Un film sul mistero della vita, sulla sua grazia, sulla sua magnifica crudeltà. Le galassie, i vulcani in eruzione, le nuvole si contorcono e risplendono nel cielo generando, bagliori, vortici, labirinti, affreschi di colore. Sul pianeta Terra, invece, alberi altissimi, cavità rocciose, si protendono verso il cielo, immaginifiche presenze : tutti i misteri e le magnificenze del mondo e di una trascendente e magica natura sembrano calarsi, includersi, insinuarsi, in una famiglia del Mid-West americano, nella serenità, solamente apparente, dei primi anni cinquanta. Brad Pitt interpreta un padre, a suo modo amoroso, che cerca di educare con estrema severità i suoi tre figli. Molti anni dopo, l’attore Sean Penn, che interpreta il figlio maggiore, si ricorderà in ogni dettaglio quella “particolare” e “violenta” educazione sentimentale paterna, dove l’aspetto amorevole era condizionato al superamento di prove, tese a “costruire” un percorso per affrontare la vita. Per frammenti, The tree of Life, il film dell’ascetico ed “eremitico” Terrence Malick (che vive nel deserto, in isolamento, ed ad oggi ha prodotto solamente tre film, uno ogni decennio), sembra affascinante e misterico; i giusti aggettivi sarebbero “poetico” e “messianico”. In realtà è un “mattone” di oltre due ore, se preso in un’unica dose, che facilita il sonno, che si attorciglia su sè stesso, compiacendosi delle immagini e della recitazione degli attori (tutti molto bravi). C’è però un cosa che appare sicuramente interessante, ed è la contaminazione tra film, opera d’arte e documentario. Infatti The tree of life è forse, un qualcosa di innovativo, anche se non completamente sfruttato appieno da Malick; infatti, a tratti, fa intravedere, probabilmente, ciò a cui dovrà tendere il cinema, se vorrà sopravvivere. Un’ opera di comunicazione multimediale, tesa ad affascinare lo spettatore, con immagini sublimi ed uniche, con parole poetiche che “toccano” la sensibilità degli spettatori, il tutto “assemblato” a creare una vera e propria opera d’arte.
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