Oggi pomeriggio (27 settembre 2012), il cielo, si è come aperto, consegnando all’area metropolitana nord milanese, una giornata limpida e calda, dal sapore più primaverile che autunnale. Abbiamo quindi deciso, vista la ormai cronica, carenza di lavoro, di fare una “zingarata” là dove si teneva una delle iniziative “Milano nei cantieri dell’arte”. Ci siamo quindi recati a Cesano Maderno per vedere come procedono i lavori di restauro del Palazzo Arese Borromeo, un workshop di aggiornamento e un’occasione di rivedere dei luoghi frequentati quando studiavo al Politecnico di Milano. Infatti era quì vicino, che io e la mia compagna di gruppo, Delia, ci recavamo a fare le eliocopie necessarie per sostenere gli esami.
Alle amenità tecniche, seppur interessanti, è succeduta una visita al magnifico Parco, che oggi si presentava in grande “spolvero”. Magnifico nel suo disegno rigoroso, semplice, oserei dire “moderno”.
La villa ed il Parco, devono la loro nascita all’anno 1618 (i lavori vennero ultimati tra il 1660 ed il 1670) . Erano i luoghi di “delizia” del Conte Bartolomeo III Arese, Presidente del Senato di Milano
Il Parco Borromeo Arese deve il proprio disegno ad una ripetuta serie di interventi progettuali, stratificati nel corso del tempo, voluti dalla famiglia proprietaria. Tali attività si protrassero per oltre un secolo. Il Parco è sorto contestualmente al Palazzo e fu oggetto di ampliamenti e modifiche ad opera di Carlo e Renato Borromeo Arese, successori di Bartolomeo. Nel XVIII secolo il luogo era strutturato come una immensa “macchina paesaggistica”, un sistema complesso ed articolato, costituito dal vasto impianto formale rettangolare del Parco, da cui si diramavano due grandi viali, in direzione est e ovest che conducevano rispettivamente al serraglio e al roccolo, dislocato sulle prime alture delle Groane.
Nel secolo successivo, il Parco (come il Palazzo), venne progressivamente abbandonato fino alla parziale distruzione delle architetture vegetali operata dagli Austriaci che confiscarono il complesso per adibirlo a caserma. Una volta restituito alla famiglia Borromeo Arese fu oggetto di una serie di interventi di ripristino della vegetazione, nei primi decenni del Novecento, da parte del Conte Guido. Prima dell’acquisto da parte del Comune di Cesano Maderno il Parco si trovava in stato di abbandono e grave degrado dell’impianto formale, tanto che di esso si conservavano solo alcune tracce.
Ecco un esempio di “addomesticamento” della natura, di antropizzazione del paesaggio, che, grazie ad un’attività sapiente di restauro, ancora oggi restituisce il vigore e la bellezza del passato. E ciò nonostante attorno, le palazzine e le villule pastrufaziane tanto care a Carlo Emilio Gadda, siano una regola ineludibile.
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