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Alelier 5


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La piazza con gli spazi commerciali

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Nel 1955 si ha la fondazione dello studio svizzero “Atelier 5”

(http://www.atelier5.ch/de/Atelier/News.php)

a Berna da parte di : Erwin Fritz, Samuel Gerber, Rolf Hesterberg, Hans Hostettler e Alfredo Pini.

Lo studio si caratterizza per una spiccata rispondenza alla poetica ed ai modelli di Le Corbusier, ma interpretati con sapienza, per adeguarli alla realtà svizzera.

Il gruppo sino dalle prime siedlungen

(http://www.sapere.it/enciclopedia/Siedlungen.html)

realizzate a partire dal 1960, caratterizza il proprio lavoro, con una forte coesione ideativa, sperimentando anche soluzioni tese a condividere al massimo la progettazione.

Atelier 5, inoltre sperimenta delle tipologie edilizie residenziali, tese a creare un’edilizia innovativa, in cui alla qualità dell’abitare, corrisponde anche un’idea di socialità diversa. Se le Corbusier trovava nel “modello rivoluzionario” verticale dell’Unitè d’Habitation, un canone stilistico e funzionale che rompeva con il passato, Atelier 5, con le loro “siedlungen orizzontali” invece danno continuità alla storia del “risiedere umano” rifacendosi alla qualità dei piccoli villaggi del passato.

Le siedlungen bernesi, rappresentano il tentativo di riconquistare, fuori dalla grande città, dei modelli urbanistici in cui la qualità della vita, sia dal punto di vista sociale, che ambientale, sia alta e confortevole, imperniata su un modello democratico. Molti dei dipendenti si trasferiranno a vivere nelle siedlungen realizzate, proprio perché chi progetta deve sperimentare “abitando” quello che ha pensato sulla carta.

La siedlung Halen, nel comune rurale di Kirlindach, si inserisce in un paesaggio verde inclinato. Le caratteristiche principali del progetto di Halen  sono: la sobria estetica del “beton” (calcestruzzo a vista), un compatto insieme urbanistico con parecchi spazi comuni (piazza, piccole attività commerciali, lavanderia, piscina, orti, ecc.), i passaggi tra spazi comuni / semi comuni e privati definiti in modo marcato (ma di fatto tra loro integrati).

Il “beton”, per Atelier 5 è un materiale naturale, composto di sabbia, acqua, cemento, in fin dei conti una pietra, non è  quindi un materiale in contrasto con la natura, poiché di fatto ne integra degli elementi. E permette ad una costruzione di essere al contempo espressiva quanto ben definita nei dettagli.

Agli inizi degli anni Sessanta, appena poco la fine della costruzione di Halen (1961), anche in Svizzera si stava facendo strada la voglia di rinnovamento, tanto a livello sociale quanto a livello politico. Infatti tra i primi residenti c’erano in modo particolare liberi professionisti, artisti e anticonformisti. Costoro animarono la socialità e lo stile di vita di Halen con dibattiti democraticamente “aperti” e lunghe discussioni su ogni decisione da prendere, ma anche con  giochi, feste, concerti e proiezioni di film. Tolleranza, rispetto e riguardo per chiunque, sono ancora oggi la colonna portante del centro abitativo di Halen.

La situazione privilegiata, dal punto di vista paesaggistico, del complesso abitativo come pure i numerosi servizi in comune, aprirono, ed aprono, soprattutto ai bambini spazi di grande libertà.

Il centro, con le sue stradine, le piazze, i servizi in comune e l’ambiente circostante (il bosco) offrono ancora oggi infinite e svariate possibilità di muoversi in spazi non totalmente strutturati. Fattori importanti dello sviluppo della fantasia del bambino, che giocano un ruolo importante, nella formazione di un adulto più consapevole.

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I “carrugi”

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Il ristorante

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L’autorimessa

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Il lavaggio delle auto condiviso

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Il distributore di benzina condiviso

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Campo di calcio e pallavolo

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La piscina

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Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

 

Urbanistica Netnografica (scenari)


La parola “Netnografia” è stata inventata dal sociologo  Robert Kozinets, che elabora questo metodo di analisi delle tendenze, all’interno dei percorsi di formazione teorica della Consumer Culture Theory  e del Marketing tribale. Di fatto “Netnografia” vuol dire applicare metodi di studio ed analisi dell’etnografia in internet.

