Oggi 22 dicembre 2011, alle 7,15, mentre facevo zapping alla ricerca di un telegiornale (introvabile a causo dello sciopero dei giornalisti) mi sono imbattuto, poco prima di andare al lavoro, in una trasmissione molto interessante, dal titolo “Mi chiamo città”. Sono una serie di filmati-documentari, prodotti da Rainews e diretti da Marta Francocci con la consulenza scientifica di Renata Bizzotto. Tale progetto è stato presentato con una conferenza lo scorso 28 settembre 2011 presso la Casa dell’Architettura di piazza Manfredo Fanti, a Roma, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti (di Roma). E’ un progetto molto interessante, perchè, oltre ad occuparsi di alcune tematiche legate alla “crisi” delle città italiane, si occupa anche dell’indotto, dell’edilizia, che porta alla formazione del tessuto urbano (imprese, amministrazioni, imprenditori, architetti, ordini, ecc.), descrivendone l’inquietudine e la profonda crisi economica “che stà mordendo” questo settore. Quì sotto una puntata molto interessante, direi “illuminante” sul degrado, e la profonda crisi, della professione di architetto.
http://tv.architettiroma.it/notizie/12969.aspx
Cosa si può fare, come al solito un’unica cosa “avere delle idee e rimboccarsi le maniche”, accettare ancora per molti anni (questa è una crisi lunga) doppio o triplo lavoro, magari che non c’entra nulla con l’architettura, per sopravvivere, per portare avanti un’idea di progettualità, ma non solo questo. E’ indispensabile innanzitutto modificare i nostri comportamenti, al fine di innescare un “corso virtuoso” che produca un ripensamento collettivo (di chi si occupa di progettualità architettonica) in grado di ridistribuire una massa di persone ormai troppo grande, su canali lavorativi nuovi. Fintanto che università, ordini professionali, andranno, ognuno per la propria strada a “sfornare” architetti , a go-go, senza una minima idea di costruire per ognuno, un futuro, probabilmente, fra poco, NON CI SARA’ PIU’ NESSUN FUTURO PER TUTTI !
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