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27 Agosto 1965


“Dobbiamo trovare l’uomo.
Occorre trovare la retta che sposi l’asse delle leggi fondamentali: biologia, natura, cosmo.
Retta inflessibile come l’orizzonte del mare.”

Le Corbusier (LC 1887/1965)

Le Corbusier al “Cabanon” a Cap Martin, Roccabruna, Francia, dove il 27 agosto 1965 troverà la morte nuotando nel Mare Mediterraneo

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“24 FERMATE” – LA VIA REHBERGER TRA RIEHEN E WEIL AM RHEIN


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Sabato, 4 luglio 2020

Per una lunghezza di circa cinque chilometri, la Rehberger-Weg collega due nazioni, due comuni, due istituzioni culturali, ed innumerevoli storie. Si percorre tra Riehen e Weil am Rhein, tra la Fondation Beyeler e il Vitra Campus, tra la Svizzera e la Germania, e volendo si può arrivare fino in Francia, superata l’Autostrada E35 (la via delle Genti, come la chiamava Rino Tami) ed il Fiume Reno, al paesino di Village – Neuf e di Huningue (dove si trova il ponte ciclo pedonale autoportante più lungo del mondo – https://de.wikipedia.org/wiki/Dreil%C3%A4nderbr%C3%BCcke.  Il tutto scandito da 24 “accattivanti” piccole installazioni dell’artista Tobias Rehberger (nato nel 1966 a Esslingen am Neckar, vive e lavora a Francoforte sul Meno) – https://www.24stops.info/en/intro/

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E’ così possibile esplorare un paesaggio naturale e culturale molto diversificato, dove gli europei per centinaia di anni si sono fatti la guerra, si sono “scannati” con milioni di morti. Ci si può fermare per ammirare il paesaggio, sdraiarsi sull’erba, fare un picnic in luoghi appositamente attrezzati. Ambedue le realtà museali : Vitra e Beyeler, forniscono per pochi franchi/euro dei gustosi cestini da picnic. C’è pure un piccolo autobus elettrico, che relaziona i due luoghi, per le persone con difficoltà di deambulazione: alcuni giorni, prenotando, si può fare il percorso (aperto a tutti) con guide appositamente istruite. La Rehberger-Weg dà l’opportunità di conoscere e mettere in relazione la “ricca” storia della zona e della sua gente e contemporaneamente invita a fare un viaggio nella natura bellissima. Una natura antropizzata, più o meno saggiamente, ma che fa dei contrasti, la sua stessa bellezza. Ci si muove tra filari di vite, campi di cereali, maestosi alberi di ciliegio. E’ l’Europa, quella che tutti vorremmo, fatta di qualità, di cultura, di enogastronomia, di storia, di paesaggi sapienti, che qui ha la sua evocazione “plastica”. E’ soprattutto un percorso dove l’architettura (quella “buona” e di qualità) si inserisce, e dialoga magistralmente con l’ameno paesaggio circostante; in 5 chilometri si passa dal “Senatur” Renzo Piano della Fondation Beyeler (https://www.fondationbeyeler.ch/en/museum/architecture-and-nature), dove a fianco il “Vate” Peter Zumthor sta realizzando l’ampliamento (https://it.furniturehomewares.com/2017-05-05-peter-zumthor-extension-designs-renzo-piano-fondation-beyeler-riehen-basel-architecture-news), al Vitra Campus, dove è “collezionata” da decenni il meglio dell’architettura mondiale a firma di : Sanaa, Alvaro Siza, Frank O’ Gehry, Zaha Hadid, Tadao Ando, Herzog& De Meuron, Nicholas Grimshaw, ecc. (https://www.vitra.com/en-cn/campus/campus-architecture). Il tutto costellato da edifici e contenitori, che palesano la loro storia architettonica, magari minore, ma che costruisce un paesaggio morfologico, tipologico, particolarmente ricco e diversificato. In cinque chilometri, si passa dalle mostre d’arte del Beyeler (oggi – EDWARD HOPPER – https://www.fondationbeyeler.ch/en/exhibitions/edward-hopper), alle mostre di architettura e design della Vitra (oggi – GAETANA AULENTI, in Italia quasi dimenticata – https://www.design-museum.de/en/exhibitions/detailpages/gae-aulenti-a-creative-universe.html). E’ un percorso iniziatico, altamente istruttivo, che “spiega” la liaison tra architettura, paesaggio e natura, un atto didattico fondamentale, che qualunque essere umano dovrebbe affrontare prima o poi nella sua vita.

