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Kapelle der Heiligen Familie Mühlebach


A Mühlebach, nel Vallese Svizzero, sorge in dominanza del paese, la piccola Cappella della Sacra Famiglia, consacrata nel 1676. Un chiaro esempio, la Cappella, dell’assioma lecorbuseriano, che ha portato al bellissimo libro di LC : ” Quando le cattedrali erano bianche”.

Mühlebach è una frazione di 77 abitanti del comune svizzero di Ernen, nel Canton Vallese (distretto di Goms) – https://costruttoridifuturo.com/2020/09/14/ernen/.

Davanti alla Cappella, una grande pietra (con targa metallica) ed un arbusto, ricordano il luogo caro ad un noto pianista internazionale Gyorgy Sebock.

György Sebők (2 novembre 1922-14 novembre 1999) è stato un pianista americano di origine ungherese e professore presso la Jacobs School of Music dell’Università dell’Indiana a Bloomington, Indiana, Stati Uniti.

Era conosciuto in tutto il mondo come solista con le principali orchestre, recital in quattro continenti, artista discografico e per le sue masterclass, visiting professor e il festival musicale svizzero che ha organizzato a Ernen.

Nacque a Szeged, in Ungheria, il 2 novembre 1922. Sebők ha tenuto il suo primo recital per pianoforte solo all’età di 11 anni. A 14 anni ha suonato il Concerto per pianoforte n. 1 di Beethoven sotto la direzione di Ferenc Fricsay, un’esibizione su cui avrebbe riflettuto molti anni dopo.

Si iscrive all’Accademia Franz Liszt all’età di 16 anni, sotto la guida di Zoltán Kodály e Leo Weiner. Dopo il diploma, ha tenuto concerti[1] per dieci anni in tutta l’Europa centrale e orientale e nell’ex Unione Sovietica.

Ha vinto il Grand Prix du Disque nel 1957. Sebők è stato elencato in Who’s Who in America, Who’s Who in Music, National Register of Prominent Americans e altri dizionari biografici. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui la Croce al merito del governo ungherese, La Medaille de la Ville de Paris, Echelon Vermeille e, nel 1996, Kulturpreis des Staates Wallis, (Prix de Consacration). Sempre nel 1996, il governo francese gli ha conferito la decorazione Chevalier de L’Ordre des Arts et des Lettres.

Nel 1949 fu nominato professore di musica al Conservatorio Béla Bartók di Budapest. Dopo la rivolta ungherese del 1956, si stabilì a Parigi. Incoraggiato dal suo amico violoncellista János Starker, all’età di quarant’anni, andò alla Indiana University School of Music di Bloomington, iniziando quella che è considerata la fase più produttiva della sua carriera. Jeremy Denk (uno dei più noti pianisti americani – https://www.jeremydenk.com/) ha dedicato il suo libro di memorie “Every Good Boy Does Fine: A Love Story in Music Lessons” a Sebők e ha scritto del profondo impatto che Sebők ha avuto sulla sua educazione musicale e sulla sua carriera.

Sebők era un professore ospite della Berlin Hochschule der Kunste (HDK) in Germania, dove insegnava master class due volte l’anno. È stato anche membro onorario a vita della Toho School of Music di Tokyo e insegnante ospite regolare presso il Banff Center for Arts; il Conservatorio Sweelinck di Amsterdam, la Scuola di Musica di Barcellona e la Hochschule für Musik di Stoccarda. Nel 1974 ha fondato e organizzato masterclass estive annuali a Ernen, in Svizzera, per pianisti e “altri strumenti”, e l’anno successivo è stato membro della giuria del primo Concorso Pianistico Internazionale Paloma O’Shea Santander. Ha anche fondato e diretto il “Festival der Zukunft” a Ernen nel 1987, che ancora oggi porta la sua eredità con un numero crescente di frequentatori di concerti. I funzionari della città lo nominarono cittadino onorario, solo il terzo in 800 anni.

Prima di un recital del 1985 al Musical Arts Center di IU, Sebők ha ripensato al suo concerto all’età di 14 anni e ha tracciato un collegamento tra quell’evento e la sua filosofia di insegnamento. “Durante il terzo movimento ho fatto degli errori”, ha ricordato, “ma non mi sono sentito in colpa perché sentivo di aver fatto del mio meglio. Avevamo un vicino, un amante della musica, che raccontava a mio nonno della mia esibizione , ‘Oh, è stato meraviglioso, ma nel terzo movimento qualcosa è andato storto.’ Mio nonno si arrabbiò molto con lui e disse: “Non mi interessa, perché anche il sole ha delle macchie”. È stata una cosa bellissima da dire per mio nonno, penso, e a volte lo ricordo: anche il sole ha delle macchie”. (https://www.youtube.com/watch?v=h427L7297xM)

Allo stesso modo, Sebők ha aiutato i suoi studenti a superare la paura degli errori per dare le loro migliori prestazioni. Bisogna accettare che essere umani significa essere fallibili, quindi fare del proprio meglio ed essere catturati dalla musica. (Fonte : Wikipedia)

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Jacques Herzog + Vladimir


Roma – Via Della Conciliazione (tratto da Google Earth)

“San Pietroburgo, Venezia, Roma o la Parigi del XIX secolo sono emerse da relazioni di potere che le hanno determinate dall’alto. Spesso con conseguenze spietate, se si pensa ai viali di Haussmann a Parigi, costruiti durante la dittatura imperiale di Napoleone III (https://en.wikipedia.org/wiki/Boulevard_de_S%C3%A9bastopol), o a via Della Conciliazione a Roma realizzata su progetto di Marcello Piacentini durante il Ventennio Fascista (https://it.wikipedia.org/wiki/Via_della_Conciliazione).

