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Builders of the future

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Svizzera

Zug, Zugo


ZUGO UNO – La Bossard  Arena è il primo stadio di hockey su ghiaccio della Svizzera realizzato con  il certificato Minergie (Label Minergie-ECO). Il calore generato nella produzione del ghiaccio non viene disperso, ma viene riutilizzato in una centrale cogenerativa anche per il riscaldamento del palazzo Uptown, la torre annessa  di 18 piani, che pure soddisfa i criteri sul contenimento dei consumi energetici Minergie. Se poi si aggiunge al “sistema” una pompa di calore alimentata con l’acqua del lago di Zugo, che approvvigiona di  energia il ristorante, gli uffici, i negozi, gli appartamenti e la skylounge nel grattacielo si ha una delle reti per il caldo ed il freddo, più efficienti mai installate. L’impianto fotovoltaico sul tetto dello stadio produce circa 200.000 kWh di corrente all’anno, una quantità più che sufficiente per soddisfare il fabbisogno di una quarantina di famiglie medie. Allo stadio sono aggregati il palazzetto curling e la palestra d’allenamento di vecchia costruzione. Nella stessa zona, attorno ad una piazza,  si situano la palestra sportiva, una palestra di ginnastica e 3 livelli con circuito da corsa, parete per arrampicata e sala allenamento e riscaldamento  al di sopra degli spogliatoi.  La Bossard Arena sorge nella zona ovest della città di Zugo sulla Arenaplatz. Il  palazzetto del ghiaccio può contenere  oltre 7000 posti (di cui 4500 seduti). Costruita tra il 2008 ed il 2010, l’edificio è frutto di un concorso di idee (2004) vinto dallo studio degli architetti associati  : Scheitlin Syfrig Architekten AG, Lucerna. LeutwylerPartnerArchitekten, Zugo.

ZUGO DUE – Il giapponese Tadashi Kawamata (nato nel 1953) ha realizzato negli anni compresi fra il 1996 e il 1999 una galleria “open air” che attraversa Zugo nell’ambito di un progetto relativo all’allestimento di una collezione con il Kunsthaus di Zugo. Cinque interventi hanno tracciato un percorso  paesaggistico che dalla Kunsthaus, giunge ad un’area naturale protetta attraversando il centro storico e percorrendo la passeggiata sul lungolago. Un percorso museale inusuale, di grande valore paesaggistico.

ZUGO TRE – La pittoresca cittadina di Zugo, situata nella svizzera centrale, ha una stazione ferroviaria frequentata giornalmente da almeno 30.000 passeggeri, posta all’intersezione di due linee ferroviarie molto importanti. Da qualche anno, questo luogo, ha cambiato volto e si è trasformata in un modernissimo edificio multifunzionale di vetro ed acciaio. Grazie all’intervento dell’artista californiano James Turrell, l’edificio, che di giorno è un’insospettabile palazzo trasparente e inondato di luce naturale, si trasforma nelle ore notturne in un’opera d’arte. Integrati nella struttura dell’edificio numerosi apparecchi RGB (a LED) creano giochi cromatici “graduali” ed estremamente suggestivi. Rosso, verde, blu, bianco e giallo si avvicendano nella hall illuminando la facciata di toni in contrasto con quelli dell’atrio. Il ritmo dei questi cambi di luce e la modulazione dei colori sono stati decisi da Turrell: si alternano intervalli brevi e lunghi, il salone appare ora luccicante, ora mistico, ora misterioso. Come in una sinfonia di luci !

