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Una visita invernale ad un Parco, consente, come mi hanno insegnato illustri paesaggisti miei insegnanti, di apprezzarne meglio il disegno e le caratteristiche realizzative, senza farsi ingannare dal rigoglio della natura, che spesso nasconde  con la sua bellezza veri e propri misfatti. Il sopralluogo “invernale” di un Parco metropolitano, da noi attuato in una fredda giornata di metà gennaio, ha riguardato quello progettato da Charles Jencks e Andreas Kipar alla ex fabbrica Alfa Romeo del Portello di Milano. Il Parco si presenta con un disegno planimetrico a “doppia esse” allungata, e con una montagnetta conoidale, caratterizzata da una grande “doppia” spirale.

Mappa_ParcodelPortello

Non ci soffermeremo sui significati “bucolici” dati dai progettisti, agli elementi che compongono il parco (quattro fasi della storia dell’uomo, spirale del DNA, ecc.), quanto piuttosto sulla qualità degli spazi all’aperto progettati. Innanzitutto il nuovo parco, si integra con il sistema verde del QT 8 (grazie ad una passerella ciclo pedonale che scavalca viale De Gasperi – un’altra passerella scavalca viale Serra), anzi, soprattutto nel caso della montagnetta spiraloide, fa il verso al disegno pulito ed ancora bellissimo del verde progettato da Piero Bottoni.

Il nuovo parco (denominato per ora Parco Vittoria), riesce, mercè dei movimenti terra impressionanti, a ritagliare degli spazi verdi (seppur limitati) di assoluta tranquillità in una delle aree più congestionate e problematiche di Milano. Spesso quanto progettato, non sembra però assolvere, alla necessità di essere facilmente manutenibile e di facile gestione. Soprattutto le salite alla montagnetta (quelle a spirale) denunciano una precarietà del substrato calpestabile, che già oggi presenta un diffuso degrado (pantano, buche, ricerca di percorsi alternativi, ecc.). Molti degli elementi del parco sembrano fatti apposta per entrare velocemente in uno stato di precarietà : bordo  laghetto, bordure ad arbusti, ecc.. Quasi “comico ed assurdo” l’apice della montagnetta, dove all’arrivo dei due percorsi di salita, è stato ricavato uno spazio minimo (circondato dai parapetti metallici), che tra alberature (5 pini che cresceranno), monumento con relativa fontana al piede, vedovella per dissetarsi (stile 1931), sedute, rimane ben poco spazio per muoversi. Se ci si ritrova in 5 o 6, a contemplare questa parte di Milano dall’alto,  sembra, già oggi,  di stare in metropolitana nei momenti di punta.

Il Parco Vittoria è ancora in stato di completamento, mancano l’asilo, il presidio sanitario e la grande cavea verde per eventi. Però la sensazione che si ha, percorrendolo, che più che un Parco, questo nuovo impianto verde sia assimilabile ad un Giardino, delicato e di difficile manutenzione (pensate al taglio dell’erba e delle essenze arbustive sui piani inclinati), nonchè facilmente soggetto ad atti vandalici, nonostante le telecamere e la chiusura notturna.

Quì l’Accordo di Programma del “Portello”

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