Splendidamente incuneata tra la Francia e la Germania, a ridosso di un’ansa del fiume Reno, Basilea con i suoi 200.000 abitanti è di fatto nel cuore dell’Europa, a ridosso dell’inizio della grande pianura continentale, tra la Foresta Nera ed i Vosgi.  Il suo sviluppo è sempre stato condizionato da questo essere “terra di confine”. Nel 2002 è stato trovato un accordo tra cinquantatre comuni, con una popolazione complessiva di 600.000 abitanti, per creare la grande Agglomerazione Trinazionale di Basilea (A.T.B). In questi anni questa nuova entità urbanistica, economica, sociale e culturale, ha assunto dei connotati sempre più precisi ed interessanti, facendo diventare questa città, un esempio di coordinamento efficiente degli sviluppi oltre frontiera pur conservando un’attenzione nei confronti delle specificità locali. Insomma un progetto di messa a sistema di realtà in grado di integrarsi e di proporsi in maniera nuova e più efficiente. Viene ovviamente in mente l’estrema difficoltà con cui realtà territoriali, quale Milano, non riescano ad essere interpretate in una scala più grande, ed a fare in modo di essere, parte attiva di una un rete territoriale in grado di “esaltare”, nella rete,  l’eterogeneità delle varie strutture. In particolare risulta inconcepibile come a Milano, la classe politica, vecchia e nuova (es. MoVimento 5 Stelle) sia completamente refrattaria a tale eventualità, tanto che nei loro recenti programmi politici non sono nemmeno in grado di interpretare tale opzione in maniera credibile e reale.

Lo scorso weekend, sono stato turista di una città perfetta, o che perlomeno tende a tale condizione: tram ecologici, energia alternativa, aria ed acque pulite e tutelate, architettura di qualità, tanto verde, moltissime piste ciclabili, compongono un mix allettante, che viene esaltato e migliorato, dall’intensa attività culturale ed universitaria che contraddistingue questa città.

Il segreto, una stretta partnership tra pubblico e privato, Il pubblico coordina, controlla ed indirizza, il privato realizza e gestisce. Tutti e due concordano nel perseguire la qualità (della vita e dei contenuti), sapendo che le quantità (ricavi e consensi) arrivano quasi con matematica precisione. Questa liaison, consente, ormai di anni di realizzare, delle vere e proprie “pompe di denaro”, musei, centri di ricerca, università, industrie avanzate, eventi, manifestazioni, ecc. che attirano : investitori, turisti, manager, artisti, studenti, ecc.. E tutto ciò avviene, con strategie pianificatorie sinergiche, un pò in Svizzera, un pò in Germania, un pò in Francia. Eppure Basilea (A.T.B.) è una città multilingue, francese, tedesco; con due monete, l’Euro ed il Franco, quindi difficile da integrare, anche culturalmente, ma quì tutto avviene con semplicità e pragmatismo, tanto che la stessa pista ciclabile, prosegue indifferente, sia che ci si trovi in una Nazione, piuttosto che in un’altra.

Vi racconto una di queste “pompe intelligenti”. Appena fuori la Basilea Svizzera, quella storica, c’è, in Germania, una piccola cittadina Weil am Rhein, che conta circa 30.000 abitanti. Le prime testimonianze della città risalgono all’anno 786 a.c., quand’era nota come Willa, nome di probabile origine romana. L’agricoltura ha sempre avuto un peso preponderante nell’economia della città, perlomeno fino al diciannovesimo secolo, quando ha cominciato a svilupparsi dal punto di vista industriale, soprattutto grazie ai favorevoli collegamenti di trasporto con Francia e Svizzera. Molte fabbriche svizzere del settore tessile si sono impiantate nel quartiere di Friedlingen nel corso degli anni, favorite dalla costruzione di un importante porto sul Reno. Dopo la seconda guerra mondiale, la popolazione locale è cresciuta sensibilmente, a causa dell’afflusso di numerosi rifugiati e apolidi. Fra il 1971 e il 1975 le comunità territoriali di Ötlingen, Haltingen e Märkt sono state integrate a Weil am Rhein, così da diventare una vera e propria città. Ora questa cittadina fa parte della grande Agglomerazione Trinazionale di Basilea (A.T.B), costituita nel 2002.