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Giallo


L’impianto sportivo Seefeld Horw, realizzato negli anni 2002 – 2006, dallo studio Armando Meletta e Ernst Strebel (http://www.msz-architekten.ch/index.php), è una lunga stecca gialla orientata est/ovest, con i lati corti nord/sud. Si tratta di un’opera di paesaggio, che segna l’accesso a lago di questa parte di Seefeld-Horw e segna come un’argine il mitico monte Pilatus.  L’edificio è stato coerentemente concepito per essere di supporto alle attività sportive del campo di calcio e di atletica e si sviluppa su due piani : il piano terra ospita le sale pubbliche ed i  servizi igienici. Verso la fermata dell’autobus è rivolto lo spazio per il cassiere dell’impianto. Il club-ristorante con un patio coperto e una piccola cucina si trova al centro dell’intero sistema, con riferimenti diretti ai parchi sportivi e campi da gioco storici. Le scale fungono da “cerniere” tra il piano terreno ed il piano primo e conducono al portico a “ballatoio” del piano superiore, che si estende per tutto il lato sud, fungendo anche da tribuna coperta. Da quì si può anche accedere agli spogliatoi, agli uffici ed ai servizi igienici. Il tutto si configura come un sistema flessibile altamente accattivante e colorato. Lunghe finestre a nastro permettono alla luce naturale di illuminare gli ambienti, senza compromettere la privacy degli spogliatoi. Il rivestimento delle facciate è in pannelli di legno truciolare, verniciati a spruzzo di giallo, montati come una facciata ventilata (il coibente è in lana minerale). La struttura dell’edificio è in cemento armato. Impianti solari passivi consentono di riscaldare con consumi contenuti tutti gli ambienti e riscaldare l’acqua delle docce. Un piccolo edificio intelligente e di ottima fattura architettonica, che caratterizza questa parte della piana di Horw che conduce al lago.

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Lo studio


Lo spazio dove si crea è spesso l’immagine stessa di ciò che viene creato. E’ la cifra stilistica del proprio mestiere. Lo studio di Basilea delle archistar Herzog & De Meuron, non si discosta da questa regola. Di fatto lo studio è una specie di piccolo villaggio, una cittadella, vicinissima al Fiume Reno, entro cui, più edifici, di diversa natura, contribuiscono a  creare quella dimensione spaziale che è l’anima stessa del mestiere di architetto. Recentemente, verso il grande fiume, è stato realizzato un edificio finestrato, pluripiano, che fa “espandere” ulteriormente lo spazio di questo villaggio della creatività. Dentro, su tavoli lignei spartani ed essenziali, computer, materiali e moltissimi plastici di studio. Tutto è essenziale, quasi minimalista. Qua e là materiali, pezzi di edifici, ogni stanza, un progetto. L’ingresso è costituito da una casa borghese storica, con tetto a falde, che dall’esterno non sarebbe possibile ipotizzare quale studio professionale. Appena si entra si è distratti da una teoria di case, ognuna diversa dall’altra (anche per altezza ed epoca di costruzione), tutte con una funzione diversa. Le case sono collegate fra loro da una serie di verande, corridoi, cortili, e pergolati che ne fanno uno studio assolutamente non convenzionale: un “piccolo villaggio anomalo” in cui lavorano oltre duecentotrenta giovani architetti provenienti da tutto il Mondo. Lo Studio personale di Jacques Herzog, si trova in una villa bianca (pennellata in alcuni punti di argento) quasi al centro del “villaggio”.

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CaMPUs NOVartis (Basel)


Architettura

Per la realizzazione del campus Novartis di Basilea, si sono utilizzati i migliori talenti mondiali, nel campo dell’architettura e del design, per progettare un ambiente di lavoro moderno ed efficiente. In questo modo, la Novartis intende  continuare ad attrarre e trattenere i migliori talenti del mondo nel campo della chimica e della farmaceutica. Insomma l’idea di partenza, è stata quella di creare un “pensatoio” comodo ed accogliente per chiunque. Un “incubatore di idee”. Il campus offre proprio questo: un ambiente stimolante e accattivante che stimola l’innovazione, promuove la collaborazione interdisciplinare e la condivisione delle conoscenze. Il multi-spazio è un  concetto, che è stato attuato anche da altri siti Novartis (es. a Siena), si basa su un vasto spazio di lavoro, con una serie di singoli, spazi comuni, vere e proprie aree di lavoro a cui si succedono spazi aperti e chiusi per lo svago. Questo nuovo ambiente open space per uffici e posti di lavoro nei laboratori, non ha nulla a che vedere con i precedenti ed antiquati uffici open-space. La conversione del sito dell’ex impianto produttivo Novartis, è un progetto a lungo termine che è implementato per fasi. Questo non riguarda solo l’architettura, lo sviluppo del lavoro e del paesaggio, ma deve anche essere funzionale e risolvere problemi di pianificazione del traffico. Il progetto campus Novartis è un progetto a lungo termine con un orizzonte di pianificazione fino al 2030. I primi lavori sono iniziati nel 2005. Il Campus Novartis intende fornire a medio termine, un ambiente ottimale per l’innovazione e lo spazio di ricerca per oltre 10.000 dipendenti. Il masterplan è stato curato dall’architetto italiano Vittorio Magnago Lampugnani. Alcuni dei progetti che si possono già ammirare sono di archistar quali : Sanaa, Diner & Diner, Frank O. Gehry, ecc..

