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Builders of the future

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Suggestioni di futuro

De Lucchi per Zambon


A partire dal 2021 è in fase di realizzazione, a Bresso (Mi), ed ormai in fase avanzata di completamento, “Open Zone” (https://www.openzone.it/) il campus, come va di moda dire adesso, scientifico e di ricerca, dedicato alle salute ideato dal Gruppo Farmaceutico Zambon, con la realizzazione di due nuovi edifici che concluderanno il piano di sviluppo da oltre 70 milioni di euro, iniziato nel 2018, con la creazione della “bolla” di Oxy.Gen. Con i due nuovi edifici a terziario, Open Zone avrà una superficie di oltre 37.000 metri quadrati con la possibilità di contenere fino a 1.200 persone. 

I nuovi edifici denominati “Le Torri di via Campestre”, a firma AMDL CIRCLE (De Lucchi ed Associati – https://amdlcircle.com/), ospiteranno laboratori di ricerca avanzata, e spazi a tecnologia complessa, compresi ambienti dedicati a iniziative imprenditoriali per startup. Soprattutto nel Campus si insedieranno e rappresenteranno (la comunicazione è sempre più importante per il Gruppo Zambon) soluzioni innovative nel campo della salute, che si andranno ad aggiungere alle strutture già esistenti e già ampiamente collaudate come : Oxy Gen (https://oxygen.milano.it/); Sede Z-Life (https://amdlcircle.com/it/project/sede-z-life-zambon-campus-openzone).

Arcadis Italia srl per la progettazione strutturale e quella generale; i trevigiani della CARRON Spa per la costruzione, completano la squadra che sta concludendo i lavori.

Il progetto, di un biancore etereo ed ovviamente colore ormai iconico per il “sanitario”, ha una facciata con una interessante “doppia pelle”, che di fatto reinterpreta il concetto di frangisole, di “brise-soleil” di lecorbuseriana memoria.

Questo progetto, come tutti le definizioni progettuali di AMDL CIRCLE, ha un approccio alla sostenibilità, che non è ripiegato, su una qualità puramente impiantistica per sostenere il raggiungimento di tali obiettivi, come ormai spesso avviene. AMDL CIRCLE, confrontandosi con l’Agenda 2030, i cambiamenti climatici, sembra avere una definizione di “goals” da raggiungere, più seri e credibili (https://amdlcircle.com/sustainability/).

Complessivamente un bell’edificio, ben realizzato. Un edificio di terziario, che si stacca dalla ormai solita e banale poetica architettonica ricorrente, che vede gli edifici di terziario essere solamente un “pelle” di vetro trasparente.

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

LOC 2026


Un progetto, a Milano, di “trasformazione urbana” di uno svincolo, più che una piazza, da sempre. Una spesa complessiva per i lavori prevista tra i 70 ed 80 milioni di euro, salvo aumenti ulteriori. Aumenti quasi sicuri vista la complessità del sito, e di quello che ci sta sotto (due linee di metropolitana e sottoservizi). Solito “delirio di presunto verde” tanto caro alla Giunta Sala. 300 alberi “bonsai” da piantare, più altri 220 alberi previsti nell’ intorno dal “verzuramento milanese” di Forestami (?). Verde dovunque: sopra, sotto, a lato, nell’intorno, collocato ad arte per nascondere e camuffare il cemento, i metri cubi, il tutto per fare quadrare il costo notevole dell’intervento…….La Milano del duo Pierfrancesco Maran/Beppe Sala, e del PD (e soprattutto dell’invotabile Majorino candidato alla Presidenza della Regione Lombardia): una “squadra” che continua a produrre CEMENTO A GO-GO, per il sollazzo degli immobiliaristi. In via Porpora 10 (ingresso libero, 10/20 da martedì a domenica), uno spazio dedicato, per titillare i cittadini e gli avventori. Qui i due inventori del marketing verde (che verde non è), “spacciano” i nuovi spazi, collocati sopra lo svincolo autostradale ed al nodo delle due metropolitane 1 e 2, di Piazzale Loreto. Ovviamente tutto pronto, inderogabilmente, per le Olimpiadi Invernali 2026.

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Da GLORENZA a LAMPEDUSA


“Oggi attribuiamo grande valore alle apparenze, come un tempo si usava l’architettura per dimostrare potere: lo stile fascista, per esempio, che non ho mai amato, rappresentava la potenza di un governo, di una nazione, facendo un uso improprio della bellezza.

