Per François Mitterrand, la prima arte era l’architettura, infatti la sua storia ufficiale, ci racconta dell’interesse personale di “Monsieur le Président”, su questo argomento, perseguito quasi con accanimento. La Cité des Sciences de La Villette di Bernard Tschumi inaugurata nel 1986, l’Opera-Bastille progettata dall’ architetto canadese-uruguaiano Carlos Ott inaugurata per le celebrazioni del bicentenario nel 1989, il Grand Louvre con la Piramide dell’architetto cino-americano Ieoh Ming Pei del 1989, il Grande Arco alla Defence di Otto Von Sprekelsen del 1989, la Bibliothèque Nationale de France che è stata ufficialmente inaugurata da Mitterrand nel 1994 (ma aperta solo nel 1996), il progetto per la Città della Musica progettato dall’architetto francese Christian de Portzamparc del 1995, sono solo alcuni degli edifici pubblici (e soprattutto quasi esclusivamente a vocazone culturale) voluti a Parigi, ed a volte, seguiti direttamente, quasi con ossessione, da Mitterand nella loro evoluzione e realizzazione. Questo accanimento, si rivoltò contro Mitterand, che in vita fu considerato dall’opinione pubblica, un Re-Faraone, per la quantità di grandi opere architettoniche realizzate nella capitale francese. Non a caso, poco prima di morire (a causa di un male incurabile) Mitterand intraprese un faticoso viaggio in Egitto. Se però è vero l’assioma, che i dirigenti di un Paese si possono valutare in base al volto delle loro città, ed in funzione del lavoro dei propri architetti, possiamo tranquillamente asserire che il paesaggio italiano, in merito, riserva anche quì degli aspetti inquietanti.
François Mitterand al Louvre
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