Sostenibilità

La sostenibilità e la tutela dell’ambiente ha la priorità nella società Novartis. Pertanto, il campus Novartis ha implementato sin dal progetto preliminare, l’ambiente e gli edifici del campus sono di un livello di contenimento dei consumi energetici, molto elevato . Lo standard si basa sul cosiddetto Label Minergie. Il riutilizzo dei materiali utilizzati per la demolizione, l’uso di materiali da costruzione ecologici e un concetto di recupero generalizzato dell’acqua, sono le caratteristiche preponderanti di una cura attenta dell’ambiente. Con il Cantone di Basilea-Città, è stato firmato un accordo sugli obiettivi di energia, in cui Novartis si è impegnata volontariamente ad un “consumo massimo” di energia per edificio. Il consumo energetico dei nuovi edifici, sede del campus, consumano solo un terzo rispetto ad un edificio esistente dello stesso tipo. Parte dei risparmi in costi energetici, viene speso per l’acquisto di energia rinnovabile (energia elettrica e calore). Novartis si è posta l’obiettivo di costruire il campus con il 100% di utilizzo di energia da fonti rinnovabili, senza emissioni di CO2. Così, le emissioni di CO2 del campus sono state completamente eliminate nel medio termine. Attualmente il 100 per cento dell’energia utilizzata, deriva da risorse rinnovabili, in particolare, da energia idroelettrica, ma anche da energia solare ed eolica. Il campus utilizza per il riscaldamento l’acqua di raffreddamento del vicino termovalorizzatore (esistente) per l’incenerimento dei rifiuti di Basilea.


http://www.novartis.com/about-novartis/locations/basel-headquarters.shtml


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Un piccolo edificio di legno (Castione)


Nome : Modulo aggiuntivo Scuola Media di Castione.

Progetto :  arch. Lorenzo Felder, Piazzale Besso 5, 6900 Paradiso. Committente : Dipartimento delle finanze e dell’economia, Sezione della logistica Mitka Fontana, V. Carmagnola 7, 6500 Bellinzona. Pianificazione energetica : Studio d’ingegneria Diego Zocchetti, Via Castausio 20, 6900 Paradiso. Certificazione : Label Minergie, 06.04.2004. Riscaldamento : 100% Riscaldamento elettrico diretto. Superficie : Costruzione nuova di 207 metri quadrati.

Il primo edificio pubblico con certificazione MINERGIE del  Ticino sorge nei dintorni del capoluogo cantonale, Bellinzona. L’edificio è fatto di legno, di pannelli di legno, costituiti da trucioli di legno, successivamente verniciati all’esterno con una tinta rosso-trasparente. Si tratta di un modulo di ampliamento della scuola media di Arbedo-Castione, una costruzione con anche la struttura in legno lamellare, ad un piano, con  due aule scolastiche, realizzata nel 2004. Al committente, il Dipartimento cantonale delle finanze e  dell’economia, non bastava però la copertura dello spazio : per Massimo Martignoni, responsabile della  logistica, il progetto doveva anche soddisfare esigenze legate alla  durevolezza, alla praticità. Ai progettisti fu presentato un pacchetto di criteri: tempi ridotti, rigoroso controllo dei costi, flessibilità di utilizzo, standard costruttivi ecologici ed energeticamente efficienti. E così fu fatto. Un edificio ad altissima efficienza energetica, sia per le caratteristiche di “alta coibenza”, sia perchè grazie ad un sapiente orientamento, riesce ad immagazzinare un adeguato apporto solare, ed il calore dato dai corpi degli studenti e dai corpi illuminanti per generare una temperatura gradevole, con il solo apporto del riscaldamento elettrico.