Ma le apparenze, in realtà, non significano nulla, i soldi non sono una misura per capire chi abbiamo di fronte.

Dinanzi alla vita, alla morte, al tempo che passa, alla monumentalità della natura siamo tutti uguali, creature fragili, mortali.”

Oscar Niemeyer (1907 / 2012)

GLORENZA

Glorenza è un comune italiano di 913 abitanti della provincia autonoma di Bolzano in Trentino-Alto Adige, situato nell’Alta Val Venosta, lungo la strada verso il Passo del Forno. Si trova a 10 chilometri dal confine svizzero. È il più piccolo comune dell’Alto Adige a fregiarsi del titolo di città. Altitudine 907 m.s.l.m.

Il toponimo è attestato come “Glurnis” nel 1163 e “Glurns” nel 1228. Esso deriva da colurnus, variante del latino corylus (che significa «nocciolo». Nel 1309 Glorenza fu elevata a città (risultando la più piccola delle otto presenti nella provincia). Venne completamente rasa al suolo nel 1499, dopo la battaglia della Calva, nel corso della guerra sveva, che opponeva l’imperatore Massimiliano I alla Confederazione dei tredici Cantoni.

Dopo questa distruzione, l’imperatore Massimiliano decise di ricostruirla e di munirla di mura (le quali si sono conservate intatte fino al presente e sono uno dei principali luoghi d’interesse della città), trasformandola in una testa di ponte verso i possedimenti asburgici in Svizzera.

Anche dopo che questi, poco tempo dopo, furono perduti, Glorenza conobbe comunque lunghi secoli di prosperità come città mercantile, grazie soprattutto al commercio del salgemma proveniente da Hall (Tirolo settentrionale) e destinato in Svizzera.

Sono stato a Glorenza per 3 giorni, l’estate scorsa (2022). Tutto sembra perfetto, con una notevole propensione da parte dei cittadini venostani, al rispetto delle leggi e ad una esagerata manutenzione del paesaggio.

L’architettura moderna, che si confronta con il suo importante passato, è particolarmente brillante ed attenta alla sostenibilità. Potendo anche disporre di un’entità economica rilevante.

Come ad esempio, ha fatto Werner Tscholl, per il nuovo edificio della Distilleria PUNI (l’unica distilleria di whiskey in Italia), Glorenza, Via Mühlbach, 2. Progettata e costruita tra il 2010 ed il 2012. Un edificio cubico, rivestito come i vecchi fienili per l’essicazione del fieno. Dentro un cubo di cristallo, con gli uffici e gli spazi per la vendita. Sotto la parte produttiva e la cantina per l’invecchiamento del whisky. Un piccolo capolavoro, frutto di grande maestria del professionista altoatesino (http://www.werner-tscholl.com/new-constructions/puni-destillerie-glurns-2012/).

1.877 chilometri a sud di Glorenza………..

…….pari a 2,5 ore di aereo o 26 ore in auto, o 297 ore a piedi……..

…….si trova l’isola di Lampedusa («un pezzo d’Africa in Italia»).

Tra le due cittadine, ci sta tutta l’Italia, ci stiamo noi, con le nostre contraddizioni, le nostre idiosincrasie, i nostri contrasti.

Sono stato di recente a Lampedusa per 4 giorni. 5.871 abitanti ed oltre 1.000 unità delle forze dell’ordine (soprattutto Guardia di Finanza), per la problematica dei migranti. In estate gli abitanti aumentano a circa 60.000.

È la più estesa dell’arcipelago delle Pelagie nel Mare Mediterraneo, nonché il territorio italiano più meridionale in assoluto e fa parte del Consorzio di Agrigento. Geograficamente si trova in Africa. Amministrativamente forma, assieme a Linosa, il comune di Lampedusa e Linosa (di cui è la sede municipale, che conta 6 373 abitanti complessivi. Con una superficie di 20,2 km², è la quinta per estensione delle isole siciliane. In greco antico era nota come Λοπαδοῦσσα Lopadoûssa, poi latinizzata in Lopadusa. Appartiene alla placca africana (Fonte : Wikipedia).

