Ricerca

costruttoridifuturo

Builders of the future

Tag

#architettura

Il bandoneon


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Si stanno definendo le forme “fisiche” della nuova stazione dell’Alta Velocità di Reggio Emilia. Il progetto opera dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava, completa il disegno urbanistico per la città emiliana, che ha nella triade dei ponti, il nuovo portale di ingresso principale alla città, per i dinamismi su ferro e gomma.

Si tratta certamente di un serie di interventi di “architettura del paesaggio”, che di fatto caratterizzano e qualificano il “piattume architettonico contemporaneo” di queste zone, reso ancora più “drammatico” dal dissennato inserimento di opere infrastrutturali (Linea Alta Velocità, ampliamento Autostrada A1) che si contraddistinguono per totale incapacità paesaggistica ed insipidezza architettonica.

L’opera, le cui strutture metalliche sono realizzate dall’arcinota ditta Cimolai Spa, assomiglia ad un gigantesco bandoneon, la fisarmonica compatta e sinuosa, tanto cara ad Astor Piazzolla.

Astor Piazzolla – Libertango

Le forme della nuova Stazione Alta Velocità di Reggio Emilia “twittano” in lontananza con il paesaggio degli appennini, introducendo, proprio in vicinanza dell’autostrada, un elemento di forte riconoscibilità, come lo furono i ponti. Tanto che Piacenza, Fidenza, Parma, passano via, per chi pratica l’Autostrada, distinguibili solamente dai cartelli autostradali (e forse da qualche fabbrica con un brand internazionale), mentre l’avvicinarsi a Reggio Emilia può essere “letto” ed identificato, da molto lontano, ed oggi apprezzato anche da molto vicino.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Senza titolo-1

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Lo stato delle cose (La grande adunata)


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl 29 marzo 2013, abbiamo partecipato al sopralluogo per l’ennesimo concorso “virtuale” di idee (il secondo quest’anno), visto che il lavoro, quello reale, è ormai un’utopia sempre più irrealizzabile. Questa volta il concorso lo gestisce un privato, in accordo con l’Amministrazione comunale. Si tratta di proporre delle idee per il masterplan atto a riqualificare l’area dismessa della Mazzoleni Spa a Seriate (Bergamo) .

 http://riusomazzoleni.wordpress.com/

Il concorso, esente da una costosa iscrizione, ed avendo come elaborato una sola tavola A0, da inviarsi per posta elettronica, è stato ovviamente gettonatissimo. Tantissimi i contatti per scaricare il bando (come dichiarato dagli stessi organizzatori). Centinaia i gruppi iscritti al sopralluogo, che proprio a causa dell’inusitata partecipazione, è stato “spalmato” su due date. Una moltitudine impressionante, gli iscritti, tanto che per alcuni giorni il sito per ottenere l’iscrizione è andato in “tilt”.

Il 29 marzo, quando abbiamo eseguito noi il sopralluogo dell’area, sembrava di trovarsi ad una “grande adunata”, ad un raduno di architetti, provenienti da tutta Italia ed anche da alcuni paesi europei. Per un attimo è come se l’area, ormai in completo abbandono, si fosse animata di nuovo, non più frequentata da lavoratori, ma da creativi, ansiosi di esprimere le loro idee in merito.

In realtà, era la “fame di lavoro” a spingere molti alla “partecipazione creativa”. Una fame che nell’edilizia, ormai in crollo vertiginoso di investimenti,  vede sempre di più, coinvolti soprattutto i creativi : architetti, ingegneri, designer, ecc., i primi a soffrire, mentre si completano gli ultimi lavori di cui si sono ritirati i permessi di costruire.

Tutto ciò era particolarmente evidente nell’intorno dell’area oggetto del concorso, dove recenti interventi  residenziali ultimati da circa un anno, trovavano un’occupazione degli alloggi solamente in piccolissima parte (un 85% risultava invenduto). Nonostante ciò, seppur con lentezza, altri lotti contigui all’area, si apprestavano a partire, per realizzare “scatoloni” destinati a rimanere vuoti, per chissà quanto tempo.

