Sto rileggendo, in questi giorni gli interessanti 5 articoli del “vate” dei blog di architettura, Geoff Manaught, pubblicati sulla rivista “Abitare”. Iniziativa intelligente, non a caso voluta dal Direttore Stefano Boeri, che è uno che “lavora” con regolarità e personalmente in rete. Si tratta di vere e proprie lezioni, dove Geoff Manaught analizza le ricadute dei successi avuti da alcuni blog di architettura e fissa gli obbiettivi per la loro sopravvivenza nel futuro. Il blog tradizionale che si occupa di architettura, ma in genere i blog, così come li vediamo oggi, sembrano sul punto di scomparire. Manaught intende qui con “blog tradizionale” : “un sito i cui contenuti sono pubblicati in ordine cronologico inverso, organizzati secondo una griglia tematica più o meno coerente e scritti da un numero limitato di autori, spesso uno solo.”
I motivi della scomparsa, sono diversi, soprattutto legati alla nascita di sistemi di micro-blogging quali : Twitter, Tumblr, Posterous, ecc., in cui si condividono facilmente link, con commenti limitati, spesso tesi a descrivere solamente cosa è contenuto nel link o comunque ad invogliare a leggerlo. L’esempio più diffuso è Twitter, dove in 140 caratteri bisogna includere tutto quanto; però i Twitt, sono difficili da archiviare e dopo alcune settimane vengono cancellati. Sono quindi di certo “morti” i blog, con articoli minimi, che non fanno contenuti, ma descrivono solamente i link inseriti nel post.
Ad “ammazzare” i blog, sono anche i blog stessi, gestiti in maniera professionale o semi professionale, ed afferenti alle grandi compagnie editoriali o alle testate giornalistiche (Corriere della Sera, La Repubblica, ecc.), che tutte hanno un settore “architettura, design, paesaggio”. Sarà comunque sempre utile e “democratico”, fino a quando esisterà internet, fare “blogging” e cioè “rendere pubbliche annotazioni su argomenti, o disvelare situazioni o cose poco conosciute, che per noi e i nostri lettori hanno un certo interesse”.
Scrive Manaught : “Quello che i blog oggi devono evitare, se si vuole che abbiano un ruolo davvero interessante nel panorama dei media, è diventare una semplice ed equivoca estensione dei servizi di pubbliche relazioni aziendali. Allo stesso tempo il blogging non deve mai perdere il suo taglio impulsivo di ricerca, eternamente incompleto……..un’altra cosa di cui il blogging non ha bisogno è essere – più cattivi- ….. come se l’aggressione e l’offensiva retorica fossero le sole a rendere il dialogo in rete interessante”.
Infine chiosa Geoff Manaught, con una lista di raccomandazioni su cosa dovrebbe essere, secondo lui, futuro del blogging d’architettura e design : “1) rendere la cultura popolare (ndr. dell’architettura) più interessante introducendo idee di confine nuove, più ampie platee, facendo così da ponte fra centro e periferia 2) sintetizzare idee da campi in apparenza lontani fra loro e così facendo 3) unire scrittori, designer (ndr. nella cultura anglosassone = progettisti), clienti, pubblico dei lettori e altri professionisti di diversa formazione e provenienza geografica intorno a comuni temi di discussione e interesse”
Il blogging dovrebbe anche nel suo futuro avere un obbiettivo “politico” teso a cambiare il tipo di conversazioni che hanno luogo nell’ambito dell’architettura e del paesaggio, aprire queste discussioni che ora avvengono esclusivamente in ambiti “disciplinari”, a nuovi partecipanti che le ibridino, che le contaminino. L’obbiettivo politico è quello di diffondere anche nella massa, alcune discussioni su cosa sono (contenuti, filosofia, tecnica, ecc.) il design, l’architettura, il paesaggio. In Italia in tal senso siamo all’anno zero, la massa aspira ancora solamente ad un’idea ormai “stratificata” e “favolistica” di costruzione (sia essa architettura) casette in mattoni o intonaco, con le persianucce, gli archetti, il tetto in coppi, le gronde in rame; (oppure paesaggio) viuzze sterrate, ponti di legno, muretti a secco. Infine allargare ed ampliare il più possibile le modalità di divulgazione di questi scambi, anche utilizzando in parallelo, canali tradizionali di penetrazione : riviste, giornali, radio, scuole, ecc.. Sono questi obbiettivi ambiziosi, quasi irrealizzabili (utopistici afferma Manaught), ma sono indispensabili per costruire un futuro sia per il blogging che per l’avvenire del paesaggio e dell’architettura di questo vilipeso Paese Italia.
Ecco “Costruttori di Futuro”, si è dato questo, quale mandato prioritario, sin dalla sua nascita e questo tenterà di perseguire con forza nel suo futuro.
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