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IL VUOTO ED IL MARGINE


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Credits – https://bit.ly/2UHtVzs

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Credits – https://bit.ly/33TBabR

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Credits – https://bit.ly/2Uoe6P6

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Credits – https://bit.ly/2UsXTIF

Scrive Nicola Verlato (pittore, scultore e architetto italiano residente a Los Angeles, in California; nato nel 1965 a Verona), in merito alla preghiera del Pontefice per la fine della pandemia da coronavirus, in una Piazza San Pietro vuota, del 27 marzo 2020 : “C’è chi dice che la piazza fosse vuota…solo gli occhi callosi e incapaci di vedere affetti dalle cataratte degli odierni iconoclasti possono avvertire il vuoto in una tale pienezza di senso ritrovato. Le basi attiche delle immense semicolonne corinzie della facciata di San Pietro sono l’affermazione più potente possibile della radice Greca dell’occidente che si mostra nuovamente in tutta la sua perentorietà di fronte alla minuscola figura del Papa. L’immensa figura Bronzea del Bernini sullo sfondo annulla tempo e spazio e testimonia il potere dell’arte classica di piegare il tempo teleologico nel quale siamo gettati riportandolo alla sua origine ciclica dove tempi apparentemente lontani sono tutti compresenti, è solo durante tragiche evenienze come queste che possiamo carpire la possibilità di tornare ad essere nuovamente noi stessi.”

Il periodo classico dell’arte greca va dal sec. V a.C. fino alla morte di Alessandro Magno (323 a.C.), raggiungendo il maggior splendore nell’età di Pericle (495 ca-429 a.C.). Quest’arte rappresentò la conquista di valori nuovi e sconosciuti rimasti poi essenziali nella storia dell’umanità: esaltò “l’uomo come misura di tutte le cose” ed espresse equilibrio, armonia, ordine e proporzione fissandoli in canoni che delinearono un ideale di bellezza e di “perfezione formale”.

Da allora l’antropocentrismo, divenne il cuore filosofico dell’arte, oltre che dell’economia e della società occidentale; nonostante l’altissima mortalità infantile ed i gravissimi problemi ecologici nell’antichità. Come ben descritto nel libro “Smog sull’Attica” (1991) di Karl W. Weeber. La storia della Grecia ed anche di Roma in epoca classica, è flagellata da orrori ecologici, che ricordano molto quelli del giorno d’oggi: dal disboscamento forzato dell’Attica sino all’indiscriminato sfruttamento del sottosuolo (cave di travertino) da parte dei Romani, che comportò, oltre al deturpamento del paesaggio, anche condizioni di vita assolutamente inumane per le grandi masse di lavoratori impiegate. La situazione abitativa nell’Urbe era, al di fuori delle grandi ville e delle domus o dei palazzi pubblici, un affastellamento di abitazioni lignee malsane e pericolanti, spesso in preda ad incendi o crolli. L’uso su vasta scala del piombo (pentolame, condutture, ecc.), comportò un generale peggioramento della salute in Roma a causa del porfirismo; i bracieri per riscaldarsi e produrre cibo, creavano una cappa da micropolveri, che conduceva nel tempo, i più alla morte per tumori alle vie aeree. In Grecia durante l’età classica dal 510 avanti Cristo al 323 avanti Cristo: ad Atene, l’aspettativa di vita di 37-41 anni, se si sopravviveva ai primi anni dopo la nascita (un bambino aveva una mortalità, entro i 10 anni, del 60%). A Roma nel periodo dal I secolo a.C. con Augusto, al III secolo d.C., con la fine della dinastia dei Severi: prima dei 10 anni, 20-30 anni; superati i 10 anni, circa 50-60 anni.