Durante questo soggiorno, sono riuscito ad avere lo scontrino solamente una volta in 4 giorni, per una granita da 2 euro ai gelsi di Linosa, TUTTO IL RESTO IN NERO (per Pos non funzionanti, e lo scontrino è un optional)………. siamo così, noi italioti, FATTI MALE !

Meno male, che c’è l’Architettura (quella con la “A” maiuscola”), la quale grazie a professionisti seri e colti, riesce a restituirci, in povertà o in ricchezza, tutta quella “GRANDE BELLEZZA” lasciataci dalle generazioni passate, che continuiamo a portare avanti nonostante la maggior parte dei nostri concittadini sembra indifferente a tutto ciò.

Come ad esempio l’architetto Vincenzo Latina, che a Lampedusa, ad ottobre 2022, ha inaugurato il Memoriale del naufragio di una nave di migranti del 3 ottobre 2013, in cui morirono 368 persone. Una ex cava di pietra, dismessa, trasformata in un luogo per eventi, in un memoriale in ricordo di quei naufraghi, ma anche di tutti i migranti che ambiscono alla “porta d’Europa”. Un piccolo capolavoro realizzato in totale povertà di mezzi e di denaro. (https://www.espazium.ch/it/attualita/dalla-roccia-verso-il-cielo) – (https://www.lacivettapress.it/2022/10/14/nella-cava-di-lampedusa-oasi-di-cultura-e-di-memoria-su-progetto-dellarch-latina-le-note-di-takahiro-yoshikawa/)

All’alba il dolore è stanco.

Poesia per i migranti.

All’alba il dolore è stanco
il corpo si abbandona sulla terra umida.
Lento dalla ferita sorge il sole
mentre la notte ha già preso il largo su una scialuppa
di fortuna.
Forse questa giornata approderà su un colle
e gli uomini si chineranno a raccogliere
frutti di generazioni mandate al sacrificio.
Sono venuto nel tuo paese con il cuore in mano
Espulso dal mio,
Un po’ volontariamente e un po’ per bisogno
Sono venuto,
Siamo venuti per guadagnarci da vivere,
Per salvaguardare la nostra sorte,
Guadagnare il futuro dei nostri figli,
L’avvenire dei nostri anni già stanchi,
Guadagnarci una prosperità
che non ci faccia vergognare,
Il tuo paese non lo conoscevo
E’ un immagine…
Un miraggio, credo, ma senza sole…
Siamo arrivati qui ad informare,
con un canto di follia nella testa…
E già la nostalgia e i frammenti del sogno…
Sopravviviamo tra l’officina
o il cantiere e i pezzi del sogno
Il nostro cibo, la nostra dimora
Dura l’esclusione
Rara la parola rara la mano tesa.

Tahar Ben Jelloun

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

CTONIO


In Corso Venezia 52 a Milano, ha aperto al pubblico il 7 settembre 2022, un nuovo museo etrusco con nuovi spazi espositivi ricavati nella vecchia sede, appositamente restaurata e ampliata, della Fondazione Luigi Rovati. Il progetto, molto complesso per i rigorosi criteri di sostenibilità (ha il suo appeal architettonico massimo, nella parte ipogea, ispirata alle tombe di Cerveteri), è dello studio MCA Mario Cucinella Architects.

La scala che dall’Atrio, conduce agli spazi espositivi sotterranei
I ricorsi in pietra serena che caratterizzano soprattutto i sotterranei

Agli spazi sotterranei si accede direttamente dall’ingresso principale: attraverso una scala rivestita completamente di pietra serena (pietra delle cave tosco-emiliane), si arriva così allo spazio espositivo composto da tre sale circolari e una grande ellittica. In pianta la forma che ne risulta è “organica”, quasi “biologica”. Questo spazio ctonio è modellato da ricorsi di pietra che, generano uno spazio dinamico, mosso. Come puntualizza lo studio Associato di Mario Cucinella (MCA): «La scelta di una unica pietra, quella serena, racconta di una materia estratta da profonde cave di Firenzuola, che dà un senso di uno spazio scavato sottratto proprio come nelle cave; opere di architettura di inconsapevole bellezza. Le rigature orizzontali delle pietre, dovute alla dimensione del concio di cinque centimetri di spessore e un metro di lunghezza e distanziate di cinque millimetri tra loro, creano un effetto di sospensione di questa imponente massa che contrasta con i puntini lucenti dovuti alla presenza di scagliette di Mica nella miscela della pietra».

