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I COLORI DEL TRAMONTO


Mentre l’Universo si disfa in un mare di entropia (disordine)………la luce, i colori, la bellezza  di un tramonto, colto da una finestra in riva al mare, sembrano essere l’unica salvezza possibile, l’ultimo disperato tentativo di dare un ordine al caos.

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Atmosfere


Visitare il Messner Mountain Museum, all’ingresso della Val Senales, vuol dire abbandonarsi alle atmosfere che il luogo e le varie “stanze” del castello, restituiscono al visitatore. Stanze tutte arredate con i reperti dei viaggi del grande esploratore, collocati con sapienza e maestria per “comunicare”. Vuol dire fare un’immersione nel paesaggio, nel tempo e nello spazio. Al visitatore meno accorto, che si perde nelle illustrazioni dei singoli oggetti, viene restituito un progetto didattico che istruisce sui paesaggi, reali, fantastici, sognati….Un viaggio fantastico che inizia su un piccolo autobus, che da Naturno, porta in pochi minuti, grazie ad una “mitica” guidatrice scavezzacollo, all’ingresso di Castel Juval.

Un non- museo quindi, ma una bellissima abitazione/teatro/laboratorio in cui rappresentare la vita di un luogo e di un uomo – https://bit.ly/3nXEgtn . Di una famiglia – https://bit.ly/3ZOmPsx . Una grande architettura di paesaggio (fisico e mentale) che suscita empatia. Assolutamente da non perdere – https://bit.ly/3UpVqvY

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27 Agosto 1965


“Dobbiamo trovare l’uomo.
Occorre trovare la retta che sposi l’asse delle leggi fondamentali: biologia, natura, cosmo.
Retta inflessibile come l’orizzonte del mare.”

Le Corbusier (LC 1887/1965)

Le Corbusier al “Cabanon” a Cap Martin, Roccabruna, Francia, dove il 27 agosto 1965 troverà la morte nuotando nel Mare Mediterraneo

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Valle di Ledro


Tramonto in Val dei Mulini (Bezzecca)

Tramonto in Val dei Mulini (Bezzecca)

È una valle delle prealpi di origine glaciale che corre da est a ovest geologicamente interessante per la sua formazione. La Valle prende dai suoi antichi abitanti, Leutrenens per i Romani.

Uno scrigno di biodiversità culturale e naturalistica tra mondo alpino e mediterraneo, la Valle di Ledro vanta ben due riconoscimenti nel mondo Unesco: il sito delle Palafitte di Ledro con il suo Museo (https://www.palafitteledro.it/) e il riconoscimento come Rete di Biosfera Unesco (https://www.unesco.it/it/RiserveBiosfera/Detail/94).

Incastonata tra il Lago di Garda e le Dolomiti di Brenta, la Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria ha ottenuto questo prezioso riconoscimento da Unesco non soltanto in virtù della straordinaria biodiversità e dell’incredibile ricchezza storico-culturale che caratterizzano questo territorio, ma anche per l’equilibrio che si è creato tra uomo e natura nel corso dei secoli.

In appena trenta chilometri di lunghezza in linea d’aria, il territorio della Riserva di Biosfera copre un dislivello di oltre 3.000 metri, comprendendo ambienti molto diversificati che vanno dalle vette montane dolomitiche fino agli ambienti fluviali della Sarca e del Chiese, dai terrazzamenti del Tennese alle strette vallate alpine della Val di Ledro, dal rigoglioso anfiteatro naturale delle Giudicarie Esteriori fino ai pascoli d’alta quota di Malga Alpo nella Valle del Chiese.