0312_investimenti_edilizia_2

CRISI

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Oggi il mestiere di progettista, è fortemente inflazionato. Ci sono innumerevoli corsi universitari, da Napoli,  Roma, e Milano, che sfornano centinaia di laureati e diplomati ogni anno, mentre il lavoro è in continua costante riduzione da almeno due anni. D’altro canto le università (veri e propri potentati, governati da una casta di intoccabili, non interessati da rinnovamento che sta colpendo la politica), devono autoalimentarsi di studenti a cui “spennare” le tasse universitarie e mantenere stabile una popolazione universitaria che consente ad un sistema ormai esclusivamente “parentelare/clientelare” di sopravvivere.

Che il “creativo” sia un mestiere per benestanti, se non proprio per ricchi, appare ormai evidente: se si trova il lavoro, ormai rarissimo, si va a bottega da noti professionisti e/o società d’ingegneria, ma difficilmente ci si emancipa da una situazione sottopagata, o addirittura non pagata. Situazione che può durare anni e con la nuova legislazione (per lavorare) impone l’obbligo di partita iva ed iscrizione all’ordine professionale. È considerevolmente cresciuta l’offerta di professionisti, e quindi, per effetto della concorrenza, si sono abbassati i compensi, che ormai hanno raggiunto il limite della mera sussistenza.

Non che per chi è “anziano creativo”, sia meglio, spesso si langue, in una contrazione del reddito, che porta alla realizzazione di veri e propri equilibrismi economici. Nasce quindi, sempre più evidente un nuovo proletariato creativo, abbandonato a se stesso. Non si ha uno stipendio fisso, non si possono inscenare delle rivendicazioni, anche con un solo micragnoso lavoro sottopagato si è sempre occupati.

Probabilmente per tutti i creativi, ormai alla fame, non rimane che esportare la loro creatività all’estero, in quella che negli anni sta diventando ormai una vera e propria diaspora. Oltre all’hardware, rappresentato dalle moltissime fabbriche che con tutti i macchinari (spesso di notte), vengono trasferite in toto in paesi esteri, anche il software, sta subendo lo stesso destino, ormai da anni. Per chi resta non rimane che la desertificazione sistematica della creatività, quella secchezza dell’anima (e delle menti), che solo in terreni sterili ed aridi, come è l’Italia in questi anni, può avvenire.

cracked_mud_nimb

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

H & M


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

18130_01

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

E’ da qualche mese, iniziato il cantiere della nuova sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli a Milano (a Porta Volta/via Pasubio). Progetto dello studio Svizzero Herzog & De Meuron, che sarà completato per la fine del 2015. In quello che era il luogo delle mura, un omaggio fatto dai due architetti, al loro maestro Aldo Rossi, di cui furono assistenti quando insegnava all’ETH di Zurigo. I riferimenti “rossiani” sono evidenti : l’architettura gotica, le case del paesaggio lombardo, la diatriba compositiva tra orizzontale e verticale.

L’edificio sarà ad alta sostenibilità, adottando i seguenti accorgimenti :

1) Utilizzo di impianto di climatizzazione (sia per produrre il freddo che il caldo) che sfrutta l’acqua di falda (recuperata mediante 4 pozzi a 50 m di profondità e restituita da 5 pozzi, senza alcuna dispersione, a oltre 40 m di profondità).

2) Progettazione di particolari sistemi di oscuramento che, aderendo ai vetri anche nelle facciate inclinate, consentono di ridurre i carichi di raffrescamento estivi del 50%.

3) L’edificio non prevede l’utilizzo di impianti a gas e/o petrolio, azzerando le emissioni di CO2 in loco per la climatizzazione.

Così facendo si ottengono i seguenti risparmi per anno: – 116 TEP (tonnellate di petrolio equivalente) – 256 tonnellate di CO2 emesse in atmosfera

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

feltrinelli-herzog-milano-01

Un progetto semplice e così trasparente, almeno nei render, da sembrare una grande serra, che fa il verso al muro che non c’è più. Ovviamente, quando fu presentato, divenne bersaglio degli strali del “vecchio” Vittorio Gregotti, che addirittura, sulle pagine del Corriere della Sera, si augurò che non fosse mai costruito.

