Ricerca

costruttoridifuturo

Builders of the future

Categoria

Svizzera

L’anima del paesaggio


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

In un paesaggio non si è solo spettatori, ma ci si sta dentro spazialmente, con una presenza e una partecipazione fisica e spirituale finanche contemplativa.

Un paesaggio ed un panorama danno l’opportunità di percepire la particolarità di una regione, ma anche della sua realtà paesistica e sociale : la simbiosi tra natura e cultura.

Basta lasciar vagare lo sguardo per rendersi conto del quadro storico alternativamente frammentato e rissoso, oppure piano e pacioso che sta dietro gli agglomerati di case e lungo le strade ed i campi. Il panorama rivela pure zone d’ombra o brutture infertigli dall’uomo. Poiché non sempre un panorama include gente di ampie vedute. Ma questo è un altro discorso.

Trascritto da uno dei pannelli didattici che accompagnano e spiegano al visitatore  ciò che si vede dall’ Alpe Cardada sopra Locarno (Svizzera)

L’anima di un paesaggio è di fatto quello “schermo ideale” su cui, ognuno di noi, proietta la propria visione del mondo. Una visione che è suscettibile di moltissime variabili, tra cui : la cultura, lo stato d’animo, la salute, ecc..

Salendo sull’Alpe Cardada e poi sul monte Cimetta (mt. 1671 slm.), in una bella giornata limpida e ventosa, con un solo colpo d’occhio, si è in grado di spaziare a 360 gradi. E’ così che si coglie (circondati dal lucente biancore della neve) tutta la magnificenza del paesaggio, il punto più profondo ed il più alto : a sud il Lago Maggiore (con le splendide isole di Brissago), ad ovest le alte vette alpine vallesane con la Punta Dufour e la Jungfrau. E tutto ciò a solo pochi minuti al di sopra delle “mediterranee” città di Locarno ed Ascona ed a circa 135 chilometri da Milano.

Ecco forse l’anima del paesaggio è proprio questa specie di “serendipity” (come direbbero gli inglesi), che vuol dire saper cogliere qualcosa che abbiamo sotto gli occhi, che conosciamo, ma che riusciamo a vedere solamente avendo la capacità di collegare fra loro fatti apparentemente insignificanti, per arrivare ad una conclusione “preziosa”, o più in breve, forse soltanto: ad una “felice coincidenza” che ci emoziona, che ci commuove.

Quì una mappa dei luoghi descritti

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Pit Stop


OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Sergio Cattaneo Architetti ha elaborato il progetto del nuovo Easy Stop, che si trova a Coldrerio in direzione nord sull’autostrada Svizzera, che da Chiasso conduce a Mendrisio. Si tratta di un progetto di ristrutturazione di una struttura esistente, un’opera di “pelle” intelligente e colta, che si può apprezzare soprattutto negli interni, che sono molto curati con ampio uso di corian bianco : tavolini, bancone bar, ecc.. Tale materiale e un’attenta gestione delle aperture, consente una luminosità che conferisce agli ambienti interni, quell’accoglienza che è ormai un fatto consolidato nelle aree autostradali svizzere dedicate al “pit stop”. Carine anche le aree dedicate al wi-fi gratuito, con tablet a disposizione degli avventori e l’ampia area esterna a foggia di gradevole terrazza schermata dal rivestimento metallico microforato. Di ottima qualità i prodotti venduti sia al banco del bar, sia nel piccolo negozio. Rallentare, scalare le marce per provare a vedere se così si vive meglio, è quello che di fatto ci suggerisce questo intervento di architettura di supporto al viaggiare in auto, a lato di una delle autostrada più trafficate d’Europa. E questa è già una conquista importante per un’intervento così piccolo e minimale.

