave; opere di architettura di inconsapevole bellezza. Le rigature orizzontali delle pietre, dovute alla dimensione del concio di cinque centimetri di spessore e un metro di lunghezza e distanziate di cinque millimetri tra loro, creano un effetto di sospensione di questa imponente massa che contrasta con i puntini lucenti dovuti alla presenza di scagliette di Mica nella miscela della pietra».

Per ricavare questi livelli ipogei, l’edificio è stato letteralmente “puntellato e sostenuto”, negli spazi superiori, per poter scavare (demolendo le fondazioni storiche) ed acquisire questi nuovi spazi museali.

Il nuovo museo conta una superficie di 3.500 mq per sette piani, due interrati che ospitano il museo vero e proprio.

Oltre al Bookshop, e ad un giardino nell’interno della corte, è stato dotato anche di un ristorante e di un caffè bistrot affidati allo chef Andrea Aprea, due stelle Michelin.

Il Museo doveva aprire nel 2018, ma le numerose difficoltà tecniche, ne hanno rallentato l’apertura fino ad oggi. I costi dichiarati da Ediltecno, l’impresa costruttrice, sono di circa 21 milioni di euro – https://bit.ly/3RKgBqn

Spazi eleganti, che bene si integrano con la funzione museale, dettagli benfatti, uno dei pochi progetti completamente convincenti di Mario Cucinella. Ottimo l’allestimento museale.

Gratuita la visita del museo, sino alla fine di settembre 2022; dopo 16,00 euro.

Sopra – Immagini dello spazio museale interrato
Gli uffici della Fondazione Luigi Rovani, posti al Piano Primo
Spazi museali posti al Piano Secondo
Spazi museali posti al Piano Secondo
Il meraviglioso giardino nel cortile retrostante
Il meraviglioso giardino nel cortile retrostante
Uno schizzo di Mario Cucinella
Un altro schizzo/sezione di Cucinella

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“24 FERMATE” – LA VIA REHBERGER TRA RIEHEN E WEIL AM RHEIN


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Sabato, 4 luglio 2020

Per una lunghezza di circa cinque chilometri, la Rehberger-Weg collega due nazioni, due comuni, due istituzioni culturali, ed innumerevoli storie. Si percorre tra Riehen e Weil am Rhein, tra la Fondation Beyeler e il Vitra Campus, tra la Svizzera e la Germania, e volendo si può arrivare fino in Francia, superata l’Autostrada E35 (la via delle Genti, come la chiamava Rino Tami) ed il Fiume Reno, al paesino di Village – Neuf e di Huningue (dove si trova il ponte ciclo pedonale autoportante più lungo del mondo – https://de.wikipedia.org/wiki/Dreil%C3%A4nderbr%C3%BCcke.  Il tutto scandito da 24 “accattivanti” piccole installazioni dell’artista Tobias Rehberger (nato nel 1966 a Esslingen am Neckar, vive e lavora a Francoforte sul Meno) – https://www.24stops.info/en/intro/

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E’ così possibile esplorare un paesaggio naturale e culturale molto diversificato, dove gli europei per centinaia di anni si sono fatti la guerra, si sono “scannati” con milioni di morti. Ci si può fermare per ammirare il paesaggio, sdraiarsi sull’erba, fare un picnic in luoghi appositamente attrezzati. Ambedue le realtà museali : Vitra e Beyeler, forniscono per pochi franchi/euro dei gustosi cestini da picnic. C’è pure un piccolo autobus elettrico, che relaziona i due luoghi, per le persone con difficoltà di deambulazione: alcuni giorni, prenotando, si può fare il percorso (aperto a tutti) con guide appositamente istruite. La Rehberger-Weg dà l’opportunità di conoscere e mettere in relazione la “ricca” storia della zona e della sua gente e contemporaneamente invita a fare un viaggio nella natura bellissima. Una natura antropizzata, più o meno saggiamente, ma che fa dei contrasti, la sua stessa bellezza. Ci si muove tra filari di vite, campi di cereali, maestosi alberi di ciliegio. E’ l’Europa, quella che tutti vorremmo, fatta di qualità, di cultura, di enogastronomia, di storia, di paesaggi sapienti, che qui ha la sua evocazione “plastica”. E’ soprattutto un percorso dove l’architettura (quella “buona” e di qualità) si inserisce, e dialoga magistralmente con l’ameno paesaggio circostante; in 5 chilometri si passa dal “Senatur” Renzo Piano della Fondation Beyeler (https://www.fondationbeyeler.ch/en/museum/architecture-and-nature), dove a fianco il “Vate” Peter Zumthor sta realizzando l’ampliamento (https://it.furniturehomewares.com/2017-05-05-peter-zumthor-extension-designs-renzo-piano-fondation-beyeler-riehen-basel-architecture-news), al Vitra Campus, dove è “collezionata” da decenni il meglio dell’architettura mondiale a firma di : Sanaa, Alvaro Siza, Frank O’ Gehry, Zaha Hadid, Tadao Ando, Herzog& De Meuron, Nicholas Grimshaw, ecc. (https://www.vitra.com/en-cn/campus/campus-architecture). Il tutto costellato da edifici e contenitori, che palesano la loro storia architettonica, magari minore, ma che costruisce un paesaggio morfologico, tipologico, particolarmente ricco e diversificato. In cinque chilometri, si passa dalle mostre d’arte del Beyeler (oggi – EDWARD HOPPER – https://www.fondationbeyeler.ch/en/exhibitions/edward-hopper), alle mostre di architettura e design della Vitra (oggi – GAETANA AULENTI, in Italia quasi dimenticata – https://www.design-museum.de/en/exhibitions/detailpages/gae-aulenti-a-creative-universe.html). E’ un percorso iniziatico, altamente istruttivo, che “spiega” la liaison tra architettura, paesaggio e natura, un atto didattico fondamentale, che qualunque essere umano dovrebbe affrontare prima o poi nella sua vita.