Per ricavare questi livelli ipogei, l’edificio è stato letteralmente “puntellato e sostenuto”, negli spazi superiori, per poter scavare (demolendo le fondazioni storiche) ed acquisire questi nuovi spazi museali.

Il nuovo museo conta una superficie di 3.500 mq per sette piani, due interrati che ospitano il museo vero e proprio.

Oltre al Bookshop, e ad un giardino nell’interno della corte, è stato dotato anche di un ristorante e di un caffè bistrot affidati allo chef Andrea Aprea, due stelle Michelin.

Il Museo doveva aprire nel 2018, ma le numerose difficoltà tecniche, ne hanno rallentato l’apertura fino ad oggi. I costi dichiarati da Ediltecno, l’impresa costruttrice, sono di circa 21 milioni di euro – https://bit.ly/3RKgBqn

Spazi eleganti, che bene si integrano con la funzione museale, dettagli benfatti, uno dei pochi progetti completamente convincenti di Mario Cucinella. Ottimo l’allestimento museale.

Gratuita la visita del museo, sino alla fine di settembre 2022; dopo 16,00 euro.

Sopra – Immagini dello spazio museale interrato
Gli uffici della Fondazione Luigi Rovani, posti al Piano Primo
Spazi museali posti al Piano Secondo
Spazi museali posti al Piano Secondo
Il meraviglioso giardino nel cortile retrostante
Il meraviglioso giardino nel cortile retrostante
Uno schizzo di Mario Cucinella
Un altro schizzo/sezione di Cucinella

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

La casetta vicino alla Fucina.


Le Dolomiti viste da Nova Ponente
Il Fiume Ega

La casetta di Walter Pirchler (al centro) e la Fucina (che si intravvede sulla destra)

La casetta.

1 settembre 2022, Nova Ponente

Intellettuale, scultore, architetto, Walter Pichler nasce nel 1936 a Nova Ponente (Deutschnofen) in Val d’Ega, Alto Adige. La sua famiglia, proprio quell’anno 1936, decide di trasferirsi in Austria a causa della Seconda Guerra Mondiale, della penuria di cibo e delle leggi razziali. Nell’anno 1955, Walter Pichler si diploma alla Hochschule für Angewandte Kunst (Università di arti applicate) di Vienna.

Nel 1963 insieme ad Hans Hollein (1934/2014, importante architetto austriaco. Premio Pritzker nel 1985) realizza la mostra innovativa e rivoluzionaria “Architektur” alla Galerie nächst St. Stefan di Vienna: progetto con cui vogliono liberare l’architettura dalle costrizioni del costruire e la scultura dalle costrizioni di un astrattismo diventato arido. Nel 1967 con “Visionary Architecture” espone al MoMA (Museum of Moder Art) di New York con Hans Hollein e Raimund Abraham. Nel 1968 partecipa a Documenta 4 e 6, di Kassel ( https://bit.ly/3TEmNBH )

Nel 1972 Pichler compra un terreno a Sankt Martin sul Raab (Burgenland meridionale – Austria), che elegge a sua residenza, in cui allestisce le sue sculture all’interno di costruzioni architettoniche realizzate ad hoc ( https://bit.ly/3ekJ5YS ). Pur avendo anche un prestigioso studio a Vienne, trascorre qui la maggior parte della sua vita creativa.

Un’altra peculiarità di questo artista era la progettazione molto lenta, quasi maniacale nella definizione dei dettagli, che a volte ha richiesto decenni per il completamento di una scultura, realizzato molti schizzi, disegni e modelli. Ed anche una passione sfrenata per la tecnologia applicata al costruire tradizionale.

Nel 1975 è nuovamente al MoMA con “Projects” ( https://www.moma.org/artists/4612 ), e nel 1982 partecipa alla Biennale di Venezia. Nel 1998 espone allo Stedelijk Museum di Amsterdam.

Nel 2002 inizia la realizzazione della Casa accanto alla Fucina in Val d‘Ega, su un terreno del nonno, concessogli dai parenti, a ridosso del Fiume Ega (Kardaunbach). Una casetta di appena 59 metri quadrati, che l’artista utilizza durante l’estate quando viene a trovare i parenti.

