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Builders of the future

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Urbanistica

Le Albere


A Trento in questi giorni, si è tenuta la VII edizione del Festival dell’Economia, un appuntamento di rilevanza internazionale sempre più seguito. Sono anni che ci partecipo, ed i Cittadini ormai sono molti di più degli addetti al settore. La crisi “morde” e la necessità di informarsi ed avere delle risposte, o delle ipotesi, sul futuro è quanto mai sentita. Questa edizione trasuda di pessimismo, nonostante il bel tema : “Cicli di vita e rapporti tra generazioni”. De Benedetti Carlo, ha prospettato un 2013, con una situazione economica molto più grave del 2012. L’economista/filosofo George Soros, ha prospettato solamente tre mesi, prima del “default” di tutta l’Europa. Si è anche parlato tanto di territorio e di città, Smart Cities (le città intelligenti con l’urbanistica generata dalle reti informatiche) e di centri urbani ad economia “eccellente”.

Ieri, sabato 2 giugno è arrivata a Trento Elsa Fornero, attesissima da parte di un apposito comitato di accoglienza “Welcome Fornero”, un piccolo, ma folto gruppo soprattutto di centri sociali (vicini a Rifondazione Comunista), che hanno duramente protestato contro la riforma del lavoro. Tanta Polizia in abbigliamento anti-sommossa, elicotteri in cielo, numerosi blocchi. Ci sono stati anche alcuni scontri con la Polizia. In Piazza Duomo, davanti al video-wall che trasmetteva la conferenza in diretta, i numerosi Cittadini, hanno messo a tacere (con le mani) i contestatori, che volevano impedire l’ascolto dell’intervento del Ministro. Fornero poi lungamente applaudita alla fine della conferenza. Quindi segnali contrastanti da una società italiana profondamente divisa, e forse confusa.

Oggi 3 giugno, ha parlato l’ormai “mitico” Serge Latouche : “ Bisogna dedicarsi all’abbondanza frugale, cioè accedere solamente alle cose di cui abbiamo veramente bisogno. Va tagliato l’inutile. Dobbiamo camminare verso questa direzione a tutti i livelli : locale (come in certe città francesi), regionale, statale (come cercano di fare i governi di Bolivia ed Ecuador). La decrescita non è la riduzione quantitativa della produzione, E’ piuttosto il rifiuto razionale di ciò che non serve. L’indicatore della ricchezza non dev’essere più i reddito monetario, ma la disponibilità di beni necessari a soddisfare i bisogni delle persone. Senza spreco. Il paradosso è che un edificio male coibentato, fa crescere di più il PIL (Prodotto Interno Lordo), di un edificio bene isolato, perché consuma, disperdendole, maggiori quantità della merce energia.“.

La gita a Trento è stata anche l’occasione per constatare lo stato di avanzamento del cantiere “Le Albere”, che si sta realizzando ormai da molti anni sull’area dimessa ex Michelin, vicino alla sede storica del MART (Museo d’arte di Trento). Le Albere, in dialetto trentino è il nome per identificare i Pioppi (Popolus Alba). Alla città di Trento è riconosciuta, da tempo un’elevata qualità urbana complessiva. Il progetto dell’architetto genovese Renzo Piano integra elementi innovativi e risorse antiche che hanno radici nell’acqua, nel verde, nelle montagne. Un nuovo pezzo di città che tenta di recuperare il rapporto tra tessuto urbano e fiume. Polo museale (MUSE), residenze, attività commerciali, uffici .

Uno studio attento dei dettagli (come è solito fare l’archistar genovese) e delle tipologie di tamponamento, insieme a un’accurata scelta dei materiali isolanti, hanno permesso di innalzare le prestazioni degli edifici in termini di risparmio energetico e di contenimento della dispersione termica, ottenendo la certificazione KlimaHaus.  L’intero complesso è servito da un’unica centrale di trigenerazione, capace di riscaldare e raffreddare tutti gli edifici: un sistema energetico centralizzato all’avanguardia, che fa risparmiare combustibile, riduce l’impatto sull’ambiente e i costi di manutenzione. All’esterno, l’attenzione per l’ambiente e l’uso corretto di materiali e delle risorse è ben visibile in diverse soluzioni architettoniche. Legno per le facciate autoportanti, pietra locale per rivestimenti e percorsi, pannelli fotovoltaici su tutte le coperture, schermi di piante rampicanti sulle facciate est degli edifici a uffici.

Il quartiere “Le Albere”, si sviluppa su un’area di oltre 11 ettari, con circa 310 mila metri cubi di costruito, un grande Museo della Scienza (MUSE), 300 appartamenti, 5 ettari di parco pubblico, 30 mila metri quadrati destinati ad uffici e commercio, due piani di garage interrati con circa 2000 posti auto, di cui 480 condominiali, e 30 mila metri quadrati di strade e piazze.

Certo un quartiere di questo tipo non avrà fatto crescere di molto il PIL, comunque meno di quartieri simili, ecologicamente meno efficienti. Di certo un buon esempio di integrazione tra riqualificazione urbana e sostenibilità ecologica.

Impresa Colombo Costruzioni – capogruppo della consortile Trento Futura Scarl

http://www.colombo-costruzioni.eu/it/opere-in-corso/item/86-le-albere-trento

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Ferrara !