Un progetto che quindi divide, visto che per molti, non è anche esteticamente piacevole, per l’ossessiva ripetitività degli elementi compositivi, e per una scelta dei materiali molto austera.

1269394085-rendering-c-herzog-de-meuron-005-528x373

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

1268233801627_001

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Creatività


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

In questi giorni sto leggendo il  libro di Stefano Boeri dal titolo emblematico “Fare di più con meno” (il Saggiatore, 2013). Costui, architetto ed ex assessore alla Cultura della giunta Pisapia, è iscritto al Partito Democratico, ed è fratello del noto economista Tito. E’ Boeri quanto di più avulso dal PD io conosca, potrebbe benissimo essere iscritto a qualche movimento.

Il libro offre un’interessante approccio all’attuale situazione di crisi, che io condivido appieno. L’assunto iniziale è che quanto stiamo vivendo non è un tunnel nero (ed oscuro) da cui ci si aspetta, prima o poi, di vedere, in fondo la luce, la crisi sarà il nostro presente ed il nostro futuro. Bisogna saper vivere, con intelligenza, cultura e creatività, l’oscurità. Senza aspettarsi una “luce in fondo al tunnel”.

La crisi ci obbliga a confrontarci con un nuovo paesaggio sociale e culturale, nonché economico. Boeri, dichiara che : “L’ingresso in questo nuovo paesaggio ci chiede di cambiare strumenti di misurazione. E ci obbliga a ripensare al rapporto tra risorse, vincoli e opportunità. Senza l’illusione di poter ritornare a una condizione di abbondanza di beni e servizi, ma anche senza nostalgia per un passato che non può più tornare”.

Bisogna fare di più con meno, ed in ciò, può avere molta importanza la “bellezza”, che è un valore aggiunto in cui noi italiani costituiamo un’eccellenza. Si tratta di mettere a sistema tutto ciò, essendo la bellezza un contenuto da applicare alle scarse risorse disponibili, da offrire, che può consentire una “nuova crescita” : sostenibile, concreta e soprattutto durevole, da consegnare alle generazioni future.

In tal senso bisogna essere portatori di una politica che faccia vibrare di passione la propria anima e quelle degli elettori. Una politica, soprattutto, che faccia proposte chiare, e che sia in grado di elaborare idee concrete per riprogettare l’Italia .

L’interpretazione progettuale di questi anni, proposta da Boeri è molto interessante, perché partendo da un opzione economica “la crisi”, propone delle soluzioni culturali (e non economiche), applicando le migliori prassi politiche (credibili), attualmente individuate nel campo della decrescita e della sostenibilità. Il tutto per imparare a convivere con  “creatività” quell’ombra, che deve essere vissuta come un’opportunità e non come un danno irreparabile.

Bisogna adottare un metodo teso a diffondere la creatività diffusa nella società, con un modo di approccio “fluido” che si vada via via definendo (in progress), modificandosi continuamente in funzione degli apporti dei singoli individui, recependo i loro problemi sempre più attuali. Solo alla fine, guardando in dietro, (nell’ombra), si saprà quale forma avrà avuto e come si sarà sviluppato.

Luce ed ombra caratterizzano la nostra esistenza, essendo esse le componenti fondamentali della vita su questo pianeta, l’economia è solamente una sovrastruttura culturale umana, forse la crisi la si supera proprio riducendo ciò che è inutile, in favore di un approccio globale più creativo.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Blow-up


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il bellissimo film di Michelangelo Antonioni “Blow-up” è del 1966, e di fatto costituisce la “fotografia” di un’epoca, quella della così detta “Swinging London”.

Il film dipana la storia, tratta da un libro di uno scrittore argentino,  incentrata su Thomas Hemmings, un burbero e “fascinoso” fotografo londinese che si occupa di moda. Egli sta realizzando un libro fotografico di taglio prettamente  sociologico, sono fotografie di paesaggi abitati londinesi. Cercando l’ispirazione per gli ultimi scatti da inserire nel libro, s’imbatte in due amanti in un parco e scatta loro delle foto, da lontano. La donna, se ne accorge e cerca di rintracciarlo scoprendo dove abita per farsi dare la pellicola contenente le foto. Questo stuzzica Thomas, che inizia a ricercare nelle immagini scattate i motivo di tale interesse. Ingrandendo (il cosiddetto Blow-Up) le fotografie, più volte, sembra che queste rivelino un cadavere, ma gli scatti sono oscurati, “sgranati” e incomprensibili.

