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Oggi, venerdì 9 agosto 2013, Milano, dopo una settimana con temperature massime superiori ai 36 gradi e con una umidità che ha sfiorato più volte l’80%, si è risvegliata senza il solito cielo lattigginoso. Dopo una giornata di ieri, di pioggia a sprazzi, un cielo limpido e terso si è fatto improvvisamente strada dalla tarda mattinata. A ciò hanno corrisposto delle temperature estive miti e ventilate.

La mattina, nonostante la città si sia progressivamente svuotata, è stata caratterizzata da un “florilegio” di code infinite, imposte dai numerossimi cantieri stradali, che si sono aperti come funghi in poche ore.

Al pomeriggio è però cominciata la “grande fuga estiva”, dalle 14,00 le tangenziali erano ingolfate e lentamente la città si è definitivamente vista “asportare” un quantitativo significativo di auto e persone. Certo non si tratta più degli “esodi” ormai storici, ma di certo pochi rimarranno a godersi queste splendide giornate estive, ora che la “caligine” è stata sconfitta.

Una città vuota, fatta di edifici esistenti vuoti. E di “cassoni pneumatici”, non ancora inaugurati, di ferro e vetro, destinati a rimanere vuoti per parecchio tempo……forse per sempre. Insomma una specie di città fantasma, in cui si aggirano sparuti, timidi turisti giapponesi, disposti a fotografare qualunque cosa; e residenti che trascinano improbabili trolley, su è giù per le scale ed i marciapiedi.

In un mondo ridefinito oggi da grandi reti di comunicazione e da una cancellazione progressiva delle frontiere da parte delle forze economiche, l’accelerazione di processi urbanistici/immobiliari senza senso, che quando sono lanciati, sono impossibili da fermare, ha “inflitto” sul nostro ambiente milanese, e sullo spazio una “mazzata definitiva”.

Milano è una città “piccola”, con una regione enorme dietro le spalle, che ha subito, nel corso del tempo ogni tipo di sopruso urbanistico. Andava/andrebbe, trattata meglio, con interventi in grado di assecondare questa società (ormai internazionale) “fluida”, costantemente dilaniata tra momenti di crescita economica esponenziale e periodi di crisi dei consumi. Ambivalenze periodiche destinate ad alternarsi in maniera sempre più frenetica nei prossimi decenni.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/07/30/milano-edifici-vuoti-anche-in-centro-eppure-cemento-non-si-ferma/240865/

Non bisogna rifugiarsi in nicchie, in “paradisi artificiali”, di persone che auspicano la decrescita, un’architettura della bellezza, le coltivazioni a chilometri zero, il sogno di un orto sotto casa, di un’urbanistica consapevole, le moratorie sulle nuove costruzioni, ecc. Bisogna ritornare a mescolare la ribellione, che è tipica di chi soffre e sta male, con la necessità di esplorare, “ficcare” il naso ovunque, ma con uno scopo unico, preciso e ben finalizzato. Ritornare a fare politica davvero, per liberare le energie represse, che devono essere finalizzate e non stemperate in mille rivoli, incapaci di “farsi fiume”, come sta succedendo ora a Milano ed in tutta Italia. Solo così si potrà cambiare davvero la città ed il Paese, da un destino, che gli “scatoloni” vuoti di Porta Nuova, ben rappresentano nella loro incapacità di essere riferimenti territoriali (e non solo), come lo furono i campanili una volta.

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Ed il Grattacielo Pirelli di Gio Ponti e soci stà a guardare…..

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…..come la Torre Galfa (vuota) di Melchiorre Bega

Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate