Ricerca

costruttoridifuturo

Builders of the future

Tag

Milano

Sulla Città di Milano


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Incontri sulla città di Milano

UMBERTO CONTARELLO versus MASSIMO CACCIARI

Corso Garibaldi 27, Milano, 28 aprile 2014 ore 21,00

Umberto Contarello – Questo incontro è un regalo, lui padovano, ma residente a Roma, non era mai riuscito ad incontrare in un dibattito avente come tema la città di Milano, il suo amico Massimo Cacciari. Da parecchi anni, Contarello nutre un desiderio di fare un film su Milano. Dichiara che le sue sceneggiature, sono scritte in modo che amplifichino la fascinazione, la malia (fascino, incanto, forza di seduzione). Dichiara di avere una vera e propria malia per Milano, pur non conoscendo la città, quasi per nulla. Sarà venuto a Milano, non più di sette volte nella sua vita, sempre per periodi brevissimi. Non  conoscendo Milano, ha perö un ricordo preciso e nitido, che sta all’origine di questa malia. A otto anni  in una giornata di pioggia a Padova, umida come solo la pianura padana riesce ad offrire, tornando da scuola con il padre camminando sotto i portici, si fermo’ davanti ad un’edificio. Un albergo dal nome Grand Hotel Storione, che con le sue finestre strette e lunghe e la facciata rosa, si stagliava tra gli archi dei portici. Davanti all’Hotel, si fermo’ un taxi, da cui scesero delle hostess ed un pilota. Per Contarello, quell’immagine fu “ammaliante”. Il padre gli disse che quell’edificio che lui trovava bellissimo era di architettura moderna, progettato da un’architetto milanese, Gio’ Ponti. Gli disse anche che a Milano la modernità si esprimeva attraverso l’architettura. Lui ed il padre (sostiene Contarello), dicevano moderno ma intendevano futuro. Milano è la città del futuro. Secondo Contarello il manufatto moderno ha una sua singolare bellezza nel calcestruzzo. Milano è anche la città del calcestruzzo (il grattacielo Pirelli), una bellezza quasi originaria, pietra liquida senza tempo. A lui piccolo, l’Hotel di Gio’ Ponti sembrava un’astronave bellissima. Milano ancora oggi è una città che “resiste”, anche se il suo amico Cacciari sosterrà certamente che le città non esistono più. Milano ha una bellezza che deve ancora venire, una metafora di un’astronave, una metafora del futuro.

Massimo Cacciari – Le città non esistono più, la loro definizione corretta oggi sarebbe metropoli. Resta però il fatto che Milano è la metropoli italiana più europea, anche se il suo mito, rispetto agli anni sessanta del Novecento, è ormai decaduto. Pure il concetto di moderno, secondo Cacciari, etimologicamente non è futuro, dato che, anche se si intende equipararlo al contemporaneo, questo è continuamente superato. La città infinita, teorizzata da alcuni urbanisti non può esistere, come ben dimostrato dalla mostra di Cesare De Seta al Museo Correr a Venezia dal titolo “L’immagine della città europea”. , il concetto di città è “finito” entro le mura, a ridosso delle cinture ferroviarie. Oggi che tutte le città del mondo si stanno omologando, senza un disegno complessivo e specifico (forma urbis), seguendo invece regole economiche ed immobiliari, e progettate tutte dalle stesse archistar, forse Milano riesce ancora ad essere narrazione, racconto. Di certo Milano non è poesia come invece è Roma. Milano ha un tessuto urbano connettivo che è la musica della prosa, proprio per questo Milano non deve seguire il moderno, che è futuro ormai passato. La bellezza delle metropoli non sono i monumenti, le architetture, ma le idee che ci sono dentro: i luoghi della cultura, della comunicazione, le accoglienti piattaforme di transito. Sempre più spesso la funzionalità delle metropoli (Smart City), la loro facilità di uso, è “bellezza” che si ricerca oggi. Milano ha tutte le caratteristiche per mettere insieme una realtà come questa, in quanto Milano è prosaica (ha il tono, il carattere della prosa) e non è poetica. La bellezza attuale di Milano è quella di rifiutare il legame tra futuro e modernità. A Milano si vive, si lavora, ci si mette in discussione, e così facendo si crea una comunità non organica che è lo stato delle metropoli contemporanee. Milano ha una bellezza fatta di incontri, di comunicazione, di produzione nascosta, di provvisorietà.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Gate


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il nuovo “Gate di Expo 2015” nel centro di Milano, è in corso di realizzazione in quella che era Piazza Cairoli. Lo studio che ha vinto il concorso indetto dall’ente organizzatore, per questo importante riferimento architettonico di Expo è Scandurra Studio.