Se come è capitato a me, in questo lunedì di Pasquetta, grigio e piovoso, ma con l’aria limpida, vi foste recati su un monte che dista, in linea d’aria, oltre 40 chilometri da Milano, vi sareste inevitabilmente accorti, che il paesaggio di Lombardia appare “sollecitato” da un nuovo “accrocchio” di architetture, che ne caratterizzano in maniera evidente la forma e le caratteristiche. Ingrandendo le immagini, si “esaltano” evidenti le forme del nuovo centro direzionale, che si sta completando in zona Garibaldi-Repubblica- Porta Nuova, che consente di distinguere nel paesaggio “omogeneo” della Pianura Padana, altamente urbanizzato, la città di Milano.

Come per il film di Antonioni, queste forme, approvate e concesse in gran fretta prima dell’inizio della grande crisi del 2008, rappresentano, oggi che si stanno completando, la “fotografia” di un’epoca. Un’epoca che già oggi non è più. Si tratta infatti dell’espressione “fisica” più evidente di un’economia della globalizzazione “fallimentare”, che ha fatto dell’attività economica/immobiliare il suo fatuo epicentro. Già oggi, con la lunga crisi economica che non riesce ad essere risolta,  tutta quella Slp (Superficie lorda di pavimento) terziaria, residenziale, commerciale, ad alta sostenibilità impiantistica, è in parte invenduta e/o non affittata, e difficilmente lo sarà in futuro.

Infatti, se in passato le cattedrali, svettavano nel paesaggio, quali rappresentazioni del potere religioso, ma di fatto dell’opera e della ricchezza di tutta una città e di una parte del territorio che le circondava; oggi i grattacieli, ed in particolare quelli di Milano, sono l’espressione del potere economico di altre aree del mondo, essendo un’operazione immobiliare di un fondo pensionistico americano (Texano).

Insomma anche quì, ingrandendo le foto……..si scopre un delitto, come in “Blow-up”, il delitto del paesaggio.

Il Trailer del film Blow-up di Michelangelo Antonioni

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La Torre per Uffici di Clarke e Pelli vista da Largo la Foppa

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Gli edifici residenziali di  Muñoz + Albin visti da Corso Como

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

A sinistra edificio ad uffici e commerciale Goring e Straja Architects ed in centro le ex torri bianche FS edifici ad uffici Technimont di progetto CMR

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Al Centro le Torri residenziali alte in costruzione su progetto di  Arquitectonica

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il “pungiglione” della Torre ad uffici di Clarke e Pelli

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Piazza Gae Aulenti di Land Architects

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La lampada ad energia solare che sorge al centro della piazza Gae Aulenti

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

A destra l’edificio per uffici e commercio di Più Arch

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Piazza Gae Aulenti di Land Architects

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Piazza Gae Aulenti di Land Architects

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Al centro il Bosco Verticale, torri residenziali dello Studio Boeri

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

A destra ed in centro gli uffici di Kohn Pedersen e Fox

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La torre ad uffici di Kohn Pedersen e Fox

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Grigliata ecologica


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Opening-Office-offices-Autogrill-Villoresi-wow-webmagazine

Un conoide vulcanico (e metallico risplendente), proprio di fronte allo spettacolare “Autogrill Villoresi Ovest” dalle forme moderne ed aerodinamiche realizzato da Angelo Bianchetti nel 1958, da  alcune settimane “perturba” il paesaggio caotico e dinamico di questa parte di Lombardia.

Il progetto lo si deve all’architetto e designer milanese, Giulio Ceppi, che opera all’interno della società con sedi in mezzo mondo, da lui creata, “Total Tool”. Un edificio che risparmia energia e riduce le emissioni di CO2 : dotato di pannelli solari, utilizzo di sonde geotermiche per climatizzare, recupero precipitazioni meteoriche, ecc.. La struttura di oltre 2.600 metri quadrati insiste su un’area di 78.000 metri quadrati di parcheggi, verde (compresa un’area per cani) e distributori di carburanti, nel comune di Lainate.

