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L’ULTIMO


L’ultimo edificio, ad uffici, che si sta completando nell’Area metropolitana Milanese, il VI Palazzo uffici ENI a San Donato Milanese, è forse l’ultimo pensato con un concetto di “sostenibilità ed efficienza energetica”, ormai desueto, pre Climate Change (https://www.morphosis.com/architecture/220/).

Oggi probabilmente, un edificio così non sarebbe più concepibile, nè accettato dall’opinione pubblica, per altro già molto critica con il progetto di ENI (https://bit.ly/3YpKQW1).

Il concorso internazionale, che ha proclamato la cordata Morphosis/Nemesi, quale vincitore, si è concluso a fine 2011, ed è stato concepito agli inizi degli anni Duemila (https://bit.ly/3SPwYmG).

La ricerca di forme inusitate, sia in pianta che nei prospetti, finalizzata, secondo il progettista Thom Mayne (fondatore dello studio di Culver City e Pritzker 2005 – https://www.morphosis.com/about/153/?m=person) ad ottenere la massima flessibilità interna, ed a integrare gli impianti fotovoltaici (https://bit.ly/3ZorWjt); l’utilizzo di materiali, quali il calcestruzzo e l’acciaio, ne fanno un oggetto quasi “preistorico”.

Nelle foto (SOPRA E SOTTO) si evidenziano molto bene i rivestimenti “rossicci”, i cosiddetti “a screen microforati” in acciaio inox elettro-colorato. Quasi un lavoro “sartoriale”.

Garantire le massime prestazioni in termini di rendimento energetico e di illuminazione naturale degli ambienti, realizzare costosissimi giardini pensili (Skygarden), ormai non basta più.

Certamente tale edificio non corrisponde già più, nonostante non sia ancora stato inaugurato, agli standard 2030/2035 fissati per gli edifici dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC).

“L’evidenza scientifica è inequivocabile: i cambiamenti climatici sono una minaccia al benessere delle persone e alla salute del pianeta. Ogni ulteriore ritardo nell’azione concertata a livello globale farà perdere quella breve finestra temporale – che si sta rapidamente chiudendo – per garantire un futuro vivibile”, ha detto Hans-Otto Pörtner (Ricercatore IPCC).

Ed ancora Paolo Bertoldi, IPCC e senior expert per la Commissione Europea: “Sulle città, e in particolare sugli edifici, si gioca un’importante partita. Si parla di ridisegnare la mobilità urbana, ridurre in generale i consumi di risorse degli ecosistemi cittadini e implementare soluzioni nature based per stoccare carbonio (ad esempio verde urbano). Soprattutto gli edifici di nuova costruzione dovranno tutti essere a zero emissioni, in grado di stoccare CO2, nelle strutture realizzate in legno, adottare concetti progettuali ed impianti a biofilia per il trattamento dell’aria interna agli edifici (come il caso del costruendo progetto “Welcome” di Kengo Kuma e Stefano Mancuso, sempre a Milano – https://bit.ly/3KXYbSv). Ma soprattutto bisognerà anche trovare il modo di ridurre e ottimizzare gli spazi per limitare il consumo di suolo in un pianeta sempre più popolato.

L’efficienza non basta più – puntualizza Paolo Bertoldi – s’introduce ora il concetto di Sufficienza energetica, che significa limitare la domanda (di spazi, di risorse, di energia) a ciò che può consentire il vero benessere di tutti.

La stessa forma architettonica (Fluida, decostruita, tecnologica) e le scelte materiche (acciaio microforato, ecc.) esprimono un linguaggio ormai desueto, le ARCHISCULTURE, più consono al secondo Millennio, che al terzo. Vengono in mente Zaha Hadid, Jean Nouvel, o meglio Frank O. Gehry a Bilbao (https://bit.ly/3YrrOOW).