Tuttavia, il risultato è stata una bellezza prima sconosciuta e incomparabile che ancora oggi attrae e ispira le persone più delle città create oggi, che emergono dalla cultura dal basso delle nostre democrazie.

I turisti di tutto il mondo guardano sempre alle stesse belle città del passato. Forse c’è più bellezza in un contesto non democratico perché il contesto è più estremo, più radicale”.

Tratto da : Interview mit Jacques Herzog Armin Schärer / Architektur Basel – 11 gennaio 2020

Parigi – al centro Boulevard Sebastopol (tratto da Google Earth)

ADDENDUM – NDR – Oggi, però c’è Vladimir Putin, il principe dei dittatori, con la sua “estetica della disurbanizzazione” (per bombardamento). Se una città :“è un insediamento umano, esteso e stabile, che si differenzia da un paese o un villaggio per dimensione, densità di popolazione, importanza o status legale, frutto di un processo più o meno lungo di urbanizzazione” (così si legge su Wikipedia), questa folle guerra tra Russia ed Ucraina, evidenzia che, la eccessiva concentrazione, anche della produzione di energia, è un atto contrario alla logica umana ed alla natura planetaria, ma sinergico al “meccanismo economico” a cui tutti siamo legati. La distruzione di città come Mariupol o Kiev, attuata sistematicamente dal dittatore russo, dovrebbe insegnarci che la concentrazione, non è più cosa umana, come lo erano le democratiche città greche, o quelle ottocentesche.

Come per il cambiamento climatico, l’inquinamento dell’aria, la Pandemia, speriamo che questi tragici eventi, servano all’umanità a cambiare strada rapidamente, ed a cercare nuovi modi di aggregarsi e produrre.

Se si continuerà ad insistere su modelli ormai desueti, dimostratisi ampiamente non più adatti alla nuova situazione planetaria, si andrà certamente verso la scomparsa della specie umana dalla superficie terrestre.

Il futuro delle città, è in nuclei urbani medio piccoli, diffusi nel territorio, costruiti soprattutto in legno, inseriti nel verde, dove nelle vicinanze si producono, sia i generi alimentari che l’energia (solare ed eolica) per farli funzionare; nuclei collegati tra loro da sistemi di trasporto pubblico ecologici e rapidi.

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Pagano


L’ Architetto Giuseppe Pagano, quando era direttore di Casabella (dal 1933 al 1943), si occupò spesso di descrivere la situazione disciplinare e professionale vigente in Italia in quegli anni.  L’iniziale entusiasmo verso un’architettura d’impronta moderna capace di dialogare con i temi mondiali si dissipa osservando la deriva monumentale enfatizzata da Marcello Piacentini e intrapresa dai gerarchi di quel periodo.

Pagano è anche consapevole del ruolo svolto da Mussolini nelle sorti dell’architettura italica. I concorsi per la Stazione di Firenze, per Sabaudia, per il Palazzo del Littorio a Roma, sono “pilotati” dall’establishment fascista vicino ad Duce.
Con l’editoriale “Potremo salvarci dalle false tradizioni e delle ossessioni monumentali” del gennaio 1941 (n. 157 di Casabella), Pagano determina una rottura chiara rottura con il monumentalismo imperante, schierandosi a favore dell’architettura moderna. Pagano, fu più volte richiamato ufficialmente, ma non volle allinearsi, e scrivendo un successivo articolo “Occasioni perdute” determinò il sequestro del seguente numero 158 del febbraio 1941.

Già nel numero 82 di Casabella del 1934, Pagano con un numero monografico sul concorso del Palazzo del Littorio a Roma, posto in parallelismo con i concorsi: Società delle Nazioni a Ginevra, ed il Centrosoyuz a Mosca, evidenzia il livello di controllo esercitato dalla così detta “Scuola di Roma”, che egemonizzava gli anche incarichi professionali.

Gustavo Giovannoni, lo stesso Marcello Piacentini, collusi ed appoggiati dal potere fascista, fecero “manbassa” di decine di piani regolatori e di incarichi, in tutta Italia, da nord a Sud. Molte parti dei centri storici delle città italiane, furono “sfasciati” per fare spazio ad interventi monumentali in sintonia con l’estetica imperante.

