Il “Salone internazionale del Gusto – Terra Madre” che si tiene in questi giorni a Torino (http://www.salonedelgusto.it/), al “Lingotto – Fiere” è stata l’occasione, con due amici, per una “zingarata da Gastronauti” nella città piemontese. Qui gli spazi progettati da Renzo Piano, accolgono un salone del gusto (più fiera che altro), con un ingresso molto caro (20 euro). Un salone/fiera che necessiterebbe, di una maggiore attenzione proprio nel layout di disposizione dei vari stands. Infatti “Slow Food”, l’organizzatore principale,  ha realizzato un labirinto caotico di occasioni enogastronomiche, poco organiche tra loro e di difficile lettura. Di fatto è un salone con pochissima qualità spaziale degli spazi interni. Mancano soprattutto, nella filosofia “slow”, spazi di sosta, di “decompressione” per i visitatori (all’arrembaggio delle degustazioni), che determinino un avvicinamento qualitativamente alto dei degustatori, ai prodotti.

Tutto ciò dimostra che anche organizzatori eccellenti (Slow Food), non sanno promuovere al meglio l’enogastronomia italiana, che è poi anche turismo e lavoro per tutti. La quantità (e qui forse c’erano troppi di espositori), non paga mai, meglio la qualità (spazi più ampi, riflessivi e comodi). Nonostante ciò, la bontà delle eccellenze italiane in merito all’enogastronomia, emerge su tutto, dimostrando che il Paese è sempre molto meglio dei suoi “cantori”. Il concetto paradigmatico di “Cibo, Cultura, Paesaggio, Turismo”, che secondo noi, semplici amanti delle cose belle e buone e studiosi del paesaggio (ma anche per Carlo Petrini – http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Petrini_(gastronomo), può essere l’unico “motore” di crescita e di riscatto (attualmente già disponibile), per un “governo” culturale e politico, del complesso sistema della “bellezza italiana”; motore che però dimostra di non essere ancora pienamente operativo.

Ma torniamo alla grande architettura che, come accade per moltissime attività umane, conteneva questo “Salone del Gusto”.

Lo stabilimento della Fabbrica Italiana Automobili Torino (FIAT) del Lingotto fu progettato a partire dall’anno 1915, dall’ingegnere Giacomo Mattè Trucco, insieme con altri progettisti come Francesco Cartasegna e Vittorio Bonadè Bottino. Il progetto strutturale fu realizzato dall’ingegner Giovanni Antonio Porcheddu, concessionario in esclusiva per l’Italia del brevetto per l’utilizzo del metodo “Hennebique” per la realizzazione di strutture in conglomerato cementizio armato, sul modello degli stabilimenti della casa automobilistica statunitense Ford. I lavori di costruzione, nei pressi di Viale Nizza vicino alla stazione ferroviaria di Smistamento di Torino, durarono dal 1916, al 1930. L’inaugurazione avvenne nel 1922, alla presenza del Re d’Italia, Vittorio Emanuele II.

Nel meraviglioso libro di Le Corbusier “Verso una architettura” (1923), dove sono trattate con acume le sue teorie sulla nuova architettura, nell’ultimo capitolo del saggio, intitolato “Architettura o rivoluzione”, sono riportati da LC, alcuni esempi di soluzioni innovative nel campo dell’architettura industriale, fra questi vi sono alcune immagini dell’edificio del “Lingotto”di Mattè Trucco, dove viene evidenziata la soluzione “rivoluzionaria” dell’autodromo sul tetto.

Il “Lingotto” di Torino, è forse stato una dei più belli esempi di fabbrica verticale, realizzati in Italia. Oggi l’edificio è il simbolo della dismissione delle aree industriali di Torino e della loro riconversione ad altri usi. Il “Lingotto” termina completamente la sua funzione di fabbrica nel 1982. L’anno successivo, il genovese, e giovane emergente architetto, Renzo Piano, si aggiudica l’incarico per la riqualificazione dello stabilimento, con un progetto che trasforma il complesso industriale in un polo multifunzionale di rilevanza urbana distribuito su oltre 246.000 metri quadrati di Slp. Trovano spazio, distribuiti sui vari piani, in una riconversione dilazionata nel tempo : l’Auditorium e il Centro congressi (1993-1994), un Hotel e il “Giardino delle meraviglie” (1993-1995), e un cinema multisala (1999-2002). All’estremità nord, la rampa restaurata nel 2002 dà accesso a una galleria commerciale, alla foresteria della Città (1999-2005), alla Clinica dentistica dell’Università di Torino (1999-2002) e il centro per la formazione e la ricerca di Ingegneria dell’Autoveicolo del Politecnico di Torino (1999-2003). L’Officina di Smistamento, a sud, diventa uno spazio fieristico. La celebre pista ad “anello”, di prova delle automobili in cima al Lingotto viene conservata, mentre su una delle tre maniche centrali perpendicolari al fronte su via Nizza Piano progetta e realizza la “Bolla”, sala per riunioni vetrata sospesa a 40 m dal tetto, e l’Eliporto (1994). Si aggiunge nel 2002 lo “Scrigno”, edificio/scatola di metallo e vetro appoggiato sul tetto dell’edificio, destinata a conservare le opere della Pinacoteca “Giovanni e Marella Agnelli”. Il Fabbricato Uffici lungo via Nizza, realizzato nel 1921-1922, nel 1998 torna a essere sede dell’amministrazione centrale della Fiat dopo il restauro curato dallo studio torinese di Gabetti e Isola (http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=53531). Sul fronte opposto del “Lingotto”, verso la ferrovia, un belvedere sospeso su spazi verdi si connette alla passerella, a forma di ruota di bicicletta, realizzata in occasione dei Giochi Olimpici invernali, che conduce agli ex Mercati Generali.

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