Non bisogna neanche dimenticare le immani stragi di animali selvatici, negli spettacoli circensi: fino a 11.000 esemplari uccisi in pochi giorni; e l’inquinamento costante delle acque, sia per bere che per lavarsi.

Agli uomini dell’Umanesimo (movimento culturale nato nel XV, ispirato da Francesco Petrarca e in parte da Giovanni Boccaccio, volto alla riscoperta dei classici latini e greci), spettava il dovere di far comprendere, nella crisi del presente post-medioevale, che riaccostarsi alla Grecia è il solo mezzo di cui si dispone per conservare la nostra civiltà.

Questo «danno» del pensiero, che ci ha dato il Rinascimento e tutta la cultura europea ed occidentale in genere, metteva esclusivamente l’uomo al centro, dando di fatto il via al depauperamento del Pianeta e delle sue risorse, senza veri e propri limiti.

Platone in filosofia, Paolo in religione, Leon Battista Alberti in architettura, Goethe in letteratura, attraverso i loro testi, tempereranno lo spirito degli uomini, rendendoli immuni alle malattie del presente.

Ecco quando Nicola Verlato descrive il luogo dove Francesco Papa, che officia a Roma, nel vuoto di una Piazza San Pietro deserta : “il vuoto in una tale pienezza di senso ritrovato. Le basi attiche delle immense semicolonne corinzie della facciata di San Pietro sono l’affermazione più potente possibile della radice Greca…………… L’immensa figura Bronzea del Bernini sullo sfondo annulla tempo e spazio e testimonia il potere dell’arte classica di piegare il tempo teleologico nel quale siamo gettati riportandolo alla sua origine ciclica dove tempi apparentemente lontani sono tutti compresenti, è solo durante tragiche evenienze come queste che possiamo carpire la possibilità di tornare ad essere nuovamente noi stessi.

Proprio questa ultima frase, che chiosa il pensiero di Verlato “carpire la possibilità di tornare ad essere nuovamente noi stessi”, disvela tutta l’erronea interpretazione, che continua in maniera virale, a distoglierci dalla nostra vera missione, essere umili complici asserviti al benessere planetario, e non dominatori assoluti del Pianeta, con il solo scopo di “mangiarcelo tutto fino all’osso”.

Non bisogna quindi, una volta finito tutto questo: “tornare ad essere nuovamente noi stessi”, ma semmai avere MEMORIA degli errori commessi, per migliaia di anni, dalla: “radice Greca” portata avanti fino alle estreme conseguenze, in ogni attività umana, architettura compresa.