Quì una mappa con la localizzazione dell’Easy Stop

OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Il “Viadukt” della democrazia


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Zurigo, ormai da parecchi anni tra le prime città al mondo per la “vivibilità” (http://www.giornalettismo.com/archives/755693/la-top-10-delle-citta-piu-vivibili-del-mondo/), si è costruita le sua posizione in seguito alle proteste dei cittadini negli anni Ottanta del Novecento.

A partire dagli anni Novanta, la classe politica di Zurigo, politicamente “messa all’angolo” da continue proteste e scontri, anche fisici, con movimenti giovanili e politici avvenuti lungo tutto il corso degli anni Ottanta, si attrezzò  per indire un referendum democratico affinchè i cittadini potessero votare una progettualità futura di loro gradimento, tesa a costruire (e ricostruire), nei decenni successivi, lo spazio urbano e sociale. Si sottoposero alle valutazioni referendarie dei cittadini, diversi scenari, redatti da esperti e consulenti, di diverse discipline (urbanistica, architettura, sociologia, antropologia, mobilità, ecc.), ascoltando gli stessi cittadini.

La città di Zurigo di oggi, che fruiamo, è la costruzione concreta dello scenario condiviso e votato democraticamente allora, senza stemmi partitici, senza bandiere di una parte o dell’altra. Il perdurare sapiente di una politica comune (perché condivisa e priva di marchi politici) che si è tramandata di amministrazione in amministrazione, ha fatto si che le parole, i progetti, diventassero realtà. Essenzialmente il progetto urbanistico e sociale che vinse il referendum, verteva nell’esigenza di fare rientrare in città i giovani, le forze creative, i ricercatori, rendendo la città vivibile, istituendo spazi pubblici che potessero offrire svago e divertimento a tutti. Cittadini e politici, tutti assieme, capirono che questa era l’unica possibilità per assicurare prosperità a una economia postindustriale, che vedeva allora Zurigo, con molte aree dismesse e tanti quartieri con servizi pubblici e verde carenti.

La Zurigo di oggi, sta raggiungendo quell’obbiettivo, quell’idea di città che i suoi abitanti hanno votato ormai parecchi decenni fa. Una città che si sta espandendo consumando il minor suolo possibile. Una città con un mercato immobiliare dinamico in cui operatori privati ed amministrazione pubblica collaborano assieme, con un bilancio comunale in attivo e con i mezzi pubblici diffusi e puntuali. Soprattutto con tante aree verdi, musei e spazi sociali.

                OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La Kunsthalle ( – http://www.kunsthallezurich.ch/ – progetto Studio Gigon & Guyer), che siamo andati a visitare in questi giorni di dicembre, s’inserisce in un programma di rigenerazione e di espansione urbana. Un’ ex area industriale dismessa (un birrificio) che si trova compresa tra la stazione centrale, la stazione della S-Bahn di Hardbrücke e il fiume Limmat. Un paesaggio metropolitano in trasformazione (una volta produttivo), di grande fascino e “bellezza”, caratterizzato da un alto viadotto ferroviario dell’Ottocento in pietra, le cui arcate sono state abitate e rese percorribili, dando vita ad un complesso che prende il nome di Viadukt (- http://www.im-viadukt.ch/content/plan – progetto dello Studio EM2N). Una città Zurigo, ancora in profonda trasformazione, che si ritrova negli edifici industriali, nelle infrastrutture, che fanno parte della sua memoria, l’energia per rinnovarsi. Un’energia “pulita” esente da consumo di suolo, con una grande attenzione per la sostenibilità ambientale e per la mobilità su due ruote.

La “genesi progettuale” della Kunsthalle è una storia che comincia nel lontano 1996: un edificio industriale e dismesso, un birrificio (come già detto), posto a ridosso del centro urbano viene recuperato con l’obiettivo di tenere assieme istituzioni private, pubbliche e gallerie d’arte contemporanea di tipo commerciale all’interno di un unico complesso.