Proprio lì di fronte, il V Palazzo ad uffici dell’Eni, progettato da Gabetti ed Isola parecchi anni fa, inaugurato nel 1991, incarna ancora oggi, nelle proprie forme e caratteristiche, un linguaggio ben più anticipatore ed innovativo, in grado di resistere al tempo, e di recepire nelle forme architettoniche le opzioni dettate dal “Climate Change”.

SOPRA – Quinto (V) Palazzo ad uffici, progetto di Gabetti ed Isola (1991)

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LOC 2026


Un progetto, a Milano, di “trasformazione urbana” di uno svincolo, più che una piazza, da sempre. Una spesa complessiva per i lavori prevista tra i 70 ed 80 milioni di euro, salvo aumenti ulteriori. Aumenti quasi sicuri vista la complessità del sito, e di quello che ci sta sotto (due linee di metropolitana e sottoservizi). Solito “delirio di presunto verde” tanto caro alla Giunta Sala. 300 alberi “bonsai” da piantare, più altri 220 alberi previsti nell’ intorno dal “verzuramento milanese” di Forestami (?). Verde dovunque: sopra, sotto, a lato, nell’intorno, collocato ad arte per nascondere e camuffare il cemento, i metri cubi, il tutto per fare quadrare il costo notevole dell’intervento…….La Milano del duo Pierfrancesco Maran/Beppe Sala, e del PD (e soprattutto dell’invotabile Majorino candidato alla Presidenza della Regione Lombardia): una “squadra” che continua a produrre CEMENTO A GO-GO, per il sollazzo degli immobiliaristi. In via Porpora 10 (ingresso libero, 10/20 da martedì a domenica), uno spazio dedicato, per titillare i cittadini e gli avventori. Qui i due inventori del marketing verde (che verde non è), “spacciano” i nuovi spazi, collocati sopra lo svincolo autostradale ed al nodo delle due metropolitane 1 e 2, di Piazzale Loreto. Ovviamente tutto pronto, inderogabilmente, per le Olimpiadi Invernali 2026.

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L’ordine greco


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CTONIO


In Corso Venezia 52 a Milano, ha aperto al pubblico il 7 settembre 2022, un nuovo museo etrusco con nuovi spazi espositivi ricavati nella vecchia sede, appositamente restaurata e ampliata, della Fondazione Luigi Rovati. Il progetto, molto complesso per i rigorosi criteri di sostenibilità (ha il suo appeal architettonico massimo, nella parte ipogea, ispirata alle tombe di Cerveteri), è dello studio MCA Mario Cucinella Architects.

La scala che dall’Atrio, conduce agli spazi espositivi sotterranei
I ricorsi in pietra serena che caratterizzano soprattutto i sotterranei

Agli spazi sotterranei si accede direttamente dall’ingresso principale: attraverso una scala rivestita completamente di pietra serena (pietra delle cave tosco-emiliane), si arriva così allo spazio espositivo composto da tre sale circolari e una grande ellittica. In pianta la forma che ne risulta è “organica”, quasi “biologica”. Questo spazio ctonio è modellato da ricorsi di pietra che, generano uno spazio dinamico, mosso. Come puntualizza lo studio Associato di Mario Cucinella (MCA): «La scelta di una unica pietra, quella serena, racconta di una materia estratta da profonde cave di Firenzuola, che dà un senso di uno spazio scavato sottratto proprio come nelle cave; opere di architettura di inconsapevole bellezza. Le rigature orizzontali delle pietre, dovute alla dimensione del concio di cinque centimetri di spessore e un metro di lunghezza e distanziate di cinque millimetri tra loro, creano un effetto di sospensione di questa imponente massa che contrasta con i puntini lucenti dovuti alla presenza di scagliette di Mica nella miscela della pietra».

Per ricavare questi livelli ipogei, l’edificio è stato letteralmente “puntellato e sostenuto”, negli spazi superiori, per poter scavare (demolendo le fondazioni storiche) ed acquisire questi nuovi spazi museali.