Bosco di pini Silvestri in Val di Pur (Molina)
Lago di Ledro (Mezzolago)

LA VALLE DEL LAGO DORATO – Sotto il link Trasmissione GEO, Raitre del 22 febbraio 2023

https://fb.watch/iX78YCx3tB/

Val di Concei (verso Rifugio al Faggio)
Bezzecca via Tovi
Tremalzo (1667 mslm)
Lago di Ledro
Lago di Ledro

https://www.ildolomiti.it/ambiente/2023/le-cinque-vele-al-lago-di-ledro-per-legambiente-e-touring-club-e-fra-i-piu-belli-ditalia

Architetture rurali ledrensi
Architetture rurali ledrensi (dettaglio)
Biotopo Ampola
Complesso del Monte Cadria (2254 mslm)

Neve a Tremalzo

Cascata del Palvico
Ciclamini
Bezzecca – Bar Posta
Enogastronomia ledrense

La montagna non è solo
nevi e dirupi, creste,
torrenti, laghi, pascoli.
La montagna è un modo
di vivere la vita.
Un passo davanti all’altro,
silenzio, tempo e misura.

Paolo Cognetti

https://bit.ly/3cjsXq5

Arcobaleno in Val di Ledro

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DA OSPITALETTO (USCITA AUTOSTRADA A4) ALLA VAL DI LEDRO

elementi di un paesaggio : Bassa Franciacorta, Valle Sabbia, Lago d’Idro, Valle di Ledro.

UNA MAPPA – segnaposto H = Atelier architetti Barat/Sironi Val dei Molini

UN “CIRCUITO” TRENTINO

Carletto


Recinto – Tomba Brion a San Vito di Altivole, Carlo Scarpa, 1970/78. Fotografie del 23 aprile 2022

Il confronto, il contrasto, costante tra Natura ed Artificio è una delle qualità di quest’opera monumentale, che più apprezzo. Siano essi alberi, verde, acqua, cementi armati, marmi, ecc.. Sosteneva Carlo Scarpa : “I migliori operai sono: i marmisti, i fabbri, già i falegnami sono meno bravi, meno moralmente a posto. I pittori sono la peggior genia che esista.” (Franca Semi – “A lezione con Carlo Scarpa”, Hoepli). E poi ci sono i riflessi nell’acqua, le penombre e le luci improvvise…………… mai il buio completo.

Riflessi
Natura / Architettura
Guardare verso il cielo

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Le jene


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L’ultimo edificio dell’epicentro Vitra di Weil am Rhein, sarà un “contenitore edilizio”, il progetto è di Herzog & de Meuron. Si tratta di un deposito/galleria (Schaudepot) per la collezione di sedie dello svizzero Rolf Peter Fehlbaum (Capostipide della famiglia), che ha inventato l’attuale realtà imprenditoriale di Vitra.

Si tratta di un edificio completamente chiuso, se si esclude la porta d’ingresso, con microclima ed illuminazione controllata, destinato alla preservazione degli importanti “pezzi di design” che vi saranno insediati. Una architettura “banalotta”, in linea con le ultime tendenze “provocatorie” del duo allargato di basilea.

Il rivestimento è in mattoni rossi alleggeriti, appositamente spezzati, di un colore rosso intenso. Rosso sangue.

Gli architetti, noi architetti, siamo delle jene, pronti ad azzannarci tra di noi. Essendo in molti e volendo tutti insistere nello stesso territorio, la competitività è spietata, senza essere esente da colpi bassi. Noi architetti siamo degli “animali opportunisti” che perseguono l’illusione del grande successo. Pur avendo un buon grado di adattabilità agli eventi della vita, a predominare sempre, è soprattutto il cinismo; avendo la capacità di digerire qualunque sopruso, qualunque ignominia, pur di lavorare, e di avere successo.

Il nostro cinismo è inversamente proporzionale alla età anagrafica; più si è giovani e più, non guarda in faccia a nessuno. Pronti a “venderci l’anima” per un lavoro, per un incarico, per emergere. Il sangue dei colleghi, il loro insuccesso, ci eccita, ci esalta.

La maggior parte degli architetti di oggi (ma non tutti) è di fatto a spiccata tendenza logorroica. Continuiamo a parlare di noi stessi, non sappiamo ascoltare, e riempiamo angosciati, qualunque silenzio. E’ diventato un vero e proprio sport disciplinare, parlare male dei colleghi, di tutti i colleghi. Appena uno esce dalla porta, o appena si termina una telefonata, ecco che gli improperi ed i diminutivi “piovono a raffica”, verso l’altro colpevole spesso solamente di esistere.

