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“Lavorare con il paesaggio e lavorare con la memoria, con le tracce fisiche di processi incominciati molti milioni di anni fa e che, in alcuni casi, continuano a svilupparsi in fluida continuità.  I paesaggi sono registri del tempo: come grandi libri su cui si scrivono, pagina dopo pagina, momento dopo momento, tutti i segnali di funzionamento del mondo, tutte le impronte impresse dai meccanismi che intervengono nel mondo ……. E se spazio e tempo sono i materiali da costruzione del paesaggio, memoria ed oblio sono gli attrezzi della sua continua trasformazione “. (Joao Ferreira Nunes nel numero 976 della Rivista Domus).

A Bellinzona, le austere ed immaginifiche architetture paesaggistiche di Castelgrande , che hanno trovato, nel corso del tempo, nella memoria collettiva stratificatasi nelle pietre, chi ha saputo dargli continuità, nella trasformazione, fino ai bellissimi interventi di Aurelio Galfetti ; trovano oggi degli ” alter ego paesaggistici”che fanno della ripetitività il metodo per affermarsi nel paesaggio di questa parte del Canton Ticino.

Il Progetto dello Studio Bellinzonese “Architettura e Ambiente” di Aldo Velti, collocato a Daro sulla collina a nord di Bellinzona, è quasi ultimato, ed ha proprio nella sequela degli edifici, bianchi, la caratteristica di proporsi nel paesaggio urbano variegato e scosceso, quale “ferita” visibile da ogni dove. Soprattutto da Castelgrande.

E se, a stento, si può ritrovare proprio nella disposizione ripetitiva degli elementi (di chiara matrice compositiva legata all’architettura moderna razionalista: Weissenhof e simili) che compongono il complesso residenziale: la ricostruzione mnemonica delle isoipse (curve di livello) del luogo, sicuramente tutto l’intervento manca di capacità materica ed architettonica, per metterlo a grado di partecipare alla continuità temporale e spaziale del paesaggio Bellinzonese.

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