Il nuovo museo conta una superficie di 3.500 mq per sette piani, due interrati che ospitano il museo vero e proprio.

Oltre al Bookshop, e ad un giardino nell’interno della corte, è stato dotato anche di un ristorante e di un caffè bistrot affidati allo chef Andrea Aprea, due stelle Michelin.

Il Museo doveva aprire nel 2018, ma le numerose difficoltà tecniche, ne hanno rallentato l’apertura fino ad oggi. I costi dichiarati da Ediltecno, l’impresa costruttrice, sono di circa 21 milioni di euro – https://bit.ly/3RKgBqn

Spazi eleganti, che bene si integrano con la funzione museale, dettagli benfatti, uno dei pochi progetti completamente convincenti di Mario Cucinella. Ottimo l’allestimento museale.

Gratuita la visita del museo, sino alla fine di settembre 2022; dopo 16,00 euro.

Sopra – Immagini dello spazio museale interrato
Gli uffici della Fondazione Luigi Rovani, posti al Piano Primo
Spazi museali posti al Piano Secondo
Spazi museali posti al Piano Secondo
Il meraviglioso giardino nel cortile retrostante
Il meraviglioso giardino nel cortile retrostante
Uno schizzo di Mario Cucinella
Un altro schizzo/sezione di Cucinella

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La casetta vicino alla Fucina.


Le Dolomiti viste da Nova Ponente
Il Fiume Ega

La casetta di Walter Pirchler (al centro) e la Fucina (che si intravvede sulla destra)

La casetta.

1 settembre 2022, Nova Ponente

Intellettuale, scultore, architetto, Walter Pichler nasce nel 1936 a Nova Ponente (Deutschnofen) in Val d’Ega, Alto Adige. La sua famiglia, proprio quell’anno 1936, decide di trasferirsi in Austria a causa della Seconda Guerra Mondiale, della penuria di cibo e delle leggi razziali. Nell’anno 1955, Walter Pichler si diploma alla Hochschule für Angewandte Kunst (Università di arti applicate) di Vienna.

Nel 1963 insieme ad Hans Hollein (1934/2014, importante architetto austriaco. Premio Pritzker nel 1985) realizza la mostra innovativa e rivoluzionaria “Architektur” alla Galerie nächst St. Stefan di Vienna: progetto con cui vogliono liberare l’architettura dalle costrizioni del costruire e la scultura dalle costrizioni di un astrattismo diventato arido. Nel 1967 con “Visionary Architecture” espone al MoMA (Museum of Moder Art) di New York con Hans Hollein e Raimund Abraham. Nel 1968 partecipa a Documenta 4 e 6, di Kassel ( https://bit.ly/3TEmNBH )

Nel 1972 Pichler compra un terreno a Sankt Martin sul Raab (Burgenland meridionale – Austria), che elegge a sua residenza, in cui allestisce le sue sculture all’interno di costruzioni architettoniche realizzate ad hoc ( https://bit.ly/3ekJ5YS ). Pur avendo anche un prestigioso studio a Vienne, trascorre qui la maggior parte della sua vita creativa.

Un’altra peculiarità di questo artista era la progettazione molto lenta, quasi maniacale nella definizione dei dettagli, che a volte ha richiesto decenni per il completamento di una scultura, realizzato molti schizzi, disegni e modelli. Ed anche una passione sfrenata per la tecnologia applicata al costruire tradizionale.

Nel 1975 è nuovamente al MoMA con “Projects” ( https://www.moma.org/artists/4612 ), e nel 1982 partecipa alla Biennale di Venezia. Nel 1998 espone allo Stedelijk Museum di Amsterdam.

Nel 2002 inizia la realizzazione della Casa accanto alla Fucina in Val d‘Ega, su un terreno del nonno, concessogli dai parenti, a ridosso del Fiume Ega (Kardaunbach). Una casetta di appena 59 metri quadrati, che l’artista utilizza durante l’estate quando viene a trovare i parenti.