Ricordare, avere MEMORIA, per cambiare. Quell’uomo vitruviano (matita e sanguigna su carta del 1490 all’Accademia di Venezia, a firma Leonardo da Vinci), al centro dell’universo mondo occidentale, vero e proprio LOGO della “radice Greca” è stato UN ERRORE PAZZESCO, non in grado di proteggerci adeguatamente da tutto questo, asservito a produrre soprattutto QUANTITÀ, per pochi, e non dare QUALITÀ per tutti, anche per gli ultimi. Bisogna fare altro ripartendo proprio da quel VIZIO iniziale, quel VIRUS PERVERSO, che la “classicità” ci ha trasmesso per millenni, e noi per comodità abbiamo sempre portato avanti. Un mondo di proporzioni geometriche/meccaniche, avulse dalla Natura. Bisogna tornare indietro, e pensare ad una visione sociale, economica, artistica, filosofica con la Natura planetaria al centro. Natura di cui l’uomo, con i suoi 7,7 miliardi di esemplari (https://bit.ly/2WS1v8o), è parte marginale, infatti gli esseri umani, costituiscono solo lo 0,01% della vita sulla Terra, ma abbiamo sterminato l’83% dei mammiferi selvatici. A dispetto del titolo di specie planetaria dominante, che l’uomo si è assegnato da solo, il nostro peso “fisico” è davvero scarso. In termini di biomassa i virus, ad esempio, hanno un peso combinato tre volte superiore a quello degli esseri umani, così come i vermi. I pesci pesano dodici volte di più mentre la biomassa dei funghi è duecento volte più grande (https://bit.ly/3bwdBs7) . L’antropocene, dopo il Covid19, deve definitivamente finire…..mutare…..evolvere…….. Magari prendendo esempio proprio dall’Enciclica “Laudato si” di Papa Francesco (https://bit.ly/3bFkK9H), ma non certamente da tutta quell’esibizione di simboli scultorei ed architettonici, intimamente legati alla RADICE GRECA, che “circondavano il luogo della preghiera”, costruendo l’immagine suadente, ingannevole e perversa del MARGINE di quel “vuoto”. Se cambiamento non ci sarà, tutte le decine di migliaia di morti che il Covid19 farà alla Specie umana, non avranno avuto senso, ma saranno semplicemente l’ennesimo sacrificio ad una maniera distorta di affrontare la vita degli uomini sulla Terra.

A quel punto potremo solo aspettare, che “l’ennesimo imprevisto” ci cancelli definitivamente dalla superficie terrestre.

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Credits – https://bit.ly/2WPt4zl

Leonardo da Vinci, Uomo vitruviano, misura del Mondo, 1490 ca.

Matita ed inchiostro su carta. Gallerie dell’Accademia di Venezia

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DENSITA’


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Chiuso in casa, per evitare la propagazione virale, con la televisione accesa, l’orecchio è titillato dalle parole di un Ricercatore, con abilitazione per Professore Associato in Microbiologia Clinica, presso l’Università Bicocca di Milano. Costui operava una colta considerazione multidisciplinare “trasversale”, molto interessante per chi, come me si occupa di architettura, urbanistica, paesaggio. Sosteneva il Prof. Francesco Broccolo, che non è un caso che l’epidemia sia molto più rapida a diffondersi in quelle aree dove la densità della popolazione, il rapporto tra numero di abitanti residenti e superficie, è più alta (Lombardia, Veneto). La contiguità urbanistica, portata agli eccessi, determina la condizione ideale per la propagazione del virus all’interno degli esseri umani. Lo stesso evidenziava come nelle zone del sud d’Italia, soprattutto Molise, Abruzzo, il virus avrà una progressione molto meno rapida. Nascono spontanee considerazioni sulla “macelleria territoriale” attuata soprattutto in città come Milano, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo, Bresso, ecc., dove amministrazioni di centrosinistra, per decenni hanno “spinto” (e continuano a “spingere”, ad esempio a Milano con il PGT 2030) su un continuo aumento della densità urbana. Il Prof. Broccolo, sosteneva che le città devono essere ripensate proprio a partire dalla DENSITA’ URBANA. Bisogna generare un nuovo rapporto tra persone e territorio, non ci si può limitare ad un semplice “mascheramento” della “densità” con un banale rivestimento verde. Bisogna fare in modo che questa tragedia, che produrrà tantissimi morti, serva almeno ad “inventarsi” una nuova progettualità urbana per il futuro. Perchè solo questo è un provvedimento destinato ad evitare che tutto ciò possa non ritornare di nuovo.

Demografia: quanti siamo e quanti saremo, dove e come.

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Meglio non fare nulla, che fare qualcosa.


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Sopra il Corsera di oggi 9 gennaio 2019 con l'articolo di Gian Antonio Stella a pagina 42.

