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Dalle Nogare


Antonio dalle Nogare, con una famiglia di costruttori altoatesini alle spalle, ha con caparbietà voluto, nel corso del tempo, questa Fondazione, per metà casa privata  e per metà museo, dove collocare la propria collezione d’arte – https://fondazioneantoniodallenogare.com/ . L’edificio, scavato nella roccia, nel porfido, è stato progettato in modo sostenibile da Walter Angonese ed Andrea Marastoni, e completato nel 2017. È, la Fondazione, nell’ idea di chi l’ha voluta, un luogo d’incontro internazionale, di lavoro e d’ispirazione per l’attività creativa.

Lo scavo nel terreno, ha permesso di reperire parecchia roccia, che, opportunamente lavorata, è stata fatta diventare parte dell’ edificio stesso, soprattutto per i rivestimenti esterni. La struttura si dipana su cinque livelli, con degli interni caldi ed accoglienti, pavimentati in legno lasciato al naturale. Sapienti finestre e lucernari, consentono un’ illuminazione particolarmente adatta all’arte contemporanea, ed implementano la natura ed il paesaggio circostante.

Un luogo d’incontro tra Arte, Architettura e Paesaggio.

Ingresso gratuito, ampio materiale documentale a disposizione, compresa una biblioteca consultabile di oltre 1300 volumi dedicati all’ arte contemporanea. Visite guidate gratuite, il sabato mattina alle ore 11,00.

All’ ingresso esterno, della Fondazione, vi accoglie una pregevole installazione sonora

Modello realizzato dallo Studio Angonese dell’edificio della Fondazione Antonio Dalle Nogare

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Prima e dopo (on typology)


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Quì sopra alcune immagini della Casa dei Sindacati Fascisti e dell’Industria, ora Camera del Lavoro di Milano – architetti : Angelo Bordoni, Luigi Maria Caneva, Antonio Carminati (1930-32) – Corso di Porta Vittoria 43

“La tipologia di un edificio è un’insieme di dati geometrici, tecnici e storici che stanno alla base di ogni progetto. Molte volte ho verificato questo; nel mio ultimo viaggio in Giappone mi era difficile distinguere la differenza tra alcuni edifici civili, religiosi, comunitari del passato. egualmente per alcune elaborate soluzioni contemporanee. La prima acquisizione della loro realtà è stata quella tipologica e cioè proprio il principio che univa tra loro architetture spesso molto diverse. Da questo ho potuto risalire a tradizioni, usi, ecc. che mi erano assolutamente estranei. Tutto quì, ma è molto. Nella pratica professionale, e tanto più quando i calcolatori e nuove tecniche diventeranno sempre più importanti (anche se già sono un realtà), la tipologia è un riferimento preciso. Lo sviluppo tecnico ha bisogno di chiarezza e sarebbe grave confondere la complessità e la sofisticazione degli strumenti  che possiamo o potremo usare, come una vacanza dalla ragione”.

Così dichiara Aldo Rossi in “Dieci opinioni sul tipo”, articolo di Casabella n° 509/510 del 1985, pagina 100 (numero monografico dal titolo : “I terreni della tipologia”). Un numero assolutamente da praticare per chi si occupa di progettazione. Volutamente, quindi, proprio per approfondire, con degli edifici reali, eccoci a “pescare” nell’infinita offerta architettonica, che una città come Milano, mette a disposizione. Un’offerta che è forse, troppo spesso, un pò vecchiotta e datata (come d’altronde ormai anche tutta la Casabella diretta da Vittorio Gregotti), ma offre sempre spunti interessanti e ghiotti per chi si occupa di progettazione, e si pone delle domande.

Ed in effetti, per poter approfondire la domanda, su cosa sia la tipologia, eccoci a “dimorare” presso due edifici milanesi, molto diversi, come la Camera del Lavoro (di Bordoni e soci) e la Casa Albergo (di Moretti) per caratteristiche costruttive, epoca di costruzione, materiali di finitura, destinazione funzionale, ecc., eppure contigui. Questi due edifici consentono una riflessione sulla tipologia, che non è semplicemente dare una risposta ad un quesito.

Infatti l’edificio di Bordoni, propone una tipologia ad “U” (o a “C” che dir si voglia),  aperta sulla pubblica via (a creare una piazzetta sopraelevata), abbastanza insolita per l’epoca, dove l’edificio istituzionale ad uffici, di solito si presentava con una tipologia compatta, chiusa a blocco. Lo stesso vale per l’edificio di Moretti, dove la tipologia ad “H”, si articola, a partire dagli spazi comuni del basamento (bar, soggiorno, reception, ecc.) su due edifici in linea di diverse altezze, con all’interno le camere ed i servizi,  insoliti per la modernità e la pulizia compositiva. Molto più avvicinabili all’architettura nordica per questo tipo di funzione (casa – albergo) che a quella italiana. Moretti, con questa tipologia si avvicinava così a Bottoni, Figini e Pollini, Marescotti, ecc., lasciandosi dietro quelli che poi diventeranno i “Brutalisti” : BBPR, Viganò, De Carlo, ecc..

I due edifici “dialogano con l’intorno”, ed emergono perentori, nello skyline di questa parte di città. La loro particolarità stà proprio nella diversa declinazione “anomala” di due tipologie. Ecco quindi, emergere che la tipologia è un’anomalia e non un vincolo. Ecco perchè la tipologia deve essere un riferimento preciso, come sosteneva l’Aldo Rossi, soprattutto all’inizio della progettazione, ma anche, poi, “praticarne” la trasgressione, è la norma della grande architettura.

Quì sotto alcune immagini della Casa Albergo di Luigi Moretti (1947-1950), in via Corridoni 22

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