L’operazione è resa possibile grazie al coinvolgimento di Migros, uno dei due colossi della distribuzione alimentare in svizzera che per statuto devolve il 2% del proprio fatturato per lo sviluppo della cultura. Migros acquista direttamente il lotto e costituisce all’interno del complesso il Migros Museum d’arte contemporanea, affittando ad importanti gallerie internazionali i restanti spazi e lasciando uno spazio espositivo alla Kunsthalle, galleria pubblica che da il nome a tutto il complesso. Il valore immobiliare di tutta l’area sale in maniera esponenziale e la Migros decide di vendere, pur continuando la propria attività di museo. Dal 1996 al 2002 si susseguono diversi proprietari. Nel frattempo nel quartiere si trasferiscono diverse importanti gallerie che aprono i propri spazi commerciali ed espositivi in diversi appartamenti nei dintorni. Si costituisce di fatto un distretto dell’arte contemporanea zurighese, che viene ratificato oggi dal progetto unitario degli zurighesi Gigon & Guyer. Un progetto in cui creativi, giovani, spazi raffinati e zone meno eleganti, convivono assieme, una a fianco dell’altra in un meltin-pot, che è sia urbanistico che architettonico, ma soprattutto sociale. Di fatto la creazione di una “piattaforma di attracco” in cui qualunque cittadino del mondo può sentirsi a casa.

Il progetto della Kunsthalle e di tutto il quartiere di Zuri-West (http://www.zuerich.com/en/zuerich/sehenswuerdigkeiten/Zuerich-West.html), appare molto interessante, soprattutto se paragonato alla “tristezza infinita” della situazione italiana, dove aree dismesse, quali “Le Albere” a Trento, oppure le “Ex aree Falck” a Sesto San Giovanni, vengono trasformate, di fatto radendole al suolo (senza nessun apporto da parte dei cittadini), da politici ed immobiliaristi disposti a tessere legami tra loro sempre più perversi e non in grado di “costruire il futuro”.

A Zurigo lo strumento referendario è stata l’occasione per fare partecipare i cittadini alle trasformazioni urbane, ma dietro a questo strumento ci stavano dei cittadini, culturalmente attrezzati per essere parte di un processo democratico dove non c’è distinzione tra maggioranza ed opposizione, oppure tra chi partecipa o no, ma tutti si collabora per un unico obbiettivo condiviso.

Manca da noi, come invece è avvenuto a Zurigo, la capacità di esporsi delle persone comuni, di fare rete, senza simboli nè partiti politici (più o meno nascosti) di appassionarsi all’impegno civico, perché si ha insieme, come obbiettivo, un ideale più alto. Manca insomma una vera capacità democratica di individuare cosa è giusto fare e cosa non lo è. Questi anni che stiamo vivendo, sono il frutto di questa assenza collettiva di progettualità.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

PNR65 – MAD13


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Quì sopra alcune immagini della mostra PNR 65 all’Agricola Ticinese di Giubiasco

“Andate fiduciosi nella direzione dei vostri sogni, vivete la vita che avete sempre immaginato.”

Henry David Thoreau

Atene assedia la città di Mitilene (sull’Isola di Lesbo), che era passata dalla parte degli Spartani nel 428 a.C.. Mitilene cade e gli Ateniesi si riprendono la città. Dopodichè si riuniscono in pubblica assemblea per decidere cosa fare degli sconfitti. Votavano tutti quelli degni di andare in assemblea (circa il 15% della popolazione ateniese) con un metodo che chiamavano democrazia.  Si trattava di circa 15/20 mila persone, e lo spettacolo di tale consesso, doveva essere meraviglioso. Un quantitativo enorme di individui che discute, in merito alla pena da infliggere ad una città “traditrice”, sotto l’influsso emotivo di una guerra appena vinta.