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Meglio non fare nulla, che fare qualcosa.


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Sopra il Corsera di oggi 9 gennaio 2019 con l'articolo di Gian Antonio Stella a pagina 42.

Nel febbraio 2017, veniva bandito un concorso di progettazione, in due gradi, per l’ampliamento della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Diamanti a Ferrara (https://bit.ly/2shhSuT). Importo previsto dei lavori euro 2.615.500 per 660 metri quadrati. Risultava vincitore il progetto proposto dalla triade 3TI + Labics + Vitruvio (https://bit.ly/2RlEd9t); con un progetto minimalista e poco invasivo, che si fa alla tradizione del Moderno (Mies van der Rohe), per rispondere alle esigenze di dare compattezza e futuro alla Galleria d’Arte Moderna. Settanta i progetti ricevuti, dieci quelli selezionati per partecipare alla seconda fase, valutati dalla commissione presieduta da Maria Luisa Pacelli, dirigente del servizio Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara, e di cui erano membri, in qualità di “dotti” esperti, Giorgio Cozzolino, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e Alfonso Femia, ex socio dello studio 5+1AA e fondatore di Atelier(s) Alfonso Femia. Da allora si è sviluppato un “ginepraio” dove la così detta società civile, capitanata dai fratelli Sgarbi (Vittorio ed Elisabetta), chiede con una raccolta di firme la non esecuzione del progetto, secondo loro “distruttivo” e vero e proprio scempio ! (https://bit.ly/2SOVWTG). Tra i firmatari dei veri e propri maestri in “scempi architettonici” in luoghi sensibili : Mario Bellini (https://bit.ly/2Aywhaw), Mario Botta (https://bit.ly/2Rju6BY), ecc.; ed anche dei veri e propri “esperti” dell’architettura in luoghi ad alta sensibilità paesaggistico : Massimo D’Alema (politico in pensione), Klaus Davi (massmediologo), Furio Colombo (giornalista tuttologo), Oscar Farinetti (imprenditore), ecc. (qui l’elenco dei firmatari – https://bit.ly/2QxA1yi). Sotto, sotto (ma neanche tanto) vi sono le imminenti elezioni amministrative a Ferrara (Tagliani sindaco del centrosinistra, versus Sgarbi Family che fa l’occhiolino al centrodestra Salviniani/Leghista). A PERDERCI COME SEMPRE E’ L’ARCHITETTURA (soprattutto quella moderna) e GLI ARCHITETTI, messa/messi in mezzo per un MASSACRO. Tutto sembra tendere verso quello che è ormai il tragico motto di una nazione immota e ferma : “Meglio non fare nulla, che fare qualcosa”, il che esclude anche la possibilità di aumentare gli spazi culturali di una città importante, ad uso anche di una migliore attrattività turistica, oltre a perdere forse dei finanziamenti già acquisiti.

http://artemoderna.comune.fe.it/

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Il Torrione della vergogna (agosto 2017)


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Succede sulla meravigliosa e verde Isola di Sant’Erasmo, Laguna di Venezia (Comune di Venezia); 8 milioni di euro per il restauro di un immobile storico, stanno lì a “marcire”. Il Comune fa finta che l’immobile (La Torre Massimiliana, restaurata nel 2014) funzioni, gli eventuali avventori ed i bagnanti della vicina “Spiaggia dei Tedeschi”, scoprono che è completamente abbandonato da anni (dal 2015) e che non ha mai avuto una gestione manageriale degna di queste parole (spazio espositivo, bar/ristorante, ecc.), nonostante i soldi dei Cittadini veneziani e degli italiani spesi. Un’altra (l’ennesima) occasione persa il turismo lagunare minore. A beautiful country, la terra dei cachi !