L’architetto deve tornare a fare l’architetto, cercando d’innovare, con un lavoro paziente e “poco cinico”, cercando nello spirito del proprio tempo cosa mettere alla base del proprio lavoro, e della propria etica professionale. Bisogna ritornare ad individuare i veri contenuti capaci di sostenere il lavoro, senza “scannarsi con i colleghi”, magari prendendosi dei rischi, avventurandosi anche in territori poco conosciuti.

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Il cielo e l’acqua


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Se in una giornata calda, vi rimangono nel serbatoio alcuni litri di carburante (oppure siete vicini alle Ferrovie Nord), non potete mancare di fare una visita al Lago del Segrino, tra Eupilio e Canzo, proprio sopra Erba. Sono circa 55 km. dal centro di Milano, che si percorrono agevolmente in circa 58 minuti. Se ci andate in ferrovia il tempo necessario, tra treno ed autobus è di circa 98 minuti.

Quì la natura è ancora prorompente e l’ottima sistemazione paesaggistica dell’uomo, ne fa una riserva di “delizie paesaggistiche” e di frescura. Assolutamente da evitare la domenica, per colpa di un afflusso pazzesco di turisti ed avventori, ma in qualunque altro giorno, non vi deluderà.

Quì una mappa del Lago del Segrino

Eseguire il percorso naturalistico, ciclo-pedonale, che circonda il Lago è veramente un’esperienza di paesaggio totalizzante. Ma la cosa più raccapricciante di quest’esperienza, è il paesaggio, il territorio della Brianza, che ci scorre sotto gli occhi per raggiungere il Segrino. Un Paesaggio una volta bellissimo, sistematicamente distrutto, nel corso del tempo da una congerie di cacofonie architettoniche che oggi si sono irrimediabilmente saldate tra loro. Di fatto realizzando una “città infinita” tra Milano ed Erba.  Tutto ciò, in contrasto con il luogo ancora bellissimo del Segrino, ci fa capire che siamo giunti ad un un punto di non ritorno: uomo, natura, cementificazione ormai non riescono più a coesistere in maniera sinergica ed equamente simbiotica.

Mentre scrivo, sto seguendo, attraverso una piattaforma informatica Webinar,  uno di quei corsi obbligatori per legge a cui sono vincolati alla partecipazione gli architetti per acquisire crediti formativi. Si tratta di un corso sul paesaggio dal titolo : “Conoscenza, tutela e valorizzazione del paesaggio”, organizzato dall’ Ordine degli Architetti di Milano (OAM) e dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) – http://bit.ly/1hHTWYV – . Vi partecipano soloni ed esperti quali : Umberto Vascelli Vallara, Silvano Tintori, Sergio Cavalli, Anna Rossi, Marina Cattaneo, ecc.

Ho ormai oltre 28 anni di professione dietro le spalle, spesso esercitata in ambiti paesaggistici e/o su edifici con vincoli monumentali. Per oltre 10 anni sono stato dapprima assistente al Politecnico di Milano e poi docente a contratto. Da quattro anni sono Presidente della “Commissione per il Paesaggio” di un comune della provincia di Milano. Da qualche tempo insegno in Svizzera, dove il Paesaggio (Territorio) è implementato nello stesso percorso di preparazione degli architetti fin dal primo anno. Posso quindi tranquillamente affermare di essere un “esperto” in temi paesaggistici e nella relativa legislazione di tutela.

Quello che sento pomposamente affermare, in questo triviale corso obbligatorio, è la glorificazione sistematica di una legislazione paesaggistica italiana, monumentale e becera, che discettando per decenni sulla terminologia (è meglio Paesaggio, Territorio, Ambiente, ecc.) e pochissimo sui contenuti effettivi, ha legittimato lo scempio che ci troviamo di fronte se da Milano, ci rechiamo al Lago del Segrino.