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Norman versus Maurizio (St. Moritz)


St. Moritz

Due architetti: uno, un’archistar internazionale (l’inventore dell’ High-Tech), l’altro, il numero due, che lavora esclusivamente in Engadina (quello che noi definiremmo un professionistone).

Il primo, Lord Norman Foster (Manchester, 1935), da illustre “turista residente”, autore di due dei più accattivanti e moderni edifici di St. Moritz : La residenza “Chesa Futura” e il complesso commerciale e residenziale del “Murezzan”. Due edifici dove il legno, è usato in maniera “altamente tecnologica” . Con la Chesa Futura ed il Murezzan, Foster ha imposto nuovi standard all’architettura alpina : un’intelligente scelta di materiali “storici” e naturali, la precisione nella lavorazione progettuale e nello sviluppo dei dettagli tecnologici, l’integrazione “spinta” nel contesto esistente e un linguaggio formale “innovativo” che deriva coerentemente da esigenze tecniche, ma non solo, anche dalla volontà di stupire.

Norman Foster – http://www.fosterandpartners.com/Practice/Default.aspx

Il secondo, da “vero residente”, invece ha costruito alcune abitazioni a Maloja; si chiama Renato Maurizio ed è un architetto di montagna, oltre che acquerellista molto apprezzato. Il suo paese di nascita è un paesino della Val Bregaglia, Casaccia (nel 1949) e svolge la sua professione di architetto a Maloja . L’attività a cui si applica ormai da molti anni, non si localizza mai fuori dall’Engadina, fatto che lo ha fatto diventare un architetto “locale” poco conosciuto all’estero. I progetti e le realizzazioni di Renato Maurizio, soprattutto, sono impostati secondo un principio di legame “intimo” con la tradizione locale, ma con uno sguardo attento alla cultura architettonica moderna e senza mai rassegnarsi al “regionalismo”. I suoi edifici indicano una via “possibile” per rimettere in armonia artificio e natura, paesaggio antropizzato e paesaggio naturale.

Renato Maurizio – http://www.swiss-architects.com/it/maurizio/de/

Due architetti molto diversi tra loro, che interpretano il Genius loci architettonico e tecnologico della valle che da Chiavenna (Italia) porta a St. Moritz (Svizzera) in maniere molto diverse. Due progettisti di edifici ad alto contenuto di eco-sostenibilità, sia architettonica che impiantistica. Due professionisti che hanno del paesaggio antropizzato di questi luoghi ameni, due idee molto diverse, che però ci prospettano scenari futuri nel solco della modernità, senza “piegarsi” a inutili e “storicistiche” salvaguardie paesaggistiche fine a sè stesse. Questa è la vera, unica “salvaguardia” possibile del paesaggio naturale ed antropico, proiettarlo, con rispetto e “conoscenza” nel futuro, senza cemento inutile e banale, ma anche senza rinunciare a quella che è la principale attività umana su questo pianeta.

Qui sotto alcune immagini dell’edificio di Norman Foster a St. Moritz “Chesa Futura” – 2004

Qui sotto alcune immagini dell’edificio di Norman Foster a St. Moritz “Murezzan” – 2007

Qui sotto alcune immagini dell’edificio residenziale di Renato Maurizio a Maloja “La Soldanella” – 2007

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Haldenstein near Chur


Casa Zumthor ad Haldenstein

Chur (Coira), in Svizzera, nel Cantone dei “Grigioni”, dista da Milano, circa 244 chilometri, percorrendo il passo del San Bernardino.

