Case tradizionali a Sosogno (Val Verzasca)
Sono stato a parecchie conferenze di Livio Vacchini, il grande architetto svizzero (di Locarno), purtroppo morto qualche anno fa, dopo una lunga depressione (Locarno, 27 febbraio 1933 – Basilea, 2 aprile 2007). Di lui mi ha sempre colpito la sua “burbera schiettezza”, e l’essere “fuori dagli schemi”, come i veri cavalli di razza. La sua architettura, quasi classica, sublimava nelle ascetiche e semplici proporzioni compositive, il feeling con il moderno, con Le Corbusier. Vorrei qui parlare di un suo piccolo edificio a Vogorno in Val Verzasca, realizzato a metà degli anni ottanta del Novecento: casa Rezzonico. Livio Vacchini non amava molto, questo progetto, divenuto, contro la sua volontà un emblema del recupero “colto ed intelligente” dell’architettura tradizionale della Val Verzasca.
Ponte romano (Val Verzasca)
La Val Verzasca è una bellissima valle, situata a circa 135 chilometri da Milano, con una storia unica e complessa, i primi insediamenti nella zona, in particolare presso la foce della Verzasca, risalgono al neolitico. Risale al settimo secolo avanti Cristo il “Sass di Striöi” (Pietra delle Streghe) di Berzona (una frazione di Vogorno), un masso su cui sono stati incise croci e due forme di piede. A Tenero si trova un’importante necropoli romana dei primi secoli dopo Cristo: scoperta nel 1880, vi sono stati ritrovati anfore ed oggetti in bronzo ora custoditi presso il Castello dei Visconti di Locarno. La Val Verzasca è situata nel centro geometrico di Ticino. È circondata dalle montagne con dei passi all’altitudine di circa 2000-2500 metri e a un sola strada d’accesso da Gordola. La valle e molto stretta e si estende per circa 25km.. Verzasca è considerata una delle valli più selvagge di Ticino, ed è riuscita di conservare sua bellezza primigenia e l’architettura tradizionale nella forma dei rustici di pietra.
I monti della Val Verzasca
Le numerose e spettacolari cime con vista sul Vallese e sulle Alpi Bernesi, e i passi che conducono alle valli adiacenti, rendono la Valle Verzasca un luogo molto frequentato dagli amanti del Trekking d’alta montagna e del Rafting. L’intera valle è punteggiata dai tipici “rustici” di pietra grigia (Gneiss), con bordi bianchi alle finestre e pesanti tetti di pietra. Le Cappelle lungo i sentieri testimoniano della fede religiosa dei valligiani; in particolare si ricorda la “Cappella del Vescovo” a Gordola, fatta costruire nel 1669 dal vescovo di Como, Ambrogio Torriani, dopo essersi salvato da una pericolosa caduta da cavallo.
Casa Rezzonico a Vogorno
Ritornando alla Casa Rezzonico di Livio Vacchini, l’architetto, ha raccontato in una conferenza, qualche anno prima della sua morte, che originariamente il suo intento era quello di costruire una casa in cemento armato, con i muri in pietra (Gneiss), come in uso nell’architettura tradizionale locale, ma rigorosamente con il tetto piano. Poi, dopo una lunga diatriba con l’amministrazione comunale di Vogorno e soprattutto con il tecnico, si era deciso a dare una risposta, provocatoria ed alternativa a queste “insistenti richieste”. L’edificio venne quindi riproposto esattamente identico come il progetto originario, con un’unica variante, sul tetto piano era stato appoggiato un duplice tetto a struttura lignea e falde in pietre locali. I due tetti, quindi denunciavano, nella loro inutile funzionalità, la loro “addizione” puramente decorativa, di una non condivisa imposizione.
Ai più, però, l’edificio Vacchini, con due tetti in “piotte”, garbava, in quanto citazione colta dell’architettura tradizionale locale, cosa che così non è. Di fatto è un “ibrido” molto equilibrato, dove ciò che è stato imposto, valorizza la modernità “voluta” del piccolo edificio, che costituisce un “ponte” tra Passato e Futuro. Soprattutto, un esempio di come si salvaguarda il paesaggio dandogli contemporaneità. Un grande insegnamento di umiltà, da un “maestro” dell’architettura, soprattutto per noi Italiani, che spesso cadiamo nelle “sabbie mobili” delle Sovrintendenze ai Monumenti, ed a vincoli paesaggisti beceri, applicati da tecnici incapaci, che, più che salvaguardare il paesaggio, lo danneggiano per sempre.
15 settembre 2018 at 12:36
Articolo garbato ed intelligente