Il progetto è stato osannato dagli stessi concorrenti, tra cui spicca Cino Zucchi curatore del Padiglione Italia alla prossima Biennale architettura di Venezia), vero e proprio sostenitore dell’intervento vincitore. Altri invece, tra cui il Fai ed Italia Nostra hanno espresso seri dubbi.

Ad una visione attenta, l’opera sembra fatta per rimanere lì per sempre; infatti l’uso di materiali “pesanti” quali il ferro ed il vetro, fanno presupporre che probabilmente ci troviamo di fronte al solito “vizietto” milanese, il tentativo di rendere il provvisorio definitivo.

L’intervento per il Gate di Expo 2015 oltre a negare in maniera abbastanza ridicola e becera la visuale tra il Castello Sforzesco e Piazza Cordusio, ha un sinistro “aspetto montano”, evocando nelle forme e nei colori due cime innevate.

Ma il tema di Expo 2015 non era “Nutrire il Pianeta. Energie per la vita”? Invece la giuria che ha optato per questa soluzione progettuale, sembra abbia partecipato alla selezione per il “Gate” delle Olimpiadi invernali. Peccato che Milano, non sia nemmeno candidata per tale manifestazione per i prossimi lustri.

Possiamo quindi, tranquillamente  annoverare questo intervento, come l’ennesimo tentativo di “sviare” l’attenzione della pubblica opinione internazionale da quella grande bellezza italiana, che è il legame intimo e vincolante tra enogastronomia e paesaggio. Uno sviamento anche sinergico a dilapidare i soldi pubblici, ed alla produzione alimentare di massa, con una particolare attenzione ad incrementare il consumo di suolo. L’ennesimo tentativo di fare di Expo 2015 un “fiasco” ed un inno al cemento, come sembrano anche indicare le infelici scelte urbanistiche ed architettoniche del sito (diverse da quelle con cui si è vinta la gara del BIE), la grafica e la mascotte (assegnata alla Disney e non ad un grafico italiano).

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Il Grande Coniglio


untitled

untitled

untitled

untitled

untitled

untitled

Il concorso internazionale per il “Padiglione dell’infanzia” all’ombra dei grattacieli del progetto Garibaldi/Repubblica, giunge ad una prima “tappa di valutazione”, selezionando i 10 partecipanti alla seconda fase.

Un concorso di idee a livello  internazionale completamente aperto, troppo aperto, cui hanno partecipato 313 studi professionali da tutto il mondo per realizzare 500 mq di superficie lorda di pavimento in un luogo di risulta, assolutamente “infelice”, tra un parcheggio multipiano, l’ombra dei  grattacieli e degli svincoli. Una marginalizzazione dell’infanzia e dei disabili, all’interno di un Giardino degli Alberi, enorme, che avrebbe consentito ben altre centralità.

Là dove ci sarebbe voluto un concorso “a chiamata” per impreziosire uno di quegli “spazi inutili” ritagliato nel nulla, ecco invece che il Comune di Milano (sostenuto ovviamente dall’Ordine degli Architetti di Milano) attua il parto dell’ennesimo topolino, un concorso aperto, anzi “apertissimo”. Diremmo noi di massa.

Molti architetti, letto il bando di concorso, hanno palesato le loro rimostranze con lettere inviate al Consiglio di Zona 9, lettere al Sindaco, e tanti post negativi in rete. Tanti architetti, per i motivi sopra descritti, non hanno partecipato.

Il risultato sarà “pessimo”, vista l’area di ritaglio (“impestata” da impianti, pozzetti, tubazioni e trovanti) messa a disposizione. Vedremo alla fine del secondo grado, quale architettura sarà in grado di “salvare” un luogo infimo .