La decisione fu di uccidere tutti i maschi adulti e vendere come schiavi donne e bambini. Una decisione, violenta e crudele, che di fatto negava la possibilità di un futuro per Mitilene. Democrazia ed impero sono incompatibili, chiara contrapposizione alle idee di Pericle, per il quale democrazia ed impero ateniesi sono due facce della stessa medaglia. In realtà, secondo Cleone le democrazie hanno difficoltà a reggere un impero, perché all’interno di una democrazia i rapporti tra cittadini sono tali per cui, stupidamente, si crede che anche tra alleati ci possano essere simili rapporti di fiducia

Discussero e votarono per tutto il giorno ed a sera, andarono a dormire. La mattina successiva, molto presto, una nave ateniese salpò per andare a comunicare il verdetto ai cittadini di Mitilene. Più tardi quando i partecipanti all’assemblea si svegliarono, ognuno a casa propria, ripensandoci si rimisero a discutere in merito alla decisione presa. Riconvocarono l’assemblea  e ripresero a discutere le sorti di Mitilene.

Nel dibattito assebleare riassumibile nella diatriba tra Cleone e Diodoto si assiste al contrasto tra una politica radicale e una politica moderata. Tuttavia, neanche quest’ultima ha avuto grandi risultati: infatti, finora Atene ha messo in pratica un atteggiamento moderato nei confronti degli alleati e il risultato è stata la defezione di Mitilene.

Prevalse comunque un atteggiamento di moderazione, che portò ad esprimere un nuovo verdetto che condannava a morte solo i diretti responsabili del tradimento (alcune centinaia di persone), risparmiando la vita a molte migliaia di maschi adulti.

Quindi fecero immediatamente salpare una seconda nave, molto più veloce, che portasse il nuovo verdetto, annullando il primo. Ai rematori diedero viveri in abbondanza e l’assicurazione di un ricco premio se fossero riusciti a raggiungere la prima nave.

Così fu e Mitilene salvò la maggior parte della sua popolazione.

Ecco l’idea di “democrazia” viene da questa vicenda, come racconta Alessandro Baricco nel libro “Una certa idea di mondo”, recensendo il bellissimo libro di Kagan Donald “La Guerra del Peloponneso”.

Cosa centra tutto ciò con l’architettura ?

Se l’architettura, nasce dalle relazioni che si vogliono stabilire tra il contesto e la nuova opera che, realizzandosi, lo trasforma; allora vuol dire che una relazione “intima e democratica” tra questi due elementi : architettura e contesto deve essere data quale presupposto.

Una relazione intima e democratica, che deve essere oggetto di analisi, e tesi, ma che può anche essere oggetto di ripensamenti frutto di una visione moderata e non radicale di questo rapporto.

Perchè è il ripensamento, costruttivo e fecondo, l’arte sottile dell’architettura, come lo è per la democrazia.

Quì sotto alcune immagini di MAD 13 all’Accademia di Mendrisio

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Lieu amer


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Sono anni che non insegno più “architettura”,  dopo un lungo periodo passato in una nota struttura universitaria milanese (1995/2005), prima come assistente e poi come docente a contratto, mi sono volutamente ritirato a fare esclusivamente la libera professione. Erano gli anni (che perdurano) di uno stupido “buonismo” dell’insegnamento, all’insegna del produrre architetti, in quantità sempre maggiore, come se fossero “polli in batteria”. Qualità mediocre e tanta quantità!

Poi, alcuni mesi fa, proprio all’inizio dell’estate, si fa concreta la possibilità di andare ad insegnare in un’altra Nazione, in un’altra vicina realtà didattica.

Sono mesi, quindi, che mi arrovello, sul significato di insegnare, oggi architettura, in un periodo di forte crisi dell’edilizia e dell’economia, a delle giovani persone. Davvero una domanda complessa e difficile, quando i disoccupati del settore edile in Italia, a fine 2013 sfioreranno quasi i 3 milioni. Credo però di essere giunto ad una conclusione in merito.

