Per i primi di giugno 2012, sarà aperta, in occasione del VII incontro Mondiale delle Famiglie, che si terrà a Milano con presenza del Papa Benedetto XVI, un primo tratto della linea metropolitana M5, già definita linea “Lilla”. Seppur ancora non completate totalmente le stazioni, viene naturale fare alcune considerazioni in merito agli apparati emergenti dal suolo di questa importante infrastruttura : scale, ascensori, ventilazioni, ecc.. Innanzitutto, si è persa l’ennesima occasione per “costruire” un sistema di elementi in grado di definire il paesaggio urbano, gli elementi per caratteristiche compositive e fattura, non contribuiscono a fare arredo urbano, anzi sembrano totalmente avulsi. Senza essere high-tech e quindi magari puntare su un linguaggio di contrasti. La finitura pauperistica di scale, ed apparati di ventilazione, non denuncia l’importante infrastruttura sottostante, nè riesce a sublimarsi fino ad essere veramente brutalista da costituire un linguaggio trasgressivo ed innovativo. La leziosità impera. Il colorino lilla, definito a tavolino quale identificativo della nuova infrastruttura, non aiuta, anzi l’abbinamento con un colore verde crea un evidente imbarazzo cromatico. Il design delle coperture delle scale mobili è banale, quasi brutto, così come la definizione di griglie e di elementi di chiusura. Addirittura comiche le scale “gobbe”, che in prossimità dell’area di periodica esondazione del fiume Seveso (evento mai risolto e forse irrisolvibile), hanno all’inizio, una risalita per proteggere l’eventuale ingresso dell’acqua. Si sale per poi scendere un controsenso in termini che palesa l’incapacità del Comune di Milano di risolvere un problema, l’allagamento di una vasta zona di Milano, che ormai si verifica periodicamente. La grafica poi appare incerta ed approssimativa, quasi fanciullesca. Certo viene da rimpiangere la capacità progettuale, attuata dalla Metropolitana Milanese, per la Linea MM1 (Rossa), negli anni Sessanta, che vide coinvolti nella definizione degli apparati emergenti e delle stazioni lo studio Albini, Helg, Piva, mentre per la grafica, il “geniaccio” Bob Noorda. Lì fu veramente attuata una proposta minimalista e suggestiva di design e di arredo urbano, teso a definire anche all’esterno un paesaggio urbano essenziale, che per anni ha costituito un riferimento a livello internazionale.

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