Il 4 maggio 2012 ero a Ferrara, per partecipare, insieme ai miei colleghi di studio, al sopralluogo di un concorso di progettazione, teso alla riqualificazione della “Cittadella del Commiato a Ferrara”, sita nel contesto più ampio di riqualificazione dell’Ospedale S.Anna (P.R.U. – Piano di Riqualificazione Urbana), collocato nel Quartiere di S. Rocco. Ovviamente il sopralluogo è stato anche l’occasione per una visita della città emiliana (135.291 abitanti), ritenuta da tutti, simbolo di armonia e di equilibrio tra passato, presente e futuro. Un luogo in cui il Paesaggio e la sua costruzione, è stato oggetto di attenzioni sin dall’antichità, infatti quì è stato attuato il primo progetto urbanistico  “moderno” d’Europa, realizzato da Biagio Rossetti con una felicissima fusione tra nuovo e antico, unendo la trama della città medievale, con il nuovo tracciato rinascimentale. Rossetti lavorò praticamente tutta la vita alla corte degli Estensi a Ferrara, progettò e mise in opera la costruzione della celebre “Addizione Erculea” voluta dal Duca Ercole I d’Este nel 1492. La presenza delle vestigia di un passato, prestigioso e sapiente è quindi una delle “cifre stilistiche” di questa cittadina, così come le sue mura, tanto da essere inserita nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Ma oggi, la città Estense, si contraddistingue anche per una attenzione particolare per la cura dell’ambiente, per la sostenibilità, per la partecipazione. Infatti il concorso di idee a cui stiamo partecipando è uno di quei rari esempi italiani di “percorso di progettazione partecipata”, aperto alla Cittadinanza. Il Gruppo di Lavoro interno alla Pubblica Amministrazione Comunale, che ha preparato il bando di concorso, ha lavorato in stretto rapporto con il gruppo di “Facilitatori” intersettoriale formato da diverse figure professionali operanti nell’Ente (pedagogisti, sociologi, architetti, urbanisti, esperti di comunicazione, di sistemi informativi, di sostenibilità ambientale, di mobilità, ecc.). L’Amministrazione Comunale ha quindi definito: un programma di comunicazione e partecipazione con ascolto strutturato; interviste e colloqui con i cittadini; passeggiate e sopralluoghi; raccolta di immagini, storie di vita e racconti con il coinvolgimento delle scuole, di gruppi di artisti, ecc; la costituzione di un presidio fisso nell’area come luogo di informazione e eventualmente di confronto; l’accompagnamento al percorso progettuale attraverso workshop, focus group, laboratori; una verifica pubblica degli esiti progettuali.

E’ stato costituito presso il nuovo Urban Center della città di Ferrara: uno spazio di dialogo e di confronto. L’esperienza in corso del Percorso Partecipato: da Ex S.Anna a quartiere S.Rocco -per un nuovo quartiere nella città antica -, è sembrata l’occasione migliore per inaugurare il nuovo Urban Center della città di Ferrara.  E’ stato attivato un sito internet specifico: laboratorio urbano.comune.fe.it, che raccoglie tutte  le informazioni utili all’attivazione del Percorso Partecipato incluse quelle utili alla comprensione  dell’area, l’analisi storica, gli studi e le proposte succedutesi dal 2002 a oggi. E’ stato altresì attivato un indirizzo e-mail  (laboratoriourbano@comune.fe.it) utile a mantenere  costante il rapporto con la cittadinanza e che informa delle attività e risponde direttamente a ogni richiesta. E’ stato prodotto, stampato e distribuito alla cittadinanza, un volumetto, che raccoglie tutte le informazioni utili alla comprensione dell’area, l’analisi storica, gli studi e le proposte succedutesi dal 2002 a oggi. Perchè comunicare bene ed in maniera chiara e semplice, per tutti, sta alla base di un buon percorso di progettazione partecipata e dovrebbe essere il fine di ogni Pubblica Amministrazione che cerca di coinvolgere veramente i Cittadini, di condividere.

Traggo direttamente dal “D.I.P. Documento Indirizzi di Progettazione” del concorso : “Nei mesi di aprile e maggio 2011 si sono tenuti i primi Laboratori di Urbanistica Partecipata: momenti aperti a tutti i cittadini, nei quali mettere a confronto idee e conoscenze, sguardi e percezioni di chi vive la città ogni giorno e che nel prossimo futuro dovrà rapportarsi con i rilevanti cambiamenti previsti dal Piano di Riqualificazione Urbana (P.R.U.). Quattro i Laboratori svolti nella primavera 2011 con l’obiettivo di:
– favorire il coinvolgimento per una condivisione ampia del progetto,
– garantire una comunicazione trasparente delle informazioni e delle scelte,
– raccogliere idee e proposte per la gestione del periodo di trasformazione dell’area.
I Laboratori rappresentano uno dei momenti più coinvolgenti della progettazione partecipata, per l’apporto diretto dei Cittadini e delle componenti civiche che hanno preso parte al percorso proposto. Altre forme partecipative, tuttavia, sono state adottate per sensibilizzare la città e raccogliere le opinioni e le osservazioni dei suoi abitanti e dei suoi operatori culturali, economici e sociali. In una fase preliminare si è lavorato per facilitare la comunicazione attraverso interviste, colloqui, e una giornata di informazione con sopralluogo guidato sull’area e un incontro pubblico di ascolto.

Nella fase iniziale di avvio: momenti di discussione pubblica della proposta tecnica in corso di elaborazione, in relazione ai temi emersi; occasioni di confronto con il gruppo di esperti, con i tecnici della proprietà. Nella fase centrale: presentazione del Piano di Recupero per l’area ex S.Anna e prima raccolta di raccomandazioni e proposte sul periodo di transizione.

Il 28 settembre 2011, presso il Castello Estense -Sala dei Comuni, si è tenuto l’incontro dal titolo Da ex S. Anna a S. Rocco: per un nuovo quartiere nella città antica. Un momento per raccontare ai cittadini come si sta evolvendo il complesso progetto di ripensare il comparto urbano coincidente oggi con l’area funzionale dell’Arcispedale S. Anna, alla luce dei prossimi
radicali mutamenti dovuti al trasferimento del nosocomio ferrarese. Nel corso dell’incontro: gli aggiornamenti del progetto, i successivi passaggi previsti per giungere sino  all’approvazione del Piano di recupero dell’Area e le attività partecipative in cantiere per accompagnare la trasformazione in atto.

