Chicago d’inverno viene definita “Windy City” o “City of Artic Express”, perchè, a volte, l’irruzione di aria fredda, proveniente direttamente dall’Artico, raggiunge le coste del Lago Michigan, determinando fenomeni improvvisi di gelo, aggravati dal vento insistente. Nel 1982 a metà gennaio (giorni 10 e 11) si raggiunsero i -32,2 gradi. Capita anche spesso che dagli oltre -20 gradi notturni, si passa in poche ore a + 10 gradi, a causa dell’irruzione di aria calda proveniente da sud, questo fatto determina delle nebbie improvvise, che scaturiscono direttamente dagli edifici e dal terreno e trasformano la città in una specie di set cinematografico, ricco di effetti speciali. Tale fenomeno consente anche di passare dalla pioggia al sole, dal nuvoloso al sereno, in pochissimi minuti, sempre grazie al vento. Luce, nebbia, penombra, pioggia, sole, gelo, ecc. “titillano” l’architettura, la fanno “esprimere”, la sollecitano anche dal punto di vista tecnologico. Non a caso a Chicago, le facciate degli edifici, le strutture, ma anche le tubazioni, devono avere una particolare attenzione per i “giunti di dilatazione”, onde consentire di assecondare le rapide dilatazioni possibili dei materiali. Per Chicago, che è la capitale dell’architettura americana, comunque la meteoreologia estremamente variabile, è anche una occasione aggiuntiva di “eleganza”, che valorizza ulteriormente il ricco patrimonio architettonico.

Una mappa (la trovate quì sotto) quindi, di un viaggio d’architettura d’inverno, eseguito tra il 28 dicembre 2008 ed il 5 gennaio 2009, nella città del vento.


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