Costoro tennero sotto controllo gli ordini professionali, ed imposero nelle appena sostituite facoltà di architettura italiche, i loro pupilli, ai quali procurarono cattedre e prestigiose occasioni professionali.

Progetto Carminati, di concorso per il “Palazzo del Littorio” a Roma

Si costituì così, attorno alla figura dell’Architetto Piacentini, una “lobby”, una “mafia dell’architettura”, che di fatto ebbe in mano tutta la disciplina per parecchi anni.

I concorsi di architettura ed urbanistica, che dal regime vengono propagandati come afflati di democrazia, sono di fatto dominati dalla “Lobby Piacentiniana”. Inutilmente Pagano sferra proprio nel numero 82 di Casabella del 1934, un palese attacco all’istituto dei concorsi per la maniera con cui sono di fatto tutti manipolati; così facendo si mette di traverso alla compagine vicina al regime, che oltre alla consorteria professionale, di fatto è una macchina affaristica, con cui il potere politico, gli immobiliaristi, la classe dominante, possono “ingrassare” i loro conti in banca.

Sintesi di Pagano, del “Concorso per la Società delle Nazioni a Ginevra”, Casabella n. 82 del 1934
Progetto di Libera, presentato al concorso per il “Palazzo del Littorio” a Roma

Sono passati quasi cento anni, dalle esternazioni di Giuseppe Pagano, in merito alle “Lobby professionali”, alle “Cricche concorsuali”, alle “mafie” che regolano le sorti dell’architettura in Italia; alcune cose sembrano cambiate (poche), altre assolutamente no, e si replicano uguali e imperiture, nonostante le piattaforme concorsuali democratiche, le leggi anti-mafia, le procedure elettroniche, ecc., ecc..

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Così vicini, così lontani.


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Sopra l’inconfondibile Piazza Duomo venerdì 10 aprile 2020, ore 10,30. Vuota.

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Sopra Sesto Marelli, senza nessuno il 10 aprile 2020, ore 17,30

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Sopra Piazza liberty /sede Apple desertica il 11 aprile 2020, ore 11,30

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Sopra viale Bligny/Aula Magna Bocconi (Grafton Architects)  il 11 aprile 2020, ore 18,00

Ma veramente credevamo, si potesse andare avanti all’infinito a riprodurre un sistema economico capitalista “globale” (di oggetti, di persone, di prelievo indiscriminato delle risorse del Pianeta, d’inquinamento, ecc.), senza prima o poi pagarne le conseguenze, in merito alla distruzione sistematica, e senza limiti, di un ecosistema planetario?

Se non era il virus, sarebbe stato il clima, o altro a darci un segnale forte, inequivocabile. La misura è colma; o si ripartirà dopo questa pandemia, facendone tesoro, cercando tutti assieme di modificare la nostra maniera di vivere su questo pianeta, o presto, la nostra stessa permanenza come specie umana sulla superficie terrestre, ci sarà negata dai fatti. Vanno cambiati i sistemi di produrre, di consumare, di prelevare materie prime, di costruire le città, di muoversi, di coltivare la terra, di vivere. Ci vorrà tempo e sacrificio, ci vorranno soprattutto idee, ma potrebbe essere una grande opportunità per tutti. La possibilità, se sapremo coglierla, di modificare un percorso palesemente sbagliato.

La crisi che stiamo vivendo, dimostra l’intima interrelazione, tra la salute umana e le condizioni dell’ecosistema del pianeta: la scala globale, l’interdipendenza e la rapidità della diffusione del virus Covid-19 hanno mostrato questa realtà in tutta la sua drammaticità. Le aree urbane sono i principali epicentri dell’emergenza sanitaria in corso: Wuhan, Milano, Madrid, New York, ecc., in quanto luoghi privilegiati della contiguità, della densità, inquinati e malsani (Ed in tal senso Milano è leader al Mondo (https://bit.ly/39H5mbr). Tutti fattori che li rendono ottimali per il proliferare del virus, che usa i nostri corpi come vettori, e “contenitori/case/cibo” in cui vivere e diffondersi sul Pianeta.

La forma urbana attuale che continua a estendersi come un tumore inarrestabile, è palesemente inadeguata, per dare risposte alle esigenze anche sociali della società post Covid-19, dove bisognerà rispettare delle precise distanze interpersonali per anni, stando “lontani”, ma cercando di stare “vicini”, come società coesa in grado di supportare questi cambiamenti indispensabili dal punto di vista sanitario ed economico.

La salute, come la natura, nell’ambiente urbano sono circoscritte e ben delimitate, come se fossero un dato di fatto, un’appendice obbligatoria, piuttosto che essere un concetto generativo fondamentale per un habitat sostenibile, in cui gli esseri umani, ed i loro “contenitori” (architetture), cercano di coesistere in armonia con la natura e l’ambiente. I futuri “contenitori per gli esseri umani” dovranno essere realizzati “di natura” (ad esempio di legno – https://bit.ly/2UQXTlE) non solamente “rivestiti” con essa, per conseguire fin da subito, benessere e salubrità per la collettività.