Al piano terreno un bagno, una cucina, un piccolo deposito, ed un vasto locale con un divano/letto per dormire ed un tavolo per ricevere le persone.

Immagini del piano terreno

Al piano interrato, a cui si accede attraverso un ingegnoso escamotage (a mo’ di ponte levatoio), un grande locale, con un enorme tavolo per le riunioni con i parenti. Tutti gli impianti in questo locale (compreso il rosso scaldabagno elettrico) sono a vista, mentre al piano superiore, sono tutti incassati e celati, con sportelli di acciaio. Il solaio sembra realizzato con un sistema prefabbricato simile alle predalle.

Una casetta senza finestre, ma con solide pareti in muratura di pietra (quella del Fiume Ega lì vicino) e cemento armato a vista, con un tetto di vetro per osservare il cielo. Tutto, all’interno ed all’esterno nella casetta, viene minuziosamente disegnato da Walter Pirchler, e perfezionato, seguendo di persona gli artigiani locali. Dettagli spesso strepitosi, come il grande forno/caldaia in piastrelle di ceramica, o come i ripiani lapidei della cucina in pietra di Andriano (rosata) levigata, ma anche il tetto, il tavolo, le sedie, ed il sistema a “tenda orizzontale” (a carrucole) di schermatura del tetto vitreo. Strepitose le travi in acciaio di sostegno dei pannelli di vetro del tetto, tagliate e saldate al laser (grazie alla perizia dei cugini che ancora continuano la lavorazione dei metalli a Bolzano).

Un’intercapedine ventilata, in cemento armato, isola la casetta, rendendola salubre dalle possibili infiltrazioni d’acqua.

Alle pareti, del piano terreno, i parenti conservano i numerosi schizzi e disegni, dell’architetto/scultore, che aiutano i visitatori a contestualizzare il processo creativo che ha portato alla realizzazione della casetta.

Walter Pirchler muore nel 2012 a settantacinque anni, a causa di un cancro. Nel 2015 tuttavia viene realizzata, dai parenti, postuma, la Plattform über dem Bach (Piattaforma sopra il Fiume Ega, di colore rosso) che completa, con questo osservatorio paesaggistico, pensato e disegnato da Walter in ogni dettaglio, il progetto della casetta in Val d’Ega.

Un progetto che nelle sue parti reinterpreta tutta la Storia dell’Architettura, con le pareti in sasso, il frontone classicheggiante del tetto (evidenziato in rosso), il rigore planimetrico simile ad un tempio greco, la scelta di materiali naturali, ecc.

Dal 17 giugno al 4 settembre il MUSEION di Bolzano, a cura di Andreas Hapkemeyer (raffinato e colto storico dell’arte che ci ha accompagnati nella visita della casetta a Nova Ponente), ha accolto l’interessante mostra di alcuni disegni di Pichler, con visita guidata della casetta in Val d’Ega, in presenza dei parenti :

Walter Pichler (1936 – 2012), Architettura – Scultura, Haus neben der Schmiede, Val d‘Ega

https://bit.ly/3L2TZ1T

Vista della grande Caldaia/Forno, con gli elementi ceramici disegnati da Pirchler (come ad esempio il modulo d’angolo in pezzo unico)
Sopra – Gli sportelli in acciaio studiati da Pirchler per nascondere gli impianti
Le sedie lignee, in faggio per il piano terreno
L’accesso al piano interrato (solo dall’esterno) condiviso con quello al piano terra
Immagini del piano interrato con il grande tavolo, le panche, ed il lampadario mobile a contrappeso
Le grandi pietre di fiume, che nascondono ed arieggiano l’intercapedine in c.a. (sotto)
E per finire alcune immagini della Fucina, con il tavolo esterno (in pietra rosa di Andriano) su cui era solito sostare in estate Walter Pirchler durante le belle giornate

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27 Agosto 1965


“Dobbiamo trovare l’uomo.
Occorre trovare la retta che sposi l’asse delle leggi fondamentali: biologia, natura, cosmo.
Retta inflessibile come l’orizzonte del mare.”