Il 24 novembre 2011 si è svolto un incontro dal titolo DAL DOCUMENTO CONCLUSIVO AL PIANO DI RECUPERO, che ha illustrato COME LE PROPOSTE DEI CITTADINI HANNO INCISO SUL DISEGNO DEL FUTURO QUARTIERE S.ROCCO. Nell’incontro è stato reso disponibile il documento completo delle risposte alle osservazioni dei Cittadini composto di oltre settanta quadri esplicativi, nel quale sono state prese in esame una ad una tutte le numerose proposte e richieste di approfondimento emerse nel corso dei Laboratori partecipati della primavera 2011. La presentazione del Piano ai partecipanti all’incontro si è concentrata prevalentemente sulle linee strategiche che hanno preso corpo dai Laboratori. In particolare, sulla volontà fortemente espressa dai Cittadini di realizzare un quartiere prevalentemente pubblico, non soltanto in termini di spazi: le piazze e i viali, il giardino pubblico all’interno della Città della Salute, il verde connesso al parco lineare delle mura, ma anche dal punto di vista delle funzioni di pubblica utilità, oltre a quelle già previste di tipo sanitario, anche a funzioni di tipo educativo-scolastico: come un nuovo nido e una nuova scuola media, senza dimenticare la presenza di eventuali impianti sportivi. Ma anche sulla richiesta vigorosamente avanzata di realizzare un quartiere sostenibile: non solo per gli edifici e per tutto l’ambiente in cui si trovano inseriti, ma anche in virtù di una maggiore consapevolezza e responsabilità negli abitanti che lo vivono. A seguire, i Cittadini presenti hanno approfondito alcune macrovariazioni introdotte, come la possibilità di demolizione delle Nuove Cliniche, gli edifici scolastici, la Cittadella del Commiato e i parcheggi.”

Quindi riassumendo, la Pubblica Amministrazione si è fatta “attivatrice” di un percorso in cui i Cittadini hanno elaborato (coadiuvati da specialisti) gli inputs per la progettazione della riqualificazione del Quartiere di S. Rocco e per il bando di progettazione della “Cittadella del Commiato”. Esperita la prima fase del concorso di progettazione, selezionati cinque progetti, questi saranno, spiegati ai Cittadini e  sottoposti alle loro valutazioni, a luglio 2012. Saranno quindi “mirate” le istruzioni, da parte dei Cittadini, per una seconda fase “più operativa” in cui i progettisti definiranno meglio le loro proposte. Infine una commissione di esperti valuterà la soluzione migliore.

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Megamix


Un Megamix funzionale ed architettonico, si sta lentamente concretizzando a Milanofiori, nel comune di Assago (zona sud di Milano). Al centro direzionale, costruito negli anni “ottanta”, a firma del solito Renzo Piano (World Trade Center e Mediolanum Forum), si sta aggiungendo, da alcuni anni, una “addizione erculea” che raccoglie alcune delle firme emergenti dell’architettura italiana : EEA Erick van Egeraat associated architects (Rotterdam), ABDA, 5 + 1 Architetti Associati, Park Associati, CZA Cino Zucchi Associati, ecc.. Quì si stanno edificando da anni, centri commerciali, cinema, negozi, uffici, residenze, ecc..Il risultato è un insieme al contempo accattivante e contraddittorio, ricco di spunti che richiamano ad una spazialità europea, poco italiana. Ad esempio la netta separazione dei traffici automobilistici da quelli pedonali. Il risultato è che gli edifici di terziario, la maggior parte da affittare, risultano ormai da anni in gran parte sfitti, mentre le residenze, quasi completamente invendute. Ricordo che anche Milanofiori sud (conseguente ai progetti di Renzo Piano) ebbe difficoltà ad essere collocata, ma poi la città, in trasformazione da produttiva a terziaria, si “inghiotti'” il tutto, nonostante l’assenza di un trasporto pubblico efficiente come la metropolitana. Ma ora questa infrastruttura c’è, ed in pochi minuti si raggiunge il centro di Milano. Sta di fatto che all’osservatore attento, che si aggira nel “paesaggio urbano” di Milanofiori Nord, molti degli edifici appaiono quasi abbandonati, tristemente occupati solamente in alcuni punti. Eppure tutto è tenuto perfetto, curato; e poi, anche quì a Milanofiori, si continua a costruire, imperterriti, come se nulla fosse. Probabilmente la crisi mondiale, che stiamo attraversando, di certo non aiuta,  tutta l’area metropolitana milanese (come del resto tutto il Paese) si sta “caricando come una molla” di edifici sfitti e/o invenduti, uffici, residenze, capannoni. Mentre gli investimenti nel settore edile continuano a diminuire e le imprese che chiudono definitivamente ormai sono la norma. Presto il giocattolo è probabile che si rompa. Tra l’autunno e l’inizio dell’anno prossimo, mi sa che avremo l’ardua sentenza. Non c’è Megamix che tenga !

http://www.milanofiorinord.it/home.php?lingua=1

E’ questa la vita che sognavo da bambino,è questa la vita che sognavo da bambino
E’ questa la vita che sognavo da bambino,un po’ di apocalisse e un po’ di topolino
E’ questa la vita che sognavo da bambino,è questa la vita che sognavo da bambino
E’ questa la vita che sognavo da bambino,un po’ di Hello Kitty e un po’ di Tarantino

Hai le costole e in mezzo alle costole che cosa c’è
Hai le vene e dentro alle vene che cosa c’è
Hai le vertebre e dentro alle vertebre che cosa c’è
Hai i polmoni e dentro ai polmoni che cosa c’è
Megamegamix Megamix la x e la y la y e la x
Megamegamix Megamix la x e la y la y e la x

