Da Expo 2015 S.p.a. è da poco, stato lanciato, il concorso di idee internazionale, per “Architetture di servizio – Principi di sostenibilità per un’architettura a tempo”.
(http://architettureconcorsi.expo2015.org/).
La lettura del bando promuove un’architettura di questi edifici, finalizzata ad un’alta sostenibilità, ma il tutto è come contraddetto da alcune scelte molto discutibili dell’estensore. Innanzitutto, la loro dimensione, queste lunghe stecche (classificate con H1) di 15 metri per 166 metri, alte due piani (Pt + 1°P = 7 metri), contenenti : ristoranti, bar, uffici, negozi di merchandising, centri di assistenza tecnica, primo soccorso, soccorso antincendio, servizi igienici, magazzini e depositi, ecc., rappresentano, indipendentemente dall’architettura lignea o meno che avranno, dei veri e propri “muri”. Muri, ecologici, smontabili, ma che in numero di 13, fanno ben prevedere la dimensione “impattante” dell’intervento e soprattutto le aspettative di pubblico attese dall’organizzazione. La cosa più inquietante di queste stecche, sono gli interrati, di cui si danno già i dettagli costruttivi e le caratteristiche, in quanto essi, penetrando nel terreno, costituiranno, di fatto, un vero e proprio vincolo alla futura “demolizione” di tutti questi edifici, ed anche delle architetture di servizio. Ci saranno poi i padiglioni delle singole nazioni (69 hanno già ufficializzato la loro partecipazione), gli info-point, altri edifici di servizio. Già viene chiaramente identificato lo stadio per la musica e gli eventi, che Giuliano Pisapia si è già “venduto” durante la recente comparsata alla trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”. Degli orti planetari, di boeriana (e splendida) memoria, non vi è più nessuna traccia. Il grande Orto Botanico, è ormai compresso ad una dimensione irrisoria, ridicola. Tutto fa pensare che di quel 52% di verde, previsto dall’accordo tra privato e pubblico, non rimarrà granchè.
Ma la cosa più inquietante è l’uso che si farà di queste stecche. I ristoranti, sono descritti, per garantire una produzione veloce di cibo, come dei self service: o meglio, dei fast-food. Tanto che nel bando e negli allegati per descriverne gli spazi funzionali, si scrive : “Grande locale per la ristorazione in grado di offrire un servizio variegato e rapido ad un basso prezzo. Il visitatore si serve a diverse “isole” che offrono differenti piatti, poi paga alle casse e si siede nella sala al piano terra o al primo piano. Le basi dei cibi sono preparati nel locale cucina; la maggior parte dei cibi richiede solamente il rinvenimento (ndr. in quanto congelati) o la cottura, che avvengono nelle isole in presenza del pubblico.”. Ma il tema non doveva essere “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”, qui, invece, sembra un inno al “mangiare veloce”, ai “trash food”, alla cultura degli ipermercati, dei Noodles liofilizzati .
Ma allora ci stanno prendendo in giro “alla grande”, di tutto il preziosissimo lavoro di Carlin Petrini, sul cibo “slow”, sul mangiare sano e naturale, per promuovere, nel mondo grazie Expo 2015, “l’eccezionalità” eno-gastronomica dell’Italia, cosa rimane…….NULLA !
Forse si spera di “recuperare” il tema di Expo 2015, in pallossissimi convegni, oppure magari facendo “giocare” i visitatori, come nei grandi parchi di divertimento; sarà un’Expo, dove il pubblico è partecipe (se viene a queste condizioni), ma “di fatto assente”, allontanandolo dall’essere coinvolto da un “missione” tesa, sul serio, a sconfiggere la fame nel mondo, a ragionare su di essa. Ogni stecca, e ce ne sono 13, ha un costo previsto di circa 6 milioni di euro, quanti milioni di persone si sarebbero affrancate dalla fame con ognuna di esse ?
Spero, poi, se “fiasco” sarà, che qualcuno, magari i Cittadini, chiedano la “testa” di coloro che hanno operato queste scelte dissennate e scellerate, e sperperato il denaro pubblico, come avviene in ogni democrazia.
CIO’ CHE E’ SCRITTO IN QUESTO BANDO, SONO “BAGATELLE PER UN MASSACRO”, EXPO 2015 SARA’ UN “BAGNO DI SANGUE”.
Lo stadio/Teatro (caro a Pisapia)
Con il rispetto del copyright delle immagini selezionate
22 gennaio 2012 at 10:53
Condivido in pieno, tra l’altro il costo di queste strutture “temporanee” è di 63 milioni di euro!!!!! per una durata di pochi mesi. Davvero un’operazione sostenibile…..