Nel febbraio 2017, veniva bandito un concorso di progettazione, in due gradi, per l’ampliamento della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Diamanti a Ferrara (https://bit.ly/2shhSuT). Importo previsto dei lavori euro 2.615.500 per 660 metri quadrati. Risultava vincitore il progetto proposto dalla triade 3TI + Labics + Vitruvio (https://bit.ly/2RlEd9t); con un progetto minimalista e poco invasivo, che si fa alla tradizione del Moderno (Mies van der Rohe), per rispondere alle esigenze di dare compattezza e futuro alla Galleria d’Arte Moderna. Settanta i progetti ricevuti, dieci quelli selezionati per partecipare alla seconda fase, valutati dalla commissione presieduta da Maria Luisa Pacelli, dirigente del servizio Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara, e di cui erano membri, in qualità di “dotti” esperti, Giorgio Cozzolino, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e Alfonso Femia, ex socio dello studio 5+1AA e fondatore di Atelier(s) Alfonso Femia. Da allora si è sviluppato un “ginepraio” dove la così detta società civile, capitanata dai fratelli Sgarbi (Vittorio ed Elisabetta), chiede con una raccolta di firme la non esecuzione del progetto, secondo loro “distruttivo” e vero e proprio scempio ! (https://bit.ly/2SOVWTG). Tra i firmatari dei veri e propri maestri in “scempi architettonici” in luoghi sensibili : Mario Bellini (https://bit.ly/2Aywhaw), Mario Botta (https://bit.ly/2Rju6BY), ecc.; ed anche dei veri e propri “esperti” dell’architettura in luoghi ad alta sensibilità paesaggistico : Massimo D’Alema (politico in pensione), Klaus Davi (massmediologo), Furio Colombo (giornalista tuttologo), Oscar Farinetti (imprenditore), ecc. (qui l’elenco dei firmatari – https://bit.ly/2QxA1yi). Sotto, sotto (ma neanche tanto) vi sono le imminenti elezioni amministrative a Ferrara (Tagliani sindaco del centrosinistra, versus Sgarbi Family che fa l’occhiolino al centrodestra Salviniani/Leghista). A PERDERCI COME SEMPRE E’ L’ARCHITETTURA (soprattutto quella moderna) e GLI ARCHITETTI, messa/messi in mezzo per un MASSACRO. Tutto sembra tendere verso quello che è ormai il tragico motto di una nazione immota e ferma : “Meglio non fare nulla, che fare qualcosa”, il che esclude anche la possibilità di aumentare gli spazi culturali di una città importante, ad uso anche di una migliore attrattività turistica, oltre a perdere forse dei finanziamenti già acquisiti.

http://artemoderna.comune.fe.it/

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Call for Ideas


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Nel lontano 1978, appena diplomato al Liceo, e da poco iscritto alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, l’assistente di disegno (che faceva l’architetto) mi propose, chiamandomi a casa, visto che ero il più dotato del suo corso, di fare un lavoretto di disegno, per un annetto part-time, in un comune dell’Hinterland milanese.

Si trattava di disegnare e correggere gli elaborati del nuovo Piano Regolatore Generale, che si andava a redigere. A tal fine il comune dove allora imperavano i socialisti, aveva costituito nella recente sede comunale, un apposito ufficio di Piano.

I tre architetti incaricati di redigere il P.R.G. erano tutti di “sinistra”, il capintesta (che poi sarebbe diventato dopo questa esperienza il mio datore di lavoro) ovviamente iscritto al Partito Socialista e con ufficio in prossimità della sede provinciale del PSI in Corso Magenta a Milano.

Gli altri due molto più giovani, gravitavano ; uno nell’area del PCI, l’altra (la mia assistente) probabilmente nel PDUP, il partito di unità proletaria, o giù d lì.

