ALESSI

Nel salotto buono della politica milanese, la Sala Alessi a Palazzo Marino, si è tenuta una “garrula” conferenza/dibattito in merito all’apertura dei Navigli milanesi. Il fronte del NO ha dimostrato con l’ausilio di numerosi tecnici, che l’opera strenuamente voluta da Giuseppe Sala sindaco, è superflua (11 luglio 2018, ore 18,00).

L’idea è dimostrare l’inutilità dell’operazione e la macchinazione mediatica che c’è dietro.

Presenti : Beltrami Gadola, Emilio Battisti, Alberto Artioli………politici, consiglieri e quant’altro.

Il comune (Sala) sta promuovendo un’operazione da “debat public” ( https://bit.ly/2NHEDl7 ) in merito al progetto di riaprire i Navigli milanesi, sostenuto da anni apposita associazione ( https://bit.ly/2KMj8BK ).

Debat public non attuati con la procedura con cui sono utilizzati in Francia, in quanto mancanti di un’autorità “terza” in grado di discernere tra le opzioni della Amministrazione e quelle dei Cittadini. Una triste vicenda di “falsa democrazia” finalizzata a costruire un’ingegneria del consenso.

Sala ne fa una questione di principio, visto che in merito c’è stata anche la possibilità di un referendum. Entro la fine del suo mandato vuole aprire il primo tratto (costo 150 milioni dei 500 totali previsti). L’idea è quella di aumentare il turismo a Milano grazie alla “riscoperta” di tale infrastruttura.

Il progetto è meschino, infatti non si intende riscoprire i Navigli storici con criteri archeologici, ma bensì realizzare una serie di “vasche” (cinque tratti) difficilmente navigabili, collegati tra loro da una tubazione di ricircolo. Una operazione che renderà difficile l’accesso alle abitazioni contermini, complicherà il traffico ed avrà dei costi di gestione (manutenzione, pulizia, ecc.) stimati in circa 10 milioni annui.

Insomma una “porcata”, da collocarsi in un nuovo sedime, distruggendo le tracce (ora interrate e/o tombinate) del Navigli storici.

I costi stimati sembrano ottimistici, i possibili ritrovamenti archeologici, la sistemazione dei sottoservizi, sicuramente faranno lievitare i costi ed i tempi di realizzazione. Senza contare lo sconvolgimento della viabilità e dei trasporti che tali “vasche” necessariamente indurranno.

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