Ma costoro si rendono conto di quello che è avvenuto e che ogni giorno sta avvenendo in tutta Italia: ogni secondo che immancabilmente passa 8 metri quadrati di suolo agricolo e/o naturale vengono irreversibilmente fagocitati, con l’avvallo di chi si occupa della tutela del Paesaggio stesso, che non possiede (per legge) autorevolezza, ne strumenti legislativi che siano in grado di interrompere questo meccanismo perverso e folle.

Quando come Commissione per il Paesaggio, respingiamo un progetto, perchè realizzato non in coerenza con il vincolo paesaggistico a cui soggiace, il dirigente del settore, può con una sua determina ad hoc, farsene un baffo del parere di esperti (cinque), non retribuiti e scelti in maniera meritocratica in seguito ad invio di curricula.

Ma ci rendiamo conto tutti quanti che lasceremo alle generazioni future, andando avanti a distruggere sistematicamente il Paesaggio più che a tutelarlo veramente, un vincolo tale per cui il loro presente non gli consentirà delle scelte. Ma ci rendiamo conto dello squallore del quadro legislativo italiano in merito al Paesaggio, rispetto ad altre realtà europee. Ma ci rendiamo conto, noi architetti, che questa non è formazione ma merda allo stato puro !

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Bufera di neve


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Vogiljoch – Camminare, in montagna, quasi al tramonto, in un bosco di larici, sul finire di una bufera, che in ventiquattro ore ha posato sugli alberi oltre cinquanta centimetri di neve fresca, fa apprezzare la natura, che quatta quatta prepara nel gelo, gia’ i segni di una imminente primavera. Fa venire in mente il bellissimo libro del 1980, di Mario Rigoni Stern “Uomini, boschi e api” (Einaudi), in cui il “Cimbro letterato” racconta tutta la ritualità di luoghi (i boschi) dimenticati dalla società contemporanea, ligia solamente alla velocità ed alle regole dell’economia. Qui, sul meraviglioso Monte San Vigilio tra i fitti lariceti, si e’ sviluppata, nel corso del tempo, anche un’architettura di montagna, fatta di baite e fienili, ma anche di alberghi e rifugi. Un’architettura che trova nella storia locale, le forme di un adattamento materico e compositivo, alla bellezza dei luoghi. Ecco, aggirandomi all’ imbrunire in questi luoghi, stando molto attento a non sprofondare nella neve fresca, con stupore ho potuto apprezzare il nascere di nuove architetture, prodotte da colleghi di cui non conosco il nome, ma forse proprio per questo ancora piu’ belle ed interessanti. Architetture che, assimilando la storia locale, l’hanno come “masticata e digerita”, producendo un’architettura nuova, semplice, intelligente e colta, soprattutto contemporanea ed adatta al genius loci ed a questi anni rapidi e veloci. Non a caso questi, sono i luoghi dove lo slittino e’ lo sport piu’ in voga, praticato un po da tutti, giovani ed anziani, e soprattutto da quell’Armin Zoeggeler, che tante medaglie ha saputo regalare alla nazionale italiana. Forme e materiali che si fondono con l’amenita’ di questi boschi magici dove il tempo sembra indugiare in forme paesaggistiche che infondono una bellezza sistematica che coinvolge l’intera società locale.
Negli ultimi anni della sua vita Rigoni Stern si trasferì a vivere in una casetta spartana al limitare di un bosco sull’Altopiano di Asiago (via Rigoni di Sotto, Asiago) dove racconto’ nei suoi libri il rapporto tra uomo, montagna e natura. Infatti nel suo penultimo libro “Stagioni” (Einaudi, 2006), fa un resoconto della sua vita, spesa bene interpretando la natura dei boschi, apprezzando il silenzio, il cibo semplice, gli amici, l’alternarsi immutabile e sempre diverso delle stagioni……..e perche’ no anche la buona architettura, che inevitabilmente “contiene” gli uomini e la possibilita’ dei loro racconti, proteggendoli dal freddo, e dalla neve che copiosa insiste sui tetti.

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