Quale è il limite di “modellazione” della massa biologica planetaria da parte dell’uomo ?
Molte piante ed animali, ma anche parassiti, devono necessariamente adattarsi, alle esigenze della specie umana per sopravvivere sul Pianeta Terra.
Le colture modificate dall’uomo, per consentire una produzione sempre maggiore per ettaro di alimenti vegetali, hanno lentamente cancellato le foreste e le praterie (con la loro biodiversità). I topi ed i piccioni, ma anche i gabbiani, le tartarughe dalle orecchie rosse, ecc., nelle città, sopravvivono grazie agli scarti della civiltà umana, da cui ormai dipendono.
Alcuni organismi non esistono più in natura, sopravvivendo solo perché sono entrati nel ciclo culturale e/o alimentare umano. Da una parte l’uomo li ha “estinti” modificandoli geneticamente o distruggendo il loro ambiente di vita. Dall’altro è la stessa specie umana che li tiene in vita riproducendoli per finalità molto differenziate.
Un esempio sotto gli occhi di tutti, sono i bovini, avvistati “allo stato selvatico” l’ultima volta nelle foreste della Polonia nel 1627. Oggigiorno i bovini “modificati” e completamente diversi dal loro progenitore selvatico, sono i mammiferi animali più diffusi al mondo (oltre un miliardo e mezzo).
Un altro esempio, è il Ginkgo Biloba, non più esistente in natura, perché incapace di riprodursi se non coltivato; probabilmente a causa dell’estinzione (per colpa di noi umani) del volatile che ne mangiava i semi, eliminando il rivestimento maleodorante che ne inibisce la fertilità, e li diffondeva sui terreni con le proprie feci.
Le bellissime installazioni di Michael Wang (Extinct in the wild) e di Pamela Rosenkranz (Slight Agitation 2/4, Infection), presenti nello Spazio della Fondazione Prada a Milano ci fanno riflettere su diversi ed importanti temi; su cosa voglia dire naturale ed artificiale; su cosa siamo noi esseri umani che continuamente modifichiamo il pianeta su cui viviamo; su quale deve essere (se c’è) il limite al nostro agire sulla massa biologica planetaria; su quale futuro perseguire………………
Michael Wang ( Olney, Maryland, USA, 1981) – (Extinct in the wild) – Tre piccole serre in un’enorme capannone grigio. Delle fotografie su una delle pareti più corte. All’interno di due serre che contengono delle piante quasi ormai estinte in natura, che l’artista ha riprodotto in un estremo gesto di conservazione e catalogazione. Nella terza serra due acquari che contengono dei Tritoni bianchi. L’artista riunisce flora e la fauna che non si trovano in natura, ma persistono esclusivamente sotto la cura umana, all’interno di un habitat artificiale complesso. Etichettato con il termine ufficialmente designato “estinta in natura”, queste specie hanno lasciato la natura per entrare nei circuiti della cultura umana. In questo progetto, gli esseri naturali come piante e animali sono “traslate a forza” in uno spazio culturale, in una mostra, in un ambiente che sottoposto alle continue cure umane riesce a garantire la loro sopravvivenza. Una riflessione quindi non solo estetica ma anche sulle tecniche di modificazione biologica, e sulle strategie di sopravvivenza.
Pamela Rosenkranz (Uri, Svizzera, 1979) – (Slight Agitation 2/4, Infection) – esplora come i processi fisici e biologici influenzano l’arte. La sua installazione si basa su un parassita neuro-attivo (Toxoplasmosi)che ha come obbiettivo il gatto, ma che i bambini acquisiscono giocando con la sabbia o la terra, e di cui circa il 30% della popolazione mondiale è affetto in maniera quasi asintomatica. Un enorme, montagna conica, geometrica e sublime realizzata con della sabbia è formata all’interno degli spazi alti della Cisterna. La sua dimensione sembra esercitare pressioni contro l’architettura storica. La sabbia è impregnata di profumo di feromoni sintetici di gatto che attiva una specifica, attrazione o repulsione, negli esseri umani, biologicamente determinata, e inconsciamente influenzano il movimento del pubblico. Una luce verde a RGB illumina il picco di questa natura chimicamente modificata, facendo evaporare delicatamente il profumo. Pare che i portatori del parassita neuro-attivo, secondo studi scientifici, abbiano un comportamento alterato : statisticamente sono coinvolti più spesso in incidenti; hanno tendenza all’acquisto di abiti di lusso; ecc.. E’ per questo che la traccia olfattiva dei ferormoni del gatto, viene inserita in molti profumi, come ad esempio in Chanel “N.5”.
Ci fermeremo mai ? Sapremo almeno rallentare ? Sapremo, prima o poi avere senno in quello che facciamo ?
Dario Sironi
Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate
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