Datemi una notte inventerò una lampadina
Datemi una stella e io mi stendo sulla schiena
Dammi un foglio bianco e ne faccio un pezzo nuovo
Datemi un maestro e diventerò un allievo
Datemi un martello apparirà di certo un chiodo
Datemi un motivo e io troverò un modo
Datemi un pennello e prima o poi nascerà un quadro
Datemi una serratura apparirà un ladro
Togli l’equilibrio e cercherò di equilibrarmi
Cambiami lo spazio e troverò come adattarmi
Datemi la sete andrò a cercare una sorgente
Datemi una curva partirò per la tangente
Dammi gli elementi e ci ricavo una sequenza
Trasformiamo in un bel posto questa stanza
Trasformiamo in un bel posto questa stanza
Trasformiamo in un bel posto questa stanza

Hai le costole e in mezzo alle costole che cosa c’è
Hai le vene e dentro alle vene che cosa c’è
Hai le vertebre e dentro alle vertebre che cosa c’è
Hai i polmoni e dentro ai polmoni che c’è
Hai le nuvole sotto alle nuvole che cosa c’è
Hai le scatole e dentro alle scatole che cosa c’è
Hai le regole e oltre alle regole che cosa c’è
Hai dei limiti e oltre ai miei limiti che cosa c’è

Che quello che sta sopra è uguale a quello che è sotto
E’ diventato un cigno l’anatroccolo brutto
Megamegamix Megamix la X e la Y la Y e la X
Megamegamix Megamix la X e la Y la Y e la X

Mi hai fatto uscir di senno adesso sono sano
Vedo tutte le cose così come sono
Mi hai fatto uscir di senno adesso sono sano
Vedo tutte le cose così come sono
Alzati pinocchio ti han rubato tutto quanto
Ora si che l’avventura inizia ad esser grande
Alzati Mosè rimetti i sandali ai tuoi piedi
Scendi giù ed anticipa e poi fatti le domande
Venga capitano c’è qualcosa all’orizzonte
Potrebbe essere terra ma non c’è qui sulle carte
Forse ci sarà brava gente che sa stare al mondo
Senza qualche colpa da espiare

E’ questa la vita che sognavo da bambino, è questa la vita che sognavo da bambino
E’ questa la vita che sognavo da bambino,un po’ di apocalisse e un po’ di topolino
E’ questa la vita che sognavo da bambino, è questa la vita che sognavo da bambino
E’ questa la vita che sognavo da bambino, un po’ di Hello Kitty e un po’ di Tarantino.

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Area dismessa


Duisburg Nord

In Italia, si contavano, sino ad alcuni decenni fa, circa 6,4 milioni di metri quadrati di aree industriali dimesse. La questione sul come intervenire in queste “aree della dismissione” ha attraversato diversi periodi, dagli anni Ottanta ad oggi. Dall’iniziale presa di coscienza, da parte delle istituzioni pubbliche della complessità del fenomeno economico, urbanistico, sociale, a quella intermedia degli anni Novanta, nella quale queste aree vengono considerate un’opportunità storica per intervenire su parti di città o su intere aree urbane degradate e congestionate attraverso progetti e programmi di recupero finalizzati. Spesso delle vere e proprie operazioni economico/immobiliari. Fino alla fase più recente, quella del terzo millennio, in cui vengono valutati gli interventi di recupero realizzati o quasi terminati, rendendosi conto che spesso (Bicocca a Milano, Lingotto a Torino, ecc.) gli interventi hanno rappresentato delle vere e proprie operazioni speculative, in cui le aspettative iniziali delle istituzioni pubbliche, hanno dovuto soccombere alla logica del “volume ad ogni costo” e dell’insediamento di funzioni spesso inutili. Quasi sempre la memoria produttiva di quei luoghi è andata definitivamente dissipata e distrutta, affidandosi a logiche immobiliaristiche che, sia per tempistica, che per funzioni (residenza, commercio, terziario), non hanno saputo rispondere ad un mercato sempre più “fluido” e ricco di aspettative sempre nuove, incapace di essere governato dalle categorie progettuali canoniche.

Ma in Europa e soprattutto in Germania, ma anche in Svizzera, la strategia per la riqualificazione di queste aree è molto diversa. Si punta di più su un mega-mix funzionale, con epicentro il verde e gli edifici “rugginosi” esistenti (un po “dirocchenti” e messi in sicurezza), teso ad indurre anche un’attrattività turistica e culturale. Le funzioni canoniche (residenza, terziario, commercio, ecc.), spesso servono semplicemente da corollario. Si guarda soprattutto alla tempistica: la riqualificazione di queste aree è “spalmata” in un arco di tempo molto lungo 40/50 anni, onde “decantare” gli interventi e l’insediamento di funzioni, condividendo il tutto con i Cittadini, con gli utenti. Ciò consente anche di attuare un quadro economico più sostenibile, in cui può facilmente inserirsi, quale parte attiva nelle scelte condivise, anche la pubblica amministrazione.