D.S.

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Limite biologico


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Quale è il limite di “modellazione” della massa biologica planetaria da parte dell’uomo ?

Molte piante ed animali, ma anche parassiti, devono necessariamente adattarsi, alle esigenze della specie umana per sopravvivere sul Pianeta Terra.

Le colture modificate dall’uomo, per consentire una produzione sempre maggiore per ettaro di alimenti vegetali, hanno lentamente cancellato le foreste e le praterie (con la loro biodiversità). I topi ed i piccioni, ma anche i gabbiani, le tartarughe dalle orecchie rosse, ecc., nelle città, sopravvivono grazie agli scarti della civiltà umana, da cui ormai dipendono.

Alcuni organismi non esistono più in natura, sopravvivendo solo perché sono entrati nel ciclo culturale e/o alimentare umano. Da una parte l’uomo li ha “estinti” modificandoli geneticamente o distruggendo il loro ambiente di vita. Dall’altro è la stessa specie umana che li tiene in vita riproducendoli per finalità molto differenziate.

Un esempio sotto gli occhi di tutti, sono i bovini, avvistati “allo stato selvatico” l’ultima volta nelle foreste della Polonia nel 1627. Oggigiorno i bovini “modificati” e completamente diversi dal loro progenitore selvatico, sono i mammiferi animali più diffusi al mondo (oltre un miliardo e mezzo).

Un altro esempio, è il Ginkgo Biloba, non più esistente in natura, perché incapace di riprodursi se non coltivato; probabilmente a causa dell’estinzione (per colpa di noi umani) del volatile che ne mangiava i semi, eliminando il rivestimento maleodorante che ne inibisce la fertilità, e li diffondeva sui terreni con le proprie feci.

Le bellissime installazioni di Michael Wang (Extinct in the wild) e di Pamela Rosenkranz (Slight Agitation 2/4, Infection), presenti nello Spazio della Fondazione Prada a Milano ci fanno riflettere su diversi ed importanti temi; su cosa voglia dire naturale ed artificiale; su cosa siamo noi esseri umani che continuamente modifichiamo il pianeta su cui viviamo; su quale deve essere (se c’è) il limite al nostro agire sulla massa biologica planetaria; su quale futuro perseguire………………

Michael Wang ( Olney, Maryland, USA, 1981) – (Extinct in the wild) – Tre piccole serre in un’enorme capannone grigio. Delle fotografie su una delle pareti più corte. All’interno di due serre che contengono delle piante quasi ormai estinte in natura, che l’artista ha riprodotto in un estremo gesto di conservazione e catalogazione. Nella terza serra due acquari che contengono dei Tritoni bianchi. L’artista riunisce flora e la fauna che non si trovano in natura, ma persistono esclusivamente sotto la cura umana, all’interno di un habitat artificiale complesso. Etichettato con il termine ufficialmente designato “estinta in natura”, queste specie hanno lasciato la natura per entrare nei circuiti della cultura umana. In questo progetto, gli esseri naturali come piante e animali sono “traslate a forza” in uno spazio culturale, in una mostra, in un ambiente che sottoposto alle continue cure umane riesce a garantire la loro sopravvivenza. Una riflessione quindi non solo estetica ma anche sulle tecniche di modificazione biologica, e sulle strategie di sopravvivenza.

Pamela Rosenkranz (Uri, Svizzera, 1979) – (Slight Agitation 2/4, Infection) –  esplora come i processi fisici e biologici influenzano l’arte. La sua installazione si basa su un parassita neuro-attivo (Toxoplasmosi)che ha come obbiettivo il gatto, ma che i bambini acquisiscono giocando con la sabbia o la terra, e di cui circa il 30% della popolazione mondiale è affetto in maniera quasi asintomatica. Un enorme, montagna conica, geometrica e sublime realizzata con della sabbia è formata all’interno degli spazi alti della Cisterna. La sua dimensione sembra esercitare pressioni contro l’architettura storica. La sabbia è impregnata di profumo di feromoni sintetici di gatto che attiva una specifica, attrazione o repulsione, negli esseri umani, biologicamente determinata, e inconsciamente influenzano il movimento del pubblico. Una luce verde a RGB illumina il picco di questa natura chimicamente modificata, facendo evaporare delicatamente il profumo. Pare che i portatori del parassita neuro-attivo, secondo studi scientifici, abbiano un comportamento alterato : statisticamente sono coinvolti più spesso in incidenti; hanno tendenza all’acquisto di abiti di lusso; ecc.. E’ per questo che la traccia olfattiva dei ferormoni del gatto, viene inserita in molti profumi, come ad esempio in Chanel “N.5”.

Ci fermeremo mai ? Sapremo almeno rallentare ? Sapremo, prima o poi avere senno in quello che facciamo ?

Dario Sironi

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