Pensare che da un concorso di architettura internazionale siffatto, in un’area così brutta e “bastarda”, nasca la soluzione di tutti i problemi dell’infanzia e della disabilità, grazie alla “potenza” dell’architettura, lo può elaborare solo la mente “insana” di questa giunta meneghina, capitanata da un uomo “gentile”, ma sicuramente senza qualità.

Nasce da qui l’esigenza di un “coniglio rosa” di una provocazione architettonica che restituisca all’architettura una sua valenza critica, una sua dignità. Un’architettura che non sia semplicemente il posizionamento di una “toppa politica”, là dove l’incapacità ha raggiunto livelli  altissimi. Un partecipare, quindi, a testimonianza dello “stato delle cose”, a Milano,  a quattordici mesi dall’Expo 2015.

Questo concorso avviene, mentre l’architettura milanese “muore”, tra un parco di invenduto ormai enorme, ed il tentativo di completare, in pochissimi mesi, tutte quelle “promesse”, che dovevano costituire l’adeguato contorno della manifestazione “Nutrire il pianeta, energie per la vita”. Probabilmente, anche i 20 milioni di turisti previsti tra maggio ed ottobre 2015, costituiranno l’ennesimo esercizio di “distrazione di massa”, una promessa che tenga in alto gli animi del settore, e non faccia prefigurare un probabile “fiasco annunciato”.

Senza titolo-1

Con il RISPETTO del copyright delle Immagini selezionate

Architetture minori


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Sopra alcune immagini del la “Corte Verde” Progetto CZA

Dell’intervento di Garibaldi-Repubblica a Milano, certamente, vanno ricordati due “edifici minori”. Il primo, è stato la storica sede del PCI (Partito Comunista Italiano) milanese in via Volturno 33, progetto dello Studio Vudafieri Saverino Partners, che è diventato in pochi anni un grattacielo per residenze di lusso. Con una moltiplicazione esponenziale del volume esistente, che ha risvolti “comici” rispetto alla cortina edilizia esistente. Il secondo è l’edificio residenziale del “comparto Corso Como”,  il progetto, dello Studio Cino Zucchi Architetti, ha vinto un concorso lanciato dal committente Hines Italia Sgr, che ha conferito l’immobile nel fondo gestore degli investimenti immobiliari dell’Inpgi (l’Istituto previdenziale dei giornalisti). Il complesso si chiama Corte Verde e sorge in un contesto strategico nel cuore di Milano. Anche quì pochissimi alloggi collocati.

Dicevamo, due “edifici minori”: infatti non brillano certo per l’architettura, che sembra come soverchiata dalla opulenta magnificenza dei “vitrei” grattacieli Pelliani e dalla “verzura” delle torri Boeriane. Ad accomunare questi due interventi è il colore delle facciate, tendente quasi ad una condivisa nuance, giocata sulle tonalità di colore grigio, al marrone tendente al crema, e ad una certo “stile architettonico minore”. Un po desueto, triste e modaiolo.

Insomma a fatica, si cerca di completare l’intervento di Garibaldi-Repubblica, in piena crisi immobiliare, ma di certo l’architettura milanese non ci guadagna. Chissà se questi “edifici minori”, rientreranno nei tour turistici/architettonici, che ormai frequentano costantemente, Piazza Gae Aulenti e dintorni ?

Sotto alcune immagini di “Via Volturno 33” Progetto Vudafieri e Saverino

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Milano, kristall-act


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

Oggi, venerdì 9 agosto 2013, Milano, dopo una settimana con temperature massime superiori ai 36 gradi e con una umidità che ha sfiorato più volte l’80%, si è risvegliata senza il solito cielo lattigginoso. Dopo una giornata di ieri, di pioggia a sprazzi, un cielo limpido e terso si è fatto improvvisamente strada dalla tarda mattinata. A ciò hanno corrisposto delle temperature estive miti e ventilate.

La mattina, nonostante la città si sia progressivamente svuotata, è stata caratterizzata da un “florilegio” di code infinite, imposte dai numerossimi cantieri stradali, che si sono aperti come funghi in poche ore.

