Modificare il paesaggio, in questo caso quello urbano, inciderlo in maniera “morbida” ed al contempo “violenta”, affinchè, le tracce “fragili” della vernice,  possano diventare pesanti come pietre, come cemento. Ecco a volte, il disegno paesaggistico, può essere stravolto, da un lavoro “abusivo”, bidimensionale, ma al contempo rivoluzionario, che ci consente di avere dei luoghi, una nuova lettura. Ne nasce un “nuovo paesaggio”, provvisorio, che però ci offre gratuitamente attimi “fissi” di quegli infiniti “possibili” a cui è inevitabilmente destinato il paesaggio antropizzato. E’ come se per un istante il tempo si fermasse, a sancire un solo fotogramma di un dinamismo inarrestabile, che è il paesaggio che passa e si modifica, continuamente, davanti ai nostri occhi di “mortali” spettatori .

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