Quindi ai miei studenti gli spiego, innanzitutto,  l’arte sottile della sopravvivenza, del coltivare ciò che “piace fare”, rinunciando se non si è vocati per ciò. Li stimolo, continuamente ad “aprire nuove porte”, a praticare umilmente, strade inusitate, perchè solo così si sbarca il lunario nei tempi duri.

Li sto lentamente istruendo, su un vero e proprio rispetto per l’architettura, che è arte e scienza difficile e complessa. D’altro lato, racconto ai miei studenti come siano appassionanti gli edifici di Le Corbusier, di Frank Loyd Wright e di Mies Van der Rohe, così come il loro umano “transito terreste”, di cui comprenderanno in seguito la superiore grandezza. Gli spiego soprattutto che è proprio partendo da costoro (dai moderni), che si riesce, successivamente, ad assimilare meglio la magnificenza di Michelangelo e di Leon Battista Alberti, degli ordini classici, e non viceversa.

Gli parlo anche di molte altre questioni che animano questa bellissima e difficile disciplina, soprattutto quelle più semplici e vere dell’architettura, la cui comprensione richiede un minimo di competenza ed applicazione: la tecnologia, la statica, i dettagli, il cantiere, ecc.. Insisto continuamente sul fatto che nobiltà, genialità, purezza, comprensione intellettuale, ricerca della bellezza plastica e l’uso sistematico delle proporzioni, rappresentano le gioie che l’architettura può offrire e che ciascuno può comprendere. Ma gli spiego, anche, che la “rottura sistematica”, senziente,  di queste regole, genera spesso quel “qualcosa in più” che caratterizza i grandi architetti, le archistar.

Pretendo però che si basino, per costruire “lentamente” una loro “poetica”, su una serie di fatti oggettivi, concreti, reali, tenendo però sempre ben presente che oggi,  i fatti architettonici sono fluidi e mutevoli; pertanto insegno loro a diffidare delle formule preconfezionate, delle “ricette sicure” e vorrei convincerli che tutto è relativo, soprattutto in architettura.

Gli insegno soprattutto a convivere con l’insuccesso, a fronte di tanto buon lavoro svolto, ed a coltivare con saggezza i pochi successi, senza farsi prendere da deliri di onnipotenza. A convivere con committenti sempre più aggressivi, che spesso vedono nell’architetto uno strumento per dare spazio alle loro frustrazioni creative.

Mi sforzo di inculcare nei miei allievi un acuto bisogno di viaggiare, per conoscere (non solo dai libri) direttamente sul posto le “grandi architetture”. Gli insegno a toccarle, a fiutarle, a verificarne l’acustica, a permanere in esse, o di fronte ad esse,  per “catturarne” la magia. Li incoraggio a coltivare con sapienza, questi atteggiamenti, sistematicamente, con disciplina, sino al loro ultimo giorno di vita. Perchè l’architettura è per sempre, una volta inoculata, come la pittura, la musica e la scultura. Come tutto ciò che piace ed appassiona fare.

Alcuni mi ascoltano, altri percorrono strade che li allontaneranno da questa disciplina. D’altronde, molti inconsciamente già lo sanno, che solamente pochissimi faranno veramente gli architetti. I più si occuperanno d’altro.

Come direbbe un saggio e colto professore veneto, quale monito per gli studenti, utilizzando un termine dialettale mediato dal francese “lieu amer”, luogo amaro : “Non stà girare intorno al luamaro se non te vò cascarghe rento” (ndr – non girare intorno al letamaio se non vuoi caderci dentro).

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

IAC


OLYMPUS DIGITAL CAMERA 72012b2e73a72e48bc69cc80d6a12bf8

Nel lontano 2007, veniva assegnato il primo premio del concorso “Progettazione e ristrutturazione del comparto Masseria, Istituto Agrario Cantonale, a Mezzana (IAC)”. Oggi questo edificio è una realtà, infatti si stanno completando i lavori.