L’emergere di epidemie porta alla luce il significato di un nuovo concetto di salute e benessere in relazione all’ambiente costruito. La città andrà ripensata, radicalmente, come dovremo ripensare la nostra vita di relazione per coesistere con il virus.

La politica soprattutto nei suoi aspetti legati all’economia, deve saper ridare fiducia alla Nazione, riparare i danni alle finanze dei cittadini e delle imprese, che saranno prodotti dalla “chiusura totale”, per proteggerci dalla diffusione virale, isolandoci. Tali danni saranno soprattutto evidenti nel post-virus, tra l’estate e l’autunno 2020, bisognerà quindi garantire riforme in grado di innescare un duraturo e innovativo percorso per una “crescita economica controllata”. Intendendo con questo termine, l’esigenza di dare una chiara discontinuità, rispetto alla “crescita folle” e senza limiti in cui eravamo tutti “lanciati” prima dell’epidemia.

Da domani saremo chiamati a prefigurare lo spazio urbano dell’uomo, nelle grandi città, con uno sguardo nuovo, “diverso”: partendo dalla Natura e dal nostro rapporto con essa; e non solo dall’antropocentrismo. Non basterà più evocare un frettoloso maquillage verde, come fatto a Milano fino a ieri, per “nascondere il cemento sotto il tappeto” e sottrarre agli occhi dei cittadini, le masse volumetriche eccessive di una pianificazione quantitativa, asservita alle immobiliari ed ai capitali esteri o italici, più che qualitativa, dalla parte dei cittadini ed a tutela della loro salute.

Il problema è che i politici, gli imprenditori, soprattutto quelli milanesi e lombardi, sono stati abituati per anni a svolgere il loro ruolo avendo a disposizione un’elevata quantità di denaro. La crisi economica, post Covid-19, imporrà di riprogettare l’Italia e soprattutto Milano e la Lombardia, avendo a disposizione pochi soldi e tempi contingentati (se non si vuole che tutto muoia). I Manager veicolati da prestigiose esperienze imprenditoriali, senza limiti di cassa, ed i liberi professionisti imprestati alla politica, non hanno una cultura in merito. Bisognerà essere geniali e portatori d’idee innovative. Soprattutto comunicare quello che si fa, molto bene, ed in maniera chiara. Ci vuole altro rispetto all’attuale organigramma amministrativo milanese e lombardo. Bisognerà anche mettere mano agli assetti urbanistici della città; il vigoroso, volumetrico e “verdeggiante” PGT 2030, approvato in Consiglio Comunale milanese pochi mesi fa, è ormai carta straccia. Inadeguato alla società post Covid-19. Sarà molto difficile trovare capitali e società che vogliano insediarsi in quella che è stata la capitale italiana della “peste 2020”.

Si dovrà agire, mettendo a punto nuovi standard abitativi, un nuovo sistema di mobilità e nuovi modi di pensare gli spazi collettivi. Valorizzare i vuoti urbani, per fare “respirare” la città, ed il verde orizzontale. Magari demolire ciò che è vetusto ed ecologicamente non risanabile. Incentivare al massimo le architetture sostenibili, altamente sostenibili dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico e dell’equilibrio termico, a consumo zero. Architetture fatte di natura, facilmente riciclabili e sostituibili.

Eppure, Milano ha già, in seno al proprio costruito, un esempio emblematico in tal senso, che ricostruisce qualità ambientale e sociale, all’insegna di una natura “dentro” che dà il senso dello scopo anche “sanitario” dell’architettura (https://bit.ly/2Xs7cuk), che si dovrà conseguire dovunque, laddove possibile, in futuro.

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Sopra – Complesso Aler di Via Cenni a Milano, Arch. Rossi Prodi, 2015 