Ma veniamo all’architettura, che denuncia una similitudine impressionante con le forme vitree dell’ingresso della Fiera di Rho-Pero (per altro non molto lontane da quì), concepite da Massimiliano Fuksas. Lì però la concezione progettuale impiantistica è assolutamente dispersiva e poco sostenibile. Mentre invece, nell’Autogrill Villoresi Est, a Ceppi, riesce molto bene negli interni, dare un senso di sostenibilità e di accoglienza, mediante degli spazi molto rigorosi, lignei ed eleganti (forse solamente un pò caotici per quanto riguarda i percorsi). Quindi nulla di nuovo sotto i cieli di Lombardia, ma soltanto forme ridondanti e per nulla espressive di un linguaggio innovativo.

Chissà cosa direbbe di questi due colleghi (Ceppi e Fuksas), il Bianchetti, se fosse ancora vivo. Probabilmente attualmente la sua salma, da qualche parte, sta piroettando come una “turbina impazzita”.

Quì sotto due immagini dell’ingresso della Fiera di Rho-Pero

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Ki – Kongi


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Le torri “pastrufaziane” lungo il Naviglio a Milano di Angelo Bugatti

La prima volta che mi è giunto all’orecchio il nome di Giacomo Borella, è stato, quando, un mio amico, mi ha segnalato i suoi “Sopralluoghi Metropolitani” sul Corriere della Sera. Poi leggendo i suoi “veri e spietati” articoli minimali sull’architettura milanese, ne sono diventato un  vero e proprio “fan”.

Il moderno cattivo

Quando l’architettura esagera

Particolarmente mirato ed azzeccato il “Sopralluogo Metropolitano” sulle torri lungo il Naviglio milanese, opera “pastrufaziana” (di Gaddiana memoria) di un noto docente universitario, di cui sopra trovate le foto.

Tre torri sgraziate lungo il Naviglio

Il cognome Borella non mi era nuovo e mi è subito venuto in mente il grande paesaggista milanese Francesco Borella, di cui Giacomo è figlio. Ed è proprio questo uno dei rari casi di continuità (nella diversità) creativa e di sapienza  tra generazioni contigue, che operano nella stessa disciplina : il “paesaggio dell’architettura”.

Giacomo Borella, con i suoi soci dello studio Albori, di cui molti allievi e collaboratori di quell’Umberto Riva architetto e designer, forse una delle figure più colte e raffinate del panorama architettonico italiano, troppo presto dimenticato, hanno intrapreso una strada irta, al confine tra il paesaggio, l’architettura e la sua sostenibilità.

Il Giacomo Borella l’ho poi conosciuto un pò meglio, quando ho avuto a che fare con la ristrutturazione delle facciate e delle parti comuni della casa a ballatoio sui Navigli, in cui è collocato l’appartamentino in cui abita, ed anche quì mi ha confermato una lucidità di visione sull’architettura non comuni.

Il 6  marzo Giacomo Borella, architetto associato dello Studio Albori, ha incontrato in una sala piena,  gli avventori dell’Ordine degli Architetti di Milano, intervenuti al bel ciclo di conferenze “7X7”. Il nostro eroe, sempre molto simpatico, preciso e colto, ha presentato una notevole quantità di progetti, realizzati ed in corso di completamento. La serata, di cui quì sotto trovate la testimonianza video è scorsa via in lietezza, e con riconosciuto arricchimento culturale.

Mi sono chiesto se “uno così” fosse nato in Svizzera ……………….

BORELLAgrande_studioalbori02

Studio Albori – Casa solare a Vens

ALBORImonte 04

Studio Albori – Ville pensili, via Montebello, Milano

POLO1

Studio Albori – Polo scolastico – Agordo

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

U27 Park


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Sta sorgendo, a Milanofiori (Assago), un complesso ad uffici, di “cubazzi” ultra-trasparenti di vetro bluastri, strutturati attorno ad una corte, progettato dallo Studio Park di Milano. Si tratta di un edificio di oltre 27.000 metri quadrati di slp (open space) con mensa per i dipendenti inclusa, ad alta prestazione di sostenibilità energetica, che rientra nella certificazione LEED, Core and Shell, in classe Gold. L’edificio, proprio per la sua trasparenza, vuole diventare un ponte di collegamento visivo, per gli utenti, con il rado verde boschivo dell’intorno. A caratterizzare l’andamento regolare e monotono,  delle facciate, quà e là, delle lame vitree blu, si protendono verso l’esterno.