Il progetto è degli architetti : Mario Conte, Gionas Pianetti, Michele Zanetta architetti di Lugano Carabbia. Un edificio caratterizzato dai grandi setti in terra, dal cor-ten, da grandi vetrate che si aprono sulla campagna e le viti circostanti.

Quasi non la si nota, questa architettura, dalla strada cantonale Chiasso-Mendrisio, eppure questa “corte non chiusa”, una volta disvelata, rivela tutta la sua forza paesaggistica, la sua “giustezza” con cui si colloca sul suolo inclinato, splendidamente contornata da magnifici vigneti.

il suolo esprime continuamente, nella sua duplice e inscindibile connotazione geografica ed umana, un serie di informazioni, non soltanto geometriche e formali , ma anche storiche e culturali. La lettura di tali informazioni, avviene nel progetto dello IAC in maniera scientifica, elaborando dati di varia natura .

Il progetto è uno strumento di ricognizione e la scoperta del terreno (del suolo, dell’orografia) è il momento decisivo del percorso nel quale intuizione e invenzione possono avere un peso diverso, ma comunque interagiscono. Il risultato architettonico qui a Mezzana è particolarmente riuscito.

http://www.behance.net/gallery/PROG-2007-scuola-agraria-IAC-mezzana/5301685

Anche quest’anno ci sarà, a fine settembre (27 – 28 – 29), la Sagra dell’Uva del Mendrisiotto, con apertura di cantine ed eventi, un’ottima occasione per fare il pieno, non solo di benzina, ma anche degli ottimi prodotti locali, di “ameni paesaggi” e di eccellenti architetture. Il tutto a soli 50 chilometri da Milano.

Quì una mappa che localizza l’edificio

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

hd_62ceee33e3598715db299d17849debc1 OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright dell immagini selezionate

Le passerelle del paesaggio


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

A Bellinzona e dintorni, le passerelle ciclo-pedonali, rappresentano un vero e proprio elemento di “costruzione del paesaggio”. Infatti, in pochi chilometri, se ne contano almeno tre. Tutte quante di ottima fattura, che “twittano” con l’intorno in maniera sapiente.

Quella più aulica” ed interessante è certamente la passerella pedonale-ciclabile sul Fiume Ticino, progettata da Raoul Spataro, che collega Pratocarasso con Galbisio: realizzata nel 2011, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.

Il manufatto ingegneristico, è un elemento lineare di collegamento tra i due argini del Ticino, costituito da un cassone in carpenteria metallica, che presenta una lunghezza complessiva di 160 metri.

Trasversalmente, a sbalzo e incastrata con il cassone, si sviluppa la soletta di calpestio, ampia e comoda, con una larghezza utile per pedoni e ciclisti di 3 metri e delimitata da un leggero parapetto costituito da una lamiera forata in alluminio. Il nuovo percorso è pensato per la mobilità lenta e resta protetto dal vento sul lato nord dalla “rossa” trave portante mentre verso sud la visuale resta aperta e libera.

Di notte inoltre il tratto pedonale ciclabile viene illuminato con luci Led che danno una combinazione di luci e ombre tra acqua, terra e cielo. La passerella è costata oltre due milioni di franchi.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Verso nord, prendendo in direzione Biasca, ecco un’altra passerella ciclopedonale, che scavalca il Ticino, proprio in vicinanza . Si tratta di un ponte metallico, strallato, con soletta in asfalto, costruito all’inizio degli anni 2000, tra Gnosca e Ca D’Ossola.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Più a Sud dell’opera di Spataro, si trova la Passerella pedonale e ciclabile, che scavalca il Ticino, tra Monte Carasso e Bellinzona. Si tratta di un’opera, dalla forme ardite, in metallo ed assito ligneo,  realizzata nel 2011, dalle Officine Ghidoni.