Quì sotto alcune immagini tratte dal sito ruhr-tourismus

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Birrificio termale


All’uscita dell’autostrada Zurich-sud 32, lungo la Sihlpromenade, il vecchio birrificio Hürlimann è stato trasformato in maniera sapiente e colta, in un mix funzionale (ristoranti, uffici, sedi di multinazionali, negozi, ecc.) accattivante ed intelligente, che coniuga il paesaggio urbano del passato, con quello del futuro. Epicentro è  il Thermalbad & SPA di Zurich (http://www.thermalbad-zuerich.ch/), progettato dallo studio d’architettura Althammer Hochuli (http://www.althammer-hochuli.ch/ ), che  rappresenta un “esempio perfetto” di riuso. Infatti, qui si è attuata una trasformazione di un edificio produttivo storico, in una “luogo” di  incredibile successo.  Quella che era la sede di una vecchia fabbrica di birra è diventata una suggestiva SPA con affiancato un Hotel elegante. Vengono qui profuse, tra le strutture antiche, le doti della fonte di “Acqui”, già conosciuta in epoca romana. Un luogo intelligente, dal cui tetto, immersi nelle acque calde e terapeutiche, si può apprezzare il panorama dall’alto della città di Zurigo. Completano il tutto materiali naturali, un’illuminazione molto attenta e l’utilizzo di colori caldi alternati a quelli freddi. Costo per una giornata alle terme 25/35 euro. Tutto il complesso ex Hürlimann è diventato un luogo suggestivo e molto apprezzato (assolutamente da visitare se andate a Zurigo), molto frequentato dagli zurighesi di qualunque età. A volte il genius loci di un posto, seppur profondamente trasformato, può continuare ad offrire quella “centralità produttiva” che molto spesso qui da noi in Italia non sappiamo realizzare, incardinati come siamo (sia come progettisti, che come immobiliaristi e soprattutto come amministrazione pubblica) alle categorie funzionali storiche : residenza, terziario, produttivo; ormai ampiamente superate.

Le immagini soprastanti sono tratte dal sito : http://www.thermalbad-zuerich.ch/
 

Sihlpromenade
 

Dall’alto
 

Arredo urbano
 

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I Gatti del Paesaggio


Il quartiere di Cascina Gatti a Sesto San Giovanni, è un antico borghetto, con una chiesetta di mattoni e quattro case dall’aspetto agricolo. E’ un luogo assediato dalla ex città delle fabbriche in folle espansione, dove, un unico cono prospettico paesaggistico, garantisce, nonostante l’inceneritore Co.Re e l’antenna di Mediaset, di cogliere i “rimasugli” di un paesaggio agricolo antico e meraviglioso.   Oggi,  questo luogo, in cui la memoria si fa ancora futuro,  è stato trasformato sulla carta e nei fatti, in un esempio di rara ingordigia di suolo e di consumo “gratuito del cemento”. E’ stata qui infatti “resa operativa” una proposta di  PII (Piano integrato d’intervento), voluto dalla uscente Giunta Oldrini e dalle cooperative di centrosinistra sestesi. Il piano, in fregio al Parco della Media Valle del Lambro (P.L.I.S. Parco Locale di Interesse Sovracomunale) a firma di un noto professionista sestese indagato  per la “querelle tangentara” del Sistema Sesto, su cui si esprimeranno i Giudici del Tribunale di Monza, ci propone, quasi 42.000 mq si slp (superficie lorda di pavimento, pari a poco più 120.000 metri cubi). Circa 500 alloggi, più un asilo ed una scuola. Un muro di cemento di case, con vista sull’inceneritore Co.Re.

http://www.sestosg.net/sportelli/ediliziaeurbanistica/urbanistica_pii/scheda/,1090

Si tratta, direbbe, l’osservatore poco attento, di un progetto per “bei casoni”, alti, alti (9-10 piani), un asilo, del commercio e quant’altro, finalizzati, come si legge, in maniera quasi anacronistica, nella relazione di presentazione del piano : “Alla riqualificazione – a partire dalla sistemazione e ridisegno di un nuovo parco urbano – di una zona della città gravata da condizioni di marginalità.” Ed ancora il progettista nella sua relazione tecnica, “delira”, dando valore alla “colata di cemento” quale “rimedio” per ricucire dal punto di vista urbanistico il tessuto urbano. In tutta la relazione del PII di Cascina Gatti, del “Paesaggio” non v’è traccia. Infatti esso, per chi progetta o costruisce, non rappresenta un valore, ma un “intralcio”, un “limite” alle proprie attività. Ecco che allora il pregevole cono paesaggistico attuale, diventa, grazie al cemento gettato a caso, una “Prospettiva Nevskij” di giardinetti senza senso, circondati da palazzoni senza architettura, né assetto urbanistico. Cemento per mangiarsi il Parco, cemento per inghiottirsi l’ultima memoria del paesaggio sestese. Ma di ciò ai Cittadini non importa nulla, interessa solamente a quei “quattro gatti” che lì intorno gravitano, troppo pochi per fermare un processo quasi irreversibile, visto che la sede cittadina del Partito Democratico sestese (Enzo Biagi), insiste proprio in un edificio di proprietà della cooperativa che costruirà l’intervento.

Nasce qui logico chiedersi, ma le Commissioni per il Paesaggio, previste dalla legislazione (Legge Regione Lombardia 12/2005 – artt. 80 e 81 e D.lgs 42/2004 “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” – artt. 146, 159 e 167), cosa ci stanno a fare, se non riescono a “limitare” questi veri e propri scempi? Bisogna qui dire che la Commissione per il Paesaggio di Sesto, in merito al Piano di Cascina Gatti ha espresso un primo parere totalmente contrario. Ma bisogna anche dire che questo parere non è per nulla vincolante, come quello di tutte le Commissioni per il Paesaggio, d’ufficio il Dirigente di settore competente, può sempre procedere anche con parere contrario della Commissione. E poi una Commissione può sempre essere “addomesticata”, opportunamente “indirizzata”, magari ri-sottoponendogli “n” volte il progetto, fintanto che non passa. Quindi, alla facciazza dell’articolo 9 della Costituzione Italiana che recita : “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Ed allora, più che salvarlo, il Paesaggio, in Italia ed in particolar modo a Sesto San Giovanni, lo si distrugge, lo si distrugge per Legge!