Sotto –  Foto del complesso dall’alto, tratta da – https://bit.ly/2JWHruc

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CEMENTO ALLO STATO PURO


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Ennesimi nuovi proprietari per le ex aree Falck di Sesto San Giovanni.  Hines (una delle maggiori società immobiliari al mondo) e Prelios (ex Pirelli Real Estate, è una società di gestione e servizi immobiliari – https://bit.ly/2uAiyA1), con l’appoggio di Banca Intesa, hanno rilevato le aree dall’immobiliarista Davide Bizzi, dominus della società Milanosesto, di cui erano soci anche il gruppo arabo saudita Fawaz Al Hokair, Sorgente Group (di proprietà della Famiglia Mainetti, che in mezzo mondo, detiene società immobiliari, finanziarie e di servizi del gruppo, ad oggi in numero di 94) e Consorzio Cooperative Costruzioni (Ccc con 300 soci che si occupano di : edilizia, trasporti, servizi, ecc.). Il 100% di Milanosesto è stato acquisito da Hines/Prelios per circa per una cifra pari a 50,6 milioni di euro. A sua volta Bizzi aveva rilevato le ex aree Falck nel 2010 dalle ceneri del gruppo Risanamento (Zunino) per 405 milioni di euro, sempre con il supporto di Intesa Sanpaolo. Ancora prima Risanamento (Zunino) aveva acquistato le aree dai Fratelli Pasini (imprenditori sestesi), era il 2005 e l’immobiliarista Luigi Zunino sborsò per l’area 88 milioni di euro. Nell’ormai lontano 2000 i Pasini si erano accordati con Alberto Falck, per acquisire le aree per una cifra di quasi 400 miliardi di lire (circa 206 milioni di euro). Ad ogni passaggio di proprietà le ex Aree Falck, hanno un consistente aumento di volumetria, a scapito del verde pubblico. L’ultima “chicca” prodotta dalle giunte di centrosinistra, la collocazione nel  parco urbano promesso ai cittadini sestesi, della “Città della Salute e della Ricerca”, riducendo il verde di ben 200 mila metri quadrati trasformati per sempre ad attività sanitarie. Il progetto voluto dall’amministrazione comunale di centrosinistra e dalla Regione Lombardia, del valore di circa 450 milioni di euro (ultimo regalo di Formigoni nel 2013) è a firma di Mario Cucinella (https://bit.ly/37tMeNL) e doveva servire da innesco per tutta l’operazione immobiliare, ed ancora oggi si spera in ciò. Nel 2005 venne presentato il progetto di Renzo Piano (RPBW) “ masterplan di riqualificazione ex Aree Falck a Sesto S.G.” ( https://bit.ly/2RwavNL ). Il primo progetto di riqualificazione venne affidato dai Pasini all’architetto ticinese Mario Botta e presentato nel 2002. Le ex Aree Falck sono 1 milione e 450 mila metri quadrati (quasi 5 milioni di metri cubi di nuovo edificato), ovvero il più grande sviluppo immobiliare europeo; circa un ottavo della superficie comunale (che oggi ammonta a 11 milioni e 700 mila metri quadrati). Oggi con Prelios/Hines, si punta tutto su Sir Norman Foster (quello del parziale “fallimento progettuale” di Santa Giulia), già circolano in rete render e stralci ultra-verdeggiante e super eco-sostenibili del masterplan (Corsera 23/01/2020 – https://bit.ly/2GlETno). I nuovi residenti si stima saranno circa 15/20 mila (i primi insediati nel 2025), mentre saranno oltre 10 mila gli addetti (ai centri commerciali, agli ospedali ed al servizio delle residenze), l’investimento complessivo per tutto il piano, ammonta a circa 1 miliardo e 300 milioni euro. Di certo l’unica cosa per ora garantita è che aumenterà l’inquinamento da micropolveri sottili a livello locale, sia durante i cantieri e sia una volta insediati residenti ed addetti. – PARZIALE CRONOLOGIA URBANISTICA – (https://bit.ly/2TZwLkK)

Come scrive qualcuno in rete, bisognerebbe avere avuto in passato la “cura” di trasformare i veleni insediati nel sottosuolo (e respirati dai residenti nel corso del tempo) delle ex acciaierie Falck in opportunità, in un vuoto urbano per dare un futuro diverso ai cittadini e ad un suolo stesso, villipesi per decenni; magari occupando questo suolo solo parzialmente, sui bordi. Le ex aree Falck andrebbero principalmente lasciate non occupate, verdi, con un atto di coraggio e di lungimiranza per le generazioni future. Per farle RESPIRARE, per lasciarci a tutti, almeno una SPERANZA…….

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2001-2017

1A ALLEGATO AL PROTOCOLLO dintesa Comune Regione

Allegato “A” al protocollo d’intesa tra il comune di Sesto S,G e la Regione Lombardia, che trasforma l’area in ARANCIONE (prima a parco pubblico), in “Servizi Sanitari” per fare SPAZIO alla così detta “CITTA’ DELLA SALUTE”

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Atlante per la fine del mondo


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http://atlas-for-the-end-of-the-world.com/index_0.html

 

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Call for Ideas


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Nel lontano 1978, appena diplomato al Liceo, e da poco iscritto alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, l’assistente di disegno (che faceva l’architetto) mi propose, chiamandomi a casa, visto che ero il più dotato del suo corso, di fare un lavoretto di disegno, per un annetto part-time, in un comune dell’Hinterland milanese.

Si trattava di disegnare e correggere gli elaborati del nuovo Piano Regolatore Generale, che si andava a redigere. A tal fine il comune dove allora imperavano i socialisti, aveva costituito nella recente sede comunale, un apposito ufficio di Piano.

I tre architetti incaricati di redigere il P.R.G. erano tutti di “sinistra”, il capintesta (che poi sarebbe diventato dopo questa esperienza il mio datore di lavoro) ovviamente iscritto al Partito Socialista e con ufficio in prossimità della sede provinciale del PSI in Corso Magenta a Milano.

Gli altri due molto più giovani, gravitavano ; uno nell’area del PCI, l’altra (la mia assistente) probabilmente nel PDUP, il partito di unità proletaria, o giù d lì.