La Stesura delle tavole di piano avveniva cercando di interpretare i dati raccolti sul territorio, i possibili sviluppi futuri, le desiderata dei cittadini e dei politici che veniva interpellati in estenuanti riunioni. Sembrava un’operazione “scientifica” ed immutabile, o almeno a me così appariva all’inizio.

L’incarico era di disegnare a mano i profili del centro storico e stendere su degli enormi radex (copie eliografiche su supporto lucido), i retini autoadesivi delle varie destinazioni funzionali, i trasferelli con i percorsi pedonali, le sigle, le legende, ecc..

Un lavoro demenziale se immaginato oggi; un lavoro manuale, che l’Ufficio Tecnico comunale non era in grado di svolgere perché sottodimensionato, e che a me consentiva di fare la mia prima esperienza lavorativa.

Io c’ero…..ma non c’ero, per motivi politici; e per questo il Comune mi pagava IN NERO circa 1.500 lire all’ora (meno di un euro). Come faceva l’amministrazione comunale a pagarmi in nero, lo sa solo Dio. Ma allora era quasi una consuetudine.

La mia disponibilità di tempo doveva esserci anche la sera fino alle ore piccole. Infatti dopo ogni presentazione pubblica degli elaborati dello strumento urbanistico ai cittadini, avvenivano delle riunioni ristrette, al piano sottostante (sindaco, giunta assessori, rappresentanti dei partiti che amministravano), dove spesso si aggiungevano “altri personaggi” (rappresentanti dell’opposizione, immobiliaristi, proprietari di grossi appezzamenti di terreno, singoli con molto potere decisionale, imprenditori, ecc.).

Io dovevo essere abile e preciso, a spostare immediatamente i retini per trasformare zone inedificabili in terreni costruibili; spostare improvvisamente strade e quant’altro. Spesso attendevo per ore, mentre sentivo che litigavano a voce alta animatamente. Poi velocemente spesso anche aiutato per velocizzare la cosa dovevo trasformare il lavoro dignitoso fatto in una “porcata”. Il tutto avveniva anche più volte nella stessa serata.

Era il SACCO del territorio. La compravendita “bendata” al mercato delle vacche. Era una accesa “partita a tresette”, come veniva dai più chiamata.

Poi i tre tecnici dovevano fare “digerire” quanto prodotto, al consiglio comunale ed ai cittadini. All’opinione pubblica.

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Oggi un certo Pierfrancesco Maran, e l’amministrazione Giuseppe Sala tutta, lanciano per l’aggiornamento al 2030 del PGT (Piano di Governo del Territorio, cioè quello che una volta era il Piano Regolatore Generale), anche una “Call for Ideas”. Insomma il Comune raccoglie idee e scenari che si ispirino agli obiettivi e regole del PGT (ovviamente gratis) rivolta a esperti, investitori, operatori che vogliano immaginare possibili scenari urbanistici per alcune aree della città in base alle regole e agli obiettivi del Piano di Governo del Territorio. Le proposte dovranno essere inviate tra il 30 novembre e il 20 dicembre 2018.

http://www.comune.milano.it/wps/portal/ist/it/servizi/territorio/revisionePGT/PGT_Milano2030_CALL?fbclid=IwAR16vCKN6LeTwm_XmwQVZh4a8-Ey9qkEcT4CT4sxbJ1gFWfPJwJuZbccwXs

Una chiara, e triste, OPERAZIONE DI MARKETING POLITICO, di FALSA DEMOCRAZIA ED INCLUSIONE, infatti tutto avverrà esattamente come ho descritto nel testo soprastante, alla stessa maniera in uso nel 1978 (40 anni fa) : la “partita a tresette”. Ma ovviamente Maran e Sala questo non possono dirlo, e tutta l’operazione di NASCONDIMENTO E PARTECIPAZIONE avviene con l’avvallo dell’Ordine degli Architetti di Milano e provincia. Soprattutto Maran e Sala, non possono dire che molte delle opzioni possibili politiche e territoriali, a questo punto sono già state decise.

http://www.arcipelagomilano.org/archives/51222

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Ingegneria del consenso


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Nel salotto buono della politica milanese, la Sala Alessi a Palazzo Marino, si è tenuta una “garrula” conferenza/dibattito in merito all’apertura dei Navigli milanesi. Il fronte del NO ha dimostrato con l’ausilio di numerosi tecnici, che l’opera strenuamente voluta da Giuseppe Sala sindaco, è superflua (11 luglio 2018, ore 18,00).

