Asilo Sant’Elia
Casa del Fascio
Giuseppe Terragni ha solo 39 anni quando realizza che i suoi ideali, di dare corpo all’architettura moderna “Mussoliniana”, sono falliti: crollato psichicamente e dal punto di vista fisico, a seguito soprattutto della guerra in Jugoslavia ed in Russia a cui era stato richiamato, il 19 luglio del 1943 cade fulminato da una trombosi cerebrale sul pianerottolo delle scale di casa della fidanzata, a Como.
Ma l’architettura di Terragni era fascista o antifascista? E’ questo un dilemma irrisolvibile, data la morte prematura di questo architetto “comacino”, che non ha potuto operate, ed esprimersi, nell’Italia liberata del dopoguerra.
Ecco secondo me Terragni, come molti architetti a lui vicini : Nizzoli, Pagano, Libera, Figini, Pollini, Sartoris, ecc., era soprattutto un “architetto europeo”, attento al dibattito sul Razionalismo, sul Funzionalismo, che dominava la cultura architettonica europea a quell’epoca. Terragni era sopratutto un professionista, che faceva proprio uno stile internazionale, che vedeva nella figura di Le Corbusier, la punta di un “iceberg” di un movimento, che di fatto ha cambiato radicalmente la cultura architettonica europea, togliendola dalle “stagnazioni” della cultura ottocentesca.
Erano architetti che si frequentavano anche con assiduità, agli europei CIAM, piuttosto che agli italiani MIAR, uomini che condividevano spesso anche le stesse passioni: lo sci, la montagna, il mare, ecc.. Persone che però si ritrovavano in un’unico ideale sociale (direi quasi politico), quello dell’Architettura Moderna che voleva rivedere i principi progettuali e le caratteristiche dell’architettura, in favore della salubrità e dell’igiene, per le grandi masse, costruendo un’idea di città, in continua espansione, assoggettata alle logiche della macchina e del funzionalismo. Insomma la città contemporanea.
A costoro di essere Fascisti o antifascisti, di Destra o di Sinistra, non importava più di tanto, importava riaffermare, attraverso il loro lavoro di architetti, un nuovo modello sociale di vita, che si andava affermando in tutto il mondo. Modello assolutamente trasversale ad ogni ideologia.
Bisogna anche aggiungere un’altra cosa, secondo me molto importante, tutte le opere realizzate di Terragni a Como, testimoniano di una attenzione particolare ed esclusiva per il “paesaggio lariano”, e di fatto esse sono come dei capisaldi, dei landmark, che, ancora oggi segnano ed “indirizzano” la costruzione urbana della città. Insomma se si tiene anche conto, dei molti progetti non realizzati, soprattutto di quelli urbani (ad esempio la Cortesella), l’attività di Terragni, in quei soli 39 anni di vita, ha “saggiamente regolato”, con la sua architettura “moderna ed europea” (nautica e rigorosa là dove necessitava) il rapporto tra la città ed il lago. Perpetuando così una lunga tradizione di architettura del paesaggio, di forte vocazione europeista, come era quella dei Maestri Comacini.
Casa Giuliani – Frigerio
Como – Lungolago
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