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Eutanasia di una Città Giardino


Nascere in una città giardino, nascere e vivere per una parte della mia vita a Milanino, come mi è capitato, è dal punto di vista didattico, un’esperienza incommensurabile. Il paesaggio e la sua cura, ti entra dentro, ti segna per sempre, e fa parte indissolubile del tuo codice genetico. I coni ottici di parterre erbosi infiniti su cui giocare, costituiscono qualcosa di indimenticabile. Scorrazzare in bicicletta, per vie alberate con nomi di alberi e fiori, in cui la mobilità automobilistica è ridotta, una vera e propria lezione di vita. In via dei Tigli, si può apprezzare, quando è la stagione il profumo mieloso dei fiori del tiglio; in via degli Ippocastani, rimirare a primavera la copiosa fioritura bianca degli ippocastani. In estate i villini esondano di colori e le alberature delle vie, consentono passeggiate nella frescura anche nelle ore più calde. Ovunque, soprattutto al sorgere ed al tramonto, un cinguettio si diffonde in tutte le direzioni dagli alberi. E dietro al Milanino, la cascina, dove una volta si andava a prendere il latte e la verdura, “mangiandosi” quel paesaggio delizioso. Quindi se il paesaggio è intelligente, sia esso urbano o agricolo, può essere una fonte didattica indispensabile, che segna la storia della vita degli uomini.  Ritornare a fare “paesaggi intelligenti” questa dovrebbe essere la missione che ci compete: ed invece……….

Il piano urbanistico di Milanino, concepito, dalla borghesia milanese quale “città ideale” per vivere, nei primi anni del Novecento, venne iniziato a costruire nel 1909 (il progetto è del 1907). L’impianto urbanistico sostanzialmente fu pensato strutturato su due assi principali, e da una serie di vie minori (su cui si affacciano i lotti edificabili), dall’andamento sinuoso. I due assi “portanti” sono: un grande viale alberato che taglia la città, viale Buffoli, sistemato a giardino; ed un’altro, più urbano, al cui lato scorre la linea tramviaria per Milano, viale Cooperazione. Rigorose norme edilizie definiscono la decorazione delle fronti, l’altezza delle case, le recinzioni. Innovativi per l’Italia, sono i progetti e la realizzazione degli impianti stradali di fognatura, dell’acqua potabile, dell’illuminazione. Agli inizi del Novecento, si stava sviluppando il movimento anglosassone delle “garden cities” , e Milanino fu costruita prendendo a modello le nuove cittadine inglesi di Hampstead, Letchworth, ecc..

Viene costituita la Cooperativa inquilini che presto conta migliaia di soci. Nel 1913 le costruzioni di villini, ed edifici di servizio, sono oltre cento. Viene creato un centro di servizi, lungo viale Cooperazione, con un importante spaccio, un edificio pluripiano lungo ed imponente. Con la guerra e la Prima Guerra Mondiale (1915/18) il  progetto ambizioso di Milanino entra in una crisi profonda. Alla fine della seconda guerra mondiale (1945) Milanino, in completa stasi, è edificata per circa la metà. I regolamenti edilizi mutano e la speculazione edilizia  accelera l’aggressione alla città giardino. Alcuni importanti edifici vengono profondamente trasformati, altri abbattuti, per far posto a più consistenti volumetrie, soprattutto a partire dagli anni sessanta/settanta. Una petizione popolare con una precisa richiesta alla Regione Lombardia perché disponga sull’intero villaggio il vincolo ambientale previsto  dalla legge 1497/39, viene consegnata negli anni ottanta . Nel 1984,  l’assessore regionale al Coordinamento  per il territorio e l’urbanistica, appone  il vincolo. Milanino ottiene così il riconoscimento del suo valore culturale, sociale,  architettonico e urbanistico. Dal 9 giugno 1997 la Regione Lombardia ha attribuito al Comune di Cusano Milanino la subdelega per l’applicazione del vincolo. Nel 2010 la Giunta Regionale con la pubblicazione della deliberazione 10 febbraio 2010, relativa ai Comuni di Cinisello Balsamo e Cusano Milanino, rende operativa la dichiarazione di notevole interesse pubblico del Sobborgo giardino di Milanino e del quartiere Regina Elena (articolo 136, lettere c e d, decreto legislativo n. 42/2004).

Oggi per Milanino, si sta attuando una nuova aggressione sistematica alla sua integrità, tutelata per Legge. Una vera e propria “cementificazione” puntiforme e diffusa. Secondo l’attuale PGT (Piano di Governo del Territorio) adottato dall’infelice Giunta Comunale lo scorso 5 dicembre 2011, chi abita nel quartiere del Milanino potrà aggiungere volume. Infatti si passa da un indice di 0,65 metro cubo/metro quadrato a 1,05 mc/mq. Significa, in parole più semplici, che prima per un metro quadro di casa si sarebbe potuto aggiungere 0,65 metri cubi, oggi 1,05. Un “regalia” , che si applica nell’area del Quartiere dei primi del Novecento, che ricade sotto un vincolo regionale di interesse storico-paesaggistico.

Nel PGT l’indice viene riportato come 0,35 mq/mq, ovvero si presenta solo sotto forma di estensione in superficie, che però moltiplicata per 3,00 metri di altezza virtuale, porta ad un incremento volumetrico di 1,05 mc/mq.

Poi sempre nel PGT di Cusano Milanino, con l’inserimento del piano per l’area ex Pirelli, si ratifica una distruzione sistematica di una memoria storica produttiva, che è parte integrante della Città Giardino. I bellissimi capannoni, verranno rasi al suolo, per fare spazio alle solite abitazioni ed a spazi commerciali. Insomma ”volume senza senso”, probabilmente invendibile, avulso dalla “memoria” della Città Giardino. Mentre tutto potrebbe essere facilmente recuperato, insediando lì funzioni “intelligenti” e nuove.