Al pomeriggio è però cominciata la “grande fuga estiva”, dalle 14,00 le tangenziali erano ingolfate e lentamente la città si è definitivamente vista “asportare” un quantitativo significativo di auto e persone. Certo non si tratta più degli “esodi” ormai storici, ma di certo pochi rimarranno a godersi queste splendide giornate estive, ora che la “caligine” è stata sconfitta.

Una città vuota, fatta di edifici esistenti vuoti. E di “cassoni pneumatici”, non ancora inaugurati, di ferro e vetro, destinati a rimanere vuoti per parecchio tempo……forse per sempre. Insomma una specie di città fantasma, in cui si aggirano sparuti, timidi turisti giapponesi, disposti a fotografare qualunque cosa; e residenti che trascinano improbabili trolley, su è giù per le scale ed i marciapiedi.

In un mondo ridefinito oggi da grandi reti di comunicazione e da una cancellazione progressiva delle frontiere da parte delle forze economiche, l’accelerazione di processi urbanistici/immobiliari senza senso, che quando sono lanciati, sono impossibili da fermare, ha “inflitto” sul nostro ambiente milanese, e sullo spazio una “mazzata definitiva”.

Milano è una città “piccola”, con una regione enorme dietro le spalle, che ha subito, nel corso del tempo ogni tipo di sopruso urbanistico. Andava/andrebbe, trattata meglio, con interventi in grado di assecondare questa società (ormai internazionale) “fluida”, costantemente dilaniata tra momenti di crescita economica esponenziale e periodi di crisi dei consumi. Ambivalenze periodiche destinate ad alternarsi in maniera sempre più frenetica nei prossimi decenni.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/07/30/milano-edifici-vuoti-anche-in-centro-eppure-cemento-non-si-ferma/240865/

Non bisogna rifugiarsi in nicchie, in “paradisi artificiali”, di persone che auspicano la decrescita, un’architettura della bellezza, le coltivazioni a chilometri zero, il sogno di un orto sotto casa, di un’urbanistica consapevole, le moratorie sulle nuove costruzioni, ecc. Bisogna ritornare a mescolare la ribellione, che è tipica di chi soffre e sta male, con la necessità di esplorare, “ficcare” il naso ovunque, ma con uno scopo unico, preciso e ben finalizzato. Ritornare a fare politica davvero, per liberare le energie represse, che devono essere finalizzate e non stemperate in mille rivoli, incapaci di “farsi fiume”, come sta succedendo ora a Milano ed in tutta Italia. Solo così si potrà cambiare davvero la città ed il Paese, da un destino, che gli “scatoloni” vuoti di Porta Nuova, ben rappresentano nella loro incapacità di essere riferimenti territoriali (e non solo), come lo furono i campanili una volta.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Ed il Grattacielo Pirelli di Gio Ponti e soci stà a guardare…..

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

…..come la Torre Galfa (vuota) di Melchiorre Bega

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Famelici, ci aggiriamo in queste serate estive, foriere di temporali improvvisi di inusitata violenza, e di caldi ed afosi tramonti, alla ricerca di nuove architetture degne di essere prese in considerazione. Alcune sere fa ci siamo imbattuti nell’ampliamento dello IULM (Libera Università di Lingue e Comunicazione) a Milano. A guardarlo, questo edificio in costruzione, viene immediatamente in mente il bellissimo film di Alfred Hitchcock, dal titolo “Psyco”. Il film prodotto nel 1960, racconta in estrema sintesi,  la storia di un ammalato di mente, Norman Bates, che completamente soggiogato dalla madre (uccisa e sotterrata in cantina), vive gestendo un Motel. Il film è tutto incentrato sul cambio continuo di personalità del giovane Bates (un grande Anthony Perkins), che a volte sembra normale, a volte si traveste impersonando, anche con la voce, la vecchia madre. Non a caso, sulla recinzione del cantiere, in corso di completamento del Knowledge Tansfert Center dello IULM (http://www.iulm.it/), si trova il manifesto della mostra attualmente in corso al Palazzo Reale di Milano, che ha come epicentro il grande regista inglese. Infatti come nel film “Psyco”, l’edificio progettato da 5+1AA, sembra soffrire di una “disgiunzione architettonica” di personalità. Dall’esterno, appare come un’enorme torre scenica, altamente tecnologica, di un teatro impossibile, mentre all’interno invece accoglie spazi universitari. L’inganno è notevole, e data l’altezza, attrae chi si imbatte nella sua mole colorata, che sovrasto lo squallido skyline milanese. Esattamente come nel film di Hitchcock, dove il “pislungone tenebroso” Perkins inganna con le sue “moine”  la belloccia e affascinante segretaria/ladra Marion Crane, per poi ammazzarla crudelmente (mentre si fa la doccia), una volta trasformatosi nella perfida madre.