La Stesura delle tavole di piano avveniva cercando di interpretare i dati raccolti sul territorio, i possibili sviluppi futuri, le desiderata dei cittadini e dei politici che veniva interpellati in estenuanti riunioni. Sembrava un’operazione “scientifica” ed immutabile, o almeno a me così appariva all’inizio.

L’incarico era di disegnare a mano i profili del centro storico e stendere su degli enormi radex (copie eliografiche su supporto lucido), i retini autoadesivi delle varie destinazioni funzionali, i trasferelli con i percorsi pedonali, le sigle, le legende, ecc..

Un lavoro demenziale se immaginato oggi; un lavoro manuale, che l’Ufficio Tecnico comunale non era in grado di svolgere perché sottodimensionato, e che a me consentiva di fare la mia prima esperienza lavorativa.

Io c’ero…..ma non c’ero, per motivi politici; e per questo il Comune mi pagava IN NERO circa 1.500 lire all’ora (meno di un euro). Come faceva l’amministrazione comunale a pagarmi in nero, lo sa solo Dio. Ma allora era quasi una consuetudine.

La mia disponibilità di tempo doveva esserci anche la sera fino alle ore piccole. Infatti dopo ogni presentazione pubblica degli elaborati dello strumento urbanistico ai cittadini, avvenivano delle riunioni ristrette, al piano sottostante (sindaco, giunta assessori, rappresentanti dei partiti che amministravano), dove spesso si aggiungevano “altri personaggi” (rappresentanti dell’opposizione, immobiliaristi, proprietari di grossi appezzamenti di terreno, singoli con molto potere decisionale, imprenditori, ecc.).

Io dovevo essere abile e preciso, a spostare immediatamente i retini per trasformare zone inedificabili in terreni costruibili; spostare improvvisamente strade e quant’altro. Spesso attendevo per ore, mentre sentivo che litigavano a voce alta animatamente. Poi velocemente spesso anche aiutato per velocizzare la cosa dovevo trasformare il lavoro dignitoso fatto in una “porcata”. Il tutto avveniva anche più volte nella stessa serata.

Era il SACCO del territorio. La compravendita “bendata” al mercato delle vacche. Era una accesa “partita a tresette”, come veniva dai più chiamata.

Poi i tre tecnici dovevano fare “digerire” quanto prodotto, al consiglio comunale ed ai cittadini. All’opinione pubblica.

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Oggi un certo Pierfrancesco Maran, e l’amministrazione Giuseppe Sala tutta, lanciano per l’aggiornamento al 2030 del PGT (Piano di Governo del Territorio, cioè quello che una volta era il Piano Regolatore Generale), anche una “Call for Ideas”. Insomma il Comune raccoglie idee e scenari che si ispirino agli obiettivi e regole del PGT (ovviamente gratis) rivolta a esperti, investitori, operatori che vogliano immaginare possibili scenari urbanistici per alcune aree della città in base alle regole e agli obiettivi del Piano di Governo del Territorio. Le proposte dovranno essere inviate tra il 30 novembre e il 20 dicembre 2018.

http://www.comune.milano.it/wps/portal/ist/it/servizi/territorio/revisionePGT/PGT_Milano2030_CALL?fbclid=IwAR16vCKN6LeTwm_XmwQVZh4a8-Ey9qkEcT4CT4sxbJ1gFWfPJwJuZbccwXs

Una chiara, e triste, OPERAZIONE DI MARKETING POLITICO, di FALSA DEMOCRAZIA ED INCLUSIONE, infatti tutto avverrà esattamente come ho descritto nel testo soprastante, alla stessa maniera in uso nel 1978 (40 anni fa) : la “partita a tresette”. Ma ovviamente Maran e Sala questo non possono dirlo, e tutta l’operazione di NASCONDIMENTO E PARTECIPAZIONE avviene con l’avvallo dell’Ordine degli Architetti di Milano e provincia. Soprattutto Maran e Sala, non possono dire che molte delle opzioni possibili politiche e territoriali, a questo punto sono già state decise.

http://www.arcipelagomilano.org/archives/51222

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THE GAME


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Immagine tratta da Google Earth

Duemila partecipanti, tre giorni di lavoro ( 15, 16, 17 dicembre 2016 ), storie di contributi: si è chiusa così i tre giorni di workshop (“Dagli scali, la nuova città”) sul futuro degli scali ferroviari voluta da Sistemi Urbani, Società delle Ferrovie dello stato, e dal Comune di Milano. Officina molto CRITICA perchè svolto velocemente, sotto Natale, senza che i più, i meno dell’architettura milanese, possono dire la loro. “Una operazione poco democratica e falsamente condivisa e partecipata, anche nel metodo adottato, teso ad un accurato” pilotaggio “.