A pochi chilometri da Chur, si trova il paese natale di Peter Zumthor. L’architetto, seppur abbia acquisito ormai da parecchi anni una fama internazionale, si è sempre rifiutato di abbandonare il suo paese di nascita, ed il luogo, l’atelier, in cui ha incominciato la propria attività. Quì, ha voluto costruirsi una casa-atelier, che si è “stratificata” ed ampliata, nel corso del tempo, divenendo un vero e proprio piccolo villaggio dell’architettura. Alla vecchia casa di famiglia, negli anni Ottanta era stato aggiunto, a poca distanza l’Atelier. Verso il 2009 è stata completata la casa, in calcestruzzo a vista.

Non poco lontano da Haldensten, vi è la casa per anziani di Masans, che è stata completata nel 1993, questo edificio, che è il “regno della luce” grazie alla ampie vetrate è emblematico per l’utilizzo della pietra, un travertino “tufaceo” e del legno di larice, abbinati con sapienza a caratterizzare l’esterno e l’interno.

A Chur, molto interessante è la passerella sopraelevata di collegamento tra i due edifici della Kunsthaus, una delle prime opere di Zumthor, che “regola con sapienza” la differenza di quota dei due solai.

Sempre a Chur, è da vedere, sia in configurazione diurna, che notturna, il sistema ligneo di copertura dei reperti archeologici romani, collocato quasi in un’area periferica della cittadina.

Quì sotto una mappa referenziata (googlemaps) con i luoghi descritti.

Casa Zumthor ad Haldenstein

Protezione reperti romani a Chur

Protezione reperti romani a Chur

Casa per anziani a Masans

Passerella Kunsthaus

Stazione autobus

Bettenhaus D – Galfetti Gmur

Chur (Coira) centro storico

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Flon, flon, flon, flonflon (Losanna)



Il quartiere Flon di Losanna è un progetto di riqualificazione di una zona industriale che si trova a ridosso del centro storico della città. In origine, prima della rivoluzione industriale, quest’area era una verde vallata dove scorreva il Flon, uno dei due fiumi che attraversano la città. Nel 1868,  iniziarono i lavori per la costruzione, nella vallata del Flon, di una linea ferroviaria a cui poi venne accorpato un gigantesco scalo merci. E’ qui, in questo distretto industriale che, sino all’inizio degli anni Cinquanta del Novecento, Losanna operò alla costruzione di un apparato  industrial-commerciale tra i più importanti della Svizzera. Negli anni Ottanta la “Compagnie du Chemin de fer Lausanne-Ouchy”, che era diventata proprietaria del terreno, rinunciò definitivamente alle sue attività legate ai trasporti e decise di concentrarsi unicamente alla gestione e allo sviluppo del patrimonio immobiliare dell’area Flon. Cambiò struttura e si trasformò nella “LO Holding Lausanne-Ouchy SA”, oggi conosciuta da tutti come “Groupe LO”. Alla fine degli anni Ottanta il quartiere era uno spazio che, ospitando prevalentemente night e locali notturni, viveva solo di notte, palesando frequenti problemi di sicurezza. Dopo un lungo dibattito all’interno della città, fu raggiunto un accordo con il municipio di Losanna che diede l’avvio ad un originale progetto di carattere pubblico su suolo privato che, nell’arco di un decennio, dal 1998 al 2008, ha dato un nuovo volto al vecchio centro di deposito merci/scalo ferroviario.