Il cantiere è in corso di completamento, il progetto è del 2011, le finiture non sembrano male. Particolarmente “insolito” ed azzeccato quel vetro/cemento a tetraedro, posato sulla facciata nord-ovest. Il tutto tra le vie : Carlo Bo e Franco Russoli a Milano, per chi volesse fare “quattro passi nel brivido”………….

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

090206-IUL-psp-nord-200-IS-lb

http://www.5piu1aa.com/

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

The Magnificent Mile


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Uscita MM Palestro

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Palazzo Saporiti

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Museo Scienze Naturali

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Villa Reale

Da un pò di tempo, mi capita di passeggiare con tranquillità e ripetutamente,  per via Palestro a Milano. E’ questo un posto magico, e come scrisse Robert Walser, nel suo romanzo “La Passeggiata” : “Lei non crederà assolutamente possibile che in una placida passeggiata del genere io m’imbatta in giganti, abbia l’onore d’incontrare professori, visiti di passata librai e funzionari di banca, discorra con cantanti e con attrici, pranzi con signore intellettuali, vada per boschi, imposti lettere pericolose e mi azzuffi fieramente con sarti perfidi e ironici. Eppure ciò può avvenire, e io credo che in realtà sia avvenuto”.

Ed in effetti, passeggiando per questi marciapiedi, s’incontrano le signorine bene della Milano borghese ed un pò fighetta, le bellissime fotomodelle straniere dal fisico alto ed asciutto come i Watussi, i signori azzimati e griffatissimi anche quando corrono.

Ma soprattutto , quì a dominare è il paesaggio.

Il paesaggio urbano, stratificatosi, nel corso del tempo, in una via, che tra architetture monumentali ed il verde, riesce ad essere anche, frammento di quella Milano, che fu impostata per essere una grande città di livello europeo (continua più in basso).

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Giardini Pubblici – Parco Montanelli

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Il PAC

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Padiglione d’Arte Contemporanea

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Le sette statue di Fausto Melotti al PAC

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Via Palestro (a lato del PAC)

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Via Palestro (Lato Giardini Pubblici)

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Giardini Pubblici (Platano)

Si tratta di un percorso della “magnificenza”, della bellezza, che all’imbrunire, sembra ancora più bello. Perchè Milano è così, sempre in grado di sorprendere, di stupire, ed anche di fare salire alto il livello della malinconia. Forse proprio per questo, che la città, non è mai diventata, pur avendo tutte le qualità embrionali, qualcosa di diverso da quello che è : caotica, inquinata, molto densa, ecc..

Ecco tutto ciò percorrendo, via Palestro, risulta chiaro, evidente. Forse il simbolo migliore di questo “mancato obbiettivo” è il bellissimo Centro Svizzero. L’incarico di costruire questo nuovo edificio che allora era considerato un vero e proprio grattacielo, fu affidato, alla fine degli anni quaranta del  Novecento, agli architetti Armin Meili e Giovanni Romano. Il complesso fu inaugurato nel 1952 e costituisce ancora oggi un bellissimo riferimento, per chi si gode il verde dei Giardini Pubblici (continua più in basso). Il complesso, costruisce il lotto urbano, ma si propone anche come riferimento paesaggistico di forte respiro compositivo europeo, con le grandi finestre, lo sviluppo austero dei corpi di fabbrica, e poi con la verticalità dell’alta torre. Una specie di “iniezione tonificante”, nell’architettura milanese, rimasta per decenni unica ed isolata. (continua più in basso)

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Palazzo Svizzero

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Palazzo Svizzero (Dettaglio)

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Palazzo Svizzero (Torre alta)

