La nostra contemporaneità è caratterizzata dalla sovraesposizione massmediatica, dalla digitalizzazione dell’arte e della comunicazione. Dove il sensibile è diventato fotosensibile e l’oggettività una teleobbiettività. “Vedere senza andare a vedere sul posto. Percepire senza esserci veramente……..tutto ciò sconvolgerà l’insieme dei diversi fenomeni di rappresentazione, plastica o teatrale, fino alla stessa democrazia rappresentativa, minacciata dai mezzi di trasmissione che plasmeranno una democrazia standardizzata dell’opinione pubblica, prima di sfociare in una democrazia sincronizzata dell’emozione pubblica che distruggerà il fragile equilibrio della presenza reale nelle società cosiddette emancipate”. Nella società della globalizzazione, in cui la visione dell’osservatore si trasferisce agli innumerevoli “canali video” che pervadono e saturano il suo vivere, in una fatale e continua distrazione dal mondo circostante, dagli altri, dalla percezione in situ e in visu, ”l’arte di vedere” diventa la prima vittima. Subentra quindi una “arte dell’accecamento”, che coinvolge sia l’estetica che la politica.
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