Sempre come “aggressione” alla Città Giardino, che necessita di “fasce di rispetto e di tutela”, le aree del Parco agricolo del Grugnotorto (P.L.I.S. – Parco Locale di Interesse Sovracomunale) subiscono nel PGT di Cusano Milanino una loro “perdita di importanza”. Queste aree rappresentano invece l’ultima risorsa di un territorio dove si è attuata nei decenni scorsi una politica di consumo esasperato di suolo agricolo, che deve essere rallentata ed interrotta con apposite prescrizioni e strumenti urbanistici. Quindi, nel Piano di Governo del Territorio, queste aree dovrebbero essere inserite quali suoli prioritari, che ne assicuri, nel corso del tempo la loro tutela. Invece così non sta avvenendo.

E poi c’è il grande, ed architettonicamente banale, centro residenziale e commerciale “Esselunga” (in corso di costruzione dal 2015), che ha cancellato per sempre l’area industriale ex Gerli, che poteva tranquillamente essere riqualificata inserendovi le stesse funzioni………

Appunto : eutanasia sistematica di una Città Giardino

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NYC paesaggio per il futuro


 Columbus Circle Twin Tower

 Skyscraper

Central Park – Scoiattoli

Central Park – Center Drive

Central Park – Bridge

Central Park – Garden 

Andare a New York in primavera è assistere ad uno spettacolo, in cui “artificiale” e “naturale”, danno il meglio di sé sotto la luce magica dei radenti primaverili.

New York è una città che ha “riconosciuto” tre temi da affrontare per il futuro : A) Crescita costante della popolazione da qui al 2030. B) Infrastrutture cittadine obsolete e non in grado di sopportare la crescita di popolazione prevista. C) L’ambiente cittadino è sempre più a rischio e non più in grado di essere foriero di una qualità di vita per le persone che vi risiedono.

Quindi dal 2007, tutta la città (Sindaco Bloomberg in testa) si è data un programma il “PlaNYC 2030”, per porre rimedio a questa situazione.

http://www.nyc.gov/html/planyc2030/html/home/home.shtml

Per PlaNYC l’accesso agli spazi aperti è una priorità assoluta, e prevede quindi di garantire, ad ogni cittadino di New York, l’accesso a piedi di un parco con un percorso di 10 minuti dalla propria abitazione. Aree di ristoro, di riflessione e di tranquillità, in cui : giocare, leggere, sostare, fare sport, ecc..

Sono così nate iniziative di partnership amministrazione/cittadini, tipo “Million TreesNYC” per piantumare entro il 2017, in città, oltre un milione di nuovi alberi. I residenti possono farsi coinvolgere, richiedendo alberi per le loro strade, o facendo volontariato per aiutare a organizzare i programmi di rimboschimento. Sono nati anche programmi di formazione nel campo dell’orticoltura, della potatura, del restauro ecologico dei parchi, ecc..

http://www.milliontreesnyc.org/html/home/home.shtml

Si sono così combinati gli sforzi da parte della pubblica amministrazione e dal basso, dai cittadini, per salvaguardare, ampliare e aprire nuove risorse a parco pubblico e re-inverdire il paesaggio cittadino. Questo progetto, ambizioso, ma che si sta attuando, consentirà alle generazioni future di cittadini di New York City di ereditare una città più verde e più grande, con un paesaggio urbano nuovo sicuramente più sano.

Se andate a New York City in primavera (o in qualunque altra stagione), andate soprattutto nei parchi : High Line Park, Brooklin Bridge Park, Hudson River State Park, East River Park Esplanade, Randall’s Island, Governor’s Island, ecc.., vi si aprirà un paesaggio nuovo, anche dei grattacieli e dell’architettura: inusuale, “rivoluzionario”. Un paesaggio che è già “futuro”.

http://nytelecom.vo.llnwd.net/o15/agencies/planyc2030/pdf/planyc_2011_parks.pdf

E poi se volete fare qualcosa di diverso, eseguendo uno “striscio” del Paesaggio dello stato di New York, andate a Beacon al museo DIA, in treno lungo l’Hudson River.

https://costruttoridifuturo.com/2011/10/28/nabisco/

Central Park

Trump Tower

Skyline

Brooklin Bridge

Ground Zero

Wall Street – Sede della Borsa NYSE

The Cooper Union – Morphosis

Time Square

Renzo Piano – sede del New York Time

Central Park – Jacqueline Kennedy Onassis Reservoir

Apple Store

High Line

High Line

Frank O. Gehry – Edificio ad uffici

Giardino interno al MOMA

Time Square

Aero Saarinen – Terminal JFK

Dall’Empire State Building di notte

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A day in San Gimignano


In cinque siamo partiti da Milano, da Piazzale Bausan alla Bovisa, alle ore 7,15. L’obbiettivo, non dichiarato, era quello di fare uno “striscio paesaggistico” dalla Lombardia alla Toscana.  La tappa finale del nostro viaggio era San Gimignano. Attraversando la città ancora “dormiente”, in un sabato dei primi di marzo e provenendo dal tessuto urbano disastrato ed incoerente della trasformazione della Bovisa, che tarda ad arrivare, ci si accorge della massa di automobili che infesta questa città. Accatastate sui marciapiedi, sulle aiuole, in doppia e tripla fila, ovunque, le auto disegnano il paesaggio urbano milanese (In media ogni 1000 abitanti in Italia esistono 768 veicoli – a Milano sono 810 ogni 1000 abitanti). Veloci, nella tranquillità di una mattinata serena e fresca in cui il picco delle micropolveri sottili, non ammorba ancora l’aria, in circa quindici minuti, entriamo nella Tangenziale Est a Lambrate. Dal rilevato autostradale, il paesaggio della periferia est milanese appare in tutta la sua tragicità, dove le strutture viabilistiche ed una teoria di capannoni e residenze, oscurano l’orizzonte. Superato il casello autostradale dell’Autostrada A1, procediamo lesti in direzione Bologna, la pianura agricola, in maniera prepotente conquista l’orizzonte paesaggistico, dimostrando che qui è ancora forte, nonostante sia tempestata qua e là da complessi industriali e logistici di dimensione impressionante, che irridono la dimensione cadenzata delle cascine agricole. All’Autostrada A1, da Piacenza, lentamente si avvicina il fascio di binari dell’Alta Velocità, costruendo così una struttura antropica, un “muro di cemento” di rara ignoranza paesaggistica. I pochi provvedimenti di mitigazione appaiono poca cosa ed i ponti, che scavalcano questo apparato (A1 + TAV), quasi comici nella loro “gobbuta” e “stupida” elevazione verticale. Si procede così, senza grande affanno, sino a Bologna, vista la quasi totale assenza dei TIR che caratterizzano, con lunghe colonne, i giorni feriali di questa arteria che collega il nord al sud Italia (soltanto il 9% circa delle merci è caricato sui treni, dati al 2009 : si tratta di una delle percentuali più basse di tutta Europa, in Germania, è del 21%, e la media europea è del 17%).

