Sopra alcune immagini di Cascina Merlata (Gallaratese-Milano)
Sopra alcune immagini di Cascina Zerbone (Ponte Lambro – Milano)
Allora riassumendo : due cascine, due aree agricole, che subiscono un’aggressione di cemento, preordinata e studiata a tavolino negli anni. Due situazioni che vedono i cittadini e le forze che li rappresentano coinvolti in due maniere diverse. Due occasioni dove l’architettura ed il paesaggio vengono sconfitti per colpa di: logiche immobiliari, indifferenza, assenza di condivisione.
Alla Cascina Merlata di Milano, la storia è vecchia, ne abbiamo già parlato, quì la Giunta Moratti (quindi centrodestra) approva, proprio poco prima di finire la consilatura precedente (marzo 2011), un progetto : 324.000 mq. di slp (superficie lorda di pavimento), 6.500 nuovi residenti, oltre 3.000 addetti, 990 alloggi, hotel, uffici, un enorme plesso scolastico con 800 alunni, centro commerciale, edifici di oltre 20 piani, ecc.. Oltre al parco e alla residenza, troveranno posto : parcheggi per 50.000 mq (tutti interrati quelli in dotazione alle abitazioni), un plesso scolastico di 12.000 mq, due asili nido e un centro per anziani. Il centro commerciale (di oltre 45.000 mq) è stato collocato sul confine nord del quartiere dove sono anche previsti un albergo (15.000 mq) e una torre per uffici (10.000 mq).
La principale società proprietaria dei terreni è il consorzio Euromilano (60%), ci sono poi Greenway (30%), Cesi (5%) e Zoppoli & Pulcher (5%). Il Consorzio, guarda caso, racchiude anche delle Cooperative di “sinistra”, la Banca Intesa, ecc……chissà come mai il PD si è astenuto durante la votazione in aula, di fatto non ostacolando questo piano? Quì i cittadini, quelli sensibili alle tematiche inerenti il consumo di suolo, si sono di fatto “astenuti” l’iter progettuale e l’inizio dei lavori sono proceduti, quatti quatti, tutto viene “venduto” come un’iniziativa legata ad Expo 2015. Eppure anche quì si sottrae del fertile terreno agricolo. Forse mediaticamente quest’area risultava poco accattivante ed inoltre il depistaggio delle forze politiche ha operato sin da subito in maniera compatta e trasversale.
Alla Cascina Zerbone, invece la storia è diversa, qui, a partire dagli anni duemila, essendo l’area di Ponte Lambro zona di grave degrado sociale, il quartiere al cui margine è inserita la cascina, è stato oggetto, di una profonda ristrutturazione di tutti gli edifici pubblici (Contratto di Quartiere): caseggiati Aler di Via Ucelli di Nemi e Serrati, il rifacimento delle vie centrali del quartiere, la ristrutturazione del Centro Territoriale Sociale, del Centro Giovani, dell’edificio parrocchiale, del Mercato Comunale, dell’ufficio postale e di alcune palazzine in “Via Rilke” appartenenti al Comune di Milano. Mentre il progetto di riqualificazione di alcuni caseggiati ALER, al quale ha partecipato anche l’architetto Piano Renzo presentato nel maggio 2000, è in fase di attuazione ormai da alcuni anni (2010) senza avere mai trovato una sua strada definitiva.
Veniamo alla Cascina Zerbone, ultima preesistenza di un paesaggio agricolo che non c’è più. Proprio a ridosso della tangenziale un’ultimo terreno, con qualche centinaio di mucche, produce ancora latte. Quì i cittadini (sotto dei bei bandieroni gialli) si sono mossi da subito per ottenere una revisione del Contratto di Quartiere (che prevede, quì, una massa di volume e di case residenziali, con un bello svincolone della tangenziale) per salvaguardare una cascina che forse non ha nemmeno senso tenere localizzata lì. Ma tant’è, quì gli operatori immobiliari possibili per la cementificazione dei terreni di Cascina Zerbone, sono soprattutto legati ad entità non coerenti con i “bandieroni gialli” sopra descritti . E quindi quì ci si dà da fare, per salvare quattro mucche ed un latte che probabilmente, qualche chilometro più in là, verrebbe sicuramente meglio, lontano dai miasmi della tangenziale. Il concetto è di arginare definitivamente il consumo di suolo agricolo, in una città, Milano con una superficie comunale molto piccola, che agricola non lo è mai stata, che dell’agricoltura se ne è infischiata per centinaia di anni in favore della manifattura.
Ma come mai gli stessi cittadini milanesi, qualche chilometro più in là, nemmeno si interessano del consumo di suolo agricolo in atto a Cascina Merlata ? Probabilmente misteri di questi anni bui e tristi, che vedono spesso persone interessarsi “a macchia di leopardo” di problematiche che invece necessiterebbero da subito di una “visione di quadro” molto più ampia e non soggetta alle subdole interferenze della politica, abilmente camuffata con l’associazionismo. Associazionismo che pilota gli interessi di parte solo là dove non si schiacciano i piedi ai propri amici ed agli amici degli amici.
E l’architettura è il “mostro” da crocefiggere, l’urbanistica la “macchina tritacarne” da sopprimere. Forse ci vorrebbe più realismo da ambo le parti, e soprattutto avere veramente a cuore la salvaguardia del paesaggio, che è un bene comune senza confini, che necessita probabilmente, più che di operazioni mediatiche, di un’attività didattica, nei confronti proprio di quei cittadini, pronti a muoversi solamente in una direzione, mentre invece dovrebbero “andare in più direzioni”.
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