Leggo sul Corriere della Sera di oggi 1 luglio 2011 (pagina 2 della Cronaca di Milano), che l’Amministratore Delegato di Expo 2015, ha dichiarato: “la consulta degli architetti non serve più, abbiamo rescisso il contratto con Jacques Herzog e Ricky Burdett”. Poi ancora : “E’ questo un modo per responsabilizzarci”. Insomma quel poco di qualità paesaggistica ed architettonica, che aveva il “pratone planetario”, oggi viene completamente messa da parte, mentre il rappresentante del BIE , Vincente Loscertales (in tour a Milano per alcuni giorni), sei lingue parlate fluentemente, vegetariano e con un notevole bagaglio culturale, ipotizza case residenziali anche nei terreni dell’Expo, e dichiara : ” Devono esserci perchè se non ci sono le case la vita finisce alle 17 e poi abbiamo il deserto.”
Insomma non avremo Jacques Herzog, architetto svizzero di fama mondiale ed esuberante genialità creativa, ma avremo, magari dei dirigenti del BIE, saccenti, che ci diranno cosa fare, e come farlo. Meno male che costui è entusiasta del tema, quello della nutrizione, glissando però se è o no a favore dell’orto planetario o del supermercato planetario. Lo stesso Loscertales, però, da vero “progettista planetario”, ammonisce che bisogna spiegare ai cittadini meglio l’Expo, organizzare eventi (soprattutto nei mesi estivi che sono i più difficili), realizzare strutture per accogliere gli oltre 20 milioni di visitatori, ecc..
Viene naturale chiedersi, quali saranno le condizioni del BIE per realizzare il “pratone telonato”, l’orto, tanto caro a Stefano Boeri, per il quale si è speso durante le scorse elezioni amministrative, perchè sembra che loro (quelli del BIE) abbiano le idee chiare, e vanno in una direzione diametralmente opposta.
Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate
Rispondi