Si sono volutamente rifiutate le opzioni tese alla realizzazione di un grande centro commerciale a cielo aperto, per generare un mix funzionale per  un quartiere di oltre cinque ettari, in grado di farlo “vivere nell’arco di tutta la giornata”, grazie alla raffinata commistione di tre differenti poli di sviluppo: uno legato al terziario, uno commerciale e uno culturale. Le scelte urbanistiche ed architettoniche  sono state calibrate con un design “prestante” e d’avanguardia, come testimoniano: la Miroiterie e l’Arbre de Flonville. La prima, dello studio di architettura svizzero Brauen & Waelchli, è una costruzione ricavata in quella che una volta era una vetreria, che grazie a un sapiente e colto utilizzo dei materiali quali : vetri, tessuti translucidi e cuscinetti d’aria, si presenta come un edificio dall’insolito aspetto “aereo”. L’Arbre de Flonville invece è una grande installazione costituita da una struttura metallica a mò di albero (e dotata sotto la chioma di panchine),  in grado di assicurare ombra nelle giornate estive. E’ una creazione del britannico Samuel Wilkinson, realizzata in collaborazione con lo studio di design svizzero Oloom. Lo stesso Oloom, ha firmato anche i provocatori ed innovativi servizi igienici del Flon, dei bagni pubblici trasparenti assomiglianti ad enormi minerali che, grazie al vetro in cristalli liquidi, diventano opachi non appena si chiude la porta dall’interno.

Tutto il quartiere del Flon è wi-fi gratuito ed alcune aree sono appositamente arredate per consentire a chi lavora in rete di permanere tranquillo all’aperto o sotto ai portici. Netta in tutto il quartiere è la separazione tra traffici automobilistici e traffici pedonali, anche il sistema delle “ciclabili” è ben realizzato, e le rastrelliere sono dovunque. Molto interessante è anche il sistema di relazioni tra le varie parti della città, che consente di trasferirsi velocemente da una parte all’altra (grazie ad ascensori, scale e passerelle), connettersi con i trasporti pubblici e di godere del paesaggio urbano. Una grafica “prestante” nella segnaletica, un design accurato (e coordinato) dell’arredo urbano ed un’utilizzo dei”colori urbani” degli edifici e delle pavimentazioni, completa la magia di questo nuovo luogo, ormai da tempo completato, ma che riserva sempre delle nuove sorprese.

Il verde è stato trattato in maniera molto attenta, e spesso copre gli edifici anche sul tetto in modo che dalle parti alte della città lo si possa apprezzare in tutto il suo splendore. Se di giorno si può fare shopping nelle numerose realtà commerciali del quartiere o si può frequentare uno dei tanti corsi dell’EJMA (acronimo di Ecole de Jazz et de Music Actuelle), un’importante scuola di jazz e musica contemporanea (www.ejma.ch) o un corso di , la sera quando il quartiere è investito da una cascata di colorati giochi di luce si può cenare in uno dei tantissimi e differenti ristoranti del quartiere, vedere una pellicola cinematografica al Centre Socioculturel de l’Union Sindacale de Lousanne (www.polesud.ch) o ballare sino a notte fonda al MAD (www.mad.ch).

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Vrin memories


16 ottobre 2005 – Vrin (275 abitanti – 1448 metri sul livello del mare), nell’amena Val Lumezia sita nel Cantone dei Grigioni (Svizzera), è un paesino che sorge ai piedi della piana della Greina. Ha un centro storico perfettamente conservato, con, qua e là, moderni edifici in legno accuratamente integrati nel villaggio, opere magistrali dell’architetto/professore/falegname Gion A. Caminada (1957), nativo del luogo. Degli anni ottanta e novanta del XX secolo, è stato attuato un progetto pilota della fondazione Pro-Vrin per rafforzare l’infrastruttura ed i servizi del villaggio e porre fine all’emigrazione degli abitanti iniziata negli anni cinquanta. Tale Piano è stato basato sulla realizzazione di architetture, in grado di proporsi anche quali mete turistiche per un pubblico raffinato e colto, amante della natura, del paesaggio e della vita sana. Nell’ambito di una delle iniziative del progetto, all’inizio degli anni ottanta gli abitanti della località hanno acquistato tutti i terreni agricoli liberi per sottrarre il villaggio alla speculazione.

Vrin

Vrin

Vrin

Scuola 


Stiva da mors (Camera mortuaria)

Annessi agricoli

Casa Caminada

Casa

Gatto di Vrin

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