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#follia

LOC 2026


Un progetto, a Milano, di “trasformazione urbana” di uno svincolo, più che una piazza, da sempre. Una spesa complessiva per i lavori prevista tra i 70 ed 80 milioni di euro, salvo aumenti ulteriori. Aumenti quasi sicuri vista la complessità del sito, e di quello che ci sta sotto (due linee di metropolitana e sottoservizi). Solito “delirio di presunto verde” tanto caro alla Giunta Sala. 300 alberi “bonsai” da piantare, più altri 220 alberi previsti nell’ intorno dal “verzuramento milanese” di Forestami (?). Verde dovunque: sopra, sotto, a lato, nell’intorno, collocato ad arte per nascondere e camuffare il cemento, i metri cubi, il tutto per fare quadrare il costo notevole dell’intervento…….La Milano del duo Pierfrancesco Maran/Beppe Sala, e del PD (e soprattutto dell’invotabile Majorino candidato alla Presidenza della Regione Lombardia): una “squadra” che continua a produrre CEMENTO A GO-GO, per il sollazzo degli immobiliaristi. In via Porpora 10 (ingresso libero, 10/20 da martedì a domenica), uno spazio dedicato, per titillare i cittadini e gli avventori. Qui i due inventori del marketing verde (che verde non è), “spacciano” i nuovi spazi, collocati sopra lo svincolo autostradale ed al nodo delle due metropolitane 1 e 2, di Piazzale Loreto. Ovviamente tutto pronto, inderogabilmente, per le Olimpiadi Invernali 2026.

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Gli interni della follia


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OLYMPUS DIGITAL CAMERALa Luce rivela che l’uomo è straniero a se stesso. E poichè non si conosce, compie atti che non doveva compiere – il primo, che tutti comprende: nasce e non avrebbe dovuto“.
 

Il bellissimo (e ostico) libro di Massimo Cacciari, “Dallo Steinhof – Prospettive viennesi del primo Novecento” pubblicato per Adelphi nel 1980, e più volte riveduto ed integrato, fino alla sontuosa edizione del 2005, può essere così riassunto in breve. Su una collina che guarda Vienna sorge la Chiesa dello Steinhof costruita dal 1904 al 1907 sul terreno dell’ex-manicomio della Bassa Austria, sede attuale dell’ospedale psichiatrico della Città di Vienna. Tale edificio è un’opera architettonica fondamentale dello stile Liberty viennese, opera di Otto Wagner.

Nello spazio raccolto della sua cupola (dorata), ci rivela Cacciari, si incontrano “forze oscure” che riescono, solo qui a ritrovare un punto di contatto tra cosa è “follia” e cosa è “normalità”. Uscendo dallo spazio della chiesa lo sguardo si perde in un paesaggio di “perfezione infinita” e di “follie interminabili”: Vienna. A questa città, e a certi memorabili “uomini mirabili” che vi abitarono nei primi anni del secolo scorso, è dedicato questo libro.

Il filosofo ci accompagna a rivisitare le opere e la vita di uomini viennesi quali : Robert Musil, Hugo von Hofmannsthal, Joseph Roth, Georg Trakl, o Ludwig Wittgenstein. Dallo Steinhof, secondo Cacciari si riesce a trovare “un centro comune, un centro però vuoto, dove non risiede una verità da trasmettere, tutt’al più un’assenza”. E di ciò fa parte integrante : la letteratura, il teatro, l’architettura e tutto quanto generano gli esseri umani, che sia in grado di “resistere” alla loro inevitabile caducità.

Ecco entrare in una casa dove risiede un folle, un ammalato di mente, inevitabilmente porta a confrontarsi con ciò che è giusto e ciò che è errato, su come, per “utilità e raziocinio” noi “normali” ci siamo dati come regole condivise. Se queste sono giuste o sbagliate.

Gli interni, più che gli esterni, rappresentano benissimo queste due “posizioni estreme”, che poi si riversano in precisi atteggiamenti e formalismi architettonici. Oggi probabilmente, proprio l’architettura minimale degli interni, diventata un riferimento stilistico disciplinare, palesa forse, una follia diffusa, che ormai pervade l’intera umanità.

Ad architetture asettiche, “chirurgiche”, con soggiorni che sembrano delle reception di hotels, cucine e bagni luoghi assimilabili a sale operatorie per anatomopatologi: sempre più frequentemente, i mezzi di informazione disvelano situazioni reali limite, dove gli interni sono utilizzati quali discariche e/o depositi per collezioni interminabili di oggetti più o meno ordinati. Oggetti che saturano gli spazi interni, fino ad escludere quasi totalmente la possibilità che possano risiedervi gli esseri umani.

Interni che, sempre più spesso, diventano i luoghi di efferati omicidi e/o suicidi, probabilmente intimamente correlati anche allo stato delle architetture interne ed esterne che oggi siamo in grado di proporre come società (e noi architetti).

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