E’ il 1945, la Seconda Guerra Mondiale è appena finita, quando Le Corbusier (LC) viene incaricato dal Ministère de la Reconstruction et de l’Urbanisme (M.R.U.) di progettare un edificio d’abitazione alla periferia della città di Marseille. LC ha qui per la prima volta “carta bianca” e può applicare in maniera libera, sia i concetti di proporzione codificati nel Modulor, sia le sue idee sull’abitazione moderna per le classi medie. Però di fatto è anche, soprattutto, una libera interpretazione “applicata” dell’urbanistica sancita dalla Carta di Atene (1942) .

Scrive LC : “ Un avvenimento di importanza rivoluzionaria : sole, spazio, verde. Se volete che la famiglia viva nell’intimità, nel silenzio, conforme alla natura…..mettete insieme duemila persone, prendetele per mano e attraverso un’unica porta andate verso quattro ascensori (Otis), ciascuno della capienza di venti persone……Potrete così godere di quiete e di contatto immediato esterno-interno. Le case saranno alte cinquanta metri. Bimbi, giovani e adulti avranno a disposizione il parco intorno all’edificio. La città sarà immersa nel verde e sul tetto delle case troveremo gli asili per i piccoli”. Tutto l’edificio è in “beton brut”, cemento armato a vista.

Un alloggio tipo – fonte : http://www.istitutovirgilio.it

Ogni alloggio affaccia sul paesaggio magnifico del mare e delle alture attorno al golfo di Marsiglia : il mare aperto, l’Estaque, la Sainte-Beaume, ecc.. Molto attento è anche lo studio dei colori e della disposizione dei frangisole in funzione della disposizione eliotermica delle facciate, nonché di una serie di “matrici” che segnano i calcestruzzi : conchiglie, fregi artistici della poetica lecorbuseriana, ecc.; vere e proprie decorazioni che impreziosiscono e rendono unico l’edificio. Lo spazio disponibile sul tetto è al contempo, giardino, ambiente ginnico, spazio scolastico, luogo teatrale, luogo per bagni solari, piscina, bellevue. Al livello 7 e 8  LC colloca una grande galleria commerciale (bar, panettiere, parrucchiere, libreria, uffici professionali, ecc.); all’ottavo livello un hotel per i visitatori con 20 camere. La scuola materna è collocata al livello 17, con tre classi.

Di fatto l’Unite d’Habitation di Marseille è una piccola cittadina di oltre 2000 abitanti, in verticale. L’edificio fu iniziato il 14 di ottobre del 1947 e fu inaugurato il 14 di ottobre del 1952.

Alcuni dati  (fonte – Unitè d’Habitation de Marseille – èditions Parenthèses – 1992) :

Luogo – 280 boulevard Michelet, 13008, Marseille.

Superficie del terreno – 3,684 ettari.

Numero degli appartamenti – 321 + 16 camere (nel 1952).

Costo previsto – 353 milioni di franchi (nel 1947).

Costo reale – 2800 milioni di franchi (nel 1955).

Tempistica del cantiere – 12 mesi (prevista), 60 mesi (reali).

Superficie abitabile – 28.773 metri quadrati.

Superficie locali tecnici – 5.738 metri quadrati.

Altezza dell’edificio nel punto più alto – 56 metri (niveau acrotère).

Bureau d’ètudes – A.T.B.A.T. (atelier des batisseurs) direttore tecnico Vladimir Bodiansky.

Bureau de control – Vèritas.

Impresa principale di costruzione – La Construction Moderne.

Lo statuto giuridico dell’Unite d’Habitation di Marseille è quello della comproprietà privata, costituita nel maggio del 1954. il 20 di giugno del 1986, le parti comuni della comproprietà e le facciate, sono state classificate Monumento Storico della Repubblica Francese.

Alla fine si scopre che, LC non era molto diverso dagli altri architetti dell’epoca, e di oggi, i costi preventivati per l’Unitè, non corrispondevano ai costi reali finali, il cronoprogramma di progetto, fu completamente sconvolto. LC guardava avanti, il suo progetto per Marseille, fu per decenni rifiutato dagli abitanti, tanto che per anni, ad abitarci furono soprattutto architetti. Poi, la società si adeguò alla sua “visione” ed oggi, si sta assistendo ad una rinascita di questa immaginifica “macchina per abitare”, sono gli stessi abitanti che ne promuovono il restauro filologico, che si ritrovano periodicamente, in estate sul tetto, ad organizzare spettacoli ed eventi. Come fu per la Ville Savoye, per il padiglione Philips, per la Cappella di Ronchamp, ecc., LC, guardava così avanti, che spesso “spiazzava” i suoi interlocutori, i suoi committenti. Soprattutto negli ultimi decenni di attività, conscio di essere una creatura caduca, con i suoi progetti,  “lanciava sassi”, sassi verso il futuro, che sapeva non gli sarebbe appartenuto.

 

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