Il compito di disegnare gli scenari dei singoli scali e della Milano del futuro è poi spettato ai cinque architetti incaricati – Stefano Boeri, Francine Houben, Benedetta Tagliabue, Ma Yansong, Cino Zucchi – che hanno avuto tre mesi di tempo per proporre le loro idee per la città.

http://www.ioarch.it/milano_i_risultati_del_workshop_sugli_ex_scali-1750-0.html

Molto critico il mondo professionale milanese, che lamenta poca chiarezza “strategica per il futuro” in merito, da parte del Comune di Milano, e la totale sudditanza agli operatori privati

http://www.arcipelagomilano.org/archives/47303

Cino Zucchi (CZA) ha pensato alla proposta “verdeggiante” sottostante per lo scalo Farini (407.000 mq), presentata ad aprile 2017 , in occasione del Salone del Mobile.

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Di seguito trovi il link con tutti i progetti dei cinque “scenari” per la dismissione degli scali ferroviari milanesi, oltre 1 milione e 200 mila metri quadrati – http://www.abitare.it/it/habitat/urban-design/2017 / 05/21 / Milano-scali-ferroviari-architetti /

22 giugno 2017 , si ha l’approvazione dell’Accordo di Programma tra Comune di Milano e Ferrovie dello Stato sulla riqualificazione degli scali ferroviari.

https://www.ilsole24ore.com/art/casa/2018-07-24/coima-acquista-l-area-valtellina-dell-ex-scalo-farini-milano-131207.shtml?uuid=AEDdCZRF

Gennaio 2018, molti dei cittadini che risiedono nelle aree limitrofe agli scali ferroviari in oggetto, ricorrono al TAR per avere una riapertura delle osservazioni all’Accordo di Programma (AdP).

http://www.arcipelagomilano.org/archives/49069

A luglio 2018 Coima Sgr ha provato dal Fondo Olimpia Investimenti, gestito da Savills Im Sgr, l’area Farini Scalo / Valtellina, porzione strategica dello Scalo Farini adiacente a Porta Nuova, che rientra nel programma di riqualificazione urbana dei sette scali ferroviari promosso dal Comune di Milano e dalle Ferrovie dello Stato Italiane. L’area è stata acquisita attraverso il nuovo Fondo dedicato Coima Mistral. Sviluppato con progetti di coliving e housing student.

Coeguito la collaborazione con il Comune di Milano e le Ferrovie dello Stato Italiane si è trattato di un piano internazionale per selezionare lo studio di architettura che si occupa del piano di sviluppo delle linee guida dello Scalo Farini (407.000 mq) ».

Nell’operazione, Coima Sgr (Manfredi Catella) è stata assistita dagli studi per gli aspetti legali, per gli aspetti fiscali e giuridici.

https://www.ilsole24ore.com/art/casa/2018-07-24/coima-acquista-l-area-valtellina-dell-ex-scalo-farini-milano-131207.shtml?uuid=AEDdCZRF

Il 22 ottobre 2018 , FS Sistemi Urbani (Gruppo FS Italiane) e COIMA sgr (società leader in Italia nell’investimento, sviluppo e gestione di patrimoni immobiliari per conto di investitori istituzionali e domestici) hanno bandito il “Concorso Farini”, il concorso internazionale avente ad oggetto la redazione del Masterplan di rigenerazione degli scali ferroviari dismessi di Farini e San Cristoforo.

La prima fase, in forma palese, ha il fine di selezionare tra i candidati un numero di Gruppi di progettazione fino a cinque. Nomino in grado di “ricadere” nelle rigide griglie di selezione (economica, curriculare, ecc.) Già si sussurrano. Tutti gli altri professionisti STARANNO per l’ennesima volta A GUARDARE. A vedere mutare la loro città senza poter dire o proporre le loro idee.

La seconda fase, in forma anonima, ha il fine di selezionare, tra i Masterplan dei Gruppi di Progettazione partecipanti a questa fase, il progetto vincitore. Ai partecipanti selezionati che consegneranno il Masterplan sarà rilasciato un rimborso spese di 25.000 euro comprensivo di oneri e tasse.

Al vincitore verrà riconosciuto un importo pari a 50.000 euro, comprensivo di oneri e tasse , che includerà l’adeguamento / modifica del Masterplan presentato anche alla luce degli esiti del dibattito pubblico. Il “dibattito pubblico”, è ormai una strategia di falsa inclusione partecipativa dei cittadini, oltremodo soffocato dall’Amministrazione di Giuseppe Sala (vedasi operazione Navigli). MOLTO SERRATA (pubblicato da Bando pubblicato il 22 ottobre 2018, presentazione MOLTO SERRATA, Bando pubblicato il 22 ottobre 2018 delle candidature è il 23 novembre 2018. Non si dice nulla sulla seconda fase e la sua tempistica. 

http://www.arcipelagomilano.org/archives/51062

http://www.scalimilano.vision/concorso-scalo-farini/

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In questi giorni “settembrini”, a Milano e dintorni si fa un gran parlare degli sgomberi attuati dalle Forze dell’Ordine, nei confronti di occupanti di immobili privati ​​e non.

