Può essere un deposito dei rifiuti una grande architettura? Forse sì, se, come Le Corbusier (LC) a Marsiglia nel 1951 si persegue l’obbiettivo, e ci si confronta con il tentativo di progettare e costruire ogni cosa, come se dovesse essere “l’oggetto più bello del mondo”. LC ci stupisce anche quì, in una piccola architettura tecnica, quasi nascosta, a latere della grande “Unite d’Habitation”. Un piccolo deposito che, grazie anche al contributo di Iannis Xenakis (musicista e anima critica di LC, nonchè grande suggeritore), diventa un oggetto particolare,  rilevante. Un luogo marginale, acquista, proprio nel “beton” che lo definisce, il ruolo di architettura sperimentale, in cui la rigida “regola” della composizione architettonica, si fa da parte, per dare spazio ad un volume organico, quasi modellato dalle forze gravitazionali che lo fanno stare in piedi.

E poi come sempre grande attenzione per i dettagli: una pensilina che sembra galleggiare nell’aria, delle forometrie di ventilazione che richiamano le architetture arabe, una forma inusuale quasi da igloo. E ancora, pochi materiali, semplicità estrema; come si dice : “Nella cura dei dettagli stà la dimostrazione dell’esistenza di Dio”.

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