Al piano terreno un bagno, una cucina, un piccolo deposito, ed un vasto locale con un divano/letto per dormire ed un tavolo per ricevere le persone.

Immagini del piano terreno

Al piano interrato, a cui si accede attraverso un ingegnoso escamotage (a mo’ di ponte levatoio), un grande locale, con un enorme tavolo per le riunioni con i parenti. Tutti gli impianti in questo locale (compreso il rosso scaldabagno elettrico) sono a vista, mentre al piano superiore, sono tutti incassati e celati, con sportelli di acciaio. Il solaio sembra realizzato con un sistema prefabbricato simile alle predalle.

Una casetta senza finestre, ma con solide pareti in muratura di pietra (quella del Fiume Ega lì vicino) e cemento armato a vista, con un tetto di vetro per osservare il cielo. Tutto, all’interno ed all’esterno nella casetta, viene minuziosamente disegnato da Walter Pirchler, e perfezionato, seguendo di persona gli artigiani locali. Dettagli spesso strepitosi, come il grande forno/caldaia in piastrelle di ceramica, o come i ripiani lapidei della cucina in pietra di Andriano (rosata) levigata, ma anche il tetto, il tavolo, le sedie, ed il sistema a “tenda orizzontale” (a carrucole) di schermatura del tetto vitreo. Strepitose le travi in acciaio di sostegno dei pannelli di vetro del tetto, tagliate e saldate al laser (grazie alla perizia dei cugini che ancora continuano la lavorazione dei metalli a Bolzano).

Un’intercapedine ventilata, in cemento armato, isola la casetta, rendendola salubre dalle possibili infiltrazioni d’acqua.

Alle pareti, del piano terreno, i parenti conservano i numerosi schizzi e disegni, dell’architetto/scultore, che aiutano i visitatori a contestualizzare il processo creativo che ha portato alla realizzazione della casetta.

Walter Pirchler muore nel 2012 a settantacinque anni, a causa di un cancro. Nel 2015 tuttavia viene realizzata, dai parenti, postuma, la Plattform über dem Bach (Piattaforma sopra il Fiume Ega, di colore rosso) che completa, con questo osservatorio paesaggistico, pensato e disegnato da Walter in ogni dettaglio, il progetto della casetta in Val d’Ega.

Un progetto che nelle sue parti reinterpreta tutta la Storia dell’Architettura, con le pareti in sasso, il frontone classicheggiante del tetto (evidenziato in rosso), il rigore planimetrico simile ad un tempio greco, la scelta di materiali naturali, ecc.

Dal 17 giugno al 4 settembre il MUSEION di Bolzano, a cura di Andreas Hapkemeyer (raffinato e colto storico dell’arte che ci ha accompagnati nella visita della casetta a Nova Ponente), ha accolto l’interessante mostra di alcuni disegni di Pichler, con visita guidata della casetta in Val d’Ega, in presenza dei parenti :

Walter Pichler (1936 – 2012), Architettura – Scultura, Haus neben der Schmiede, Val d‘Ega

https://bit.ly/3L2TZ1T

Vista della grande Caldaia/Forno, con gli elementi ceramici disegnati da Pirchler (come ad esempio il modulo d’angolo in pezzo unico)
Sopra – Gli sportelli in acciaio studiati da Pirchler per nascondere gli impianti
Le sedie lignee, in faggio per il piano terreno
L’accesso al piano interrato (solo dall’esterno) condiviso con quello al piano terra
Immagini del piano interrato con il grande tavolo, le panche, ed il lampadario mobile a contrappeso
Le grandi pietre di fiume, che nascondono ed arieggiano l’intercapedine in c.a. (sotto)
E per finire alcune immagini della Fucina, con il tavolo esterno (in pietra rosa di Andriano) su cui era solito sostare in estate Walter Pirchler durante le belle giornate

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Abtei Marienberg


Abtei Marienberg sopra Burgusio in Val Venosta (Alto Adige – Val Venosta)

Nel 1999, i Benedettini che abitavano l’Abbazia, si rivolsero all’architetto altoatesino, più noto in Alto Adige, per sistemare un museo nelle cantine dell’edificio, nessuno allora poteva immaginare quanto lunga e profonda sarebbe stata la loro collaborazione.