Da Bologna, o meglio da Casalecchio di Reno,  veniamo “intubati” nel nuovo percorso, in costruzione, della A1, la così detta “Variante di valico”, che tra tunnel e barriere anti-rumore, nega la vista di questa parte di paesaggio. Da Sasso Marconi, o giù di lì (La Quercia), si ritorna sul vecchio tracciato, da cui si gode, lo scempio paesaggistico in atto nell’Appennino Tosco-Emiliano con la costruzione della “Variante di Valico” tra La Quercia ed Incisa. Un’opera impressionante, che spesso, troppo spesso costituisce un raddoppio del vecchio tracciato, che non verrà demolito. Tra deviazioni, frane, modifica delle falde acquifere, ecc. l’opera tarda a concludersi ed i costi sono lievitati considerevolmente.

Come scrive Salvatore Settis, nel suo bel libro “Paesaggio, Costituzione, Cemento” (Ed. Einaudi 2010) : “ la Repubblica italiana fu il primo stato al mondo a porre la tutela del patrimonio culturale e del paesaggio (art. 9 della Costituzione italiana)”, ma poi questo spirito di tutela, tradottosi anche in Leggi quali la 1089/39 e la 1497/39, sembra essersi polverizzato in una miriade di normative locali e di controversie, tanto che oggi, lo scempio paesaggistico, appare un’attività a cui i soggetti interessati partecipano nell’indifferenza più totale.

Siamo arrivati a San Gimignano verso le 11,00 e dopo un accurato sopralluogo della città murata e turrita, ed aver osservato l’ameno paesaggio dei dintorni, sensualmente ondulato ed “operato nei secoli” dall’agricoltura come un pizzo; davanti al un piatto di Pici cacio e pepe, e ad un bicchiere di vino rosso del Chianti, viene logico porsi alcune domande e darsi qualche risposta.

Innanzitutto il Paesaggio è estremamente difficile da cogliere, con un solo sguardo, in quanto complesso e multi-sfaccettato (come scrive Settis), però è anche vero che quello che abbiamo visto, tra Milano e San Gimignano, è innanzitutto frutto di una incapacità di governare il sistema complesso della “bellezza italiana” o di una “senziente” deriva verso obbiettivi progettuali anti-paesaggistici, più che di un’incapacità di “cogliere” il significato di questo Paesaggio che si sta sistematicamente fagocitando. Lo cogliamo benissimo il Paesaggio, ma tutti assieme : operatori pubblici e privati, nonché gli stessi Cittadini, opponiamo a questo “scempio paesaggistico”, il “volgere lo sguardo”. Come scrive Giovanna Meandri, nel suo intelligente libro “Cultura, Paesaggio, Turismo” (Ed. Gremesse 2006) : “Non possiamo permettere che l’Italia continui a sprecare una delle sue risorse migliori: la sua bellezza, la sua cultura, i suoi paesaggi unici. Sono risorse strategiche, non delocalizzabili nel mercato globale, che né la Cina, né l’India possono sottrarci e su cui abbiamo interesse ad investire……Il Paesaggio, l’ambiente, il patrimonio e la produzione culturale costituiscono un immenso valore in grado di sviluppare una filiera produttiva che può garantirne la tutela, favorirne la fruizione e creare nuove imprese e nuova buona occupazione.”

Ecco secondo me, non si tratta di vagheggiare un Paese Italia senza autostrade, senza treni ad alta velocità, senza grande industria, ma di incominciare a progettare una nazione in grado di pensare ad uno sviluppo in cui  “Fare Paesaggio” sia l’epicentro di una maniera per affrontare la costruzione del futuro. Ecco quando si progetta un’infrastruttura, un edificio, una città, al centro deve esserci, oltre alla sua utilità effettiva, i suoi costi, la maniera di come la inserisco in un sistema produttivo in cui il Paesaggio (come dovrebbe ovvio essere) è al centro delle desiderata degli operatori privati e dei Cittadini, nonché l’obbiettivo primigenio dello Stato.

Diverrà quindi logico, non eseguire uno “scempio paesaggistico”, ma fare in modo che si adottino tutti quei provvedimenti, anche di condivisione democratica con i Cittadini, in grado di ridurre il più possibile l’impatto sociale e paesaggistico, ed il consumo di suolo, per qualunque opera (anche la più piccola) si inserisca nel Paesaggio.

Il Paesaggio, per come lo intendiamo noi umani è sempre il frutto di un “contrasto equilibrato” tra  ambiente naturale e/o antropizzato e spazio costruito realizzato dall’uomo. Proprio come a San Gimignano, dove alla bellezza della città murata e turrita, si antepone un territorio agricolo altrettanto bello.

Alle 16,30 abbiamo ripreso la via per ritornare verso casa, dove siamo arrivati attorno alle 20,00 dopo 356 chilometri.

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