Progettare un edificio sostenibile, ad alta efficienza energetica, significa soggiacere a delle regole precise. Ciò è tanto più vero, quando trattasi di un edificio di terziario. Potremmo sintetizzare in una serie di punti le regole che il progettista deve seguire per ottenere ciò :

1) conseguire le prestazioni che ci si è prefissati, impiegando sempre minori quantità di materia (in quanto la materia proviene da qualche parte del nostro pianeta, o da processi produttivi e industriali, e spesso non è rinnovabile, ed ha sempre un costo energetico importante per essere resa disponibile);

2) basare la costruzione sull’utilizzo di materiali rinnovabili e su processi produttivi non inquinanti (l’obbiettivo è tendere a restituire il più possibile intatto, o addirittura rigenerare, quanto abbiamo sottratto sia esso materia, acqua o aria);

3) impiegare lavorazioni e materiali non tossici (dato che oltre all’ambiente, bisogna anche prestare attenzione alla salute dei cittadini, siano essi fruitori o lavoratori all’interno dell’edificio). Implementare il più possibile concetti di bio-architettura;

4) prestare attenzione che l’edificio, il manufatto, sia  costituito da materiali omogenei, facilmente separabili in fase di manutenzione, trasformazione, smontaggio, demolizione, smaltimento e riciclaggio (ogni edificio si modifica spesso sostanzialmente durante il suo ciclo di vita e deve fare i conti con quello che scarta in questo suo processo di rinnovamento/adeguamento);

5) curare le scelte di progetto in relazione alla forma e all’orientamento, al rapporto coperto/scoperto, al soleggiamento, l’irraggiamento, la produzione di ombre, la geometria delle pareti esterne e delle coperture. Un edificio ben collocato sul terreno ha già conseguito il 40% della sua sostenibilità;

6) porre attenzione alle scelte relative agli impianti. Oggi l’architettura è sempre più un compromesso tra il conseguimento impiantistico di un determinato obbiettivo energetico, e gli aspetti compositivi e funzionali. Puntare soprattutto sui sistemi fissi (pozzi di ventilazione, sportelli, ecc.) più che sulle macchine. Il migliore amico di un’architettura sostenibile è un bravo progettista impiantistico;

7) porre attenzione alla progettazione dell’intorno : al verde, al paesaggio, al quartiere (verde, alberature, rapporto con l’automobile alla grande e alla piccola scala, al rapporto con i mezzi di trasporto pubblico, con le piste ciclabili, con l’arredo urbano, ecc.), dal momento che l’edificio da solo non è in grado di risolvere tutti i problemi.

L’i-Lab della Italcementi al Kilometro Rosso di Bergamo (Parco Scientifico e tecnologico firmato da Jean Nouvel), rappresenta tutto questo, a firma dell’archistar Richard Meyer, riconoscibilissimo nell’operato compositivo .  Un edificio altamente sostenibile, con una serie di provvedimenti fissi ed impiantistici, che  ne fanno un prodotto con classe di certificazione platinum Leed . Il tutto 23 mila metri quadrati al costo di quasi 40 milioni di euro. Circa 1.700 euro al metro quadrato. L’edificio ospita : ingegneri, tecnici e ricercatori della direzione ricerca e sviluppo, della direzione laboratori del centro tecnico di Gruppo Italcementi e della direzione innovazione. Un edificio sostanzialmente sobrio, apprezzabile, per il basso impatto “verticale” essendo parzialmente interrato e per un’architettura essenziale, quasi minimalista.

Le soluzioni impiantistiche di i – Lab

http://www.infoimpianti.it/temi/Impianti_e_Progetti/news/ilab_di_Italcementi_riscaldato_con_la_geo_02052012.aspx

i – Lab secondo Italcementi

http://www.italcementi.it/ITA/Italcementi+e+Architettura/i.lab/

 Kilometro Rosso

http://www.kilometrorosso.com/

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