L’idea è dimostrare l’inutilità dell’operazione e la macchinazione mediatica che c’è dietro.

Presenti : Beltrami Gadola, Emilio Battisti, Alberto Artioli………politici, consiglieri e quant’altro.

Il comune (Sala) sta promuovendo un’operazione da “debat public” ( https://bit.ly/2NHEDl7 ) in merito al progetto di riaprire i Navigli milanesi, sostenuto da anni apposita associazione ( https://bit.ly/2KMj8BK ).

Debat public non attuati con la procedura con cui sono utilizzati in Francia, in quanto mancanti di un’autorità “terza” in grado di discernere tra le opzioni della Amministrazione e quelle dei Cittadini. Una triste vicenda di “falsa democrazia” finalizzata a costruire un’ingegneria del consenso.

Sala ne fa una questione di principio, visto che in merito c’è stata anche la possibilità di un referendum. Entro la fine del suo mandato vuole aprire il primo tratto (costo 150 milioni dei 500 totali previsti). L’idea è quella di aumentare il turismo a Milano grazie alla “riscoperta” di tale infrastruttura.

Il progetto è meschino, infatti non si intende riscoprire i Navigli storici con criteri archeologici, ma bensì realizzare una serie di “vasche” (cinque tratti) difficilmente navigabili, collegati tra loro da una tubazione di ricircolo. Una operazione che renderà difficile l’accesso alle abitazioni contermini, complicherà il traffico ed avrà dei costi di gestione (manutenzione, pulizia, ecc.) stimati in circa 10 milioni annui.

Insomma una “porcata”, da collocarsi in un nuovo sedime, distruggendo le tracce (ora interrate e/o tombinate) del Navigli storici.

I costi stimati sembrano ottimistici, i possibili ritrovamenti archeologici, la sistemazione dei sottoservizi, sicuramente faranno lievitare i costi ed i tempi di realizzazione. Senza contare lo sconvolgimento della viabilità e dei trasporti che tali “vasche” necessariamente indurranno.

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Il Bidello dell’architettura


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Parecchi anni fa, negli anni Ottanta del Novecento, all’Istituto Universitario di Venezia (IUAV) esisteva una figura nota a tutti, un bidello, una specie di factotum, che aveva acquisito fama e notorietà, anche perchè portava degli occhiali identici a quelli di Le Corbusier.

Si trattava del capo bidello, il cui tavolino era collocato nell’atrio del corridoio. Costui era considerato una sorta di “segretario generale”, di “super-bidello” della facoltà; anche perchè sapeva sempre tutto e di tutti. Nonostante le numerose mansioni che svolgeva, spesso al di fuori del proprio ruolo, quasi confondendosi con la docenza e la gestione universitaria; nonostante i numerosi “svarioni” a cui era avvezzo; nonostante le fandonie che spesso raccontava travisando la realtà, ai più risultava “simpatico”. Un male necessario ed indispensabile. Nel corso del tempo era divenuto quasi una potenza, o perlomeno così gli piaceva far credere.

Questo suo fare, intrallazone ed ai limiti della liceità, lo portò ad essere parte attiva in una vicenda di esami di stato truccati, che nel 1985 lo condusse agli arresti.

Una losca tresca tra docenti, personale della segreteria, bidelli di cui ci resoconta con dotta sapienza, Roberto Bianchin, in un’articolo della Repubblica del 27 novembre 1985.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/11/27/architettura-arrestato-un-docente.html

 

 

Milano City (Testa o Croce).