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Palazzo Svizzero

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Palazzo dei Giornali

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Palazzo dei Giornali (Dettaglio bassorilievo)

Al di la della mura, passati gli archi di Porta Nuova Medioevale, la città storica disvela tutta la sua compattezza e la sua opulenza fatta di palazzi e monumenti storici. Quì Milano, ci propone la vera Milano, quella “da bere”, quella dei negozi dell’alta moda, del design, dei costi al metro quadrato delle case che superano i 15.000 euro (o più). Via Manzoni è una via del centro di Milano facente parte del Quadrilatero della moda e considerata una delle zone più lussuose, oltreché uno dei maggiori centri dello shopping dell’alta moda a livello mondiale. Ma in fin dei conti questa è una città piccola, quasi “micragnosa”, con un paio i chilometri si percorre tutto il diametro del centro storico. Berlino o Parigi, sono 10 volte tanto, Milano assomiglia, per dimensione, più a Zurigo o Lione, pur non avendone le caratteristiche paesaggistiche qualitative complessive (presenza di elementi naturali, offerta culturale, ambiente, mobilità sostenibile, ecc.).

Ecco questo “The Magnificent Mile”, di fatto disvela quella che è una delle caratterizzazioni principali del nostro Paese, essere un luogo di occasioni perse, di opportunità mancate. Un luogo “poco fertile” da cui è più facile fuggire, che rimanere. Ideale per una vacanza,  ma impossibile (o quasi) per viverci. Viene quindi voglia, quotidianamente (ormai) di fuggire, di andare in Svizzera, paese extraeuropeo che dista solamente 55 chilometri da Milano.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Porta medioevale

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Porta medioevale (Dettaglio)

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Piazza Cavour

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

La “città che sale”

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Via Manzoni

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Via della Spiga

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Cinema/Teatro Manzoni

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Palazzo Borromeo D’Adda

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Chiesa San Francesco di Paola

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Chiesa San Francesco di Paola (Dettaglio)

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Spazio Armani con soprastante resort

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Monumento a Sandro Pertini

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Monumento a Sandro Pertini ed Edificio Armani

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

H & M


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

18130_01

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

E’ da qualche mese, iniziato il cantiere della nuova sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli a Milano (a Porta Volta/via Pasubio). Progetto dello studio Svizzero Herzog & De Meuron, che sarà completato per la fine del 2015. In quello che era il luogo delle mura, un omaggio fatto dai due architetti, al loro maestro Aldo Rossi, di cui furono assistenti quando insegnava all’ETH di Zurigo. I riferimenti “rossiani” sono evidenti : l’architettura gotica, le case del paesaggio lombardo, la diatriba compositiva tra orizzontale e verticale.

L’edificio sarà ad alta sostenibilità, adottando i seguenti accorgimenti :

1) Utilizzo di impianto di climatizzazione (sia per produrre il freddo che il caldo) che sfrutta l’acqua di falda (recuperata mediante 4 pozzi a 50 m di profondità e restituita da 5 pozzi, senza alcuna dispersione, a oltre 40 m di profondità).

2) Progettazione di particolari sistemi di oscuramento che, aderendo ai vetri anche nelle facciate inclinate, consentono di ridurre i carichi di raffrescamento estivi del 50%.

3) L’edificio non prevede l’utilizzo di impianti a gas e/o petrolio, azzerando le emissioni di CO2 in loco per la climatizzazione.

Così facendo si ottengono i seguenti risparmi per anno: – 116 TEP (tonnellate di petrolio equivalente) – 256 tonnellate di CO2 emesse in atmosfera

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

feltrinelli-herzog-milano-01

Un progetto semplice e così trasparente, almeno nei render, da sembrare una grande serra, che fa il verso al muro che non c’è più. Ovviamente, quando fu presentato, divenne bersaglio degli strali del “vecchio” Vittorio Gregotti, che addirittura, sulle pagine del Corriere della Sera, si augurò che non fosse mai costruito.

Un progetto che quindi divide, visto che per molti, non è anche esteticamente piacevole, per l’ossessiva ripetitività degli elementi compositivi, e per una scelta dei materiali molto austera.

