
In una calda ed umida serata di metà luglio, si è tenuta nell’Ex Convento delle Agostiniane di Monte Carasso (Svizzera), la serata conclusiva del XXII Seminario Internazionale di Progettazione. Seminario che quest’anno ha visto la partecipazione di 24 “Seminaristi” e di numerosi insegnanti.
Tra questi insegnanti sicuramente va segnalato l’importante apporto di Roberto Briccola, architetto di Giubiasco ed insegnante all’Accademia di Architettura di Mendrisio, che ha tenuto una interessante lezione, il 7 luglio, dal titolo : ” La tua casa è la mia città”.
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E come si è in uso fare, da quando, negli anni Ottanta del Novecento, a Monte Carasso, si sono adottate regole di pianificazione dove architettura, urbanistica e paesaggio “lavorano assieme” (sotto l’egida dell’Architetto Luigi Snozzi), ci siamo recati in macchina da Milano (con un caro amico architetto : Marcelo Barreiro) ad attingere a questa fonte infinita, che ha la sua “ciliegina sulla torta” proprio nella lezione conclusiva del Seminario Internazionale.
Quì a Monte Carasso, abbiamo assistito, nel corso del tempo, alle magistrali lezioni di Michele Arnaboldi, Aurelio Galfetti, Mario Botta, Eduardo Souto de Moura, Livio Vacchini, Gonçalo Byrne, Alvaro Siza, Paulo Mendes da Rocha, Guillermo Vasquez Consuegra, Manuel Aires Mateus.
Anche la sera del 16 luglio 2015, è stata impreziosita dalle elucubrazioni architettoniche del portoghese João Luís Carrilho da Graça (attore principale della critica finale del Seminario), che ha presentato tre progetti a Lisbona, ed uno ad Evora.
Ma al di là di quello che è stato detto dall’insigne oratore, sui suoi progetti : analisi territoriale, genius loci, sintesi sociale, luce, volumi; il “tempo” quale “materiale” della buona architettura è stato l’epicentro della serata.
Anzi sarebbe giusto dire due “azioni temporali” che agivano parallelamente.
La prima quella colta di un professionista, un docente universitario, che, operando con la sua architettura, implementa in essa l’azione storica che il “tempo” (e gli uomini), hanno sedimentato nel paesaggio urbano di una delle più belle città europee (Lisbona). Facendo un’operazione progettuale, che ormai in molti professionisti che assurgono agli onori delle riviste, non è più in uso fare.
La seconda, il “tempo nostro”, che trascorre inesorabile ed è ben leggibile nelle stupende “rughe sul volto” che condividiamo con Luigi Snozzi. Rughe “meravigliose” presenti non sono solo sulla pelle, ma anche nel pensiero, ed inevitabilmente trasposte più o meno scientemente nell’architettura, che come scrive Andrej Tarkoskij nel suo bellissimo libro “Scolpire il Tempo” : ” In un film (ndr – come in un’architettura) vi sono sempre più idee di quante non ne abbia messe coscientemente l’autore. Come la vita, muovendosi e mutando incessantemente, dà a ciascuno la possibilità di interpretare e di sentire a modo suo, ogni istante, analogamente un film autentico (ndr – ma anche un’architettura autentica), contenente un’esatta registrazione del tempo sulla pellicola, espandendosi oltre l’inquadratura (ndr – oltre le mura di un edificio), vive nel tempo se anche il tempo vive in lui: lo specifico del cinema (ndr – e dell’architettura) è racchiuso nelle caratteristiche di questo processo di interazione”.
Alla fine della conferenza un leggero e fresco venticello, ha incominciato a soffiare dalle alture della Cima dell’Uomo, che con i suoi 2.390 metri sul livello del mare, domina Monte Carasso e la Piana di Magadino.
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