Il metodo di analisi “Netnografico” è stato sviluppato, adottato e approfondito in Europa dal Centro Studi Etnografia Digitale (http://www.etnografiadigitale.it/chi-siamo/), diretto dai professori Adam Ardvisson e Alex Giordano. La “Netnografia” si configura come un metodo di ricerca qualitativa legato soprattutto allo studio della cultura di consumo online sia per finalità sociologiche che di marketing.

Con l’avvento del Web 2.0, Internet è divenuto il luogo preferito dai consumatori per scambiarsi informazioni su marchi e prodotti esprimendo valutazioni, critiche, modifiche d’uso, possibili miglioramenti e innovazioni per i brand e per i prodotti. In tale contesto, la metodologia di ricerca “Netnografica” riesce ad imporre tecniche di osservazione dirette e non intrusive delle conversazioni, in generale di tutto il passaparola generato online dall’utenza rispetto ad un argomento specifico, ad un brand o ad un prodotto. Da qui, si possono trarre anche delle informazioni utilizzabili, nel campo della pianificazione territoriale. Ad esempio, la lingua di dialogo utilizzata può definire dei punti di socializzazione on-line, dove “costruire” una nuova rete di luoghi di socializzazione.Oppure, il tracciamento dei cellulari dei ciclisti, può dare indicazioni in merito all’effettivo uso delle piste ciclabili di una città.

Esempio di Netnografia – Una mappa in crowdsourcing per i ciclisti di Berlino

http://www.societing.org/2012/09/dynamic-connections-una-mappa-per-i-ciclisti-di-berlino/

Quindi l’obiettivo principale dell’analisi “Netnografica” è quello di definire contorni netti attorno agli ambienti della rete in cui le popolazioni del web 2.0 si esprimono, al fine di raccogliere basi di dati qualitativi e oggettivi da tradurre in soluzioni utili a potenziare la propria offerta commerciale .

Le strategie di pianificazione urbana oggi possono beneficiare di queste nuove fonti di informazioni in tempo reale provenienti dai social network, che permettono di percepire le emozioni, le visioni, i desideri e le tensioni dei Cittadini. Utilizzando i dati in tempo reale, con particolare attenzione ai dati “inter-operabili” (che utilizzano formati aperti e con forte attenzione dedicata alle politiche e alle pratiche che rendono i dati accessibili al pubblico), si stanno aprendo scenari nuovi ed interessanti per l’innovazione dei progetti urbanistici e sociali (provvisori e permanenti) nelle nostre città.

La possibilità di ascoltare le idee, le visioni, le emozioni e soprattutto ascoltare le  proposte provenienti dai Cittadini, sia in modo esplicito ed anche in modo implicito, consentono di predisporre dei modelli di come usano le loro città, i loro luoghi di lavoro, i centri commerciali, i luoghi della socializzazione, ecc.. Social Network, tecniche di raccolta delle conversazioni, ci permettono di ascoltare in maniera continua il  pubblico dei Cittadini. La interconnessione costante, potrebbe definire meglio le nostre città i loro sistemi di trasporto, le infrastrutture, gli spazi architettonici, i quartieri, il verde.

 Immagine di Netnografia a Torino – Urban Sensing at NEXA Center for Internet and Society, Turin Polytechnic

“Le reti di rilevamento” possono creare, mediante l’applicazione di tecniche di analisi del linguaggio delle conversazioni,  uno “scenario” di dati acquisiti, permettendo ad organizzazioni, istituzioni, imprese e Cittadini di essere in grado di “leggere” la città, così come effettivamente descritta dai suoi utilizzatori .

Reti di sensori possono essere inclusi nello scenario di registrare i dati in tempo reale in materia di inquinamento, traffico e altre grandezze che danno forma agli aspetti ecologici, la vita sociale, amministrativa e politica della città. Mettendo insieme tutto questo, è possibile creare narrazioni “a più strati” sulla città, fatto che ci permette di leggere la città stessa in diversi modi, in base alle diverse strategie e metodologie. Soprattutto in grado di evidenziare come la città (attraverso i suoi Cittadini e per conto suo, con sensori) si esprime in materia di ambiente, cultura, economia,  trasporti, energia, politica.

Questo metodo per l’osservazione in tempo reale della città può essere definito come una forma di “antropologia della rete onnipresente”, basata sull’idea di una partecipazione diffusa e in una struttura di rete che può essere considerato come un “sistema esperto”. Nasce quindi uno scenario in cui il concetto di cittadinanza può essere reinventato, tendente verso una visione in cui il Cittadino è più consapevole e attivo, partecipando in tempo reale, alla conoscenza ed alla definizione della sua città.

