Girare in maniera a-finalistica nell’area che fu dello stabilimento Alfa Romeo al Portello di Milano, consente di valutare i due interventi ex novo che si stanno attuando, alla destra ed alla sinistra della sopraelevata Renato Serra, in attuazione dell’Accordo di Programma “Progetto Portello” PII (Piano Integrato d’Intervento) in Variante al PRG vigente, in fase avanzata di ultimazione, prevista per il dicembre 2012.

Gli edifici di Cino Zucchi (e soci), già ultimati, si succedono a generare uno spazio urbano accattivante e sofisticato, apprezzabile proprio la differenza degli oggetti architettonici, che riescono insieme a generare un “paesaggio urbano” che trova nel parco (montagnetta conoidale e nel lago circolare) la sua logica sublimazione. Anche il centro commerciale, seppur più rozzo, progettato dallo studio Valle di Roma, si inserisce ottimamente nel layout urbanistico e nei profili architettonici.

Se da un lato si può già apprezzare nella sua finitezza, l’intervento colto e raffinato progettato dell’architetto milanese, per altro già con parte del rivestimento in piastrelline che si stacca, dall’altro, il completamento parziale di quello che è stato progettato dal parmense  Guido Canali (e soci), rivela già degli aspetti  molto inquietanti.  Le grandi “orecchie fragili”, inutili e gratuite,  che spuntano dalle coperture, fanno da contraltare ad un costruito denso e sinceramente poco raffinato, perché monotono e ripetitivo. Che dire poi dei grandi “spicchi di grana” (ovviamente parmigiano) che incapsulano gli edifici di terziario, un vero e proprio obbrobrio, sancito da facciate anonime e tristi. Marco Zanuso, a cui è intestata una via quì al Portello, si rivolterà nella tomba.

Gli apparati dell’architettura di Canali, non riescono a nascondere lo scempio volumetrico che lì si sta attuando, generando un paesaggio urbano triste. Dall’altro lato del cavalcavia invece  è stato abile Zucchi a generare un “meccanismo” più sofisticato, dove il volume viene gestito, “manipolato” anche graficamente,  per costruire la città.

Ecco forse è meglio che Canali, ormai al tramonto della sua “luminosa” carriera, ritorni a fare quello che sa fare da sempre, e cioè a confrontarsi solamente con l’esistente ed  il restauro, in cui ha saputo restituirci dei capolavori “magici”.  Mentre Zucchi , qui al Portello, dà l’ennesima prova di maturità,  da ormai consolidata archistar, in grado di muoversi su più fronti.

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