
La statua della Vittoria Alata, fu ritrovata il 29 luglio 1826, insieme ad altri bronzi, in un’intercapedine del Capitolium di Brixia (Brescia). In origine doveva appoggiare il piede sinistro sull’elmo di Marte, e trattenere con un braccio uno scudo, sul quale aveva inciso il nome del vincitore, offrendolo alla vista di chi guardava.
Il modello scultoreo di riferimento, ampiamente utilizzato in epoca antica, era la Dea Afrodite.
Il recente restauro (all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze) ha consentito di acclarare, con certezza, che è stata realizzata nel I secolo d.C. da un’officina specializzata, probabilmente collocata nell’Italia settentrionale.
La tecnica utilizzata è quella della fusione a cera persa indiretta in più parti( https://bit.ly/3HEXv2P ).
La Vittoria Alata è uno dei pochi bronzi di epoca romana giunti fino ai nostri tempi.
L’allestimento realizzato dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg (https://bit.ly/3VKT1M8 ), è a dir poco strepitoso, con una luce che, mediante led ed una lampada a “forma di Luna”, valorizza insieme al rivestimento in mattoni delle pareti, le caratteristiche scultoree dell’opera.





Nel vicino lapidarium del Capitolium, un’opera immersiva dell’artista Emilio Isgrò, una sorprendente installazione luminosa. Le api di Virgilio (2022), riprende il tema della capacità degli insetti di alterare le fattezze degli oggetti su cui si posano. La sala, completamente tappezzata di iscrizioni lapidee, diventa teatro di un evento di metamorfosi. (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Emilio_Isgr%C3%B2)
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