

(con evidenziato in color fucsia il Quartiere Adriano) –
CREDITS – https://it.wikipedia.org/wiki/File:Mappa_Crescenzago_Antica.jpg
Una domenica di maggio, è un’ottima occasione per una gita “fuori porta”, un sopralluogo metropolitano ciclistico, per constatare lo stato di avanzamento di uno dei quartieri periferici, che più stentano ad essere completati; il suo masterplan (con standards elevati ed all’avanguardia per allora) fu approvato negli anni tra il 2004 e il 2006 su disegno dello studio dell’arch. Paolo Caputo a cui si devono la prime realizzazione di alcune torri residenziali (https://www.caputopartnership.it/portfolio-item/residential-tower-in-adriano/).



Già in alcune mappe medievali, l’intorno dell’attuale quartiere Adriano, tra Crescenzago e Sesto San Giovanni, è descritto con simboli tesi a rappresentare folti boschi antropizzati, a filare che coprono tutto il territorio. Siamo nella parte nord di Milano, a fianco del Naviglio della Martesana con le sue ville di delizia poste sull’acqua tra il Ponte Vecchio e la frazione “Tre Case”, che erano il luogo di villeggiatura rispetto alla città, sia nel Settecento, che nell’Ottocento.
Del Novecento troviamo tracce nelle vecchie case che un tempo facevano parte del comune di Crescenzago, poi diventato parte di Milano, con il suo centro legato alla Chiesa medioevale di Santa Maria Rossa (https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_Rossa).
Un territorio, il Quartiere Adriano, che nella memoria più recente della città di Milano è legato soprattutto alla industria Magneti-Marelli, storica azienda di componenti legati dapprima all’industria automobilistica e poi all’illuminotecnica, alla radiofonia, alla televisione. Magneti Marelli, che si estendeva da Crescenzago a Sesto San Giovanni, con una teoria di capannoni, apparati ed edifici industriali, costellati qua e là ancora da campi agricoli.

La lentezza delle tempistiche realizzative, soprattutto dei servizi (scuole, verde, mezzi di trasporto, ecc.) ha fatto si che il Quartiere Adriano diventasse un luogo di degrado e di insicurezza, soprattutto di indignazione e proteste dei residenti.
I nuovi edifici di notevoli dimensioni, sembrano non trovare una relazione, nè urbanistica, nè architettonica, con i brani territoriali esistenti, soprattutto di Crescenzago, ma anche di Sesto San Giovanni. Il quartiere, ancora oggi, sembra “un’isola”, un “ghetto residenziale” avulso dall’intorno, ma che non ha ancora trovato una sua identità.
Ancora oggi il quartiere è oggetto d’importanti realizzazioni residenziali, soprattutto di cooperative edilizie, ed una certa disinvoltura realizzativa architettonica, fanno si che la popolazione residente viva, quest’urbanistica modaiola, fatta di grattacieloni residenziali (dalle forme assurde) alternati da “vuoti urbani verdeggiati” (dai disegni planimetrici surreali e dall’arredo fantasioso) come in un territorio di confine estremo, quasi fossero dei coloni, assediati dal degrado e dal cemento.
Questa condizione di esasperazione protratta negli anni, che ovviamente ha coinvolto tutto l’intorno, e si evidenzia anche laddove, interventi edilizi nel corpo storico del tessuto urbano, seppur di buona qualità architettonica (https://www.form-a.it/adriano1/), come in via Meucci/Adriano n°1 a Crescenzago, diventano oggetto di palesi rivendicazioni (esplicitate sulle recinzioni di cantiere), ed evidenziano promesse non mantenute dall’Amministrazione comunale.




Mi chiedo se il “verdeggiante” Sindaco di Milano Beppe Sala, ed il suo fido scudiero, l'”urbanista tattico” Pierfrancesco Maran, si rendono conto di questa situazione esplosiva, comune a tutte le periferie milanesi, oppure vivano continuamente in un “loro mondo” (fatto di marketing verde spinto, alloggi di lusso al massimo case in cooperativa ma niente alloggi popolari, soprattutto promesse non mantenute, e tanto, tanto, fumo negli occhi) distante anni luce, dalle vere esigenze dei cittadini/elettori.
Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate
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