PasserellaMonteCarasso003

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

 

Messe (o del cestello della lavatrice)


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Da un tombino stradale, un sigaro “esausto” sembra guardare verso l’ingresso della Fiera di Basilea, quasi citando la casa  per appartamenti di Schutzenmattstrasse del 1993 di Herzog & De Meuron, completamente rivestita da frangisole di tale fattura (Von Roll). E qui infatti, che da poco, insiste un imponente edificio “simile ad un cestello di una lavatrice” come ha subito commentato il mio amico di Facebook Federico M., grande appassionato di architettura, appena ho postato una immagine.

Chissà se a guardare attraverso l’oblò della lavatrice (rimanendone
“fulminato”) e’ stato lo stesso Herzog, magari facendo il bucato, oppure qualche oscuro collaboratore che lavora nell’immenso studio di Basilea (oltre 250 dipendenti), in affaccio sul Reno.

Certo anche questo edificio, riconferma che bisogna prestare particolare attenzione e questi due grandi “Baristi dell’architettura”, capaci sempre di stupire con “aperitivi” di ottima fattura. Riescono, anche di un tradizionale happy hours  (di una “pelle” di facciata) a farlo diventare un evento importante, e ciò testimonia della loro classe infinita.

Nella nuova Hall di ingresso alla Messe (Fiera) di Basilea, la grande “centrifuga” genera, sotto di se uno spazio urbano, una piazza, da cui si accede al complesso fieristico, ma dove anche si puo’ prendere un taxi, oppure un tram.     Oppure semplicemente sostare in attesa di entrare a qualche manifestazione.
La piazza ha pavimentazione povera, di asfalto, ma il grande tondo di luce, che “ritaglia” il cielo, la nobilita fino a diventare una citazione del Pantheon romano.

Non a caso, li vicino, abbiamo rinvenuto le tracce di “passati bagordi” dove, tipici prodotti italiani, probabilmente sono stati utilizzati quali stimolanti, per future visioni architettoniche. Da loro due? Da altri? Chissà……

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Dipartimento Territorio


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

L’investimento complessivo per la nuova struttura, nei cui uffici si insedieranno circa 400 impiegati del Dipartimento del Territorio del Ticino, ammonta ad un importo di circa 39 milioni di franchi.

L’edificio è quasi pronto ed a parte le polemiche sul trasloco imminente, che sarà attuato a lavori ancora da finire, bisogna dire che sembra di buona fattura, anche nei dettagli e nella scelta dei materiali (calcestruzzo e legno). L’edificio appare immediatamente come se fosse una piccola “Unitè d’habitation”, con i grandi pilastroni che mimano i piloties Lecorbuseriani.

Di fatto il collocamento proprio all’incrocio tra la via Zorzi (che conduce in centro a Bellinzona) e la via Tatti (che porta direttamente a Monte Carasso), sta anche a significare che la seconda generazione “Snozziana” è riuscita a passare al di là del Fiume Ticino, progettando e realizzando un’importante architettura pubblica. L’edificio di fatto diventa anche, con questa sua collocazione, un landmark territoriale, che segna la porta di ingresso al centro bellinzonese, epicentro della “burocrazia cantonale”.

Conformemente agli indirizzi adottati dallo Stato Svizzero in materia di uso dell’energia, il nuovo stabile “Amministrativo 3” di via Zorzi 13, risponde completamente ai rigorosissimi standard Minergie grazie a un impiego razionale dell’energia e a un’ampia utilizzazione di energie rinnovabili.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Progettisti : Sabina Snozzi Groisman e  Gustavo Groisman, e con la partecipazione di Luigi Snozzi

 http://www.snozzigroisman.com/snozzigroisman/lavori_realizzati/Pagine/stabile_amministrativo_3.html#15.

__TFMF_mcwg2v55gpzjb0ncizinnwrm_630f5dc9-1c8e-4e04-89fe-e9ca406ad4ee_0_p

__TFMF_mcwg2v55gpzjb0ncizinnwrm_900405cf-49cc-44dd-8ffb-a9c0acdf5b37_0_p

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Blog su WordPress.com.

Su ↑