Si può tranquillamente affermare che l’intera Abbazia è stata trasformata, nel corso del tempo, grazie all’abilità progettuale di Werner Tscholl e alla lungimiranza dei suoi datori di lavoro, in un grande museo di sé stessa.
Le sistemazioni architettoniche operate da Tscholl sono interventi puntuali, mirati, che, però, seguono tutti una stessa strategia architettonica, un misto tra la sobrietà razionale, richiesta dagli ambienti dell’abbazia, ed il conseguimento di una modernità dedotta dalle forme e dai materiali contemporanei abilmente utilizzati tra loro, quali il calcestruzzo pigmentato, l’acciaio dipinto di nero e trattato a cera, il vetro e il legno.

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27 Agosto 1965


“Dobbiamo trovare l’uomo.
Occorre trovare la retta che sposi l’asse delle leggi fondamentali: biologia, natura, cosmo.
Retta inflessibile come l’orizzonte del mare.”

Le Corbusier (LC 1887/1965)

Le Corbusier al “Cabanon” a Cap Martin, Roccabruna, Francia, dove il 27 agosto 1965 troverà la morte nuotando nel Mare Mediterraneo

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Valle di Ledro


Tramonto in Val dei Mulini (Bezzecca)
Bosco di pini Silvestri in Val di Pur (Molina)
Lago di Ledro (Mezzolago)

LA VALLE DEL LAGO DORATO – Trasmissione GEO, Raitre del 22 febbraio 2023

https://fb.watch/iX78YCx3tB/

Val di Concei (verso Rifugio al Faggio)
Bezzecca via Tovi
Tremalzo (1667 mslm)
Lago di Ledro
Lago di Ledro
Architetture rurali ledrensi
Architetture rurali ledrensi (dettaglio)
Biotopo Ampola
Complesso del Monte Cadria (2254 mslm)
Cascata del Palvico
Ciclamini
Bezzecca – Bar Posta
Enogastronomia ledrense

La montagna non è solo
nevi e dirupi, creste,
torrenti, laghi, pascoli.
La montagna è un modo
di vivere la vita.
Un passo davanti all’altro,
silenzio, tempo e misura.

Paolo Cognetti

https://bit.ly/3cjsXq5

Arcobaleno in Val di Ledro

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DA OSPITALETTO (USCITA AUTOSTRADA A4) ALLA VAL DI LEDRO

elementi di un paesaggio : Bassa Franciacorta, Valle Sabbia, Lago d’Idro, Valle di Ledro.

UNA MAPPA

Macchia Mediterranea


Immagini soprastanti tratte da : Le Corbusier. L’interno del Cabanon. Le Corbusier 1952-Cassina 2006. Catalogo della mostra Milano

Le Corbusier costrui’ il suo “castello” (come regalo per la moglie Yvonne Gallis), nel 1951 su uno sperone di roccia cedutogli dal suo amico Rebutato a Cap Martin (Roccabruna), a pochi chilometri da Nizza e da Mentone. Un capanno austero, ma elegante e raffinato, di tronchi di legno, uno spazio minimo di pochi metri quadrati (15 circa) “ritagliato” nella vigorosa e splendida natura mediterranea, a pochi metri dal mare. Il “Cabanon” fu costruito sotto un grande carrubo pre-esistente, che gli faceva ombra nelle calde giornate estive (Ceratonia siliqua – https://bit.ly/3dxYwwr)

Tutto attorno, gli arbusti e le piante tipiche che fanno parte della macchia mediterranea, diverse specie accomunate da alcune caratteristiche (crescita bassa e contenuta, fusti resistenti, foglie rigide e coriacee, resistenza alla siccità, ecc.) che le rendono capaci di tollerare i venti salmastri che provengono dal mare. Cisto, lentisco, cappero, leccio, erica, quercia, ecc.. Un vero e proprio orto botanico che caratterizza tutte le coste del Mare Mediterraneo. Una casa di tronchi tondi (come le prime abitazioni umane, niente quattro fili), un tetto, e poche cose, per sentirsi veramente immersi nel verde della natura. Completano il “Mondo estivo lecorbuseriano”, alcuni amici, un paesaggio meraviglioso, ed un azzurro ed incantevole Mare Mediterraneo in cui, nel corso del tempo, finire i propri giorni.

Forse dovremmo tutti incominciare, al più presto, ad abituarci ad una vita più pauperistica, più essenziale, per salvare NOI ed il PIANETA.

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

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