Le Corbusier (LC 1887/1965)

Le Corbusier al “Cabanon” a Cap Martin, Roccabruna, Francia, dove il 27 agosto 1965 troverà la morte nuotando nel Mare Mediterraneo

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Valle di Ledro


Tramonto in Val dei Mulini (Bezzecca)

Tramonto in Val dei Mulini (Bezzecca)

È una valle delle prealpi di origine glaciale che corre da est a ovest geologicamente interessante per la sua formazione. La Valle prende dai suoi antichi abitanti, Leutrenens per i Romani.

Uno scrigno di biodiversità culturale e naturalistica tra mondo alpino e mediterraneo, la Valle di Ledro vanta ben due riconoscimenti nel mondo Unesco: il sito delle Palafitte di Ledro con il suo Museo (https://www.palafitteledro.it/) e il riconoscimento come Rete di Biosfera Unesco (https://www.unesco.it/it/RiserveBiosfera/Detail/94).

Incastonata tra il Lago di Garda e le Dolomiti di Brenta, la Riserva di Biosfera Alpi Ledrensi e Judicaria ha ottenuto questo prezioso riconoscimento da Unesco non soltanto in virtù della straordinaria biodiversità e dell’incredibile ricchezza storico-culturale che caratterizzano questo territorio, ma anche per l’equilibrio che si è creato tra uomo e natura nel corso dei secoli.

In appena trenta chilometri di lunghezza in linea d’aria, il territorio della Riserva di Biosfera copre un dislivello di oltre 3.000 metri, comprendendo ambienti molto diversificati che vanno dalle vette montane dolomitiche fino agli ambienti fluviali della Sarca e del Chiese, dai terrazzamenti del Tennese alle strette vallate alpine della Val di Ledro, dal rigoglioso anfiteatro naturale delle Giudicarie Esteriori fino ai pascoli d’alta quota di Malga Alpo nella Valle del Chiese.

Bosco di pini Silvestri in Val di Pur (Molina)
Lago di Ledro (Mezzolago)

LA VALLE DEL LAGO DORATO – Trasmissione GEO, Raitre del 22 febbraio 2023

https://fb.watch/iX78YCx3tB/

Val di Concei (verso Rifugio al Faggio)
Bezzecca via Tovi
Tremalzo (1667 mslm)
Lago di Ledro
Lago di Ledro
Architetture rurali ledrensi
Architetture rurali ledrensi (dettaglio)
Biotopo Ampola
Complesso del Monte Cadria (2254 mslm)

Neve a Tremalzo

Cascata del Palvico
Ciclamini
Bezzecca – Bar Posta
Enogastronomia ledrense

La montagna non è solo
nevi e dirupi, creste,
torrenti, laghi, pascoli.
La montagna è un modo
di vivere la vita.
Un passo davanti all’altro,
silenzio, tempo e misura.

Paolo Cognetti

https://bit.ly/3cjsXq5

Arcobaleno in Val di Ledro

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DA OSPITALETTO (USCITA AUTOSTRADA A4) ALLA VAL DI LEDRO

elementi di un paesaggio : Bassa Franciacorta, Valle Sabbia, Lago d’Idro, Valle di Ledro.