Come scrive un noto Netnografo :  “Se mi permettete una forma retorica, direi che fare Netnografia focalizzandosi solo sui numeri o facendo solo una sintesi del contenuto è come capire cosa avviene in una piazza rimanendo con gli occhi chiusi. Si avvertono suoni indistinti e anche le parole diventano parte di questa massa indistinta di rumori. La Netnografia è capire cosa avviene in quella piazza restando con gli occhi aperti, guardando come interagiscono le persone tra di loro, analizzando il loro linguaggio non verbale e contestualizzando il contenuto delle loro conversazioni.”

Video intervista a Robert Kozintes – Esperto internazionale di Netnografia

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

MVRDV


Dopo averci deliziato, per alcuni lustri, con le deliranti (geniali) e colorate forme dei suoi progetti, lo studio olandese MVRDV, da un po’ di tempo, si è convertito alla poetica “Green and  sustainability”. Da allora il gruppo ha dato il peggio di sé. Pinnacoli, stalattiti  e stalagmiti verdeggianti, si succedono con periodicità, dove a fare l’architettura è la “verzura”, più che un ragionamento o un provocazione credibile.

http://www.mvrdv.nl/#/office

Oggi con la proposta di “Almere Oosterwold” (presente alla biennale architettura di Venezia 2012), sembrano raschiare il fondo del barile. La disperata ricerca di una pianificazione sostenibile, li ha portati a progettare una “Farmville dell’urbanistica”, pensata, progettata e gestita in rete, ma reale, fisica. Un giochetto, che funge da specchietto per le allodole, per i tanti gonzi, che si vedranno spacciata per “organica” una pianificazione che è poi il “cavallo di Troia” per costruire 15.000 abitazioni, uffici per 200.000 metri quadrati, centri commerciali, viabilità, parchi e quant’altro. Certo siamo in Olanda e la possibilità che “Almere Oosterwold” diventi l’ennesimo tentativo utopico di un città giardino ideale è quanto mai reale. Un’altra cosa è vivere, giorno dopo giorno, in un progetto simile.

Farmville – tumblr_l7220jk8j31qz6fxj.jpg

Sarà la città degli informatici giocherelloni, ne conosco un paio che si “leccheranno i baffi”, pronti a confondere i Panda con le Mucche. Sarà il “fai da te” dell’urbanistica partecipata. Sarà soprattutto un patchwork, una coperta (di Linus) fatta di “frammenti”, realizzati ognuno con i propri deliri, da singoli individui, il tutto condiviso in rete.

Immaginate : MVRDV si propone di soddisfare le esigenze del singolo e della comunità con  un “piano urbanistico partecipato”, che si prevede pianificato dal basso verso l’alto. La collaborazione progettuale diffusa sarà tra i residenti, che letteralmente disegneranno la mappa del luogo costruendosi un futuro condiviso.

Come molti progetti di sviluppo urbano, Oosterwold non ha una data di completamento chiara. La differenza è che in questo caso, il piano stabilisce solo una manciata di principi guida, come ad esempio le proporzioni di uso del suolo totale : 59% l’agricoltura urbana, il 18% di pura costruzione, il 13% di spazio verde pubblico, l’8% strade, il 2% acqua (laghi, canali, rogge). Oltre a ciò, i residenti collaboreranno in persona, grazie al web, per pianificare lo sviluppo e raggiungere il più ampio consenso collettivo, con il governo che fungerà da mediatore. “Almere Oosterwold” non è una proposta di design e più una proposta di sviluppo strategico, come sostengono MVRDV. Ma socialmente cosa sarà? Probabilmente sarà la Twin Peaks olandese, come spesso capita per questi luoghi tranquilli, verdeggianti e rarefatti, così perfetti, così democratici, da istigare alla violenza. Infatti è proprio in luoghi come questo di Almere, che assurgono agli onori delle cronache, numerosi fatti incresciosi: omicidi seriali, segregazioni pluriennali di giovinette, satanismo, ecc.. Molto meglio la città tradizionale, stratificatasi nel corso del tempo, contraddittoria, caotica, incasinata, puzzolente e cementificata, ma vera, piuttosto di questo esperimento “in vitro” affidato ai deliri utopistici  della massa 2.0.

http://almere20.almere.nl/gebiedsontwikkeling/almere_oosterwold

“Almere Oosterworld”, sarà un delirio, una follia, oppure l’ennesima opera utopica incompiuta……..Vedremo, tanto il paesaggio olandese ed europeo ha già subito parecchie offese, una in più o una in meno.

Sotto immagini dell’edificio residenziale “Mirador” (165 appartamenti) di MVRDV a Madrid (2005)

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