E’ assurto agli onori della cronaca locale e nazionale, lo sgombero avvenuto a Sesto San Giovanni. Infatti, l’edificio ex Alitalia alcuni anni fa era già stato oggetto di una lunga occupazione a fini residenziali (allora a Sesto imperversava il centrosinistra); gli stessi “estremisti di sinistra” di ALDO DICE 26X1, sono tornati a ri-occupare lo stesso immobile. Allora vennero sgomberati con la promessa che l’ex sede Alitalia doveva essere riqualificata immediatamente. Sono tornati ai primi di settembre di quest’anno, ed hoannotrovato l’immobile nelle stesse identiche condizioni in cui l’avevo lasciato. Dopo 48 ore, nel rispetto del “Decreto Salvini” sono stati fatti smammare.

https://www.ilgiorno.it/sesto/cronaca/occupazione-ex-alitalia-1.4138546

E ‘evidente che questo fenomeno, l’occupazione di edifici non occupati, è ormai molto diffuso nel milanese ed in tutta Italia. Solo nel Comune di Milano, sono circa 4.500 gli alloggi occupati abusivamente (pubblici e privati).

A fronte di una richiesta di alloggi popolari, che vede in lista oltre 25.700 richiedenti (in continuo aumento), esiste una produzione di alloggi popolari nuovi (a Milano) di circa 500 unità annue. Molti dei richiedenti in lista hanno fornito autocertificazioni “scorrette”.

https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/18_giugno_28/milano-case-popolari-sono-irregolari-due-richieste-tre-ca6350cc-7a91-11e8-80d9-0ec4c8d0e802.shtml

numeri CodiceFonte immagine – https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_settembre_01/i-numeri-dell-emergenza-f3968b36-7006-11e6-acff-0ba0a2f56bad.shtml

Poi vi sono i numerosissimi alloggi non occupati che sono diventati oggetto di un vero e proprio “racket mafioso”, con affitti pagati alla malavita, nella totale illegalità.

http://baggio.milanotoday.it/san-siro/occupazione-sventata-via-civitali.html

Da non dimenticare che vi sono anche quelli che non hanno i requisiti per accedere all’assegnazione di alloggi popolari, anche qui i numeri parlano di circa 10.000 / 12.000 persone.

In altre città italiane la situazione è simile e / o peggiore.

E’ questa una storia, complicata e complessa, però in un Paese serio si fanno delle politiche di produzione di alloggi popolari pubblici, anche per calmierare un mercato ad arte “gonfiato” soprattutto a Milano. Fatto che spinge sempre più persone a risiedere nei comuni dell’Hinterland o addirittura nelle province contermini (e poi lavorare, studiare, consumare cultura a Milano); si svuota il centro di Milano come residenti, per farli aumentare nella provincia ed oltre. Ciò induce traffici automobilistici in continuo aumento, non essendo queste “delocalizzazioni forzate”, supportate da efficienti mezzi di trasporto pubblico.

E’ anche presente una situazione tipicamente milanese, dove chi è risiede a Milano, e che ha conquistato questa “posizione centrale” con costi e fatica, la città finisce ai confini comunali; l’esistenza della stessa Città Metropolitana (di cui Giuseppe Sala è sindaco ) non viene nemmeno presa in considerazione. Rammento, ad esempio, numerosi progetti elaborati a Milano, di piste ciclabili, tragicamente limitate al solo territorio comunale milanese, mentre a Copenaghen superano i 20 km. raggiungendo anche tutta l’area provinciale.

http://www.radiomontecarlo.net/news/extra/233225/a-copenaghen-troppe-bici-sulle-piste-in-arrivo-le-autostrade-ciclabili.html

Cosa fare? Bisognerebbe ragionare almeno ad una scala provinciale, istituendo attività, che non siano di semplice “rammendo” ma di vera e propria rigenerazione urbana: riqualificando i quartieri popolari di  Milano, ma “guardando” anche a quello che ci sta dietro, ai comuni limitrofi , alle aree dismesse. Riqualificando vecchi immobili soprattutto industriali (spesso ai confini tra i comuni) per trasformarli, in opportunità abitative. Costruire nuovi alloggi e servizi, parchi, piste ciclabili, ecc.. Dare spazio a tecnologie “leggere” come il legno e l’alta efficienza energetica, per prezzo e costi contenuti. Fare partnership con i privati, senza essere “proni a novanta gradi”, ma sta in grado di fissare precisi in merito alle politiche abitative presenti e future.

Ci immaginiamo un “Pensatoio Internazionale sull’Architettura e l’Urbanistica”, che, avendo al “centro” l’edilizia residenziale pubblica, non si occupi solo di problemi architettonici e urbanistici, della “qualità” urbana, ma si ponga anche obiettivi sociali.

Una “cosa” simile (ma diversa) all ‘IBA di Berlino – https://it.wikipedia.org/wiki/IBA_84 – coinvolgendo personalità e progettisti di alto profilo, in grado di produrre, nel corso di un tempo limitato e preciso (abbastanza lungo ma non troppo) idee, progetti ma anche di restituire un’idea di città, che al di là delle leggi e dei finanziamenti, non venire venire, meglio venire progettualità politica.

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