 

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La "Nube Purpurea che uccide" su Milano fotografata dalla Torre Garibaldi

Se con il lancio di una monetina, Milano ha perso l’assegnazione dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA), a favore della più rutilante, ecologica e culturalmente più dotata Amsterdam, questo fatto non deve essere vissuto negativamente, in quanto può essere una grande occasione.

Infatti, l’arrivo dell’Agenzia Europea del Farmaco (che ora ha sede a Londra), con i suoi oltre 800 impiegati, i congressi ed il relativo turismo conseguente, avrebbero ulteriormente indotto la metropoli milanese ad una crescita urbanistica “gonfiata” che già consta di decine di migliaia di vani sfitti e/o inutilizzati; soprattutto di terziario e di residenziale.

Non dimentichiamoci che Milano, una delle zone al mondo con il più alto consumo di suolo, insiste in una delle regioni della Pianura Padana in cui gli abitanti dell’area metropolitana sono esposti quotidianamente (tra ottobre e marzo) a livelli di inquinamento atmosferico da biossido di azoto e da micropolveri sottili (PM 10 e PM 2,5) di gran lunga superiore ai limiti di legge. Da Paderno Dugnano a Lacchiarella, da Corbetta a Truccazzano.

È evidente la necessità di un urgente e decisivo piano d’intervento che vada finalmente ad incidere sulle politiche relative alle fonti di inquinamento. E’ ormai un problema di salute pubblica, che ricorre praticamente ad ogni inverno, per più settimane.

A ciò non esula l’urbanistica. Anziché di continuare a progettare dei Piani di Governo del Territorio (PGT)  di espansione della superficie lorda di pavimento (con conseguente inevitabile consumo di suolo), bisognerebbe decostruire, riducendo il numero degli abitanti insediati. Concentrando tutte le disponibilità economiche sulla realizzazione di spazi verdi (filtranti) e di mezzi di trasporti pubblico efficienti, capillari ed economici.

Una occasione è stata di recente offerta dall’Accordo di Programma (A.d.P) tra Ferrovie dello Stato e Comune di Milano, inerente la riqualificazione degli scali ferroviari dismessi (oltre 1,2 milioni di metri quadrati oggi abbandonati e degradati sparsi nel territorio comunale) delle aree : Farini, Porta Genova, Porta Romana, Lambrate, Greco, Rogoredo e San Cristoforo, ecc.. Una occasione colta solo parzialmente d’invertire un futuro di “cemento”.

Infatti i progetti, presentati la scorsa primavera in occasione del Salone del Mobile, sono maestosi, ricchi di verde, di piante e di grandi prati, ma anche di tanto edificato “dipinto di verde” : troppo edificato e tanti palazzoni inutili, probabilmente invendibili a medio e lungo termine.

Non si tratta di realizzare, degli scenari per le “fauci feroci” degli immobiliaristi, o per le “matite verdeggianti” degli architetti, troppo spesso “servi” di costoro, ma invece bisogna consentire ai cittadini di tornare a respirare, invertendo una tendenza che non consente più deroghe, già da molti anni. Alle auto ecologiche ed elettriche, al costruito sostenibile con contenimento spinto dei consumi energetici, deve anche seguire un’architettura che sappia contenersi nella quantità (volume) per dare più spazio alla qualità, ai contenuti.

Non è più accettabile pensare alla Città di Milano ed alla sua area metropolitana in termini di edificato, ogni brandello di terreno da riqualificare deve diventare esclusivamente un’area verde. Un verde da intendersi «come infrastruttura ecologica ed economica», che sia fruita insediandovi attività diverse che possono essere orti urbani, istallazioni temporanee, spazi per i concerti e attività sportive. Per il costruito ci sarà solo l’impronta degli edifici già edificati, il sopralzo (contenuto) di quelli esistenti. Un lascito per le generazioni future.

Dario Sironi

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