Lucien Kroll è un architetto belga, attualmente è uno dei massimi esponenti della architettura partecipata e della architettura sostenibile. E’ soprattutto un teorico dell’architettura, che canta “fuori dal coro”, con frasi provocatorie e caustiche, quasi aforismi assoluti, come ad esempio : “la modernità, così come la intendiamo noi è antinaturale, noiosa, brutta”. Alcuni giorni fa, Kroll ha partecipato ad un seminario alla Fondazione Pistoletto di Biella.
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Se l’ecologia si occupa delle relazioni, tra gli organismi viventi e di questi con il loro ambiente, le interazioni possibili con la specie umana, riguardano le connessioni tra i vari residenti ed il luogo geografico e sociale da loro occupato. Scrive Kroll : “La monocultura del mais e la pianificazione dei quartieri di edilizia popolare, genera danni identici e necessita di rimedi simili”. Persino il verde, secondo Kroll, tende ad essere disciplinato ed irrigidito in schemi innaturali, ridotto ad una “tappezzeria”. Bisogna ritornare alla spontaneità, forse anche un pò selvaggia.
La globalizzazione, nonostante internet ed i social media, significa luoghi decisionali sempre più distanti dagli individui, dai Cittadini, dalle comunità. I poteri, seppur democratici risultano sempre più astratti e senza volto, separati da ogni contatto con il mondo (e le esigenze) reali.
Il nuovo paesaggio della città contemporanea deve nascere da azioni degli abitanti, dai Cittadini residenti, che rivendicano, spesso anche con i nuovi media della rete, la possibilità di svolgere un ruolo attivo, il progettista deve partire da questa considerazione. La partecipazione, anche utilizzando i social media e la rete, e non solo, anche strumenti tradizionali (riunioni, gruppi di lavoro, ecc.), diventa quindi il supporto, per intercettare i bisogni dell’utenza. Lo sforzo dell’architetto deve essere rivolto, ad individuare con sensibilità e responsabilità sociale, un “terreno comune”, spesso tra pubblico e privato, di dialogo che porti ad un’effettiva progettazione partecipata.
Appunto generare futuro, progettando, costruendo con e per la gente. Questa idea di “Ecologia Urbana”, trova la sua applicazione politica nel principio della sussidiarietà, per cui le decisioni sono prese dal basso, dalla base, quando viene messa nelle condizioni per poter prendere queste decisioni. Il compito dei tecnici degli amministratori è di fare in modo che siano fornite le competenze e le informazioni affinchè questo processo decisionale possa avvenire. Non di usurpare i diritti degli abitanti, dei Cittadini. Tanto che Kroll, più che usare “progettazione partecipata”, preferisce usare il termine di “progettazione assistita”.
Secondo l’architetto belga, il disordine è in grado di produrre un ordine più spontaneo e vivibile, un habitat a “misura d’uomo”. La partecipazione degli abitanti al processo di progettazione rende disponibili tutta una serie di stimoli, esigenze inespresse, ecc. che, portano alla realizzazione di un ambiente in cui l’uomo ha più facilità a riconoscersi, recuperando una dimensione più “ecologica” di : istinti, consumi, tradizioni, linguaggi.
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30 ottobre 2012 at 16:03
Un Grande Lucien Kroll !
John ! Pensa quanto è naturale che le foglie degli alberi cadano sul suolo nudo e
non sul marciapiede d’asfalto !
Pensa quanto è innaturale che un uomo sia costretto a spazzar via le foglie con un soffiatore alimentato a benzina! … altro CO2 per tutti noi, solo per aver trovato “necessario”,
quasi “doveroso”, confinare la natura in minuscole aiuole.
La natura, non soltanto, è stata esclusa dalla esistenza degli abitanti delle città,
degli ignari abitanti, abituati sin da neonati a vivere in cellette.
La natura è stata brutalizzata (loro direbbero: addomesticata)
perfino in quei piccoli scampoli di suolo nudo che rimangono quà e là.
Infatti: si pota, si pettina, si spazzano via le foglie,
si rimuovono e nascondono velocemente, quasi con affanno,
le tracce dei temporali “selvaggi” (*)
La natura è natura solo quando selvaggia, Grazie Lucien !
John Dekker
(*) un magnifico platano centenario, completamente sradicato, potato dalle fronde, giaceva ben allineato a centro strada. Elegante, selvaggio, naturale, John sperava tanto che lo avrebbero lasciato dove non arrecava disturbo ad alcuno.
Invece, arrecava disturbo alla amministrazione della città, che lo ridusse a rifiuto.
PS: Il paesaggio in Italia è stato ucciso quasi ovunque, Amen.
Non affliggiamoci per questo: sono stati altri, colpa d’altri.
Noi dobbiamo solo rendercene conto efficacemente per trovare le energie per reagire;
per non accettare questa violenza “regalata” a tutti gli italiani.
Lasciamoli da soli, qui in Italia, i “costruttori”.
Lasciamoli da soli ad aspettare che i prezzi dei loro indecenti immobili
tornino a crescere, Ah Ah Ah !