Ed eccoci di nuovo nell’imminenza del solstizio d’inverno, in cui le ore di luce del giorno, sono infinitamente minori di quelle della notte. Eccoci di nuovo a fare i conti con le Feste di Natale e con l’avvento dell’Anno Nuovo. Il tutto però quest’anno avviene, quasi in maniera sommessa e triste. Noi italiani, infatti siamo ormai da anni colpiti da una crisi economica e di valori strisciante e sordida, che sicuramente si protrarrà ancora per molto tempo. L’edilizia langue, così come moltissime altre attività, mentre i disoccupati e chi oltrepassa la soglia della povertà, continuano ad aumentare.
Chi ci governa attualmente, disegna in maniera ottimistica, la possibilità di un miglioramento imminente della situazione generale, mentre altri, probabilmente con più buon senso, vedono ancora un futuro a tinte fosche. Il tutto avviene in maniera quasi surreale, perseguendo il solito “ondivaghismo italianota”, che tanto danno ha creato nel passato, ed a cui, tutti siamo incapaci a porvi rimedio.
L’architettura italiana langue anch’essa, tra le esigenze di una “truppa di giovani architetti” sempre in costante crescita, ed un mercato del lavoro sempre più compresso e “stitico”.
Anche dal punto di vista del linguaggio, l’architettura italiana, sembra come imbrigliata su delle posizione marginali ancora troppo legate alle poetiche di chi ha oggi più di settanta anni, o comunque sulla ripetizione di linguaggi già ampiamente consolidati altrove.
http://www.festadellarchitetto.awn.it/vincitori.php
Sembrano temi irrisolvibili, ed infatti molto probabilmente lo sono, in una nazione che è incapace di tracciare in maniera chiara e netta la traiettoria del proprio futuro.
Non ci resta quindi che rifugiarci nella capacità messianica di quel Babbo Natale di Haldenstein, che più passano gli anni e più sembra un vero e proprio “santone” di una comunità religiosa, in grado di vedere nel “fluidum temporale”, lento e denso, quale sarà il vero futuro dell’architettura. Chissà, magari lui, che non ha mai costruito nulla in Italia, saprà leggere nella “palla magica” il destino dell’architettura di questo balzano Paese.
Però ho come il sospetto che, silente, ci punterà il dito contro evidenziandoci innanzitutto, l’ovvia realtà che non vogliamo vedere: i primi colpevoli di questa situazione siamo noi Architetti/Cittadini, incapaci di “scegliere” o di ribellarci in maniera costruttiva a questo stato delle cose.
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