“La democrazia è nata in modo marginale nella storia, al fianco di imperi dispotici, teocrazie, tirannie, aristocrazie, sistemi di caste. Resta marginale, nonostante l’universalizzazione dell’aspirazione democratica. Ma è il sistema politico più civilizzato. La democrazia moderna non è una formula storica sbocciata e compiuta; è il prodotto di una storia incerta contrassegnata da passi in avanti e all’indietro, in cui si sono affermati e sviluppati i suoi principi. Il primo principio, quello della sovranità del popolo, ha subito implicato, per assicurare appunto tale sovranità, la propria auto-eliminazione attraverso l’obbedienza a leggi e regole attraverso il trasferimento periodico della sovranità agli eletti. La democrazia presuppone e alimenta la diversità degli interessi e dei gruppi sociali così come la diversità delle idee, il che significa che essa deve non già imporre la dittatura della maggioranza, bensì riconoscere il diritto all’esistenza e all’espressione delle minoranze e dei protestatari, e permettere l’espressione delle idee eretiche e devianti. Essa ha bisogno di consenso per quanto attiene al rispetto delle istituzioni e delle regole democratiche e al tempo stesso ha bisogno di conflitti di idee e opinioni che le danno la sua vitalità e la sua produttività. Ma la vitalità e la produttività dei conflitti non può realizzarsi se non nell’obbedienza al regime democratico, che regola gli antagonismi sostituendo alle battaglie fisiche le battaglie di idee e determina, attraverso dibattiti ed elezioni, il vincitore provvisorio delle idee in conflitto. Così la democrazia, che esige al tempo stesso consenso e conflittualità, non è soltanto l’esercizio della sovranità del popolo, ma molto più di questo. E’ un sistema complesso di organizzazione e di civiltà politiche che nutre e si nutre dell’autonomia spirituale degli individui, della loro libertà di opinione e di espressione. Questo sistema, per crearsi e radicarsi, necessita di condizioni che sono a loro volta complesse. La democrazia dipende dalle condizioni che dipendono dal suo esercizio (spirito civico e accettazione della regola del gioco democratico). Da qui la sua fragilità.”

Non ho, ovviamente, scritto io queste profonde considerazioni, le ha scritte Edgar Morin (Ma Gauche – François Bourin Editeur, 2010, Paris), grande pensatore francese del Novecento, esse mi sembrano particolarmente “calzanti” per cercare di inquadrare questo “tristissimo” periodo della democrazia italiana. Ma anche, sono in grado di dare una “visione di una possibile prospettiva”.

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