UNA MAPPA

UN “CIRCUITO” TRENTINO

PUNI


PUNI produce annualmente circa 176.000 litri di pregiato whisky, ed è la prima e unica distilleria italiana di questo liquore (https://bit.ly/3C9Kds3). La produzione avviene in un edificio, progettato dall’architetto altoatesino Werner Tcholl, immobile che incarna il carattere innovativo, per l’Italia, dell’azienda. La sede si trova nell’area industriale di Glorenza, in Val Venosta (Via Mühlbach, 2). Il progetto si esplicita attraverso un’organizzazione meticolosa della planimetria, ed una facciata che si rifà agli essiccatoi per il fieno, come dichiarato dal progettista. All’interno la doppia altezza della zona di produzione, delle pareti vitree, permettono di vedere le cisterne di affinamento interrate e gli alambicchi, direttamente dal punto di vendita e degustazione, posto al livello dell’ingresso. Tutte le attività dei tre piani dell’edificio sono avvolti da un involucro di metallo e vetro, celato da una seconda pelle, costituita da un reticolo di blocchi di cemento sfalsati, colorati rosso terra, a formare uno schema modulare come quello utilizzato nei fabbricati agricoli della zona. Il complesso all’esterno appare come un semplice ed essenziale cubo, da cui si intravedono le pareti della “pelle” interna.

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Autunno anticipato


Tutti a parlare dell’arretramento “spettacolare e drammatico” dei ghiacciai delle Alpi (https://www.wwf.ch/it/stories/la-morte-dei-ghiacciai), per l’ormai evidente cambiamento climatico, sancito da questo anomalo luglio 2022; però a passeggiare lungo l’anello ciclo-pedonale che circonda il Lago del Segrino (appena sopra ad Erba), sembra di assistere, per colpa del “climate-change” ad un drammatico “foliage” autunnale anticipato (https://bit.ly/3PYrtzw). Quasi una violenta “bruciatura solare”.

La grande e perdurante calura estiva, con temperature sempre attorno ai 35 gradi, la quasi assente escursione notturna, la carenza d’umidità e di precipitazioni (non piove continuativamente sulla Lombardia dall’autunno 2021), hanno fatto si che le caducifoglie (Carpini, Pseudoacacie, Faggi, Castagni, ecc.), per non disperdere ulteriormente la vitale acqua, abscindono in massa le foglie, per ridurre la fotosintesi clorofilliana e la conseguente evaporazione.

Una soluzione estrema, che le caducifoglie adottano solamente quando la situazione siccitosa è particolarmente grave. Non avere il fogliame, alle piante per l’ultima fase estiva, fa si che esse immaganizzeranno meno zuccheri (energia) per la stagione invernale, e di fatto produrranno meno ossigeno, stoccando nel loro legno anche meno anidride carbonica (CO2).

E’ molto probabile, che nei boschi attorno al Lago del Segrino, ma come un pò sta capitando in tutta la Lombardia, soprattutto nelle Prealpi, vi sarà un’alta moria invernale di piante d’alto fusto (anche se non tutte moriranno), aggravando la situazione geologica dei terreni.

Una magra consolazione: le caducifoglie durante i periodi lungamente siccitosi, di solito tendono a produrre molti più semi, confidando che una volta precipitati nella terra, questi semi, prima o poi (al di là della loro morte) potranno dare luogo, una volta che si realizzeranno le condizioni climatiche ideali, ad una nuova generazione di piante. Una speranza per il futuro.

Il lago del Segrino è pieno d’acqua, come al solito in questa stagione, ma attorno i colori gialli, marroni e rossi (che dovrebbero essere esclusivamente sulla tonalità del verde intenso), evidenziano il grave stato di sofferenza arborea dei declivi che si affacciano sul lago. Soprattutto dei declivi con assenza di acque nel sottosuolo.

I forti temporali di questi giorni, sono troppo brevi per “bagnare il bosco”, servirebbero piogge continuative per più giorni e non violenti acquazzoni.

Senza le piante, non ci sarebbe stata vita su questo bellissimo e meraviglioso Pianeta (il nostro Paradiso); esse hanno creato l’atmosfera che tutti gli esseri viventi respirano. Senza le piante, non ci sarà più vita sulla Terra.

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