1269394085-rendering-c-herzog-de-meuron-005-528x373

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

1268233801627_001

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Prima e dopo (on typology)


OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Quì sopra alcune immagini della Casa dei Sindacati Fascisti e dell’Industria, ora Camera del Lavoro di Milano – architetti : Angelo Bordoni, Luigi Maria Caneva, Antonio Carminati (1930-32) – Corso di Porta Vittoria 43

“La tipologia di un edificio è un’insieme di dati geometrici, tecnici e storici che stanno alla base di ogni progetto. Molte volte ho verificato questo; nel mio ultimo viaggio in Giappone mi era difficile distinguere la differenza tra alcuni edifici civili, religiosi, comunitari del passato. egualmente per alcune elaborate soluzioni contemporanee. La prima acquisizione della loro realtà è stata quella tipologica e cioè proprio il principio che univa tra loro architetture spesso molto diverse. Da questo ho potuto risalire a tradizioni, usi, ecc. che mi erano assolutamente estranei. Tutto quì, ma è molto. Nella pratica professionale, e tanto più quando i calcolatori e nuove tecniche diventeranno sempre più importanti (anche se già sono un realtà), la tipologia è un riferimento preciso. Lo sviluppo tecnico ha bisogno di chiarezza e sarebbe grave confondere la complessità e la sofisticazione degli strumenti  che possiamo o potremo usare, come una vacanza dalla ragione”.

Così dichiara Aldo Rossi in “Dieci opinioni sul tipo”, articolo di Casabella n° 509/510 del 1985, pagina 100 (numero monografico dal titolo : “I terreni della tipologia”). Un numero assolutamente da praticare per chi si occupa di progettazione. Volutamente, quindi, proprio per approfondire, con degli edifici reali, eccoci a “pescare” nell’infinita offerta architettonica, che una città come Milano, mette a disposizione. Un’offerta che è forse, troppo spesso, un pò vecchiotta e datata (come d’altronde ormai anche tutta la Casabella diretta da Vittorio Gregotti), ma offre sempre spunti interessanti e ghiotti per chi si occupa di progettazione, e si pone delle domande.

Ed in effetti, per poter approfondire la domanda, su cosa sia la tipologia, eccoci a “dimorare” presso due edifici milanesi, molto diversi, come la Camera del Lavoro (di Bordoni e soci) e la Casa Albergo (di Moretti) per caratteristiche costruttive, epoca di costruzione, materiali di finitura, destinazione funzionale, ecc., eppure contigui. Questi due edifici consentono una riflessione sulla tipologia, che non è semplicemente dare una risposta ad un quesito.

Infatti l’edificio di Bordoni, propone una tipologia ad “U” (o a “C” che dir si voglia),  aperta sulla pubblica via (a creare una piazzetta sopraelevata), abbastanza insolita per l’epoca, dove l’edificio istituzionale ad uffici, di solito si presentava con una tipologia compatta, chiusa a blocco. Lo stesso vale per l’edificio di Moretti, dove la tipologia ad “H”, si articola, a partire dagli spazi comuni del basamento (bar, soggiorno, reception, ecc.) su due edifici in linea di diverse altezze, con all’interno le camere ed i servizi,  insoliti per la modernità e la pulizia compositiva. Molto più avvicinabili all’architettura nordica per questo tipo di funzione (casa – albergo) che a quella italiana. Moretti, con questa tipologia si avvicinava così a Bottoni, Figini e Pollini, Marescotti, ecc., lasciandosi dietro quelli che poi diventeranno i “Brutalisti” : BBPR, Viganò, De Carlo, ecc..

I due edifici “dialogano con l’intorno”, ed emergono perentori, nello skyline di questa parte di città. La loro particolarità stà proprio nella diversa declinazione “anomala” di due tipologie. Ecco quindi, emergere che la tipologia è un’anomalia e non un vincolo. Ecco perchè la tipologia deve essere un riferimento preciso, come sosteneva l’Aldo Rossi, soprattutto all’inizio della progettazione, ma anche, poi, “praticarne” la trasgressione, è la norma della grande architettura.

Quì sotto alcune immagini della Casa Albergo di Luigi Moretti (1947-1950), in via Corridoni 22

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate

Blog su WordPress.com.

Su ↑