Niente di nuovo nel campo dell’architettura, anzi molto di “già visto”, però, la qualità di alcuni dettagli, fanno ben sperare nel risultato finale, visto che il complesso, probabilmente destinato ad una multinazionale, sarà completato per dicembre 2013.

Il complesso, costruito, “vicino-vicino” al bellissimo “Vaso Savoy” dell’architettura italiana, concepito con genialità dallo studio Zucchi ed Associati, proprio per il fatto di essere anonimo, riesce ad essere sfondo scenografico in grado di esaltare l’indubbia opera zucchiana, soprattutto per chi a piedi, proviene dalla stazione della metropolitana. Ed è questo forse il suo maggiore pregio, essere elemento scenografico, e quindi paesaggistico, di questo piano urbanistico, che si sta lentamente completando quì tra le risaie irrigue della bassa pianura  milanese. L’edificio, senza essere un’architettura “sparagnina”, ma piuttosto di “classe”,  riesce in maniera eccellente a twittare con l’intorno (architettonico e non), e probabilmente proprio per questa sua caratteristica evidente, sopravviverà alle mode ed alle tendenze, per molto, molto tempo.

Nonostante ciò,  Zucchi  vs  Park = 2 : 1 !

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Degelo & Morger


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

“I pasti quotidiani devono essere considerati come delle opere d’arte. La tavola è come una tela dipinta che ci insegna che oggi è una volta sola. L’immagine dipinta svanisce alla fine della giornata, ma il suo ricordo resta scolpito nella mente delle persone che erano sedute al nostro stesso tavolo. E’ qualcosa che i soldi non possono comprare, e che resta proprio in quanto svanisce. Costruire sapendo che scomparirà : come per i mandala di sabbia tibetani”   Banana Yoshimoto – Un viaggio chiamato vita – Feltrinelli 2010

Ecco l’architettura, con dei tempi molto diversi, molto più lunghi, è come un pasto, prima o poi svanisce, si sgretola, sotto il peso del tempo, spesso ci si dimentica immediatamente di chi l’ha progettata, sopravvive ad essa qualche foto, raramente dei disegni. Bisogna progettare e costruire “sapendo che prima o poi ogni cosa sparirà”.  Un giorno tutte le cose di questo nostro mondo, e di questa parte di universo, non ci saranno più, architettura compresa, ed allora forse conviene nella nostra vita accumulare il maggior numero di ricordi possibile.

Il Kunstmuseum Liechtenstein, a Vaduz, è stato costruito dagli architetti Meinrad Morger e Heinrich Degelo, insieme con Christian Kerez. L’edificio del museo è di grande complessità strutturale, ma esibisce un’architettura di grande semplicità e soprattutto discreta. Si tratta di una “scatola” di cemento colorato e pietra di basalto nero, la finitura esterna è stata lucidata in opera. Gli inerti neri mischiati ai ciottoli di fiume, offrono una colorazione studiata per formare un collegamento al paesaggio della valle del Reno. Le lunghe file di finestre aprono la base del cubo, offrendo un’inusuale rapporto tra  l’interno e esterno.

Un cubo di calcestruzzo, lucidato a mano, fino a tirarne fuori la componente ghiaiosa, l’inerte. La natura stessa del materiale, che si esalta, specchiando il paesaggio circostante, e soprattutto quando piove, mostrando tutta la sua bellezza di essere “paesaggio liquido”.

L’interno della “scatola nera” è un cubo perfetto bianco.  Come bianchi sono tutti i muri, mentre i pavimenti sono in listoni di legno. La pianta è libera e consente di realizzare diverse soluzioni espositive.

2370

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Blog su WordPress.com.

Su ↑