Quando il Principato dei Medici si formò, Firenze aveva già un’egemonia politica ed economica, su un vasto territorio. Cosimo De Medici ed i suoi figli, non modificarono l’assetto consolidato, ma cercarono di renderlo più equilibrato. Il regime dei Medici operò, nel corso del tempo, con grande cautela sul “corpo urbano” di Firenze, innovando, ma rispettando l’eredità del passato. C’erano vasti spazi privi di edifici all’interno della cerchia delle mura cittadine, ma il regime mediceo non ne approfittò, per creare nuovi quartieri rispetto alla città del Medioevo ed a quella del Rinascimento. Di regola ci si limitò ad inserire edifici nuovi entro il tracciato urbano preesistente, oppure trasformando edifici antichi con aggiunte all’esterno e rinnovamenti all’interno (caso emblematico quello di Palazzo Vecchio e di Palazzo Pitti). Questa “cautela urbanistica”, divenne un esempio, che fu attuato in tutto il Principato toscano. La cautela urbanistica non impedì l’inserimento dentro la città antica di edifici nuovi, ed i particolare di un nuovo complesso “direzionale” del potere (un quartiere a pianta quasi triangolare), costituito dal sistema urbano : Palazzo Pitti, Ponte Vecchio, Corridoio Vasariano, Uffizi, Piazza della Signoria, Palazzo Vecchio.
La bilancia equilibrata dei Medici, fra tradizione ed innovazione, non impedì la formazione di una nuova maniera di intendere il paesaggio del Principato, in particolare fu l’occasione per cingere la città di Firenze con un serie di fortezze di “prossimità” tese anche a spegnere ogni velleità repubblicana. Un intervento molto importante nel Principato furono le opere per migliorare la regimentazione delle acque, migliorare le strade, costruire ponti ed altre opere pubbliche. Ciò per consentire un transito più efficiente delle merci e delle materie prime, ma anche per garantire migliori collegamenti tra la città ed il suo territorio.
Ecco questi appunti, attinti dalla “Storia dell’arte italiana” volume 12 – Einaudi (1983), ben spiegano come l’organizzazione del paesaggio (urbano e non), la sua salvaguardia, siano stati in passato una delle attenzioni primigenie del potere. Ecco forse noi non dovremmo fare altro che “dare continuità” a questi semplici principi, per recuperare un rapporto più corretto di salvaguardia del paesaggio.
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