Quì ha sede una notissima fabbrica di sedie e complementi d’arredo, la VITRA.

http://www.vitra.com/

Vitra fu fondata a Weil am Rhein in Germania nel 1950 da Willi Fehlbaum, proprietario di un negozio di mobili nella vicina Basilea in Svizzera. Negli anni successivi, Fehlbaum acquistò i diritti sui lavori di Charles e Ray Eames e George Nelson. Dopo che nel 1981 un incendio distrusse gli stabilimenti Vitra, venne chiamato l’architetto inglese Nicholas Grimshaw per progettare una nuova fabbrica. Accanto alla hall in alluminio, pronta per la produzione soltanto sei mesi dopo l’incendio, venne costruito nel 1986 un altro stabilimento di produzione dall’architetto portoghese Alvaro Siza. Nel 1989 è il turno di Frank O. Gehry che progettò un altro edificio accanto ai primi due. Lo stesso Gehry costruì anche il “Vitra Design Museum”, originariamente destinato ad ospitare la collezione privata di mobili di Rolf Fehlbaum, proprietario della Vitra. Nel 1993 l’architetto iracheno Zaha Hadid aggiunse una caserma dei pompieri (Fire Station) che oggi ospita una collezione di sedie del Design Museum. Nello stesso anno venne costruito un padiglione per conferenze progettato dall’architetto giapponese Tadao Ando, il primo lavoro di Ando fuori dal Giappone. Nel 1994 lo staff amministrativo della Vitra si spostò nei nuovi quartier generali, progettati da Gehry, nella vicina Birsfelden (Svizzera), mentre Alvaro Siza aggiunse lo shop building alla sede di Weil am Rhein. È nella stessa sede che nel 2000 l’architetto statunitense Buckmaister Fuller fece costruire una cupola geodetica anni sessanta, adibita a hall per congressi, mentre nel 2003 giunse anche una stazione di servizio da un progetto di Jean Prouvè, designer francese.

Un plesso industriale, verde, collegato a Basilea, con mezzi di trasporto ecologici, con piste ciclabili. Una industria dove viene valorizzato i lavoro creativo innovativo, la qualità artigianale dei prodotti, la collaborazione tra pubblico e privato. Ci si guadagna tutti (denaro e consensi)  si guarda con più sicurezza il futuro che si è progettato assieme.

L’anno scorso (2010) l’ennesima aggiunta, un museum/shop di Herzog e de Meuron, archistar svizzere. Quando ci sono stato, all’entrata ho dovuto fare la coda (pulmann di turisti/acquirenti/semplici spettatori arrivano da tutta Europa, studenti da tutto il Mondo), per ricevere la chiave di accesso, che ti consente, applicandola a dei touch-screen, collocati ad ogni piano dell’edificio, di avere nella tua lingua di nascita (sono oltre 100), la illustrazione della struttura, dei prodotti, del loro costo ed eventualmente acquistarli o prenotarli via internet. Turisti/acquirenti di tutto il mondo, sgomitano per visitare questo luogo e la fabbrica “griffata” che gli stà dietro. Uno spettacolo, è come se il capitalismo e tutto ciò che non ci piace, la fabbrica, i prodotti, gli shop, diventassero un museo “squisito”, dove la gente sosta, legge un libro, osserva il paesaggio, apprezza l’architettura, il design, il paesaggio. Il tutto in un binomio tra pubblico e privato (i confini tra tre nazioni) che “cinguettano” felici assieme!

Pensate a Milano, al suo micragnoso museo del design alla Triennale, pensate ed il suo Hinterland (come molti iscritti del M5S di Milano continuano ostinatamente ad indentificare l’Area Metropolitana), dove spesso una strada in un comune limitrofo viene asfaltata e l’altra no, dove una pista ciclabile inizia per poi terminare ai confini comunali, pensate alla tariffazione dei mezzi pubblici di trasporto, che penalizza chi abita appena fuori dai confini comunali (e paga per poche centinaia di metri oltre il 70% in più). Ci sarebbero idee e lavoro per Un MoVimento politico di cittadini, forte ed unito che ha voglia effettivamente di “lavorare sul territorio” e non attaccarsi in maniera acefala alle idee, ed ai diktat, del proprio Padre/Padrone.  Bisogna agire bene, bisogna agire come Basilea (A.T.B.).

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